Figlio
di un infoibato di Rovigno d’Istria, ha scritto la sua storia “da adulto, ma le
considerazioni e i sentimenti che vengono dal cuore sono quelli
dell’adolescente” (p.77).
Francesco Tromba
Lo
scorso 3 dicembre 2016, per il suo libro, Francesco Tromba, classe 1934, ha
ricevuto un prestigioso riconoscimento istituzionale e culturale a Firenze, a
Palazzo della Signoria, alla presenza di autorità e di un folto pubblico. La
pagina della citazione suddetta si riferisce alla quinta edizione del volume:
Francesco Tromba, Pola cara, Istria terra nostra. Storia di uno di noi Esuli Istriani, Trieste, Libero Comune di Pola
in esilio, 2013.
Si
tratta di un evento eccezionale per il mondo degli esuli e dei loro
discendenti. Accade che il racconto della morte di un italiano nella foiba
diventi letteratura. È un fatto che fa riflettere. L’Autore usa toni pacati,
senza recriminazioni. Chiede rispetto e preghiera per i morti.
La
madre dell’Autore viene imprigionata dai miliziani titini nel giugno 1945,
assieme ad altri italiani. Il padre era Giuseppe Antonio Tromba, nato a Rovigno
d’Istria il 26 giugno 1899. Fu prelevato dai partigiani di Tito il 16 settembre
1943; erano in sette “tutti rovignesi”. Non fece più ritorno.
L’utilizzo
del dialetto istro-veneto in alcune parti del volume premiato è assai espressivo.
Il dialetto, usato per il racconto della madre imprigionata e disperata, assume
qui una forza estetica particolare, oltre a rappresentare in modo precipuo il
pathos. Certi brani del volume di Francesco Tromba vanno a sfiorare i canoni
dell’epica. Forse anche per tale motivo il libro, che ha raggiunto la settima
ristampa, ha ottenuto il Premio Firenze 2016.
A
questo punto, avendo ricevuto, volentieri pubblichiamo l’originale articolo scritto
da un’esule di Pola – Laura Brussi – sulla premiazione a Firenze del signor
Francesco Tromba, del 3 dicembre passato.
(Elio Varutti)
XXXIV
PREMIO LETTERARIO FIRENZE
Palazzo
della Signoria, 3 dicembre 2016
Significativo riconoscimento ad
un Esule istriano: Francesco Tromba, figlio di un Infoibato
Nel mondo contemporaneo, preda
della globalizzazione e del consumismo “usa e getta” anche in campo culturale,
non capita spesso che un’opera letteraria possa fruire di sette edizioni nel
giro di quindici anni; a più forte ragione, nell’ambito della pubblicistica sul
grande esodo giuliano, istriano e dalmata, la dolorosa diaspora dei 350 mila e
la tragedia delle foibe: una produzione quasi infinita, ma circoscritta, nella
maggior parte dei casi, a circolazioni episodiche, se non anche filiformi.
Non è il caso di “Pola cara:
Istria terra nostra” di Francesco Tromba, la cui prima edizione vide la luce
nell’anno 2000, a cura dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, e
che poi è stata seguita da altre sei uscite, tra cui quelle promosse dalla
Famiglia di Rovigno (Unione degli Istriani) e dal Libero Comune di Pola in
Esilio, e l’ultima, ad iniziativa del Lions Club, opportunamente ampliata ed
aggiornata (Art Group, Trieste 2016, con prefazione di Silvio Mazzaroli).
Ora, l’opera di Tromba ha
ottenuto un nuovo riconoscimento di grande spessore e di forte condivisione con
il conferimento del Premio letterario Firenze, promosso ed organizzato dal
Centro Culturale “Marco Conti” col patrocinio - fra gli altri – del Ministero
per i Beni e le Attività Culturali, del Consiglio Nazionale delle Ricerche e
del Comune di Firenze. Con l’iniziativa del 3 dicembre 2016 il Premio è giunto
alla XXXIV edizione nella prestigiosa e suggestiva cornice del Salone dei
Cinquecento, presenti il Sindaco di Firenze, onorevole Dario Nardella, con il
Gonfalone municipale, ed il Presidente del Centro “Marco Conti”, onorevole Marco
Cellai, al cospetto di un pubblico assai attento e numeroso.
