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mercoledì 10 ottobre 2018

Presentata Par gracie di Diu, guida sui pellegrinaggi in Friuli. Istituto Stringher, Udine


I cammini, il turismo lento e sostenibile sono nel programma degli studenti dell’Istituto Tecnico Turistico “B. Stringher” di Udine.
Pietro Fontanini, sindaco di Udine, alla presentazione di Par gracie di Diu, tra Anna Maria Zilli, dirigente scolastico dello Stringher e Giancarlo Martina, docente di Storia. Fotografia di Elio Varutti

 “Questo è un progetto innovativo per assi culturali – ha detto Anna Maria Zilli, dirigente scolastica dell’Istituto Stringher – qui sviluppiamo le competenze degli allievi facendo loro guardare il paesaggio, camminando piano e con un approccio interiore”.
È iniziata così la presentazione ufficiale dei due volumi editi freschi di stampa dalla scuola alberghiera commerciale e turistica di Udine. Si intitolano Par gracie di Diu. Per grazia di Dio. Il pellegrinaggio religioso nelle terre del Friuli dalla Romea Strata ai percorsi della religiosità popolare. Sono stati stampati a cura del professor Giancarlo Martina, docente di italiano e storia dell’Istituto. Lo scorso 28 settembre 2018 lo stesso progetto editoriale è stato addirittura segnalato al concorso ministeriale di Napoli intitolato Presentefuturo dell’Unescoedu, dando grande soddisfazione agli allievi delle tre classi terze Tecnico del turismo.
La preside ha poi spiegato che alcuni filmati saranno disponibili nel sito web della scuola, dato che completano l’opera stampata, ultima tappa di un progetto iniziato nel 2017. In auditorium e in atrio facevano la loro bella mostra le squadre di allievi delle classi 3^ e 4^ accoglienza turistica, sotto la vigile e discreta guida della professoressa Maria Teresa Smeragliuolo.
Udine - Auditorium dell'Istituto Stringher, pubblico attento al discorso della preside Zilli. Fotografia di Jessica Montagnese

Pietro Fontanini, sindaco di Udine, è intervenuto ricordando “i tre cammini del Friuli, che sono il Cammino delle Pievi, il Cammino Celeste e la Romea Strata, quindi non c’è solo quello di Santiago di Compostela, perché anche da noi ci sono questi itinerari religiosi di grande valore”.
Ha poi preso la parola Franco Mattiussi, consigliere della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, colpito dalla scoperta di “ben 44 chiesette votive delle Valli del Natisone e anche dalla dieta del pellegrino descritta in uno dei volumi”.
Luciano Nonis, direttore della Fondazione Friuli, ha accennato alla vicinanza della istituzione da lui condotta col mondo della scuola “in particolare con bando di arricchimento dell’offerta formativa”. Poi ha fatto pure un elogio ai progetti del Laboratorio di Storia dell’Istituto Stringher, con insegnanti e studenti “bravissimi”.
Udine, Istituto Stringher, Franco Mattiussi consigliere regionale accanto a Anna Maria Zilli, dirigente scolastico. Fotografia di Elio Varutti

Don Alessandro Fontaine, ha portato il saluto di Monsignor Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine. Ha parlato poi Maria Teresa Garzitto, presidente degli “Amici dell’Hospitale”, che era accompagnata da Marino Del Piccolo, dello stesso sodalizio. Si tratta di “un’associazione di volontariato che sostiene l’Hospitale di San Giovanni di Gerusalemme a San Tomaso di Majano, crocevia di relazioni, di cultura, di storia e di solidarietà nei pellegrinaggi di una volta”. Antonio De Toni ha spiegato l’importanza delle 44 chiesette votive delle Valli del Natisone, con “affreschi e altari dorati di scuola slovena e noi abbiamo già coinvolto oltre mille persone nel cammino religioso delle Valli”. Un saluto ufficiale è stato portato da Alessandro Tomeatto, di UNESCO Giovani.
Ha poi parlato Giancarlo Martina per illustrare l’opera. Ha ringraziato per la collaborazione prestata una folta serie di insegnanti: Francesca Battilana, Monica Bellantone, Martina Bragagnini, Peter Conti, Francesca Debelli, Elisabetta Marioni, Katya Moret, Stefania Nonino, Maria Grazia Piovesan, Monica Secco e Raffaella Stabile. Stupisce che col Laboratorio di Storia dello Stringher collaborino docenti di Matematica (Monica Secco), di Inglese (Stefania Nonino), Storia dell’Arte (Martina Bragagnini), oltre a diversi professori di storia, naturalmente.
Don Alessandro Fontaine porta il saluto dell'arcivescovo di Udine alla presentazione di Par gracie di Diu, allo Stringher. Fotografia di Elio Varutti

Cosa c’è nei 2 libri Par gracie di Diu?
Sono due volumetti miscellanei con diversi contributi di autori del settore. Molti brani sono opera degli studenti, come la ricerca statistica sui pellegrinaggi, con tanto di grafici a torta, frutto del lavoro della classe 3^ B Tecnico del turismo, oppure il testo in lingua spagnola su “El Camino de Santiago”, elaborato coi professori dalla classe 3^ A Tecnico del turismo. Sono stati elogiati dalla professoressa Elisabetta Marioni pure gli allievi della classe 3^ C Tecnico del Turismo per il lavoro svolto.
Le grandi vie di comunicazione ma anche i percorsi secondari sono molto presenti in Friuli. Soprattutto in questi ultimi dieci anni si è risvegliato il fenomeno che coinvolge numeri consistenti di pellegrini. 

Proprio per questo motivo il settore del turismo deve essere attento a cogliere questo “turismo” di nicchia. Non come momento di “sfruttamento” di un potenziale cliente ma con la consapevolezza dei fondamenti etici e morali di tale fenomeno che devono essere compresi da chi gestisce strutture di accoglienza. Ecco il punto di partenza della comunità educante dello Stringher, come si può leggere nel sito web dell’Istituto.
Nasce da questa premessa il progetto scolastico dell’I.S.I.S. Bonaldo Stringher – di Udine: “Par gracie di Diu – Per grazia di Dio”, programma pensato per preparare in tal senso i futuri addetti al settore turistico e far loro conoscere il fenomeno del pellegrinaggio religioso del Friuli-Venezia Giulia, con un occhio di riguardo alla Romea Strata.
Udine, Istituto Stringher, impettiti e orgogliosi quelli dello staff di 4^ A accoglienza turistica. Fotografia di Elio Varutti

