Sembra una favola.
Oriente e Occidente che si incrociano ed operano insieme. Lei è nata vicino a
Venezia, lui è nato in Siria, ad Aleppo. Laura Carraro e Mohamed Chabarik si
incontrano alla Scuola di Mosaico di Spilimbergo, in provincia di Pordenone,
molto legata alla tradizione musiva veneziana.
Hanno uno studio in una
strada del centro di Udine intitolata a un frate francescano che fece
dell’incontro tra Oriente ed Occidente uno stile di vita, oltre che il fulcro
della sua missione. Il religioso in questione si chiama Beato Odorico da Pordenone. I mosaicisti veneziano-siriani Carraro e Chabarik si trovano al
civico numero 4/B.
Laura Carraro, Mohamed Chabarik, "Conoscere", 2015, cm 400 x 300 ca., Collezione privata, Udine.
Fotografia di Giovanni Chiarot / Zeroidee
Essi producono delle
opere d’arte molto significative. Hanno dei colori pastellati soprattutto.
Giocano sulle scale cromatiche con una certa abilità, usando le tonalità nette
solo in qualche occasione. I loro lavori, sempre al confine tra buon
artigianato e arte moderna, sono destinati a durare. Basti pensare che i
mosaici di Aquileia hanno resistito ad Attila ed ai suoi Unni e a tutti gli
invasori che li hanno seguiti, dopo la caduta dell’Impero Romano.
Il mosaico,
dunque, è un manufatto (a volte, opera d’arte) destinato a durare nel tempo.
Carraro e Chabarik si occupano di arredo, di design e di gioielli. Spaziano con
le loro opere in questi ed altri campi, come quello delle installazioni
durature o effimere. È assai difficile essere effimeri col mosaico.
Il prodotto dell’arte
musiva contrasta con la transitorietà e va a cozzare con la sindrome del
consumismo, ben delineata di recente dal sociologo Zygmunt Bauman.
Laura Carraro, Mohamed Chabarik, "Conoscere", particolare, 2015, cm 400 x 300 ca., Collezione privata, Udine.
«Nella gerarchia
tramandata di valori riconosciuti – ha scritto Bauman – la sindrome consumista
ha declassato la durata in favore della transitorietà». Non è tutto, perché il
consumismo, secondo il celebre autore «ha sostituito tra gli oggetto del
desiderio umano il possesso e godimento duraturo con l’appropriazione
rapidamente seguita dallo smaltimento del rifiuto» (Z. Bauman, Liquid Life, Polity Press, Cambridge,
traduzione italiana: Vita liquida,
Editori Laterza, Roma-Bari, 2010, pag. 88).
Si consideri che molte
pietre utilizzate dai mosaicisti sono elementi di risulta, come nel caso dei
marmi. Allora si può concludere che, in molti casi, il mosaico sviluppa la
creatività dell’artista riciclando taluni materiali, all’opposto del consumismo
che ci spinge a generare rifiuti da smaltire negli appositi cassonetti. Sembra
una contraddizione, ma il mosaico è arte viva, nonostante sia costituita
soprattutto da pietre e paste vitree che, di certo, vive non sono.
Laura Carraro, Mohamed Chabarik, "Paesaggi 1", Collezione Mosaicûs. Fotografia di Giovanni Chiarot
Laura Carraro, Mohamed Chabarik, "20Quadro", 2014, Collezione degli A. Fotografia di Giovanni Chiarot
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