domenica 2 aprile 2017

La donna friulana emigrante, conferenza a Udine

Sintesi della conferenza del professor Elio Varutti  tenuta al Museo Etnografico del Friuli, Via Grazzano, 1 – Udine il giorno 28 marzo 2017, ore 15.
Fornaciai in Germania a far mattoni e tegole nei primi del '900. Fotografia dei Civici Musei di Udine

L’emigrazione è un fenomeno sociale, cioè che coinvolge molte persone di una stessa zona, oltre che il paese e la famiglia. Questa parte di popolazione si sposta dal luogo di origine, cioè di nascita verso un altro. Il luogo di arrivo è più o meno lontano, ma sempre e comunque diverso. Spiegare le cause e le condizioni non è facile.
Nel film di Christiane Rorato “I dimenticati della Transiberiana” (2017) la regista interpreta la contessa Pierina di Brazzà Savorgnan Cergneu (1846-1936). Tale donna dell’emigrazione era discendente di una nobile famiglia di Gorizia vissuta tra l’Austria e il Friuli. La contesa Pierina, a 50 anni di età, decide di seguire il marito, titolare della ditta Floriani di Tarcento, proprio in Siberia (1895-1908). La contessa si fece conoscere come “la madre degli italiani”, poiché aiutava gli operai friulani (circa 450) a preparare i documenti e a spedire le loro lettere dalla lontana Siberia.
Il tipo di emigrazione è da capire. C’è quella permanente: l’emigrante parte per non tornare più, a volte la decisione viene presa nel corso del periodo di emigrazione, altre volte la decisione non viene chiaramente espressa, ma scorre lungo la vita. L’emigrante parte con la famiglia o si fa raggiungere in un secondo momento.
Poi c’è l’emigrazione temporanea: l’emigrante va in un altro paese per un periodo limitato di tempo (mesi, anni) con il preciso proposito di rientrare in patria (non a caso chiamata “madre”). Di frequente stipula contratti ben precisi e limitati. Di solito emigra senza la famiglia, proprio perché vuole far rientro in patria, anche se in vecchiaia.

Il confine indica un limite comune, una separazione tra spazi contigui; è anche un modo per stabilire in via pacifica il diritto di proprietà di ognuno in un territorio conteso. Il confine è una linea immaginaria di demarcazione che separa due territori afferenti a soggetti diversi, che siano essi persone, nel caso di proprietà private, o che siano autorità locali e statali in altri casi.
Frontiera: nel diritto internazionale il confine è definito anche come frontiera, è quella linea che delimita lo spazio di intervento del singolo stato. La frontiera rappresenta la fine della terra, il limite ultimo oltre il quale avventurarsi significava andare al di là della superstizione contro il volere degli dei.
Perché emigrano i friulani? La maggior parte emigrano per necessità economiche. Chi sono? In Friuli nel ‘600 sono soprattutto carnici, a partire dalla metà dell’800 anche i friulani della pianura emigrano. Uomini: agli inizi sono adulti, hanno una specializzazione spesso di alto livello (tessitori), verso il ‘900 la gran parte sono manovalanza. Donne: sono adulte, ma anche ragazzine che prestano servizio (lis massariis); poi svolgono la vendita porta a porta (lis sedonariis).
Tra gli emigranti dal Friuli quelli specializzati sono addetti all’edilizia (muratori, scalpellini, falegnami); al settore tessile (linaioli, tintori, tessitori); al settore dell’abbigliamento come i calzolai.
I lavoratori generici sono manovali, braccianti, fornaciai e tanti ragazzini apprendisti, bambinaie, sarte.
Le cifre e le anime. Nel 1679 dai quattro Canali della Carnia (conca di Tolmezzo, Canale di Socchieve, Canal di Gorto, Valle del But) emigrano 1132 persone. Sono circa il 24% della popolazione. Infatti, qualche anno prima nel 1672, il numero degli abitanti era di circa 27.000 individui.
Savigny, Francia 1960. Collezione Nevio Candolini, Interneppo, frazione di Bordano

I luoghi dell’emigrazione friulana. Nel periodo 1600 e 1700 la meta è rappresentata dai paesi del Centro Europa, dell’Europa balcanica, del nord est dell’Italia. Dal 1800 rimangono le mete precedenti, dalla  metà del secolo si aggiungono la Russia e le Americhe. Il ‘900 è il secolo della grande emigrazione nel Sud e Nord America, ma anche in Francia, Svizzera, Belgio, Lussemburgo, oltre che la Germania.
I luoghi di partenza sono i porti europei: Genova, Trieste, Marsiglia, Napoli, Les Havres. Gli emigranti dovevano raggiungere i porti transoceanici di partenza in Italia o in altri paesi, come la Francia, il viaggio oltre mare era lungo così come la strada che portava ai porti. In molti casi si creavano dei gruppi che facevano la strada assieme. Per pagare il viaggio molti emigrati si indebitavano.
Gli organizzatori dell’emigrazione (agenti). Prima di partire l’emigrante doveva mettersi in contatto con le persone che organizzavano il viaggio. Spesso erano dei profittatori, a volte si prendevano la caparra e poi non si facevano più vedere. Altre volte arrivavano fino all’imbarco e poi lasciavano gli emigranti al loro destino. Infine c’era chi procurava il contratto di lavoro negli altri stati e poi non seguiva più gli emigranti. Questo sistema è molto simile a quello del caporalato.
San Gallo, Svizzera, 1904. Donne emigranti di Forni Avoltri per fare le sarte. Si ringrazia per la diffusione della immagine l'autore del seguente libro: Tullio Ceconi, Tracce di storia per immagini, 1996.

