È un libro affascinante quello scritto da Elettra e Maria
Serenella Candiloro. Si intitola: “Voci dal silenzio”. È stato edito nel 2016 dalla
Dreambook edizioni di San Giuliano Terme (Pisa).
Fiume 1939, studentesse della scuola "Emma Brentari" coi genitori delle autrici, insegnanti nello stesso istituto. Fotografia della Collezione famiglia Candiloro, Piombino (LI)
Sin dalla copertina, che riporta un’elegante illustrazione
acquerellata di Sara Angiolini, c’è una citazione dell’esodo giuliano dalmata,
con bambini, ragazze in gruppo e due donne che portano una cesta, nella fuga
dalla Jugoslavia di Tito. Quell'immagine è ormai un'icona dell'esodo degli italiani dall'Istria.
Tutto è incentrato sulla vita a Fiume, nel Quarnaro, di una
coppia di giovani che si sposano nel 1938. Poi arrivano i venti di guerra e lui
parte per la Libia, essendo stato richiamato militare, lasciando la giovane
sposa in attesa di una bambina.
Il libro è tutto con nomi di fantasia, ma si incardina sulla
storia vera della famiglia delle autrici e dei loro avi. Ah, la potenza delle
ricerche genealogiche! Si pensi che, di recente, è sorto un ramo del turismo,
appunto definito "turismo genealogico". Le stesse scrittrici mostrano, per così
dire, una certa dicotomia nell’appartenenza socio-territoriale. Mi spiego
meglio. La primogenita è nata a Fiume, mentre la secondogenita nasce a Udine,
durante l’esilio dei genitori, che come capita alle genti dell’esodo d’Istria,
Fiume e Dalmazia, li porta in varie parti d’Italia: Friuli, Sicilia e Toscana.
Alla fin fine sono questi i luoghi dei nonni e degli studi universitari delle
giovani degli anni 1950-1960.
La prima autrice è molto legata alla città mitteleuropea di
Fiume italiana. Ambra (questo è lo pseudonimo) descrive il legame profondo dei
fiumani con la città. C’è il significato profondo della perdita dello spirito fiumano, oltre ai beni
materiali, come le case, i negozi, i magazzini, i cantieri e le industrie. «Quello che è andato perduto – è scritto a pag. 112 del volume –
quello che i fiumani rimpiangono di più, è lo spirito di una città che sentivano diversa, amica, calda ed
accogliente, anche con chi non vi era nato, ma vi era giunto in un momento
della sua vita. No, se non si è vissuti a Fiume, non si può capire».
La famiglia Mareschi, Valeriano 1914. Nonni delle autrici, attivi a Fiume come terrazzai e mosaicisti.
Fotografia Malignani. Collezione famiglia Candiloro, Piombino (LI)
La sorella nasce a Udine, come già scritto, con la famiglia in
esilio. Giuditta (nella finzione del libro romanzo) si sente cittadina udinese.
Lo scrive (alle pagine 182 e 211). La vita della famigliola fiumana nel
capoluogo friulano si sviluppa in Baldasseria Bassa, dove le giovani ricordano
i lavatoi sul canale Ledra. Le donne andavano a lavare i panni presso tali
lavatoi. Ce n’erano diversi in città. Nel 2016 il sindaco Furio Honsell, ha
inaugurato, in via Baldasseria Media, un restaurato lavatoio sul roiello, con
tanto di targa turistica trilingue (italiano, friulano, inglese).
Nel volume c’è tanta storia: la Libia, il campo di prigionieri italiani di Yol (India), i titini, le foibe, Caporetto, la questione di Fiume
con D’Annunzio che girava per la città del Quarnaro col suo cavallo bianco: un
ricordo indelebile per tutti i fiumani (pag. 41). C’è tanto Friuli, si va da
Pinzano a Valeriano, Ragogna, San Daniele, ai baracconi di Udine (luna park e
ambulanti).
Alcuni brani sono scritti in dialetto fiumano (pagine 175, 221),
oppure ci sono parole in lingua friulana (pagine 171-173).