Strutturato in diversi obiettivi da raggiungere e completare entro l’anno scolastico 2017-2018, il progetto vede le terze, quarte e quinte dell’Istituto Turistico impegnate nell’ottenimento di competenze storiche, letterarie, artistiche e linguistiche necessarie per prepararsi al confronto con le realtà regionali e con le Istituzioni, legate a un turismo sempre più lento e sostenibile, come quello rappresentato dai Cammini.
Tre le fasi previste: nella prima – settembre/novembre – professionisti del settore avranno il compito di illustrare gli sbocchi lavorativi nell’ambito turistico. La seconda – novembre/febbraio – approfondirà il tema della religiosità popolare, dei pellegrinaggi, dell’ospitalità e dell’etica del gestore turistico rispetto al pellegrino, oltre a permettere una raccolta dati riguardanti Cammini attraversanti la regione. Infine la terza fase – febbraio/maggio – sarà orientata alla realizzazione di una cartografia virtuale in inglese, tedesco, francese e spagnolo, contenente informazioni utili al viaggiatore.
Udine, Istituto Stringher - La professoressa Elisabetta Marioni sfoglia Par gracie di Diu col sindaco Pietro Fontanini e il consigliere regionale Franco Mattiussi. Fotografia di Jessica Montagnese

Gli studenti giunti all’ultimo anno avranno l’opportunità di proporre idee e piani di sviluppo per valorizzare la Romea Strata. Sia organizzando eventi o incontri culturali che creando pacchetti turistici dedicati o pubblicando opuscoli informativi; oltre a diffondere e comunicare le diverse attività su canali di comunicazione e social media.
Aggiungono quelli dello Stringher che “Il nostro pellegrinaggio lungo la Romea Strata si chiama Par Gracie di Diu Per Grazia di Dio. In due volumetti abbiamo raccolto tutte le tappe che nel corso di un anno scolastico abbiamo raggiunto. Potete trovare articoli di giornale, fotografie, resoconti e relazioni che i partecipanti hanno prodotti. Buon cammino anche a voi”.
Questo progetto, come g,ià accennato ha ottenuto il sostengo della Fondazione Friuli ed è stato selezionato dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (MIUR) all’interno del concorso Presentefuturo dell’Unescoedu.
Udine, Istituto Stringher - La consegna di Par gracie di Diu agli ospiti intervenuti, con la professoressa Maria Teresa Smeragliuolo. Fotografia di Jessica Montagnese

I libri recensiti qui
Giancarlo Martina (a cura di), Par gracie di Diu. Per grazia di Dio. Il pellegrinaggio religioso nelle terre del Friuli dalla Romea Strata ai percorsi della religiosità popolare, Udine, Isis Bonaldo Stringher, Associazione Italiana Giovani per l’UNESCO, 2018, vol. 1 (pp. 1-96), vol. 2 (pp. 97-200).
Testi scaricabili in Internet dal sito web della scuola, CLICCA QUI.

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Sitologia
Elio Varutti, Il troi di Aquilee, libri di Christian Romanini, on-line dal 10 ottobre 2016.

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Servizio giornalistico e di Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Fotografie di E. Varutti e della studentessa Jessica Montagnese, della classe 4^ A TT, che si ringrazia per la collaborazione, assieme al suo professore Giancarlo Martina.

Udine, Istituto Stringher, 10 ottobre 2018, Anna Maria Zilli, dirigente scolastico della scuola spiega gli assi culturali e le competenze acquisite dagli allievi col progetto Par Gracie di Diu Per Grazia di Dio, segnalato dal MIUR. Fotografia di Elio Varutti


giovedì 1 marzo 2018

Giorno del Ricordo alla “Friz” sede staccata dell’Istituto Stringher, Udine


Oltre 60 studenti hanno seguito l’ultimo incontro organizzato dal Comitato di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD) per il 2018 riguardo alla commemorazione del Giorno del Ricordo.
Vincenzo Turano, Elio Varutti e Marco D'Arrigo, con i libri dati in omaggio dall'ANVGD di Udine. Fotografia di Giorgio Gorlato

Sono gli allievi della cosiddetta sede staccata “Antonio Friz” dell’Istituto Statale d’Istruzione Superiore “Bonaldo Stringher” di Udine, sita in Via Modotti.
Il 1° marzo 2018 c’è stato il sedicesimo appuntamento dell’ANVGD di Udine per il calendario delle attività riguardo al Giorno del Ricordo 2018. Non era mai successo prima di registrare così tanti appuntamenti in provincia. 
Erano presenti gli allievi di cinque classi quinte del settore alberghiero e precisamente: la 5^ A, B e C Sala e vendita, la 5^ B Enogastronomia e la 5^ D Dolciaria. Tra gli insegnanti presenti nell’aula video, con i rispettivi ragazzi, si sono notati il professor Marco D’Arrigo, coordinatore del Dipartimento di Italiano e Storia della scuola, Andrea Cisilino, Anna Scaropoli, Raffaella Turco e Adolfo Casagrande.
Ha aperto l’incontro alle ore 11,15 il professor Vincenzo Turano, coordinatore della sede staccata, portando i saluti di Anna Maria Zilli, Dirigente scolastico dell’Istituto. Turano ha voluto accennare all’importanza di ricordare i fatti storici accaduti. Ha poi presentato i relatori della lezione particolare intitolata “Insegnare il Giorno del Ricordo e il Centro di smistamento profughi di Udine”. 
Ha così parlato il professor Elio Varutti, vice presidente dell’ANVGD di Udine. “Vi porto i saluti di Bruna Zuccolin, presidente dell’ANVGD di Udine – ha detto Varutti – che è molto impegnata per motivi istituzionali e dispiaciuta di non essere qui presente per gli eventi del 2018 riguardo alla tragedia delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata”.
Varutti ha poi mostrato un serie di diapositive sul tema dell’incontro, con commenti e testimonianze raccolte nelle ricerche che hanno portato alla pubblicazione di “Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in Friuli 1943-1960. Testimonianze di profughi giuliano dalmati a Udine e dintorni”, che è stato edito dalla Provincia di Udine nel 2017. Copia di questo volume è stata donata alla scuola, assieme a una copia di Magazzino18, scritto da Simone Cristicchi, nel 2014, in seguito al celebre recital col titolo omonimo.

L’intervento più atteso è stato quello di Giorgio Gorlato, esule da Dignano d’Istria, figlio di uno scomparso imprigionato dai titini nel proprio paese il 5 maggio 1945, a guerra finita. Erano tutti ammutoliti i ragazzi della scuola alberghiera friulana nell’ascoltare la testimonianza di Gorlato sulle peripezie della sua famiglia, la sparizione del babbo “ucciso in una foiba”, come è stato poi loro riferito e l’esodo in Friuli con un non sempre positivo livello di accoglienza.
La scolaresca ha anche assistito con grande attenzione alla proiezione del filato intitolato “Esodo. La memoria tradita”, del 2005.


Bibliografia
- S. Cristicchi, con J. Bernas, Magazzino 18. Storie di italiani esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia, (1.a edizione: 2014), Milano, Mondadori, 2018.

- E. Varutti, Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in Friuli 1943-1960. Testimonianze di profughi giuliano dalmati a Udine e dintorni, Udine, Provincia di Udine / Provincie di Udin (1.a edizione: 2017) 1.a ristampa 2018.

