Potrà sembrare strano che una musica jazz appaia ridente.
Come fa a ridere la musica? Eppure il concerto di Daniele D’Agaro e Mauro Costantini,
tenutosi nella Chiesa di San Pio X a Udine sabato 10 dicembre 2016, grazie all’Assessorato al decentramento del Comune di Udine, si può dire, a mio parere, che ha messo
in mostra una musica che ride, tanto
era affascinante, piacevole e soddisfacente.
Mauro Costantini e Daniele D'Agaro
«È un privilegio e un onore per me – ha detto Daniele D’Agaro, poco prima del concerto
natalizio – suonare in San Pio X, una parrocchia dove sono cresciuto». È proprio in Via Baldasseria Bassa, come ricordano i
ragazzi degli anni 1960-1970, che si poteva incontrare quel ragazzone moro che
voleva a tutti i costi imparare a suonare il saxofono tenore «anche a costo di andare all’estero». Infatti nel
1979 va a studiare musica a Berlino e poi ad Amsterdam. Poi suonerà con i più
bravi musicisti jazz del mondo. Diventa il sassofonista e clarinettista
pluripremiato dalla critica e dal pubblico, diviso tra Amsterdam e il Friuli. E
torniamo al concerto di Udine sud.
Don Paolo Scapin, parroco di San Pio X, a Udine dal 1° novembre 2014
Ha aperto l’incontro don Paolo Scapin, parroco di San Pio X,
portando i saluti della parrocchia ai due validi musicisti. C’è da dire che D’Agaro
non era nuovo di queste iniziative nel quartiere. Nel 2013, infatti, come mi ha
ricordato Germano Vidussi, presidente dell’Associazione Insieme con Noi, il
sassofonista di Baldasseria aveva tenuto una bella lezione – concerto per i
soci del medesimo sodalizio che accoglie persone svantaggiate.
Nella Chiesa di San Pio X il duo D’Agaro – Costantini ha
eseguito 12 brani, compreso il richiesto bis da un pubblico che è andato via
via aumentando durante la bella serata. Dopo le prove il duo jazz ha deciso di
variare il repertorio. Non è stato eseguito “Discantus. Discanti aquileiesi e
concerti sacri nel jazz”, come annunciato con volantini e locandine, perché la
mancanza dell’organo a canne nella chiesa avrebbe potuto compromettere la buona
riuscita della serata. Comunque c’è stato un alto livello spirituale nei pezzi
eseguiti.
L’esibizione è iniziata con un brano orecchiabile degli anni ’50,
con un assolo d’organo di Mauro Costantini. A seguire il Duo ha suonato una
composizione dello stesso Costantini “After we’re gone”, dedicata ai genitori
di ragazzi diversamente abili che si preoccupano del futuro dei loro figli, una
volta che venissero a mancare il papà, o la mamma, o tutti e due. “Dopo di noi”,
appunto. Anche il terzo pezzo è una composizione dell’ottimo Costantini “Sweet
revelations”; un’esecuzione piena di spiritualità, nel clima natalizio che si
respira a dicembre.
Il quarto brano si intitolava “Tyrone”, opera di Larry Young,
organista sudafricano, poi si è passati a Duke Ellington, con i concerti sacri.
Poi nell’avvolgente e calda atmosfera è arrivato il godevole arrangiamento al sesto o settimo posto della “Ave
Maria” di Gounod, composta sulla base di Johann Sebastian Bach.
Daniele D'Agaro, sax tenore
All’ottavo posto c’è stato un po’ di “sano egocentrismo” del
compositore Mauro Costantini (lo dico con ironia, sia chiaro!). Il titolo del brano era “Out of gospel”, perché come
ha detto l’organista «era un periodo che eseguivo solo
musica gospel, così nel comporre mi sono voluto staccare da quel genere che, tuttavia,
è molto bello».
Alla fine ci sono sti altri pezzi dai concerti sacri di Duke
Ellington, tipo “Come Sunday” e di Mauro Costantini, detto il “Ray Charles blanc
di Felet” (Ray Charles bianco di
Feletto).
L’organista e compositore Costantini è un non vedente e originario
di Feletto Umberto, frazione di Tavagnacco, in provincia di Udine. Nell’atmosfera
idilliaca finale, ascoltando la rivisitazione di “Come Sunday”, il pubblico ha potuto
gustare il timbro netto e altisonante del sax di D’Agaro.
A qualcuno, durante il concerto in San Pio X, sarà venuto in
mente l’organo del trio “progressive rock” Emerson, Lake & Palmer con “Tarkus”,
oppure quello di Tony Pagliuca, delle Orme. Solo per il fatto che Mauro
Costantini, con fini didascalici, ha voluto spiegare l’uso della sua tastiera
elettronica con queste parole: «Questo
è un simulatore dell’organo Hammond, è un organo fedele al gospel, per poter
esprimere una forte spiritualità».
Grazie al Duo D’Agaro - Costantini! Ci
siete riusciti in pieno!
Sulla musica che ride
Facendo i dovuti distinguo, devo precisare che il primo ad
usare il verbo ridere con riferimento a degli oggetti, invece che alle persone
allegre, è stato niente meno che Dante Alighieri. Volendo scrivere questa mia “critichetta
d’arte”, ho pensato che D’Agaro è un grande personaggio del jazz internazionale
e così volevo paragonarlo ad un grande dell’arte, nello specifico della
letteratura. Intorno ai primi anni del Trecento l’Alighieri nell’osservare
certe pagine di un libro manoscritto di temi giuridici, ben miniati da un
pittore di Bologna, scrisse appunto che quelle carte “ridono”. Voleva
significare che si trattava di disegni stupendi, da dare sollievo, felicità,
quasi che le stesse miniature “ridessero” di bellezza.
Ecco la terzina in questione, tratta dal Purgatorio, XI, 82:
« Frate », diss’elli « più ridon le carte
che pennelleggia Franco bolognese:
l’onore è tutto or suo, e mio in parte.
Devo, infine, riferire al lettore che la scoperta delle carte
che “ridono”, nell’ambito della critica d’arte si deve ad un altro grande
autore, che risponde al nome di Roberto Longhi. Ebbene Longhi, nel 1950, ha
riportato alla luce la frase di Dante Alighieri, nel suo saggio: Proposte per una critica d’arte.
Nel finale, prima dell'applaudito bis, don Scapin dice ai musicisti: "Avete un grande dono!"
Cenni bibliografici
Roberto Longhi, “Proposte per una critica d’arte”, «Paragone»,
1, 1950, riedizione con prefazione di Giorgio Agamben, Pesaro, Portatori
d’Acqua, 2014.
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Servizio giornalistico, fotografico e di networking di Elio
Varutti.
Udine, Chiesa di San Pio X nel 1964, i chierichetti di don Adelindo Fachin (1922-1966), quando Daniele D'Agaro era ancora troppo piccolo. Ringrazio per la diffusione della fotografia Germano Vidussi
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