martedì 17 gennaio 2017

Da Pola al Centro Profughi di Firenze, con pareti di cartone

Ne hanno passate di cotte e di crude certi italiani dell’esodo giuliano dalmata. Quella che sto per raccontare è una storia d’esilio vissuta per oltre cinque anni in un Centro Raccolta Profughi (CRP), dove per creare un po’ di intimità per ogni famiglia sfollata dall’Istria, c’erano dei box con le pareti di cartone e, prima, con delle coperte fissate sullo spago.
Firenze, Centro Raccolta Profughi di Via Guelfa, ex Manifattura Tabacchi di Sant'Orsola, marzo 1948, con la bambola preferita portata via dall'Istria 
(Ricerca C. Ausilio)

Si tratta del Centro Raccolta Profughi di Firenze, situato nell’antico monastero di Sant’Orsola, in Via Guelfa, adattato nell’Ottocento a Manifattura Tabacchi. 
«Siamo venuti via da Pola il 3 marzo 1947 – racconta la signora Liana Di Giorgi Sossi – ero una bambina e ci hanno imbarcato sul piroscafo Toscana e dopo ci hanno sbarcato a Venezia, per collocarci alla Caserma Sanguinetti per una settimana, accuditi dai militari. Anche quello era un Centro Raccolta Profughi. Potrei dire che alla Manifattura Tabacchi di Pola saranno rimasti due o tre dipendenti, tutti gli altri sono fuggiti oltre il Territorio Libero di Trieste, nel resto d’Italia, come Firenze, Lucca, Genova».
Poi cosa è accaduto? «Ci hanno inviato in treno fino a Firenze – replica la testimone, nata a Pola nel 1937 – presso la vecchia Manifattura Tabacchi, adattata a Centro Raccolta Profughi, in Via Guelfa, dove siamo rimasti per cinque anni. È lì che c’erano molte operaie sfollate dipendenti della Manifattura Tabacchi di Pola e trasferite in quella nuova Manifattura Tabacchi di Firenze, che stava alle Cascine e che fu costruita nel 1941».
Il Centro Raccolta Profughi di Via Guelfa, presso la ex Manifattura Tabacchi e, prima ancora, Monastero di Sant'Orsola.
Fotografia di Elio Varutti

Com’era la vita al CRP di Via Guelfa a Firenze? «Diciamo che prima di tutto abbiamo subito una certa forma di razzismo – spiega la signora Liana, con un’affascinante pronuncia toscanaccia – da parte di certi fiorentini contro noi profughi, poi ricordo che eravamo tanti ragazzini e si giocava nel cortile. 
Prima avevamo le pareti fatte con lo spago e le coperte gettate sopra, per avere un po’ di intimità familiare - aggiunge - poi i falegnami della nuova Manifattura Tabacchi fiorentina ci hanno costruito con delle assi di legno e dei cartoni, una serie di separé e così ogni famiglia aveva il suo box. Ricordo anche che, mentre stavo al Campo Profughi di Via Guelfa, ho fatto la prima comunione nella Chiesa di Santa Reparata: è stato bello. Però noi lì eravamo isolati. Eravamo in Campo Profughi e uscivamo solo per andare a scuola oppure a lavorare».
Firenze, Centro Raccolta Profughi di Via Guelfa, ex Manifattura Tabacchi di Sant'Orsola, Pasqua 1947 (Ricerca C. Ausilio)

La signora Myriam Andreatini Sfilli è Delegato provinciale per Firenze dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD). Pure la signora Myriam ha descritto in un bel libro del 2000, intitolato “Flash di una giovinezza vissuta tra i cartoni”, le pareti di cartone del Centro Profughi di Via Guelfa e la vita dei profughi istriani là dentro. 
Lei, signora Liana Di Giorgi Sossi è mai ritornata a Pola e in Istria? «Sono ritornata in Istria nel 1970 – è la risposta – e nella mia vita ho provato due grandi emozioni, quando ho scoperto di essere incinta e poi nacque mia figlia e quando, dopo 23 anni di esodo, ho passato quella frontiera delle guardie jugoslave. Poi sono ritornata altre volte, anche nel 2007, ma è tutto cambiato, adesso i luoghi assomigliano a Rimini o Viareggio, non c’è più la mia Pola».
Pola, San Nicolò, dopo lavoro Monopoli di Stato, anni 1930-1940 (Ricerca C. Ausilio)

Ha altri ricordi di Pola? «Sì di quando c’erano i bombardamenti anglo-americani e andavamo nei rifugi sotterranei fatti a ragno, con delle ramificazioni, così nessuno faceva la fine del topo, là dentro. Mia zia mi prendeva per mano nel rifugio. 
La prima parte era occupata dalle Waffen S.S. e dalle milizie, mente il popolo andava all’interno con delle lanterne allo zolfo, ricordo ancora quell’odore. Poi la mia famiglia è sfollata a cinque chilometri dalla città e lì arrivavano i camion dei tedeschi di notte alla ricerca di partigiani, ma i miei familiari sapevano il tedesco, così era più facile rapportarsi con loro. 
Dopo il fidanzato di una mia zia è stato preso dai partigiani titini, che lo hanno ucciso ed infoibato, lui era di Fiume. La sua famiglia di nascita ha scritto un piccolo libro con quello che una mamma poteva raccontare. Le persone sparivano e nessuno sapeva più nulla, poi hanno cominciato a dire che c’erano le foibe. Anche lo zio di una mia cara amica è stato preso prigioniero e ucciso dai titini».
Firenze, CRP alla ex Manifattura Tabacchi, Comunione e Cresima, 15 giugno 1948 (Ricerca C. Ausilio)

