Ne hanno passate di cotte e di crude certi italiani
dell’esodo giuliano dalmata. Quella che sto per raccontare è una storia
d’esilio vissuta per oltre cinque anni in un Centro Raccolta Profughi (CRP),
dove per creare un po’ di intimità per ogni famiglia sfollata dall’Istria, c’erano
dei box con le pareti di cartone e, prima, con delle coperte fissate sullo
spago.
Firenze, Centro Raccolta Profughi di Via Guelfa, ex Manifattura Tabacchi di Sant'Orsola, marzo 1948, con la bambola preferita portata via dall'Istria
(Ricerca C. Ausilio)
(Ricerca C. Ausilio)
Si tratta del Centro Raccolta Profughi di Firenze, situato
nell’antico monastero di Sant’Orsola, in Via Guelfa, adattato nell’Ottocento a
Manifattura Tabacchi.
«Siamo
venuti via da Pola il 3 marzo 1947 – racconta la signora Liana Di Giorgi Sossi – ero una bambina e ci
hanno imbarcato sul piroscafo Toscana
e dopo ci hanno sbarcato a Venezia, per collocarci alla Caserma Sanguinetti per
una settimana, accuditi dai militari. Anche quello era un Centro Raccolta
Profughi. Potrei dire che alla Manifattura Tabacchi di Pola saranno rimasti due
o tre dipendenti, tutti gli altri sono fuggiti oltre il Territorio Libero di
Trieste, nel resto d’Italia, come Firenze, Lucca, Genova».
Poi cosa è accaduto? «Ci hanno inviato in treno fino a Firenze – replica la testimone, nata a
Pola nel 1937 – presso la vecchia Manifattura Tabacchi, adattata a Centro
Raccolta Profughi, in Via Guelfa, dove siamo rimasti per cinque anni. È lì che
c’erano molte operaie sfollate dipendenti della Manifattura Tabacchi di Pola e
trasferite in quella nuova Manifattura Tabacchi di Firenze, che stava alle Cascine
e che fu costruita nel 1941».
Il Centro Raccolta Profughi di Via Guelfa, presso la ex Manifattura
Tabacchi e, prima ancora, Monastero di Sant'Orsola.
Fotografia di Elio Varutti
Com’era la vita al CRP di Via Guelfa a Firenze? «Diciamo che prima di tutto abbiamo subito una
certa forma di razzismo – spiega la signora Liana, con un’affascinante pronuncia toscanaccia – da parte di
certi fiorentini contro noi profughi, poi ricordo che eravamo tanti ragazzini e
si giocava nel cortile.
Prima avevamo le pareti fatte con lo spago e le coperte
gettate sopra, per avere un po’ di intimità familiare - aggiunge - poi i falegnami della
nuova Manifattura Tabacchi fiorentina ci hanno costruito con delle assi di
legno e dei cartoni, una serie di separé e così ogni famiglia aveva il suo box.
Ricordo anche che, mentre stavo al Campo Profughi di Via Guelfa, ho fatto la prima comunione nella Chiesa di
Santa Reparata: è stato bello. Però noi lì eravamo isolati. Eravamo in Campo
Profughi e uscivamo solo per andare a scuola oppure a lavorare».
Firenze, Centro Raccolta Profughi di Via Guelfa, ex Manifattura Tabacchi di Sant'Orsola, Pasqua 1947 (Ricerca C. Ausilio)
La signora Myriam Andreatini Sfilli è Delegato provinciale per Firenze dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD). Pure la
signora Myriam ha descritto in un bel libro del 2000, intitolato “Flash di una giovinezza vissuta tra i cartoni”, le pareti di cartone del Centro Profughi di
Via Guelfa e la vita dei profughi istriani là dentro.
Lei, signora Liana Di
Giorgi Sossi è mai ritornata a Pola e in Istria? «Sono ritornata in Istria nel
1970 – è la risposta – e nella mia vita ho provato due grandi emozioni, quando
ho scoperto di essere incinta e poi nacque mia figlia e quando, dopo 23 anni di
esodo, ho passato quella frontiera delle guardie jugoslave. Poi sono ritornata
altre volte, anche nel 2007, ma è tutto cambiato, adesso i luoghi assomigliano
a Rimini o Viareggio, non c’è più la mia Pola».
Pola, San Nicolò, dopo lavoro Monopoli di Stato, anni
1930-1940 (Ricerca C. Ausilio)
Ha altri ricordi di Pola? «Sì di quando c’erano i bombardamenti anglo-americani
e andavamo nei rifugi sotterranei fatti a ragno, con delle ramificazioni, così
nessuno faceva la fine del topo, là dentro. Mia zia mi prendeva per mano nel
rifugio.
La prima parte era occupata dalle Waffen S.S. e dalle milizie, mente il popolo andava all’interno con delle lanterne
allo zolfo, ricordo ancora quell’odore. Poi la mia famiglia è sfollata a cinque
chilometri dalla città e lì arrivavano i camion dei tedeschi di notte alla
ricerca di partigiani, ma i miei familiari sapevano il tedesco, così era più
facile rapportarsi con loro.
Dopo il fidanzato di una mia zia è stato preso dai
partigiani titini, che lo hanno ucciso ed infoibato, lui era di Fiume. La sua
famiglia di nascita ha scritto un piccolo libro con quello che una mamma poteva
raccontare. Le persone sparivano e nessuno sapeva più nulla, poi hanno cominciato
a dire che c’erano le foibe. Anche lo zio di una mia cara amica è stato preso
prigioniero e ucciso dai titini».