Udine, 13 marzo 2016 - Inaugurazione della targa presso l’antico
lavatoio di Via Baldasseria Bassa, col sindaco Furio Honsell (Fotografia di
Elio Varutti)
La tecnica espositiva del volume è con la forma
dell’autobiografia. Si va dalla fine dell’Ottocento ai primi anni del
Novecento, quando le famiglie di terrazzai e mosaicisti di Sequals, Spilimbergo
e Maniago emigravano in America, in Francia e nell’Impero Austro-Ungarico.
Proprio in quel “Separatum Corpus”
dell’Impero d’Ungheria, che era
Fiume, vanno a finirla le famiglie di Valeriano, frazione di Pinzano. Dal
Friuli a Fiume, porto del Quarnaro con maggioranza italofona. Sono gli antenati
delle scrittrici nostre. Fin qui gli antenati del ramo materno.
Il protagonista (Francesco) capita a Fiume nel 1933 per lavoro, avendo ricevuto l’incarico di insegnamento per sedici ore di Computisteria e Pratica commerciale alla scuola secondaria di avviamento professionale “Gabriele D'Annunzio” di Fiume. L’anno successivo, nel 1934, ha l'incarico completo e insegna Computisteria, ragioneria e pratica commerciale alla scuola “Emma Brentari”. È così che incontra la sua Maria. È lei che davvero gli ha mandato il telegramma dell’assunzione, essendo stata segretaria alla “G. D'Annunzio” e poi, nel 1934, era segretaria e anche insegnante alla “Brentari”.
Il protagonista (Francesco) capita a Fiume nel 1933 per lavoro, avendo ricevuto l’incarico di insegnamento per sedici ore di Computisteria e Pratica commerciale alla scuola secondaria di avviamento professionale “Gabriele D'Annunzio” di Fiume. L’anno successivo, nel 1934, ha l'incarico completo e insegna Computisteria, ragioneria e pratica commerciale alla scuola “Emma Brentari”. È così che incontra la sua Maria. È lei che davvero gli ha mandato il telegramma dell’assunzione, essendo stata segretaria alla “G. D'Annunzio” e poi, nel 1934, era segretaria e anche insegnante alla “Brentari”.
È tra i corridoi
dell’austera scuola commerciale fiumana che sgorga l’amore tra Francesco e Maria (ecco i nickname
dei protagonisti del libro, i genitori delle autrici). Lui ha fatto il militare
a Pola, perciò conosce l’ambiente del litorale adriatico che va dall’Istria a
Fiume. Poi aveva il palermitano nonno Rodolfo, ufficiale di Marina, che
combatté nella battaglia di Lissa nel 1866, trasmettendogli l’amore per la
patria (pagine 58-59).
Fiume, in via Dolac nel 1884 viene edificata la Scuola femminile “Emma
Brentari”, su progetto dell’architetto triestino Giacomo Zammattio. La
costruzione è un monumentale parallelepipedo a tre piani con forti marcapiani
che ne accentuano l’orizzontalità e con le facciate animate da un grande numero
di finestre, l’architetto triestino ha scelto qui dei moduli rinascimentali. (Erna
Toncinich, Zammattio, L’architetto dell’edificio scolastico; dal libro: Tra storia e ricordi. 110 anni di vita
scolastica, Rijeka-Fiume)
Il volume appartiene in pieno alla seconda generazione della
letteratura dell’esodo. Ha vari spunti di auto-riflessione e c'è pure un po' di auto-analisi. È questo un tipo di
scrittura venuto a galla dopo gli anni 2004-2007. Ossia dopo l’approvazione della
legge sul Giorno del Ricordo (2004) e dopo il celebre discorso (2007) del
presidente Giorgio Napolitano di denuncia del silenzio della storia sui fatti
delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata dei 350 mila profughi italiani
fuggiti dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia.
Alcuni di loro, a questo proposito, rifiutano il verbo “fuggire”.
Ci tengono a precisare che fu un’uscita autorizzata, dopo avere optato per
l’Italia. Ma quanto gli è costata quella uscita? È proprio vero che fu un
traslochino qualsiasi, oppure fu un autentico fuggifuggi dalle prevaricazioni
titine, dalle violenze e dalla paura di finire ucciso nella foiba?