Filmografia
- Nicolò Buongiorno, Esodo. La memoria tradita, Venice Film, in collaborazione con ANVGD e Centro Studi Padre Flaminio Rocchi, 2005.
La testimonianza di Giorgio Gorlato, esule da Dignano d'Istria, figlio di uno scomparso imprigionato dai titini. Foto di E. Varutti
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Servizio giornalistico a cura di Gabriele Anelli Monti. Fotografie di E. Varutti e Giorgio Gorlato. Networking e ricerche di Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti.


giovedì 8 febbraio 2018

Istituto Stringher nel Giorno del Ricordo 2018, ein plein di autorità a Udine

Non ci sono molti presidi che nella loro scuola commemorano il Giorno del Ricordo. Ce ne saranno ancor meno di quelli che riescono a fare il pieno delle massime autorità istituzionali del loro territorio per quell’evento svolto in collaborazione con l’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD). È stato un vero ein plein di personaggi dello stato e delle istituzioni. Un successo per la scuola!
Anna Maria Zilli e Vittorio Zappalorto, prefetto di Udine al Giorno del Ricordo 2018 dell'Istituto Stringher

È accaduto così ad Anna Maria Zilli, Dirigente scolastico dell’Istituto “Bonaldo Stringher” di Udine il 7 febbraio 2018 mattina, nell’Auditorium scolastico. È dal 1996 che la scuola alberghiera, commerciale e turistica ha iniziato ad occuparsi di esodo giuliano dalmata. Il presidente del Comitato Provinciale ANVGD di allora, l’ingegnere Silvio Cattalini, per una gita in Dalmazia chiese una collaborazione all’Istituto Statale d’Istruzione Superiore “Stringher”. Così dal 18 al 22 settembre 1996 due allieve della sezione turistica della rinomata scuola udinese, accompagnate dalla professoressa Nadia Tacus, docente di Economia turistica, parteciparono in veste di ciceroni a quel viaggio.
Dopo la istituzione della Legge sul Giorno del Ricordo, nel 2004, le attività didattiche sull’esodo istriano nella scuola si moltiplicarono anno dopo anno con ricerche, conferenze, filmati e mostre fotografiche, con l’intervento periodico di Cattalini, del vice presidente Sergio Satti, esule da Pola e di altri esuli dell’ANVGD.
Udine, 7.2.2018 Auditorium Istituto Stringher al Giorno del Ricordo. Fotografia di Giancarlo Martina

È stato Vittorio Zappalorto, prefetto di Udine, il 7 febbraio 2018, ad accennare come “nei libri di storia non ci sia molto spazio per l’esodo giuliano dalmata”. Il prefetto ha aggiunto che “per anni non si è mai parlato dei 350 mila italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia costretti ad abbandonare la loro terra con le loro carrette in fretta e furia, allora penso che sia giusto parlare di questi fatti, per conoscere meglio la storia e tutelare il nostro passato”.
La preside Zilli ha fatto un apprezzato discorso sulla conoscenza, valorizzando il fatto che lo Stringher fa parte della rete di scuole UNESCO. “È importante far conoscere e trasmettere alle nuove generazioni – ha detto la Zilli – il sapere di questi drammi a volte celati per pudore e dignità, lasciati silenti e rimossi per troppi anni, una simile azione conferisce un valore ed un significato autentico alla nostra opera di docenti e di educatori”.
Giorgio Gorlato, Bruna Zuccolin, Elisabetta Marioni e Pietro Fontanini al Giorno del Ricordo presso lo Stringher di Udine

Ha partecipato all’incontro l’onorevole Pietro Fontanini, presidente della Provincia di Udine. “Mi viene in mente che partecipai anch’io alla votazione favorevole alla istituzione del Giorno del Ricordo – ha detto Fontanini – e penso che la questione delle foibe e dei campi profughi giuliano dalmati siano un dramma ancora vivo, causato dalle ideologie. Infatti ritengo che quei tristi fatti siano accaduti a causa del comunismo jugoslavo che ha voluto uccidere quelle persone perché italiane e i loro familiari fuggiti di qua del confine hanno trovato gravi difficoltà a farsi accettare”.
Ha poi parlato l’architetto Enrico D’Este, per il Comune di Udine, ribadendo “l’accettazione del diverso, del profugo, non come avvenne per la gente dell’Istria, Fiume e Dalmazia, puntando al senso di umanità”.


Come da programma della mattinata è intervenuta Bruna Zuccolin, presidente dell’ANVGD di Udine, puntando sulle “emozioni, perché ricordare gli istriani, i fiumani e i dalmati cacciati via dagli slavi è un modo per capire che il fatto violento e l’espulsione dalle proprie terre non dovrà accadere più, per tale motivo dobbiamo sentirci europei, un modo di essere che tra voi giovani è diffuso e quasi scontato”.
Ha rivolto le sue parole sul sentimento di pacificazione e di dialogo tra i popoli Renata Capria D’Aronco, presidente del Club UNESCO di Udine, ringraziando i professori del Laboratorio di Storia dello Stringher per l’intensa attività didattica svolta nei recenti anni sull’esodo istriano, sotto la guida della preside Zilli, che è pure presidente nazionale Rete Nazionale Istituti Alberghieri (RENAIA).
L’intervento più atteso e richiesto dagli insegnanti del Laboratorio di Storia della scuola, è stato quello di Giorgio Gorlato, esule da Dignano d’Istria, figlio di uno scomparso. Con la tensione salita alle stelle, Gorlato ha raccontato come i titini in divisa, alla sera del 3 maggio 1945, a guerra finita, portarono via suo padre, notaio di Dignano, assieme ad altri maggiorenti del paese, tutti italiani. Ha riferito di come la zia cercasse di fermare quel sopruso, ma si beccò un colpo in testa col calcio del fucile da uno dei miliziani con la stella rossa sul berretto. Da quella cattura non si seppe più nulla di quella gente italiana, finita in una foiba, come dissero i compaesani.
Le attente assistenti congressuali dell'Istituto Stringher al Giorno del Ricordo 2018

Ha introdotto i lavori dell’incontro didattico la professoressa Elisabetta Marioni, docente di Storia, che ha presentato i relatori della giornata di studio, oltre al filmato “Esodo, la memoria tradita”, pubblicato dall’ANVGD, che ha molto appassionato gli studenti.
Uno spazio iniziale è stato dedicato anche al professor Giancarlo Martina, referente del Laboratorio di Storia dello Stringher. “Abbiamo di recente condotto delle indagini statistiche interne – ha detto il professor Martina – trovando una valida collaborazione con gli insegnanti di Matematica, volevamo sapere se l’esodo giuliano dalmata e l’ANVGD sono conosciuti tra i nostri studenti e in quale misura, allora il risultato è stato confortante, perché nelle centinaia di questionari raccolti emerge un certa conoscenza del fenomeno, meno nota invece è l’ANVGD, ma continuiamo a far conoscere questa parte di storia dell’Italia nord-orientale”.
L’ultima relazione, intitolata “Insegnare il Giorno del Ricordo” è stata tenuta dal professor Elio Varutti, vice presidente dell’ANVGD di Udine, commentando una serie di diapositive con documenti e fotografie dell’epoca sull’esodo, sul Centro di smistamento profughi di Udine e sui luoghi di accoglienza per gli esuli giuliano dalmati in Friuli.