Le fasi storiche
Emigrazione del Sei-Settecento, l’epopea dei cramars. Nel 1679 sono assenti in Carnia 1690 persone, 49 donne. 3% (Nicolò Corner, Elenco assenti dalla Patria).
La seconda fase dell’emigrazione va dal 1813 al 1866, quando il Friuli appartiene al Regno Lombardo Veneto. Nel 1818 chiude l’opificio di tessitura Linussio di Tolmezzo, fondato da Jacopo Linussio, nel 1740. Secondo Antonio Zanon era “il maggiore in Europa”. Durante il dominio austriaco il Friuli vede molta emigrazione. Più che tessitori e boscaioli, il mercato cerca fornaciai, muratori, scalpellini per costruire le nuove parti delle città dell’Impero, a partire da Vienna e Budapest. Tra il 1857 e il 1880 il movimento annuo di emigranti temporanei si aggira attorno ai 14 mila lavoratori, in base ai censimenti.
Terza fase. Dal 1877 inizia pure l’emigrazione transoceanica, verso l’America, inaugurando così una nuova ed ultima fase dei flussi migratori. Tra le cause dell’esodo c’è la famosa tassa sul macinato, oltre allo sviluppo demografico, la pressione degli usurai ed altro. Nel 1907 emigrano dalla provincia di Udine (che comprendeva pure il Pordenonese) 35 mila e 512 persone, come si vede sotto nella tabella n. 1, con mete prevalenti di tipo europeo e mediterraneo. Invece, secondo Guido Picotti, ispettore del lavoro, in una inchiesta di poco successiva, gli emigranti sarebbero addirittura 89.316. Più del doppio, con 30 milioni annui di risparmi, anziché 20 milioni, come riportato da Giovanni Cosattini.

Tabella n. 1 - Emigranti della provincia di Udine, 1907
Per gli stati europei e bacino del Mediterraneo 31.818
Per i paesi transoceanici (Argentina e Stati Uniti) 3.694
Totale 35.512
Fonte: G. Cosattini, L’emigrazione temporanea del Friuli, 1904.


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Le ricerche scolastiche
Nel 1922, fu firmato un accordo tra il Belgio e l'Italia per l'invio di lavoratori italiani nelle miniere belghe. Molte famiglie e cittadini italiani che fuggono dalla loro patria a causa della situazione politica (ascesa del fascismo), emigrarono. Nel 1922 che la prima famiglia italiana, Spangaro di Biauzzo (Codroipo), andò ad abitare a Hennuyères.
Nel 1945, dopo la fine della guerra, la produzione di carbone in Belgio era insufficiente per mancanza di mano d'opera. Contatti sono allora stabiliti tra il Belgio e l'Italia, il 20 giugno 1946 i due paesi firmano un Protocollo chiamato: “accordo uomo – carbone”.
L'Italia si impegna a inviare in Belgio 50.000 minatori in 6 mesi al ritmo del 2.000 partenze al mese (occorrerà attendere 1952 perché questa cifra sia ottenuta). Il Belgio vende all'Italia 200 chili di carbone al giorno e per emigrato.
In questi anni numerose famiglie della regione di Codroipo sono andate a abitare a Hennuyères. Il principale datore di lavoro erano le fornaci di Hennuyères, ma alcuni hanno lavorato in aziende agricole o nelle acciaierie di Clabecq.
L'8 agosto 1956 c’è la terribile catastrofe mineraria du Bois du Cazier, che fece 262 morti fra i quali 136 italiani. Questo evento causerà una reazione del governo italiano che rompe l'accordo del 1946. L'incidente provocò 262 morti su 274 uomini presenti nella miniera. Noi tutti conosciamo oggi quella località con il nome di Marcinelle (a cura del professor Giancarlo Martina).
Caterina e Giuseppe, cognossûts vuê come “Catine e Bepo di Australie”, tal mês di Dicembar dal 1959 a son partîts dal Friûl.  A son lâts vie in cinc: Catine cul sô om Bepo e i lôr fruts: Raffaella e Piergiorgio. Dopo e jere ancje Rosa, sûr di Bepo. A àn decidût di emigrâ, parcè culì a no ’nd ere lavôr. Arleve: Deborah Tosoratti di Bagnarie Arse. Classe 5^ A  Tecnic pai Servizis Turistics. Istitût “B. Stringher”, Udin - An scolastic   2007-2008. (par cure dal Professôr Elio Varutti).
L’emigrazione friulana ebbe termine nel 1969, secondo la sociologa Elena Saraceno. Vedi:
- E. Saraceno, Emigrazione e rientri. Il Friuli - Venezia Giulia nel secondo dopoguerra, Il Campo, Udine, 1981.

Bibliografia schematica
- Giovanni Cosattini, L’emigrazione temporanea del Friuli, Regione Friuli V.G. 1903-1983
- Giorgio Ferigo, Alessio Fornasin, Cramars, Arti Grafiche Friulane, 1997
- Giancarlo Martina (a cura di), Storie di emigrazione friulana dal Seicento al Novecento, Laboratorio di storia, anno scolastico 2009-2010, Isis Bonaldo Stringher Udine, ppt
- Bianca Maria Pagani, L’emigrazione friulana dalla metà del XIX secolo al 1940, Arti Grafiche Friulane, 1968
- Emigrazioni e trasferimenti di popolazioni, in Giampaolo Valdevit, Friuli e Venezia Giulia. Storia del ‘900, Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione del Friuli-Venezia Giulia, Gorizia, Leg, 1997.
- Piero Zanini, Significati del confine, B. Mondadori, 2002.

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