Ho intervistato o contattato oltre 300 profughi italiani d’Istria,
Fiume e Dalmazia nelle mie ricerche iniziate nel 2003 in modo organico. Ho
pubblicato due libri e vari articoli sul tema. Ancora oggi qualcuno non ama
essere definito profugo, perché «no gò fato domanda de profugo!» Altri mi
dicono che il termine di esule va
meglio, perché è colui che non può più ritornare nella sua terra, nella sua
casa, nel suo negozio.
Nelle ultime pagine di questo coinvolgente romanzo con originali
scorci biografici è riprodotto il testo di un documento del Ministero della
Pubblica Istruzione (pag. 199). È una lettera di encomio per il professore,
babbo delle autrici, dato che dal febbraio 1943 al marzo 1946 ha insegnato
Ragioneria generale ed applicata nel Centro Studi di Yol in India, agli
italiani prigionieri dei britannici. Non c’è più grande soddisfazione nelle
ricerche genealogiche se non quella di trovare un atto che esalti il ruolo del
nostro avo. Per le sorelle Candiloro è stato proprio così.
Campo di prigionieri italiani a Yol (India) sotto custodia britannica. Fotografia da Internet
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Spunti biografici
Elettra Candiloro è nata a Fiume. Laureatasi in Lettere
classiche all’Università di Pisa, ha conseguito il Diploma presso la Scuola
Normale Superiore di Pisa, dedicandosi all’insegnamento. Si è perfezionata in
Storia antica, pubblicando vari saggi.
Maria Serenella Candiloro è nata a Udine. Laureatasi a Pisa
in Scienze biologiche, ha coltivato i suoi interessi per l’arte e la
letteratura. Nel 2012 ha pubblicato, con lo pseudonimo di Serena Mauri, il
racconto intitolato Che cosa cerchi Marì.
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Elettra e Maria Serenella Candiloro, Voci dal silenzio, San Giuliano Terme (Pisa), Dreambook, 2016, euro
13, pagg. 226.
ISBN 978-8899830052
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Bibliografia di
riferimento
Per chi volesse approfondire, mi permetto di segnare qui di
seguito i testi da me prodotti
sull’esodo d’Istria, Fiume e Dalmazia, oltre ad altri articoli scritti sul tema.
- Elio Varutti, Il Campo
Profughi di Via Pradamano e l’Associazionismo giuliano dalmata a Udine. Ricerca
storico sociologica tra la gente del quartiere e degli adriatici dell’esodo
1945-2007, Udine, ANVGD, Comitato Provinciale di Udine, 2007.
- E. Varutti, Cara maestra, le scrivo dal Campo profughi. Bambini di Zara e dell'Istria scolari a
Udine, 1948-1963, «Sot la Nape», Bulletin of the Friulian Philological Society, Udine, Italy,
2008.
- Roberto Bruno, Elisabetta Marioni, Giancarlo Martina, Elio
Varutti, Ospiti di gente varia. Cosacchi,
Esuli Giuliano Dalmati e il centro di smistamento profughi di Udine 1943-1960,
Udine, Istituto Statale d’Istruzione Superiore “B. Stringher”, 2015, pagine 128.
Riferimenti sitologici
- E. Varutti, Memorie italiane su Fiume, esodo 1947, articolo nel web del 2016 sul maestro Renato
Lupetich, nel mio blog «
eliovarutti.blogspot.com ».
- E. Varutti, L’esodo giuliano dalmata a Udine visto da Gli Stelliniani, articolo nel blog di Varutti
sull’incontro svoltosi al liceo classico “J. Stellini” di Udine nel 2016.
- E. Varutti, Esodo da Fiume al Campo Profughi di Laterina, 1950, intervista del 2017 a Ireneo
Giorgini, nato a Fiume nel 1937.
- E. Varutti, Diario di Carlo Conighi da Fiume, aprile-maggio 1945, articolo nel web del 2016.
- E. Varutti, Esodo disgraziato dei Tardivelli, da Fiume a Laterina 1948, articolo del 2017 nel
mio blog « eliovarutti.blogspot.com ».
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