Cambiano le scritture dell'esodo. C’è un’aria nuova nella
letteratura dell’esodo giuliano dalmata. Se ne è avuta conferma alla
presentazione dell’ultimo libro di Annalisa Vucusa, intitolato “Zahra, fiore dei Saharawi e altre storie d'identità”, edito nel 2014, da Pentalux Associazione di Volontariato Onlus
“Maurizio Chittaro” di Fontanafredda, provincia di Pordenone. L’incontro si è
tenuto il 18 marzo scorso presso la Sala parrocchiale di Vicolo Sillio n. 4/b a
Udine, per l’organizzazione dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine. In questo volume ci sono quattro racconti sull’identità
e sull’esodo, compreso quello di nonno Bepi, che da Zara bombardata si spostò a
Lussino e poi ancora in altri paesi d’Italia.
Udine, 18 marzo 2015 - Marisa Duca, Annalisa Vucusa e Elio Varutti alla presentazione di Zahra fiore dei Saharawi in vicolo Sillio, Fotografia di Giorgio Gorlato
Proprio a nome dell’ANVGD ha
aperto i lavori Savina Fabiani, segretaria del Comitato Provinciale udinese,
essendo assente per malattia l’ingegnere Silvio Cattalini, presidente del
sodalizio dal 1972. Marisa Duca ha effettuato una toccante presentazione del
volume della Vucusa, con la fine lettura delle pagine più significative. Ha
ricordato che il testo nasce da una serie di viaggi che l’autrice ha effettuato
per motivi di volontariato in Africa (Algeria – dove è esule il popolo Saharawi, appunto e Etiopia) e in Asia (India, con passaggi in un’enclave
tibetana). La Vucusa tiene sempre a mente lo sradicamento vissuto in prima
persona, dopo il 1945, per l’esodo subito dalla propria famiglia italiana,
originaria di Zara. Oggetto del libro è il viaggio, dunque, inteso come
esperienza emozione, secondo le ultime interpretazioni della moderna Tecnica turistica. Emozioni intense e acuto scavo psicologico scaturiscono dalla
lettura di questo interessante volume.
Poi è intervenuto il professor
Elio Varutti, del consiglio direttivo dell’ANVGD di Udine. “La letteratura
dell’esodo giuliano dalmata, dopo la seconda guerra mondiale – ha detto Varutti
–, è stata di due tipologie: la prima, con grande diffusione, con autori come
Tomizza, Madieri, Sgorlon, Magris, Bettiza e la seconda con edizioni di piccolo
calibro, con autori di diari, memoriali e scritti miscellanei di ricordi, di
brani storia, frammisti alle recriminazioni contro l’Italia matrigna, che
talvolta, se non spesso e volentieri, ha accolto in malo modo gli esuli. Col
nuovo millennio c’è stato un grande cambiamento, anche per l’introduzione della
legge sul Giorno del Ricordo (2004), che ha spinto molti esuli ad aprirsi e a
parlare della loro esperienza, senza le remore e le paure di prima della Caduta del Muro di Berlino, del 1989. Tra gli altri sono da ricordare autori come Anna Maria Mori, Gianni Oliva, Mauro Tonino, Simone Cristicchi ed Annalisa Vucusa”.
Marisa Duca, Annalisa Vucusa e Elio Varutti, foto di G. Gorlato
I fatti dell’esodo giuliano sono
trattati in modo nuovo e non solo dai fautori dell’esilio stesso o dai loro
discendenti, ma da altri autori, che hanno conosciuto tali fatti storici dai
libri, dai racconti delle fonti orali, da qualche programma televisivo. Alcuni
scrittori hanno scelto una dimensione europea, una serenità di fondo, il
profugo di ieri e quello di oggi (il quadro internazionale addirittura), non
l’animosità che si ritrova negli autori, un po’ autoreferenziali, come Flaminio Rocchi, che tuttavia resta un classico, nonostante alcuni errori.
Il volume Zahra, fiore dei Saharawi è già stato presentato con successo, tra
il 2014 e il 2015, alla Biblioteca civica di Udine, a Pagnacco, Ronchis,
Tavagnacco, Remanzacco, Villalta di Fagagna, a Pordenone e a Toppo di Travesio,
in provincia di Pordenone, oltre che a Radio Spazio, voce del Friuli. Pare opportuno ricordare che i proventi della
vendita di questo libro saranno interamente devoluti per i progetti
dell’Associazione Pentalux, Onlus nata nel 2002, che si occupa di portare aiuti
in due zone dell’Africa, in Burkina Faso e in Algeria dove si trovano i campi
profughi Saharawi, un aiuto soprattutto sanitario riguardante le problematiche
ottiche.
La Vucusa, nata a Vimodrone, in
provincia di Milano, nel 1949 da genitori di Zara, è stata un’insegnante. Dopo
una raccolta di poesie intitolata “Sprazzi
di luce”, del 1999, si è presentata al pubblico friulano e nazionale con “Sradicamenti”, nel 2001. Tale volume è
stato molto apprezzato per gli squarci di famiglia raccolti nella casa di Zara
dalla mamma, dai nonni e nelle case dell’esodo. Metteva subito in luce quello
che pare il futuro della letteratura dell’esodo. Esaltava cioè le figure
speciali di dalmati e di istriani, come la cantante lirica Maria Sala,
apprezzata in Argentina, figlia di costruttori zaratini.
Altre immagini dell'incontro di Udine sugli esodi. Sotto: una parte del pubblico presente - fotografie di Fulvio Pregnolato
Altri talenti istriano dalmati da
non scordare sono Giorgio Luxardo, Ottavio Missoni, Nino Benvenuti, Joe Bastiancich, Agostino Straulino e così via. Oggi si potrebbero aggiungere altre eccellenze: Sergio Endrigo, Uto Ughi, Alida Valli, Laura Antonelli, fino a scendere sul piano
locale con Ovidio Bernes, Luciano Floramo, Fiorenzo Cliselli e Licio Damiani.
Eccellere nelle arti
o nella comunità d’adozione è stato come trovare una nuova identità per questi
italiani d’Istria, di Fiume e di Dalmazia. Già, perché come racconta la Vucusa
mediante un suo personaggio autobiografico di Zahra, fiore dei Saharawi, “nella scrittura Chiara aveva trovato la
sua identità e la sua casa” (pag. 93).
L'evento descritto era stato annunciato dal Messaggero Veneto del 17 marzo 2015. Con lievi varianti, questo articolo è comparso nel web anche nel sito www.infofvg del 23 marzo 2015. Poi è stato ripreso dal sito di Arcipelagoadriatico.it .
La notizia, infine, è stata ripresa e rilanciata nel sito nazionale dell' Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia e inserita in Facebook nel profilo del medesimo sodalizio degli esuli giuliano dalmati.
La notizia, infine, è stata ripresa e rilanciata nel sito nazionale dell' Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia e inserita in Facebook nel profilo del medesimo sodalizio degli esuli giuliano dalmati.
Nessun commento:
Posta un commento