Gli storici dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea (ISTORETO) di Torino, in merito al CRP di Firenze, hanno scoperto le seguenti notizie. La documentazione conservata presso l’Archivio della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ufficio Zone di Confine (PCM, Archivio UZC) - contiene importanti riferimenti al trasferimento dei lavoratori dalla Manifattura Tabacchi di Pola ad altre Manifatture attive sul territorio italiano. L’Archivio suddetto è presso il Centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto, provincia di Roma.
Il 19 gennaio 1947, la Presidenza del Consiglio dei Ministri invia un telegramma al prefetto di Firenze, informandolo del trasferimento nella locale Manifattura Tabacchi di “580 dipendenti dalla Manifattura Tabacchi di Pola”, che arriveranno in città “con le loro famiglie”. 
La presidenza del Consiglio invita quindi il prefetto a “dare appoggio al direttore della Manifattura per procurare ai profughi una prima sistemazione” (PCM, Archivio UZC). Detta sistemazione avviene nei locali della ex Manifattura Tabacchi di Sant’Orsola, in Via Guelfa in “170 ambienti” all'interno dei quali la direzione dei Monopoli di Stato, si fa carico della costruzione di “2.000 mq di tramezzi con intelaiature in legno e rivestimento in lastre Tex-Tex o consimile”.

Se i Monopoli di Stato riescono a supportare le spese relative alla “costruzione delle intelaiature in legno e alla posa in opera dei tramezzi”, essi chiedono però il contributo della presidenza del consiglio dei ministri, “nella misura di lire 750.000” per la sistemazione degli alloggi dei profughi, accollandosi le spese occorrenti per il materiale di rivestimento. 
Tale richiesta non sembra cadere nel vuoto: infatti il 28 maggio 1947 il ministro dell’Interno Scelba invia al prefetto di Firenze un telegramma con il quale lo informa che il Ministero da lui presieduto “mette a disposizione lire 600.000 a titolo di concorso nella spesa per i lavori di adattamento dei locali della ex Manifattura Tabacchi Sant’Orsola” destinati a “ospitare 170 nuclei familiari del personale trasferito dalla Manifattura Tabacchi di Pola a quella di Firenze” (PCM, Archivio UZC). 
--
Secondo i ricordi della signora Liana Di Giorgi Sossi, in realtà, erano 272 (non 170) i nuclei familiari ospitati al Centro Raccolta Profughi di Via Guelfa a Firenze.

Firenze, CRP ex Manifattura Tabacchi, 1 gennaio 1948, Ballo campestre nel teatrino nella notte di Capodanno (Ricerca C. Ausilio)

Ritorniamo alla testimonianza di Liana Di Giorgi Sossi. Ho letto che lei signora partecipa dal 2010 alle manifestazioni del Giorno del Ricordo, in particolare nella scuola media di Reggello, in provincia di Firenze, con gli interventi dei consiglieri comunali, dei professori e della preside. Che cosa ci dice di quest’altra esperienza?
«Ho un ricordo stupendo – conclude la signora Liana Di Giorgi Sossi – i ragazzi di Reggello mi fanno tante domande, sono attenti e interessati. Io parlo in maniera semplice e pacata. Desidero concludere sempre con un’affermazione del tipo: Non ci sono morti di destra o di sinistra, ma solo poveri morti, che meritano riposo e rispetto».
Firenze, Manifattura Tabacchi del 1941, Facciata principale. Fotografia da Internet

Ringraziamenti e fonte orale

Sono molto riconoscente all’intervistata signora  Liana Di Giorgi Sossi, nata a Pola nel 1937 ed esule a Rignano sull’Arno, in provincia di  Firenze, che ho interpellato al telefono il 16 gennaio 2017. 
Soprattutto desidero ringraziare il signor Claudio Ausilio, esule da Fiume e Delegato provinciale per Arezzo dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD). Ausilio, volendomi aiutare nelle ricerche sull’esodo istriano, mi ha messo cortesemente in contatto con la signora Liana Di Giorgi Sossi, per raccogliere la sua preziosa testimonianza. 
Egli mi ha inviato, inoltre, molta documentazione iconografica della signora Liana Di Giorgi Sossi sulle operaie, le cosiddette “tabacchine”, delle Manifatture Tabacchi istriane e dalmate, citata in questo articolo come “Ricerca C. Ausilio”.

2 commenti:

  1. Sarei grata a chi pubblicasse ricordi dell'accoglienza dei profughi istriani e per questo motivo 2 volte italiani,che per alcuni di loro è stata la casa di una vita.le pareti erano di stoffa .Con sofferenza Gioia Inchiostri

    RispondiElimina
  2. Gentile signora Gioia Inchiostri, la ringrazio per il suo commento, che aggiunge elementi di riflessione alle ricerche sull'esodo giuliano dalmata. Distinti saluti.

    RispondiElimina