Ribaltare la classe. Ecco la scuola dei Nativi
Digitali. Il futuro è nella “flipped classroom” che vuol dire: insegnamento capovolto.
Il prof. Ferri nel laboratorio 1 dello Stringher di Udine
Rivoltare la classe
come un calzino. Lo ha ripetuto anche all’Istituto “B. Stringher” di Udine, il 4
marzo 2016, il professor Paolo Ferri, docente di Didattica e
Pedagogia Speciale all’Università di Milano Bicocca. La sua
teoria è la “flipped classroom” (insegnamento capovolto). Con questa tecnica
innovativa negli USA e all’estero stanno già operando. Pare con successo.
L’iniziativa di
aggiornamento per i docenti di Udine si sviluppa nei laboratori di School Academy, un progetto curato da Stefano Moriggi, filosofo della scienza. L’esperienza di
didattica innovativa è stata fortemente voluta da Anna Maria Zilli, Dirigente
scolastico dello Stringher.
L’apprendimento procede
per piccoli “tavoli di studio” di tre-quattro studenti ciascuno. Ogni tavolo
può essere dotato di strumentazione a tecnologia avanzata (computer, tablet,
Lim, smartphone), ma anche il vecchio e classico libro non è da buttar via.
Paolo Maria Ferri è
anche Direttore del Laboratorio Informatico di Sperimentazione pedagogica (LISP)
dell'Università di Milano Bicocca, nonché membro del Consiglio di
Amministrazione e Docente dell'Università telematica Pubblica IUL e Direttore
dell'Osservatorio Nuovi Media dell'Università degli Studi Milano Bicocca.
Talvolta il lessico didattico
e il pensiero pedagogico di Paolo Ferri, come quello di Stefano Moriggi,
potrebbero evocare le lezioni di Franco Frabboni, professore emerito di
Pedagogia all’Università di Bologna, ma tutta la scalata alla Babele
informatica è tipica delle lezioni cattedratiche dei primi due docenti.
Ancora Paolo Ferri mentre illustra lo schema dell'apprendimento aumentato. ovvero il PTOF d'Istituto più una situazione di cooperative learning e la situation room
Nella scuola
alberghiera, commerciale e turistica di Udine ha parlato di questa nuova
metodologia didattica. Come ha scritto in un suo saggio: «Una nuova metodologia
si sta affermando, soprattutto negli Usa. Ma che cosa comporta impostare la
propria didattica in questo modo? C'è un nuovo ruolo per tutti, docenti,
studenti. E per il ministero. L'auspicio è che il nuovo ministro fissi deadline [scadenze] precise e rigorose
per dare la banda larga a tutte le scuole, allocando risorse congrue per la
formazione dei docenti e la ristrutturazione degli edifici scolastici».
Ma come si fa a
capovolgere la classe? «La flipped classroom – sono ancora le sue parole – è un
sistema che, attraverso l’uso delle tecnologie didattiche, inverte il
tradizionale schema di insegnamento/apprendimento ed il conseguente rapporto
docente/discente. I materiali didattici vengono caricati all’interno
dell’ambiente virtuale per l’apprendimento (alcuni anni fa si chiamava
piattaforma di elearning) del “gruppo
classe” in forme e linguaggi digitali
anche molto differenziati».
Anna Maria Zilli, Dirigente scolastico dello Stringher di Udine. A sinistra: Carla Menis, docente di Matematica, informatica e collaboratore del preside, all'apertura della lezione magistrale di Paolo Ferri
E poi cosa succede? Il
vecchio insegnante è da rottamare? La risposta è convincente. L’insegnante
dovrà dirigere le operazioni di ricerca e di studio. «Per approfondire un
contenuto o un tema non si utilizzano più solo testi scritti – sostiene Paolo
Ferri, autore di “Nativi digitali”, Mondadori 2011 – ma anche, audio, video,
simulazioni e materiali disponibili su Internet. Questi materiali possono
essere approfonditi dagli studenti da soli o in gruppo “fuori dalla
classe” a casa, in biblioteca o in altri
luoghi di aggregazione informale. Mentre in classe con l’insegnante i contenuti
“appresi” attraverso la tecnologia diventano oggetto di attività cooperative mirare a “mettere in
movimento” le conoscenze acquisite. La classe non è più il luogo di
trasmissione delle nozioni ma lo spazio di lavoro e discussione dove si impara
ad utilizzarle nel confronto con i pari e con l’insegnante».
Altri momenti del corso di aggiornamento di Paolo Ferri allo Stringher di Udine
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Il servizio fotografico del presente articolo è di Elio Varutti
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