Augusta Bagiennorum è un insieme di resti romani per visitatori
trender. Non è un luogo molto noto, messo
lì nella Piana della Roncaglia, a 2 chilometri dalla cittadina attuale (di 3.600
abitanti), ma è ricco di fascino storico dell’antichità.
Bene Vagienna - Il teatro romano
Uscendo dalla
cittadina odierna di Bene Vagienna, il sito archeologico si trova in località
Roncaglia, seguendo le indicazioni stradali in direzione Narzole – Bra. Julia Augusta Bagiennorum era la
capitale dei liguri Vagienni, una
popolazione di origine iberica.
Se chiedete oggi dove si trova il sito archeologico a qualche
abitante di oggi di Bene Vagienna, provincia di Cuneo, potrebbe rispondervi con
un sorrisino, perché non è molto valutato da qualcuno degli stessi cittadini.
Per i più autocritici e, soprattutto, per certi abitanti dei paesi limitrofi
non si tratta che di «quattro sassi in mezzo ai campi».
La chiesa di San Pietro all'inizio del percorso nell'area archeologica di Bene Vagienna
Non hanno tutti i torti.
Intendiamoci: da che mondo è mondo uno scavo archeologico mette in mostra
vecchie pietre ritrovate, che costituivano la struttura delle abitazioni, dei
palazzi o dei luoghi istituzionali, come il tempio, il foro, il teatro, le
porte arcuate, l’anfiteatro e la necropoli. È l’archeologia stessa ad essere
intesa come una scienza che studia le antiche civiltà, come quella romana,
mediante l’analisi dei monumenti e, se non resta altro, dei reperti, dei ruderi,
ritrovati per mezzo degli scavi.
Bene Vagienna, resti del foro romano e, a sinistra, del tempio
Nel museo civico, nella sezione archeologica, a Palazzo Rorà, in Via Roma 125, si possono vedere i pezzi di
valore ritrovati, come una coppa mosaicata in vetro, del I secolo d.C., vasi,
monete, piatti, anfore, bottiglie, bicchieri ed altre vestigia romane.
Julia Augusta Bagiennorum è stata ritrovata per la
passione di due suoi illustri e benemeriti cittadini. Tra il 1892 e il 1909, infatti,
Giuseppe Assandria e Giovanni Vacchetta svolsero una serie di operazioni di
scavo. I due studiosi benesi, nonostante l’esiguità dei ritrovamenti, non si
rassegnavano e continuarono, anno dopo anno nella loro opera, prendendo in
affitto i terreni dai contadini, anche a proprie spese. Documentavano con
precisione i ritrovamenti, anche con schizzi e disegni personali, poi
reinterravano ciò che avevano scoperto, per evitare la rovina del tempo, trafugamenti
o vandalismi.
Bene Vagienna - Il teatro romano
Con una pazienza piemontese riuscirono a identificare la
struttura urbana dell’antica città. Julia
Augusta Bagiennorum fu fondata nel 25
a.C. secondo lo schema tipico utilizzato dai Romani per le città di fondazione
coloniale. L’imperatore Augusto inviò qui alcune migliaia di veterani, con le
rispettive famiglie e fece spartire i terreni.
Assandria e Vacchetta scoprirono gli assi stradali ortogonali
fra di loro – il decumano e il cardo – dotati, sotto la pavimentazione
stradale, di condotti per lo smaltimento delle acque reflue. Le strade erano
pavimentate in ciottoli, provenienti dal vicino torrente Mondalavia. Erano
demarcate da marciapiedi in terra battuta, in isolati di forma quadrata, di
metri 70 x 70, oppure rettangolare, di m 80 x 100. Sono stati individuati il
foro, il tempio, la basilica civile (tribunale), le terme, l’anfiteatro, e il
teatro con un quadriportico retrostante il palco di scena (“porticus post scaenam”), oltre alla
cinta muraria.
Pietre accumulate forse dai contadini che lavorano i terreni ove sorgeva Julia Augusta Bagiennorum
La pianta della città romana è a forma di trapezio. Era
alimentata da un grande acquedotto, di cui rimangono dei resti nelle pareti
della Chiesa di San Pietro, all’inizio del percorso archeologico, dotato di
parcheggio autoveicolare.
Interessante è che l’intera area sia parte dell’Ente
Gestione dei Parchi e delle Riserve Cuneesi, dato che l’itinerario di visita
all’aperto si snoda lungo dei sentieri carrarecci, una pedana in legno e una
pista pedonale e ciclabile su strada asfaltata di scarso traffico veicolare. Il
percorso turistico è adatto alle famiglie, ai passeggini e alle biciclette. La
città romana misurava, tra le due porte turrite di accesso, circa m 600.
Lungo il percorso ci sono vari pannelli esplicativi in lingua
italiana e in inglese.
Julia Augusta Bagiennorum, resti della la basilica cristiana
Alla caduta dell’Impero romano, la città fu distrutta dai
barbari. Tra gli invasori si ricordano anche i saraceni, provenienti dalla
penisola iberica. Per le loro razzie, avevano predisposto un porto sulla costa
della Provenza. I profughi della vecchia città romana costruirono un nuovo
borgo alla confluenza dei torrenti Mondalavia e Cuccetta, in una altura di
facile difesa. Fu il nucleo primitivo dell’attuale città e fu chiamata: Bene.
Essa prosperò tanto che nel 901 l’imperatore Ludovico III l’assegnò in possesso
temporale al vescovo di Asti, che la mantenne per 500 anni.
Poi passò sotto il dominio dei Savoia e dei Costa di Chieri,
vivendo nel Seicento lo splendore del Barocco. Alla fine del Settecento fu un
presidio napoleonico, per poi ritornare ai Savoia, al Piemonte e all’Italia.
Nel 1862 il consiglio comunale attribuì alla città di Bene l’attribuzione di
“Vagienna” in onore degli antichi abitanti.
Un'ape, a dicembre, sta... curiosando su uno dei pannelli turistici lungo il percorso di Bene Vagienna romana
Nei pressi dell’anfiteatro romano si trova una locanda (Marsam)
nel cui cortile è visitabile liberamente un curioso e intelligente “orto romano”,
con le classiche erbe da cucina, inaugurato il 6 giugno 2015.
Dunque tra le langhe si trovano anche delle vestigia romane
che potrete ammirare camminando in appositi spazi e in tali luoghi potrete
dedicarvi alla caccia fotografica. Vi potrà capitare, ad esempio, di trovare un
mattone “sgorbiato”, ossia con un segno fatto dall’artigiano che lo produsse nel
I secolo d.C. chissà? Oppure potrete fotografare il teatro antico di Julia Augusta Bagiennorum. Non disdegnerete i resti della la basilica
cristiana, sorta sulle tracce di un tempietto di epoca pagana. E così via.
Le langhe non sono solo celebri per i rinomati vini di alta
qualità (Nebbiolo, Dolcetto, Barolo…), per i paesaggi mozzafiato e per il
famoso tartufo d’Alba, anche l’archeologia vuole la sua parte.
L'orto romano, presso la locanda Marsam, a Bene Vagienna
Sitologia
Riferimenti
bibliografici
Enzo Drocco, Monforte.
Un paese ed un territorio dal neolitico al terzo millennio, Monforte
d’Alba, provincia di Cuneo, Fondazione Mario Lattes, 2008.
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Servizio giornalistico, di fotografia e di networking di Elio
Varutti.
Un
mattone “sgorbiato”, ossia con un segno fatto dall’artigiano, come un marchio di fabbrica
L'anfiteatro, visibile solo per una parte
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