C’è un quartiere ultra-moderno nella capitale austriaca, in
Leopoldstadt. Oltre il Donaustadt, il quartiere del futuro, di cui accennerò più
sotto. Non sembra di essere nemmeno nel centro dell’ex Impero Austro Ungarico. La
zona di cui scrivo è quella del Prater, vicino alla “Messe Wien”, il quartiere
fieristico.
È tutta zeppa di grattacieli e di costruzioni ardite che puntano
al cielo. È un insieme di parallelepipedi pieni di finestre, corridoi sospesi
nel vuoto e così via. Ci passa la metropolitana viola (U2): la fermata è quella
di Krieau.
A Francesco Giuseppe verrebbe un coccolone nel vedere questi
nuovi palazzi, un po’ dritti, un po’ sghembi, che svettano verso l’alto. Figurarsi,
lui inorridiva nel vedere lo stupendo edificio (parere mio personale) di Adolf Loos, la “Looshaus”. Si trova al n. 3 di Michaelerplatz. Fu edificato nel 1910 senza
fronzoli, con linee dritte. L’architetto non volle abbellimenti di sorta. Proprio
in opposizione allo stile “Ringstrasse”, tutto ornamenti e richiami al passato.
Mi pare che l’imperatore dicesse, girandosi dall’altra parte,
di non voler vedere “quella facciata di casa senza palpebre”. Cecco Beppe alludeva
al fatto che ogni finestra Looshaus sta
lì squadrata, senza ghirigori di abbellimento neo-classico, neo-gotico,
neo-barocco e… neo-son-so-che-altro.
Tutto il “ring” è stato costruito con
stili neo-classici, neo-gotici, neo-barocchi e l’occhio di Cecco Beppe a quelle
cose era abituato, altro che il disegno di Adolf Loos, di Otto Wagner, ma che
volevano costoro?
Uno scatto notturno sulla Looshaus, edificata nel 1910
La Looshaus è considerata
uno dei primi esempi del razionalismo europeo, che riteneva superflui gli orpelli
decorativi. Si volle puntare alle forme, con l’uso di colori basilari: il
bianco soprattutto. Vennero introdotti pure materiali economici e innovativi
per i primi anni del Novecento, come il vetro, il cemento armato, il linoleum,
l’acciaio. Il disegno di Loos ha influenzato, secondo gli studi di
architettura, le opere del tedesco Gropius, dello svizzero-francese Le Corbusier e dell’olandese J. J. P. Oud.
Torniamo alla zona ultra-moderna del Prater. È molto bella da
visitare. Ci sono fontane, laghetti e passerelle. Oltre a grattacieli perfino
balordi. Ci si può girare in bicicletta per una caccia fotografica. Io me la
sono fatta a piedi e ho ottenuto questo risultato. Spero di essere riuscito a
trasmettere qualcosa. Con la santa pace di Cecco Beppe, bello lui.
Il Donaustadt è compreso tra il vecchio e il nuovo Danubio. Oltre
ad un bel parco grande si può vedere l’alta Donauturm, di 252 metri. È la torre
della televisione, costruita in occasione della Mostra internazionale del
giardinaggio nel 1964. Il parco del Donaustadt è inframmezzato da un insieme di
grattacieli pari pari alle metropoli americane o di altre località del mondo.
Qui c’è l’UNO-City. Ossia le case dei funzionari dell’ONU,
provenienti da oltre un centinaio di paesi. Le torri dei grattacieli svettano
fino ai 60 e 120 metri. Nel vecchio Danubio sono sorte dopo il Duemila varie
spiagge, con varie case e luoghi di incontro: bar, caffè, trattorie. Tutto ciò
è per i viennesi desiderosi di un po’ di fresco durante i momenti di caldo
delle estati austriache.
Servizio giornalistico, fotografico e di networking di Elio
Varutti
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