Tra i professori dell’Istituto presenti in sala si sono notati, tra gli altri, Gianni Nocent, sindaco di Martignacco (UD), Anna Ghersani Durini, con avi di Fiume, Michele Galliussi, Roberto Orsaria ed alcuni insegnanti di sostegno.
All’ingresso della scuola e in auditorium faceva la sua bella mostra la squadra di assistenti congressuali in divisa, tutti allievi della scuola. Coordinati e preparati dai professori di Laboratorio di ricevimento Sonia Bortolussi e Luca Martini ecco qui di seguito i loro nomi: Massimo Codarin (della classe 3^B accoglienza turistica), Martina Castenetto, Sonia De Clara, Nikolina Gjergjeska, Chiara Mendoza, Nicole David e Federica Tortora, della classe 4^ C accoglienza turistica.
Alla fine dell’incontro le autorità e gli intervenuti sono stati accompagnati in Laboratorio di Sala bar, dove gli allievi di quel settore e i loro insegnanti Antonio Germani e Biagio Nappi, hanno offerto agli ospiti un brindisi, cui hanno collaborato professori del settore alberghiero e dolciario con il solito spirito di squadra di questa grande scuola.
Al microfono il professor Giancarlo Martina, del Laboratorio di Storia dello Stringher al Giorno del Ricordo 2018
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Servizio giornalistico e di networking di Sebastiano Pio Zucchiatti in collaborazione con E.V. Fotografie di E. Varutti e di Giancarlo Martina, che si ringrazia per la fattiva collaborazione.

Auditorium dell'Istituto Stringher di Udine il 7.2.2018 mattina per il Giorno del Ricordo, molta attenzione e poche manine a ravanare sugli smartphone...

Esodo da Pola 1947, ecco le carrette di cui parlava il prefetto di Udine in conferenza allo Stringher di Udine per il Giorno del Ricordo 2018, commemorato


domenica 4 febbraio 2018

Fatti di resistenza a Udine e in Friuli, 1943-1945. Luoghi di detenzione nazista

Certi eventi di microstoria sono resi noti da piccole ricerche del territorio. Se si va a spulciare in alcuni documenti d’archivio o se si ascoltano determinate testimonianze orali, messe a confronto con la letteratura individuata, si possono trovare interessanti novità.
Donne udinesi della Todt sul trincerone di Baldasseria, Udine, con militi tedeschi. Si riconoscono Leony Talotti (1926-2014), seconda da sinistra e Teresa Novelli. Collezione Monica Secco, Udine

Si intende ampliare, in questo senso, uno studio dello scrivente apparso su «Sot la Nape», la rivista della Società Filologica Friulana del 2011, col titolo “Resistenza attiva e passiva a Udine e a Tramonti di Sotto nel 1944”.
Si ripropongono allora due episodi, avvenuti nel 1944: uno è riferito alle località di Udine, Trieste e a Forgaria, mentre il secondo si è svolto a Tramonti di Sotto. Si tratta di accadimenti di resistenza passiva e attiva avvenuti quando il Friuli non era più parte dell’Italia ma era, di fatto, annesso al Terzo Reich. Dal 1943 la Venezia Giulia, con le provincie di Trieste, Pola e Fiume e il Friuli, con Udine e Gorizia, erano divenuti, infatti, la Zona d’operazioni del Litorale adriatico (Operazionszone Adriatische Küstenland), sotto lo svastica di Hitler. Nella stessa area di occupazione tedesca c’era pure la provincia di Lubiana, che nel 1941 era stata occupata e annessa, come altre zone geografiche confinarie, da Mussolini all’Impero.
Nelle famiglie Garlatti, di Forgaria, certi giovani riescono a salvarsi dai rastrellamenti nazisti, con qualche mossa di resistenza passiva all’invasore, mentre altri vengono reclusi, deportati per andare a morire nei lager. Certo, la vita in paese scorreva tra varie difficoltà, dato che, ad esempio, la popolazione doveva affrontare pure un’epidemia di tifo, come si sa dalla corrispondenza intrattenuta dal prefetto locale, in tedesco, con l’autorità centrale. Vedi in merito: Archivio Di Stato Di Udine (d’ora in poi Asud), Prefettura, Gabinetto, Corrispondenza Deutschen Berater, Minuta del prefetto De Beden, busta 49, fasc. 167, ms., 25 novembre 1944.
Eugenio Garlatti, diciottenne di Forgaria, scampato al lager nazista con un atto di resistenza passiva (Collezione Mario Garlatti, Udine)

Nel 1944, come ha ricordato Mario Garlatti “mio padre finì prigioniero a Udine in un comando delle Waffen SS”. Come noto è l’arma delle Schutz-Staffeln, ovvero Reparto di difesa, particolare milizia nazista. Detto ufficio si trovava precisamente nel palazzo di Via Crispi, al civico numero 4, in un complesso scolastico che accoglie prima e durante il periodo bellico l’Istituto Tecnico Commerciale “Antonio Zanon”. Nel dopoguerra qui c’è la sede della scuola di avviamento “Pacifico Valussi” e, nel 1959, sorge l’Istituto di Stato per i Servizi Commerciali “Bonaldo Stringher”, col preside Adelchi Nuciforo.
Ecco il racconto del testimone: “Ricordo che mio padre Eugenio Garlatti, nato a Forgaria nel 1926, fu preso prigioniero dai nazisti; era un ragazzo e lo portarono a Trieste in un ufficio vicino a Via Ghega; assieme ad altri prigionieri doveva fare dei lavori a Barcola”. I lavori forzati con la Todt erano svolti per il ripristino delle infrastrutture bombardate e per la fortificazione dei presidi militari. L’Organizzazione Todt prese nome dall’ingegnere tedesco Friedrich Todt, che ne fu il primo artefice.
“Durante un bombardamento alleato a Barcola – prosegue la testimonianza di Garlatti – scappano tutti. Mio padre viene ripreso dai nazisti e lo portano a Udine nel palazzo dove oggi c’è lo Stringher, in Via Crispi [dal 2011 l'edificio passa al Liceo "Uccellis"], lì c’era un comando delle Waffen SS e, mentre lui si trovava da solo in un ufficio pieno di schedari, non essendo osservato, prova a cercare la sua scheda personale e, trovatala, la strappa, portandosela via, così non viene più ricercato, né imprigionato. Ricordo, invece, che suo cugino Carlo Garlatti Costa viene catturato a Forgaria, mentre i familiari gli dicevano di non uscire di casa e di non farsi notare dai Tedeschi e dai Cosacchi, loro alleati. Anni più tardi i miei parenti ricevettero una comunicazione riferita alla sua morte avvenuta ad Auschwitz. Ricordo, infine, la vicenda di una ragazza di Forgaria, innamoratasi di un ufficiale cosacco, alleato dei nazisti, che se la portò via con sé. In paese, per decenni, aspettarono notizie di lei, che sparì per sempre”. Forgaria fu un presidio cosacco di un certo rilievo nella repressione antipartigiana e, allo stesso tempo, obiettivo di attacchi sferrati dalla resistenza attiva della Brigata “Garibaldi”. Ho consultato atti in: Archivio Della Curia Arcivescovile Udinese, Lettera di Mons. Nogara al Comandante delle SS di Spilimbergo, Carteggio Nogara, fascicolo Allo, documenti, sez. 2, 12-13, Udine 17 aprile 1945.
Cosacco con la sua famiglia (moglie e bimbo), 9 marzo 1945. Occupavano, a Mena di Cavazzo Carnico (UD), le stanze requisite alla famiglia di Guglielmo Barazzutti e Cecilia Cossio. Collezione Nevio Candolini, Interneppo di Bordano (UD)