Firenze, CRP alla ex Manifattura Tabacchi, Comunione e Cresima, 15
giugno 1948 (Ricerca C. Ausilio)
Gli storici dell’Istituto piemontese per la storia della
Resistenza e della società contemporanea (ISTORETO) di Torino, in merito al CRP
di Firenze, hanno scoperto le seguenti notizie. La documentazione conservata
presso l’Archivio della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ufficio Zone di
Confine (PCM, Archivio UZC) - contiene importanti riferimenti al trasferimento
dei lavoratori dalla Manifattura Tabacchi di Pola ad altre Manifatture attive
sul territorio italiano. L’Archivio suddetto è presso il Centro polifunzionale di Castelnuovo di
Porto, provincia di Roma.
Il 19 gennaio 1947, la Presidenza del Consiglio dei Ministri
invia un telegramma al prefetto di Firenze, informandolo del trasferimento
nella locale Manifattura Tabacchi di “580 dipendenti dalla Manifattura Tabacchi
di Pola”, che arriveranno in città “con le loro famiglie”.
La presidenza del
Consiglio invita quindi il prefetto a “dare appoggio al direttore della
Manifattura per procurare ai profughi una prima sistemazione” (PCM, Archivio
UZC). Detta sistemazione avviene nei locali della ex Manifattura Tabacchi di
Sant’Orsola, in Via Guelfa in “170 ambienti” all'interno dei quali la direzione
dei Monopoli di Stato, si fa carico della costruzione di “2.000 mq di tramezzi
con intelaiature in legno e rivestimento in lastre Tex-Tex o consimile”.
Se i Monopoli di Stato riescono a supportare le spese
relative alla “costruzione delle intelaiature in legno e alla posa in opera dei
tramezzi”, essi chiedono però il contributo della presidenza del consiglio dei
ministri, “nella misura di lire 750.000” per la sistemazione degli alloggi dei
profughi, accollandosi le spese occorrenti per il materiale di rivestimento.
Tale richiesta non sembra cadere nel vuoto: infatti il 28 maggio 1947 il
ministro dell’Interno Scelba invia al prefetto di Firenze un telegramma con il
quale lo informa che il Ministero da lui presieduto “mette a disposizione lire
600.000 a titolo di concorso nella spesa per i lavori di adattamento dei locali
della ex Manifattura Tabacchi Sant’Orsola” destinati a “ospitare 170 nuclei
familiari del personale trasferito dalla Manifattura Tabacchi di Pola a quella
di Firenze” (PCM, Archivio UZC).
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Secondo i ricordi della signora Liana Di Giorgi Sossi, in
realtà, erano 272 (non 170) i nuclei familiari ospitati al Centro Raccolta
Profughi di Via Guelfa a Firenze.
Firenze, CRP ex Manifattura Tabacchi, 1 gennaio 1948, Ballo
campestre nel teatrino nella notte di Capodanno (Ricerca C. Ausilio)
Ritorniamo alla testimonianza di Liana Di Giorgi Sossi. Ho letto
che lei signora partecipa dal 2010 alle manifestazioni del Giorno del Ricordo,
in particolare nella scuola media di Reggello, in provincia di Firenze, con gli
interventi dei consiglieri comunali, dei professori e della preside. Che cosa
ci dice di quest’altra esperienza?
«Ho un ricordo stupendo – conclude la signora Liana Di Giorgi
Sossi – i ragazzi di Reggello mi fanno tante domande, sono attenti e
interessati. Io parlo in maniera semplice e pacata. Desidero concludere sempre
con un’affermazione del tipo: Non ci sono morti di destra o di sinistra, ma solo poveri morti, che
meritano riposo e rispetto».
Firenze, Manifattura Tabacchi del 1941, Facciata principale. Fotografia da Internet
Ringraziamenti e fonte
orale
Sono molto riconoscente all’intervistata signora Liana Di Giorgi Sossi, nata a Pola nel 1937 ed esule a Rignano sull’Arno, in provincia di Firenze, che ho interpellato al telefono il
16 gennaio 2017.
Soprattutto desidero ringraziare il signor Claudio Ausilio,
esule da Fiume e Delegato provinciale per Arezzo dell’Associazione Nazionale
Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD). Ausilio, volendomi aiutare nelle ricerche
sull’esodo istriano, mi ha messo cortesemente in contatto con la signora Liana
Di Giorgi Sossi, per raccogliere la sua preziosa testimonianza.
Egli mi ha inviato,
inoltre, molta documentazione iconografica della signora Liana Di Giorgi Sossi sulle operaie, le cosiddette “tabacchine”, delle
Manifatture Tabacchi istriane e dalmate, citata in questo articolo come “Ricerca C. Ausilio”.
Sarei grata a chi pubblicasse ricordi dell'accoglienza dei profughi istriani e per questo motivo 2 volte italiani,che per alcuni di loro è stata la casa di una vita.le pareti erano di stoffa .Con sofferenza Gioia Inchiostri
RispondiEliminaGentile signora Gioia Inchiostri, la ringrazio per il suo commento, che aggiunge elementi di riflessione alle ricerche sull'esodo giuliano dalmata. Distinti saluti.
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