Si è
aperta ufficialmente giovedì 17 marzo 2016 presso la sede centrale dell’Istituto "Bonaldo Stringher" di Viale Monsignor Nogara la mostra Storie
di donne… Aspetti della condizione femminile nella prima Guerra Mondiale,
inaugurata dal prefetto di Udine Vittorio Zappalorto, dall’ex prefetto di Udine Provvidenza Delfina Raimondo e dalla Dirigente Scolastica dottoressa Anna Maria Zilli.
Una stupenda opera del maestro Michele Ugo Galliussi
La
mostra, realizzata grazie all’impegno del professor Giancarlo Martina, che ha
svolto ricerche approfondite e raccolto e riorganizzato il materiale esposto, è
stata resa possibile dal sostegno della
Fondazione CRUP e dal contributo di numerosi istituti storici e museali non
solo italiani. A tal proposito si ricordano i numerosi materiali pervenuti in
particolar modo dall’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano di Roma, dal
Museo Civico del Risorgimento di Bologna e dall’Archivio Storico Fotografico
della biblioteca di Moggio Udinese, solo per ricordarne alcuni. Fattiva anche
la collaborazione di istituti ed associazioni slovene ed austriache, tra cui il
Tolminzkj Muzej e il Museum 1915-18 vom Ortker bis zur Adria Kötschach-Mauten.
Udine - Atrio dell'Istituto Stringher, Una sezione della mostra Storie
di donne… Aspetti della condizione femminile nella prima Guerra Mondiale,a disposizione del pubblico fino al 30 maggio 2016, presso la sede centrale dell’Istituto Stringher negli orari di apertura della
scuola, Via Monsignor Giuseppe Nogara
L’esposizione,
per il suo elevato contenuto informativo e didattico, ha inoltre ottenuto il
prestigioso patrocinio da parte del Dipartimento delle Pari Opportunità della
presidenza del Consiglio dei Ministri, della della Provincia e del Comune di
Udine, dell’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione e
della Società Italiana delle Storiche.
La
mostra, che conta l’esposizione di una ventina di pannelli fotografici, ha lo
scopo di illustrare la condizione femminile durante gli anni del primo
conflitto mondiale, le dure condizioni di vita e come la figura della donna sia
stata utilizzata per la propaganda.
A
tal proposito sono presenti riproduzioni di rare cartoline di propaganda dove
la figura della donna è associata a quella della Patria, violata, se non
addirittura violentata, dopo la rotta di Caporetto. Ma anche come Madre
amorevole dei propri soldati che in quegli anni hanno donato per lei la vita
sul fronte italo-austriaco.
La
mostra tocca diversi punti, oggi di grande interesse storico, come quello dei
diversi compiti assegnati alle donne durante gli anni della Prima Guerra
Mondiale, come ausiliarie dell’immenso sforzo bellico italiano. Sono qui
raccolte rare immagini, di grande bellezza e profondo significato, di donne
operaie, agricoltrici, lavandaie, portatrici, infermiere - crocerossine,
manovali, madrine di case e ospizi per soldati e mutilati e perfino
costruttrici di parapetti per trincee e ricoveri militari.
La
donna, quindi, non solo come sposa e madre, in attesa del ritorno del marito o
dei figli dalla guerra, ma elemento anch’esso coinvolto nella scrittura della
grande storia d’Italia, elemento che fu basilare specialmente nelle fabbriche,
rimaste senza operai in quanto richiamati al servizio militare, per la produzione
di materiale bellico di tutti i tipi.
Una portatrice carnica del 1915 nella splendida rivisitazione del maestro Michele Ugo Galliussi, docente dell'Istituto Stringher
Figura,
poi, poco nota della donna durante la Grande Guerra è stata quello della
portatrice. Le donne della Carnia, della Benecja, del Bellunese e del Trentino,
infatti vennero arruolate ed inquadrate nei ranghi ausiliari del Regio Esercito
per portare in alta montagna materiale bellico con l’ausilio delle tradizionali
gerle di vimini tipiche di tutto l’arco alpino. In montagna le donne
condivisero coi soldati le fatiche, le manchevolezze dell’organizzazione
militare, nonché la stessa fragilità della vita di fronte agli eventi storici
in corso in quel momento. Proprio su questo particolare aspetto l’allestimento
della mostra ha portato ad una piccola scoperta che dovrebbe portare ad una
ricerca più approfondita.
Un documento del Battaglione Gemona inquadrato nell’Ottavo Reggimento Alpini, fornito dall’Archivio Storico Fotografico di Moggio Udinese grazie al responsabile Domenico Segala, datato al 22 febbraio 1914, attesta la richiesta statistica del comandante del reggimento al sindaco di Moggio sul numero di donne valide a portare 25 chilogrammi di materiale militare in caso di “passaggio” di truppe per quel territorio comunale. Il documento, che colpisce per la sua brevità e perentorietà nei tempi in cui era imposta la trasmissione dei dati richiesti, dimostra che già ben prima dell’attentato di Sarajevo, da cui si fa per convenzione risalire l’inizio della Grande Guerra, il Regio Esercito italiano, prevedeva di impiegare personale femminile sulle montagne, anche se in riferimento solo a esercitazioni estive, in un settore prossimo al confine con l’Impero Asburgico.
Un documento del Battaglione Gemona inquadrato nell’Ottavo Reggimento Alpini, fornito dall’Archivio Storico Fotografico di Moggio Udinese grazie al responsabile Domenico Segala, datato al 22 febbraio 1914, attesta la richiesta statistica del comandante del reggimento al sindaco di Moggio sul numero di donne valide a portare 25 chilogrammi di materiale militare in caso di “passaggio” di truppe per quel territorio comunale. Il documento, che colpisce per la sua brevità e perentorietà nei tempi in cui era imposta la trasmissione dei dati richiesti, dimostra che già ben prima dell’attentato di Sarajevo, da cui si fa per convenzione risalire l’inizio della Grande Guerra, il Regio Esercito italiano, prevedeva di impiegare personale femminile sulle montagne, anche se in riferimento solo a esercitazioni estive, in un settore prossimo al confine con l’Impero Asburgico.
La
partecipazione attiva di diverse studentesse ha reso possibile la realizzazione
di brevi riassunti su Storie di donne raccontate da donne, attraverso diari e
testimonianze le allievi hanno colto gli aspetti più significativi
dell’esperienza di quelle donne.
La
mostra, che rimarrà a disposizione del pubblico fino al 30 maggio 2016 presso
l’atrio della sede centrale dell’Istituto Stringher negli orari di apertura della
scuola, è arricchita dalla presenza di 7 eccezionali opere del maestro Michele Ugo Galliussi che raffigurano donne al lavoro e che si riallacciano alle tematiche
della mostra. Le opere sono realizzate con colori acrilici e gessi su tele di
cotone ignifugo montate su strutture in cartone.
servizio giornalistico e fotografico di Cristiano Meneghel
networking di Elio Varutti
-------
-------
Leggi un articolo con tutto il progetto didattico pubblicato in un blog il 02.10.2015, con alcune originali fotografie di collezioni friulane - clicca qui di seguito: Storie di donne nel ‘900 - Un percorso di genere nel Friuli Venezia Giulia.
Nessun commento:
Posta un commento