Il più grande rastrellamento antipartigiano effettuato dai nazisti, coadiuvati dai fascisti e dai caucasici, nelle montagne dell’Alta Val Tagliamento, inizia il 15 ottobre 1944, come scrisse nel suo diario la maestra di Forni di Sotto, Ines Polo Grillenzoni, come ha scritto Erminio Polo, a p. 35, di un suo studio sulla vita scolastica del paese. Atti di resistenza passiva devono essere stati messi in atto, proprio in quei giorni, anche dai ragazzi di Forni di Sotto, costretti dai Cosacchi a portare le munizioni fino ad Ampezzo. Come riporta  il Diario della Pieve “I più grandicelli saranno condotti a Tramonti… e adibiti a lavori militari”. Il parroco fornese si sofferma sulle svariate ruberie perpetrate da quelli che descrive, con amara ironia, come: “Regalo sorpresa di Hitler! Una delle sue armi segrete! I Cosacchi!” (Idem, 31 dicembre 1944, ms.).
Anonimo, Cosacco a cavallo, 2015

Nel caos della guerra tra sfollati ed esuli
Nel caos della guerra, si assisteva al rimpatrio di varie persone dall’estero, c’erano i profughi della Venezia Giulia e gli sfollati delle città, che sfuggivano ai bombardamenti alleati. C’era l’assistenza per loro? E come funzionava? Era solo sulla carta e senza alcun esito, dato che il signor Zattiboni, commissario prefettizio del Comune di Tramonti di Sopra, il 2 marzo 1945, comunicò alla Prefettura di Udine che “sono stati collocati al lavoro durante il mese di febbraio 1945 NEGATIVO”. Vedi: Asud, Prefettura, Gabinetto, Lettera del Commissario prefettizio Zattiboni del Comune di Tramonti di Sopra al prefetto, b 51, f 169, dattiloscr., 2 marzo 1945.
Nessun profugo o sfollato fu aiutato, dunque, da quel commissario prefettizio. La comunicazione, secondo il prefetto De Beden, è di così poco conto che, data la scarsità di carta, il foglio venne riciclato, sul retro, quale minuta di altri messaggi, sempre in lingua tedesca.
In altre località del Friuli i profughi giuliano dalmati e gli sfollati ci sono eccome. Secondo Mirella Del Negro, di Martignacco, esistono “alcune decine di schede di profughi giuliano dalmati nell’Archivio storico del Comune di Martignacco”. Si tratta di esuli e sfollati da Pola e da Fiume, che nel 1944 sono sottoposte a intensi bombardamenti degli alleati. I profughi, su ordinanza del podestà, vanno accolti nelle case dei compaesani che, nei primi momenti, sono poco favorevoli ad ospitare gli sfollati giuliano dalmati.
Cosacchi a Mauthen (Austria) nel maggio 1945, pittura murale. Fotografia del 2015

Dalla memorialistica in lingua friulana si sa che: “Alore [a Fontanebuine, tal 1944] o vin scomençât a viodi tantis feminis zovinis e mancul zovinis... A jerin lis sfoladis di Pola che a vivevin tes barachis a Felet” (Allora [a Fontanabona di Pagnacco, nel 1944] abbiamo iniziato a vedere tante donne giovani e meno giovani… Erano le sfollate di Pola che vivevano nelle baracche a Feletto Umberto). È la testimonianza di Danila Braidotti, Nila, riportata in “Fontanebuine”, edito nel 2016.
È nella Baraccopoli di San Rocco, a Udine, che furono portati i primi esuli dall’Istria. Lo ha scritto Maria Maracich, a p. 19, di un suo memoriale del 2013, intitolato “Il Viaggio di Meri”. Le baracche erano situate dietro la chiesa di San Rocco, tra via San Rocco e via Vincenzo Joppi. Costruita dopo la Grande guerra in seguito al 1917, quando ci fu l’esplosione della polveriera di Sant’Osvaldo, la baraccopoli di 29 grandi capanni, ospitava all’inizio gli sfollati e i senzatetto a causa dello scoppio e, poi, le famiglie poco abbienti. Nel 1944 ospitò i primi profughi istriani dell’esodo giuliano dalmata. Fu abbattuta durante gli anni 1960-1965, mano a mano che venivano edificate le case popolari.
Dal libro di Giorgio Stella “Ti racconto San Rocco” si sa che alla fine degli anni ’50 la famiglia istriana Clauti, composta dai genitori e i quattro figli, aprì con successo in via San Rocco il bar ‘Allegria’ a Udine. La laboriosa famiglia Clauti in seguito rinnovò il locale, aprendo nelle vicinanze la merceria ‘Da Nucci’, con una delle figlie. Nello stesso quartiere abitava Livio Marsich, detto il fiuman, originario dell’Isola di Veglia. Varie donne istriane, ospiti del Centro smistamento profughi di via Pradamano, suonavano alle porte delle case di borgo San Rocco tentando di vendere biancheria ricamata del corredo da sposa in cambio di poche lire, ma la miseria era troppo diffusa in tutto il Friuli.
Il professor Stefano Perini in un incontro pubblico a Fauglis di Gonars, il 24 febbraio 2017, ha comunicato “alcuni dati sul Comune di Aiello del Friuli riguardo ai profughi italiani d’Istria, di Fiume e della Dalmazia; nel 1945, c’erano 110 profughi italiani di Zara e molti altri dell’Istria più tardi, nel 1946”.
S.P. Zucchiatti e S.M., Baracca di profughi a Udine, pastelli su carta, cm 16 x 8,5, 2018