Ebbene, quando il professor
Enrico Nistri, nella sua qualità di Presidente della Giuria, ha dato lettura
delle motivazioni per cui l’opera di Francesco Tromba è stata ritenuta
meritevole del conferimento, riassumibili nella lucida evocazione del suo
dramma personale, parte integrante di quello vissuto da un intero popolo, e
nella capacità di offrire alle meditazioni del lettore un valido contributo di
commendevole oggettività, l’applauso del Salone è stato particolarmente
affettuoso e cordiale. Nistri, nello stringere la mano a Tromba, ha soggiunto
di sentirsi onorato per la sua presenza e per la sua testimonianza, al pari
della Giuria.
Nel mondo dell’esodo, l’opera
premiata - come si diceva - era stata oggetto da tempo di ampie attenzioni,
oltre che di altri riconoscimenti, con particolare riguardo alle ultime due
edizioni, in cui il generale Silvio Mazzaroli, già Sindaco del Comune di Pola
in Esilio, ha dato atto a Tromba di avere espresso in modo encomiabile la sua “istrianità”
e la sua italianità, mentre l’Autore, nella premessa, aveva sottolineato come
il suo messaggio (anche a seguito del suggerimento venutogli dal professor
Augusto Sinagra, dell’Università “La Sapienza” di Roma) non fosse finalizzato
soltanto al pur commosso ricordo, ma nello stesso tempo, anche a contenuti
cristiani e patriottici di impegno e di speranza: una sintesi davvero felice di
prassi e di pensiero, che non è azzardato presumere di rilievo importante nelle
valutazioni di una Giuria competente e consapevole come quella del Premio
Firenze. In questo senso, si può ben dire che, grazie a Francesco Tromba, la
pubblicistica circa esodo e foibe abbia fatto un ulteriore salto di qualità,
ponendosi all’attenzione generale con una sintesi non certo facile di storia e
di ethos.
In questa ottica, è sempre fonte
di emozione e di partecipazione il rileggere pagine angoscianti come quelle in
cui Francesco descrive la cattura del papà Giuseppe Antonio da parte di una
banda di partigiani, la sua successiva scomparsa, quasi certamente nella foiba
di Vines (Albona), il calvario della mamma nella vana ricerca del consorte ed
in un’altrettanto allucinante prigionia, la grande tragedia del 18 agosto 1946
in cui si consumò la strage di Vergarolla, la durezza dell’esilio e le
difficoltà familiari nella difficile ricostruzione di vite spezzate; ma nello
stesso tempo, è motivo di sicuro apprezzamento ed a tratti di stupore,
constatare come Tromba sia uomo di fede adamantina e di metodo storiografico
tanto chiaro quanto oggettivo, nella misura in cui riesce a sublimare un
immenso dolore, elevandosi a spazi che, se confrontati con quelli degli
assassini infoibatori, esprimono una distanza per lo meno siderale, sia sul
piano etico che su quello civile.
È cosa buona e giusta che
quest’opera rimanga negli annali di un’iniziativa di forte impegno culturale come
il Premio Firenze e nelle biblioteche pubbliche, a testimonianza, anche nel
lungo termine, della grande tragedia istriana, giuliana e dalmata del
Novecento, e dell’impegno di tanti Esuli che, senza indulgere alla tentazione
di piangersi addosso, così frequente e gettonata nel mondo contemporaneo,
seppero confrontarsi attivamente con la sventura e diventare un grande esempio,
come nel caso di Francesco Tromba, di valori professionali, di alto memento
storico e di straordinaria forza morale.
Laura Brussi
– Esule da Pola
---
Riferimenti bibliografici e sitologici
-
Laura Brussi, “POLA CARA – ISTRIA TERRA NOSTRA. Storia di uno di noi Esuli istriani. Un libro di Francesco Tromba”, «Il Giornale del
Friuli», 23 luglio 2013.
-
Giorgio Gorlato, “L’esodo degli italiani dell’Istria e la tragedia delle foibe”, «Tempo di Lions». Notiziario dei Distretti 108 Ta 1, Ta 2, Ta 3 della The International Association of Lions Club, XV, 21,
novembre-dicembre 2013, p. 60.
-
Incontro a Bibione “L’esodo degli istriani e dalmatidopo la II guerra mondiale e la tragedia delle foibe”, «Il Giornale del Friuli»,
28 ottobre 2013.
-
R. P., “Un libro su Rovigno: “Premio Firenze” al tipografo Tromba”, «Messaggero Veneto», Cronaca di San Michele al Tagliamento,
11 dicembre 2016
---
Servizio
giornalistico di Laura Brussi.
Ipertesto di
Sebastiano Pio Zucchiatti.
Premessa,
cenni bibliografici e networking di Elio Varutti.
Servizio
fotografico di “New Press Photo – Firenze”.
Nessun commento:
Posta un commento