Ecco una testimonianza sullo sfollamento da Milano, dato che molti spostamenti imposti dal regime erano dai centri urbani alle periferie. “Nel 1943 a causa dei bombardamenti eravamo sfollati a Udine in Via Castellana a casa della nonna Ines – ha raccontato Carmen Burelli – poi mia sorella soffriva per gli scoppi anche a Udine, così la mia famiglia è sfollata a Ciconicco, nella casa di una vedova che ci affittava la camera e l’uso cucina”. Come vi siete trovati? “Quelli del paese non ci volevano – è la risposta – a scuola non potevamo portare il legno per la stufa, come faceva ogni bambino, ma loro erano figli di contadini e avevano la legna, noi no, così i compagni di classe ci prendevano in giro”.
Avete visto i Tedeschi, i partigiani e i Cosacchi? “Sì, tutti – ha aggiunto la signora Burelli – poi i miei zii sono andati a Milano per trovare i nostri mobili caricati su un carro ferroviario che non arrivava mai, finalmente è arrivato a Udine, allora lo zio Angelo col carro e il cavallo ci porta un trumò e la nonna aveva messo delle patate nel cassetto, ma ad un posto di blocco i Tedeschi fermano il carro e imprigionano lo zio per deportarlo in Germania, ma i ferrovieri spiavano ai prigionieri come passare da un buco e scappare. Lo zio Angelo è fuggito dal treno e la mitragliatrice tedesca gli sparava dietro. Noi sfollati dormivamo su certe brande militari con le lenzuola col timbro dei militari”.
Ricorda qualcosa d’altro? “Nel 1946 eravamo di nuovo in cerca di una casa – ha concluso la testimone – ci viene assegnato un appartamento in un cortile in Via Mantica. Eravamo felici, la mamma è andata a pulirlo, prima che ce lo assegnassero, ma nella notte un gruppo di altri senzatetto si è approfittato e lo ha occupato. Verso il 1950 ci viene assegnato un appartamento nelle Case Fanfani, ma pure lì si infila una famiglia approfittona di sinistrati. Allora l’ente preposto ci diede una bicamere, eravamo una famiglia di sei persone, con un’altra in arrivo”.
Udine, edificio dell'Istituto "B. Stringher" in Via Crispi 4. Fotografia del 2009

Fucilazione di dieci partigiani a Tramonti di Sotto
Ritorniamo ai fatti di resistenza in Friuli. Nel 1944 proseguivano i rastrellamenti nazisti, coadiuvati da Cosacchi e Camice Nere. Il fatto di resistenza attiva, descritto ora, si riferisce ad uno scontro armato, culminato con la fucilazione per rappresaglia di dieci partigiani a Tramonti di Sotto, il 13 dicembre 1944, da parte di militi della X MAS, alleati dei nazisti. Vedi in merito: Istituto Friulano Per La Storia Del Movimento Di Liberazione del Friuli Venezia Giulia (d’ora in poi Ifsml), Udine, Fondo Rappresaglie Eccidi Arresti in Friuli, b 1, f 8, cc 1-3 (fotocopie di dattiloscritti e manoscritti). Nelle parentesi riquadrate vi sono alcune precisazioni dell’Autore. Si è consultato pure il volume di Pieri Stefanutti intitolato, Novocerkassk e dintorni. L’occupazione cosacca della Valle del Lago (ottobre 1944 – aprile 1945), Udine, IFSML,1995.
Erano i momenti nei quali, col beneplacito della Intelligence inglese, certe formazioni di partigiani, come quelli delle Brigate Osoppo Friuli, cercavano un contatto coi militi fascisti, in funzione anticomunista, per preservare il territorio nazionale dalle mire espansioniste titine. Le autorità tedesche d’occupazione erano a conoscenza della diversità politica tra le formazioni partigiane. Oltre ai servizi segreti, funzionava l’attività di censura postale, che inviava le informazioni raccolte tradotte al Präfekt De Beden. Egli, il 2 settembre 1944, ricevette il testo del “Blatt der Patrioten der Brigade Osoppo Friuli”. Il Foglio notizie dei partigiani osovani era stato inviato da Tricesimo al signor Marino Nenini, parrucchiere di Buttrio. Vedi: Asud, Prefettura, Gabinetto, Lettera del presidente della Provinziale Kommission der Zensur von Udine al prefetto De Beden, b 51, f 169, ms., 2 settembre 1944.
Come richiede ogni sporca guerra civile talvolta c’erano dei morti passati per le armi senza un regolare processo. Nel dicembre 1944 i Tedeschi, con reparti della X MAS e Cosacchi, effettuarono un rastrellamento nel settore tra l’Arzino e il Meduna. “Le formazioni partigiane della Osoppo e della Garibaldi ivi appostate – aggiunge il documento dell’Ifsml –, sotto la forte pressione, ripiegarono disperdendosi in posizioni di fortuna sulle alture”.
A questo punto è opportuno spiegare che il documento in questione altro non è che un verbale di interrogatorio, del 6 agosto 1952, con cui il giudice istruttore del Tribunale di Pordenone interrogò il partigiano osovano Luigi Olivieri Ginepro, residente a Cividale, sui fatti di resistenza a Tramonti. Dalla letteratura si sa che Luigi Olivieri “Ginepro”, fece parte del Comando unificato “Garibaldi-Osoppo”, che il 30 aprile 1945 diede l’ordine di insurrezione ai partigiani, liberando Udine dall’occupazione nazista, con attacco finale fissato per le ore 6 del 1° maggio. Gli alleati entrarono in Udine alle ore 15,30. Vedi: G. Gallo, La resistenza in Friuli 1943-1945, Udine, Ifsml, 1989, p. 260.
A Tramonti, come in altri paesi di montagna, i rifornimenti alimentari venivano portati, con la gerla, dalle ragazze di Tramonti  fino alle case di Palcoda; anche queste sono forme di ausilio ai partigiani sono atti di resistenza passiva.
“Il mattino del 12 dicembre [1944] – prosegue il testo del documento citato e custodito in Ifsml – un reparto della predetta unità nemica [la X MAS], mosse da Tramonti di Sotto sulla località Palcoda ove erano rifugiati alcuni partigiani. Seguì un impari scontro: pochi poterono scampare alla cattura; il comandante Battisti (medaglia d’oro) alla cattura preferì la morte. E si uccise. Un discreto numero di partigiani catturati venne condotto a Tramonti di Sotto. Il mattino del 13 dicembre nei pressi del Cimitero di Tramonti di Sotto, un plotone del predetto Battaglione Valanga [della X MAS, comandato dal capitano Manlio Maria Morelli] eseguì la fucilazione di dieci partigiani presi a caso tra i catturati e senza processo”. In paese resta una lapide (con alcune imprecisioni nei nomi) per ricordare quel tragico evento, ma è una lastra di cui alcuni si sono dimenticati.
Nell’interrogatorio l’osovano Luigi Olivieri precisa che: “Da notizie raccolte dopo il fatto risulta che l’esecuzione fu decisa da ufficiali della predetta unità senza processo. Dettagli sulla esecuzione potranno essere richiesti all’allora cappellano di Tramonti di Sotto. Il Battaglione Valanga era comandato dal Capitano Morelli. Degli altri ufficiali ho annotato il capitano Barbesino (veramente nei miei appunti leggo: Capitano Baresini, responsabile dei fucilati di Tramonti di Sotto = Piemontese); il ten. Bertozzi e il S.ten. medico Truci Giulio di Criside, nato a Firenze il 30.12.1914, laureato all’Università di Firenze il 12.7.1939 che ha presenziato alla esecuzione dei dieci partigiani”.

Nella conclusione, Olivieri, cita altre fonti: “Ritengo che su questo doloroso fatto possa fornire utili informazioni anche il ten. paracadutista Cino Boccazzi, medico a Treviso, che fu catturato in quel rastrellamento ed ebbe colloqui col Morelli e l’ex Comandante della Osoppo Candido Grassi Verdi”. Colpisce la frase “… ebbe colloqui col Morelli…”. Il prigioniero di un nemico subisce interrogatori, forse torture. I colloqui, invece, sono tipici proprio di chi ha contatti col nemico.

I Dieci partigiani fucilati dai fascisti a Tramonti di Sotto il 13 dicembre 1944
Nome cognome
Luogo e data di nascita
Residenza o note
Divisione partigiana e nome di battaglia
Carlo Sclavi
Buenos Aires, 19.11.1917
Casteggio di Pavia
Garibaldi “Cicco” [o Chico]
Adalgerio Ceccone
Colloredo di Montalbano (UD), 16.11.1923
Fagagna (UD)
Garibaldi “Moschetti”
Gino Minin, di Giuseppe e Maria Crovato
Tramonti di Sotto, 24.9.1925
Tramonti di Sotto (UD)
Garibaldi “Carnera”
Salvatore Villani
S. Teresa di Gallura (CA), 6.12.1914
Brigadiere dei CC.RR. [Carabinieri Reali]
Osoppo “Cossu”, medaglia d’argento al valore militare alla memoria
Gino De Filippo
Claut, 20.12.1926
Claut (UD)
Garibaldi “Nerone”
Ottavio Cominotto
Pinzano (UD), 29.6.1920
Valeriano (UD)
Garibaldi “Romeo”
Cosimo Moccia
Manduria (TA), 1.1.1922
Carabiniere
Osoppo “Aldo”, medaglia d’argento alla memoria
Osvaldo Rigo
Chiusaforte (UD),  13.7.1926
Pontebba (UD
Garibaldi “Davide”
Vittorio Flamini
Assisi, 21.1.1919
Assisi
Garibaldi “Fracassa”
Ulderico Rondini
Vienna, 6.7.1924
Roma
Osoppo “Romano”, medaglia d’argento alla memoria
Fonte: Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione del Friuli Venezia Giulia, Udine

Anna Rita Morleo, nel mese di aprile 2017, ci ha scritto il seguente messaggio in Google, di cui si prende atto: “Per l’eccidio riportato come il 13 dicembre, la data credo debba essere corretta al 10 dicembre. Inoltre ancora oggi sto cercando di fare chiarezza sul valore delle medaglie attribuite ai ragazzi della Osoppo. A noi risulta che al Moccia fu attribuita la medaglia d’oro, poi rettificata con un decreto due mesi dopo… sembrerebbe per un errore di scritturazione, invece con quella correzione declassarono altre 9 medaglie. La storia, è vero, può scriversi solo quando si è lontani dall’accaduto. Per ogni curiosità vedere l’articolo on-line su «Patria Indipendente» Anna Rita Morleo - Sulle orme di una medaglia”.
Peraltro, nel 2014, è uscito un libro con titolo simile della stessa Anna Rita Morleo. Fonti friulane, tuttavia, insistono a dire che la data della lapide (10 dicembre 1944) non sia corretta. Ciò parrebbe confermato dagli scontri armati dei partigiani con la X MAS del 12 dicembre 1944, citati nel documento dell’IFSML  di Udine.
Udine - Via Crispi n. 4, queste immagini mostrano i sotterranei dell'edifico scolastico che fu dell'Istituto Stringher dal 1959 fino al 2010. Si notano certi spazi adattati a celle. Che sia in queste prigioni che erano trattenuti i rastrellati di Forgaria, di Attimis e di Pinzano dai nazisti e dai Cosacchi nel 1944-1945? (fotografie del 2010 di Giancarlo Martina)



Le prigioni naziste a Udine
Tra i luoghi di detenzione nazista a Udine, come ha raccontato Eugenio Garlatti al figlio Mario, c’era anche la scuola “A. Manzoni” in piazza Garibaldi, il cui corpo di fabbrica si allunga fino in via Crispi e Largo Ospedale Vecchio. Era proprio una caserma delle Waffen SS, dato che si sono fatti costruire il rifugio antiaereo sito al Giardino Del Torso, divenuto luogo di visita d’istruzione dal 2012. Altri luoghi di prigionia in città erano il carcere di Via Spalato, le celle del tribunale, sito in Vicolo Porta e Via Treppo e la caserma dell’8° Alpini, in Via S. Agostino.
Anche un’altra testimonianza e una fonte scritta vanno a corroborare il fatto che il complesso Manzoni-Stringher sia stato un luogo di incarcerazione nazista. Nel saggio di Enzo Cecconelli, intitolato “Musei di Storia Naturale ieri e oggi, Udine”, del 1972, a p. 29, si legge che: “Nel settembre del 1944, durante l’occupazione tedesca, l’Istituto tecnico ‘A. Zanon’ venne adibito a campo di concentramento dei rastrellati nelle operazioni antipartigiane”. Si ricorda che lo Zanon di allora occupava gli edifici di Piazza Garibaldi fino a Via Crispi, detti negli anni 1960-1970 “complesso Manzoni-Stringher”. La notizia di Cecconelli, anche se confutata da una fonte orale anonima è stata ripresa nel seguente volume: Roberto Bruno, Elisabetta Marioni, Giancarlo Martina, Elio Varutti, Ospiti di gente varia. Cosacchi, esuli giuliano dalmati e  il Centro di Smistamento Profughi di Udine 1943-1960, Udine, Istituto “B. Stringher”, 2015, alle pp. 63-64-65.
Udine, Caserma dell’8° Alpini negli anni 1930-1935. Ente Regionale Patrimonio Culturale Friuli Venezia Giulia, foto Liso Manlio

Il complesso Manzoni-Stringher fu proprio un lager nazista nel 1944? Di certo furono concentrati qui pure gli sfollati di Attimis, Faedis e Nimis, paesi incendiati dai nazisti, per rappresaglia antipartigiana. L’Istituto “Zanon” cambiò sede nel 1955, quando fu spostato nell’attuale di piazzale Cavedalis. Nell’edificio di piazza Garibaldi fu poi sistemata la scuola media “A. Manzoni”. Dagli anni ’60 il gruppo di edifici viene definito “complesso scolastico Manzoni Stringher”, con aule fino in via Crispi.
Una testimonianza davvero straordinaria è quella sulla vicenda di Maruska Sabornaia, una ucraina sposata a un emigrante friulano esperto in edilizia. Lei, nel 1918, a Kiev diede alla luce Sofia Bosari, detta Sonia, una nostra importante fonte orale. Sui cosacchi in Friuli esiste già un prodotto video dell’Istituto Statale d’Istruzione Superiore “B. Stringher” di Udine, pubblicato il 18 aprile 2012 su Youtube. Si tratta di un’intervista, condotta dallo scrivente e dai suoi allievi, alla signora Sofia Bosari (Kiev 1918), registrata in casa sua, a Udine il 25 gennaio 2012, in presenza di familiari ed amici.
Parte della famiglia Bosari, come accennato, coi ragazzi, si era rifugiata negli stavoli sui monti (fienili montani con dormitorio). Quando alle cinque del mattino entrarono nelle camere i cosacchi, gridando “partizani”, ci fu una grande confusione. I rastrellati furono portati a piedi fino a Udine e imprigionati nelle scuole di Largo Ospedale Vecchio e nell’Oratorio del Cristo, come accadde per i rastrellati di Forgaria del 21 maggio 1944. Tali spazi fungevano da Campo di concentramento, per deportare i malcapitati, poi, in Germania. Tra i prigionieri c’era pure Giuseppe Bosari, detto Beppino, che riuscì a scappare gettandosi da un balcone, eludendo la guardia dei repubblichini. È noto l’uso militare degli edifici scolastici da parte dei nazisti a Udine, come ha scritto Cecconelli. Alcuni insegnanti dell’Istituto “Stringher” hanno cercato i sotterranei dell’atrio della scuola, scoprendo che ci sono molti vani piccoli e stretti, come fossero tante celle. Hanno fotografato tali spazi che potrebbero essere stati dei luoghi di prigionia e di tortura dei rastrellati.
“I cosacchi – ha aggiunto Sofia Bosari – avevano le dita piene di anelli d’oro, cercavano i partizani, ma anche le donne giovani e il fieno per i cavalli, noi pregavamo loro di lasciarci in pace, allora un cosacco medico anziano ha detto ai più sfegatati: Qui non siamo in Polonia! così hanno lasciato tutto il fieno per le nostre mucche”.     
La testimonianza di Sofia Bosari è già stata pubblicata nel 2015 in Ospiti di gente varia. Cosacchi, esuli giuliano dalmati e  il Centro di Smistamento Profughi di Udine 1943-1960, alle pp. 63-65.
Documento d’identità del brigadiere Sante Rassati, 1944. Notare il testo bilingue (italiano – tedesco), perché il Friuli era, in sostanza, annesso al Terzo Reich. Collezione Franco Rassati, nato a Ugovizza (UD)

Testimonianze orali
Interviste effettuate a Udine, con taccuino, penna e macchina fotografica, a cura dello scrivente ai sottoelencati signori, ove non altrimenti indicato. Per la disponibilità dimostrata, l’Autore ringrazia le fonti orali, i prestatori delle fotografie, le direzioni e gli operatori delle biblioteche e degli archivi visitati per il presente contributo di ricerca. Ove non altrimenti scritto, le fotografie sono dell'Autore.
- Sofia Bosari, detta "Sonia" (Kiev 1918-Udine 2016), int. del 25 e del 30 gennaio 2012, con la collaborazione degli allievi Simone Martinis e Ioan Rares Chirca, delle professoresse Tiziana Mancini e Maria Pacelli, di Paolo Fabbro e di Franca Daboni.
- Carmen Burelli, Udine, 1938, int. del 20 gennaio 2018.
- Mirella Del Negro, Martignacco 1949?, intervista (= int.) del 16 dicembre 2017 a Martignacco (UD).
- Mario Garlatti, Udine 1957, int. del 24 ottobre 2010.
- Stefano Perini, Trieste 1950, int. a Gonars (UD) del 24 febbraio 2017.

Bibliografia, fonti d’archivio
- Archivio Parrocchiale Di Forni Di Sotto (UD), Libro storico, 15 ottobre 1944, ms.
- Archivio Di Stato Di Udine (d’ora in poi ASUD), Prefettura, Gabinetto, Corrispondenza Deutschen Berater, Minuta del prefetto De Beden, busta 49, fasc. 167, ms., 25 novembre 1944.

Bibliografia, fonti edite
- Danila Braidotti, “Nila”, Fontanebuine, Udine, Fuoricatalogo, 2016.
- Roberto Bruno, Elisabetta Marioni, Giancarlo Martina, Elio Varutti, Ospiti di gente varia. Cosacchi, esuli giuliano dalmati e  il Centro di Smistamento Profughi di Udine 1943-1960, Udine, Istituto “B. Stringher”, 2015.
- Enzo Cecconelli, Musei di Storia Naturale ieri e oggi, Udine, Udine, Orto Botanico dell’Istituto Tecnico per Geometri “G. G. Marinoni”, 1972.
- Roberta Corbellini, Laura Cerno, Luisa Villotta, Rifugio antiaereo Giardino Del Torso, Udine, Comune di Udine, 2012.
- G. Gallo, La resistenza in Friuli 1943-1945, Udine, IFSML, 1989.
- Maria Maracich, Il Viaggio di Meri, Codroipo (UD), Edizioni Beltramini, 2013.
Anna Rita Morleo, Sulle orme di una medaglia. Storia minima di un partigiano manduriano, Manduria (TA), Barbieri Selvaggi, 2014.
- Erminio Polo, Cronaca di vita scolastica 1939-1951, Forni di Sotto (Ud), Centro di Cultura Popolare Fornese, Coordinamento Circoli Culturali della Carnia, 1994.
- Pieri Stefanutti, Novocerkassk e dintorni. L’occupazione cosacca della Valle del Lago (ottobre 1944 – aprile 1945), Udine, IFSML,1995.
- Giorgio Stella, Ti racconto San Rocco. Storia di un suburbio tra luoghi e identità, Udine, in fase di stampa.
- E. Varutti, “Resistenza attiva e passiva a Udine e a Tramonti di Sotto nel 1944”, «Sot la Nape», LXIII, 2, 2011, pp. 64-68.

Filmografia
Chirca Rares Ioan, Simone Martinis e Elio Varutti, Cosacchi in Friuli, Youtube, 2012.

Sitologia
- E. Varutti, Resistenza attiva e passiva a Udine e a Tramonti di Sotto, 1944, on-line dal 3 novembre 2014.
E. Varutti, Udine, la Todt in Baldasseria e i Cosacchi in Porta Aquileia, on-line dal 16 novembre 2014.
Profughi di Pola in Friuli negli anni 1950-1955. Lidia Illusigh con la figlia. Collezione Sergio D’Ecclesiis, Pasian di Prato (UD)