Sintesi della conferenza del professor Elio Varutti tenuta al Museo Etnografico del Friuli, Via
Grazzano, 1 – Udine il giorno 28 marzo 2017, ore 15.
Fornaciai in Germania a far mattoni e tegole nei primi del '900. Fotografia dei Civici Musei di Udine
L’emigrazione è un fenomeno sociale, cioè che coinvolge molte
persone di una stessa zona, oltre che il paese e la famiglia. Questa parte di
popolazione si sposta dal luogo di origine, cioè di nascita verso un altro. Il
luogo di arrivo è più o meno lontano, ma sempre e comunque diverso. Spiegare le
cause e le condizioni non è facile.
Nel film di Christiane Rorato “I dimenticati della Transiberiana” (2017) la regista interpreta la contessa Pierina di Brazzà
Savorgnan Cergneu (1846-1936). Tale donna dell’emigrazione era discendente di
una nobile famiglia di Gorizia vissuta tra l’Austria e il Friuli. La contesa
Pierina, a 50 anni di età, decide di seguire il marito, titolare della ditta
Floriani di Tarcento, proprio in Siberia (1895-1908). La contessa si fece
conoscere come “la madre degli italiani”, poiché aiutava gli operai friulani (circa
450) a preparare i documenti e a spedire le loro lettere dalla lontana Siberia.
Il tipo di emigrazione è da capire. C’è quella permanente:
l’emigrante parte per non tornare più, a volte la decisione viene presa nel corso
del periodo di emigrazione, altre volte la decisione non viene chiaramente
espressa, ma scorre lungo la vita. L’emigrante parte con la famiglia o si fa
raggiungere in un secondo momento.
Poi c’è l’emigrazione temporanea: l’emigrante va in un altro
paese per un periodo limitato di tempo (mesi, anni) con il preciso proposito di
rientrare in patria (non a caso chiamata “madre”). Di frequente stipula
contratti ben precisi e limitati. Di
solito emigra senza la famiglia, proprio perché vuole far rientro in patria,
anche se in vecchiaia.
Il confine indica un limite comune, una separazione tra spazi
contigui; è anche un modo per stabilire in via pacifica il diritto di proprietà
di ognuno in un territorio conteso. Il confine è una linea immaginaria di
demarcazione che separa due territori afferenti a soggetti diversi, che siano
essi persone, nel caso di proprietà private, o che siano autorità locali e
statali in altri casi.
Frontiera: nel diritto internazionale il confine è definito
anche come frontiera, è quella linea che delimita lo spazio di intervento del
singolo stato. La frontiera rappresenta la fine della terra, il limite ultimo
oltre il quale avventurarsi significava andare al di là della superstizione
contro il volere degli dei.
Perché emigrano i friulani? La maggior parte emigrano per necessità
economiche. Chi sono? In Friuli nel ‘600 sono soprattutto carnici, a partire
dalla metà dell’800 anche i friulani della pianura emigrano. Uomini: agli inizi
sono adulti, hanno una specializzazione spesso di alto livello (tessitori),
verso il ‘900 la gran parte sono manovalanza. Donne: sono adulte, ma anche
ragazzine che prestano servizio (lis massariis); poi svolgono la vendita porta
a porta (lis sedonariis).
Tra gli emigranti dal Friuli quelli specializzati sono
addetti all’edilizia (muratori, scalpellini, falegnami); al settore tessile
(linaioli, tintori, tessitori); al settore dell’abbigliamento come i calzolai.
I lavoratori generici sono manovali, braccianti, fornaciai e
tanti ragazzini apprendisti, bambinaie, sarte.
Le cifre e le anime. Nel 1679 dai quattro Canali della Carnia
(conca di Tolmezzo, Canale di Socchieve, Canal di Gorto, Valle del But)
emigrano 1132 persone. Sono circa il 24% della popolazione. Infatti, qualche
anno prima nel 1672, il numero degli abitanti era di circa 27.000 individui.
Savigny, Francia 1960. Collezione Nevio Candolini, Interneppo, frazione di Bordano
I luoghi dell’emigrazione friulana. Nel periodo 1600 e 1700
la meta è rappresentata dai paesi del Centro Europa, dell’Europa balcanica, del
nord est dell’Italia. Dal 1800 rimangono le mete precedenti, dalla metà del secolo si aggiungono la Russia e le
Americhe. Il ‘900 è il secolo della grande emigrazione nel Sud e Nord America,
ma anche in Francia, Svizzera, Belgio, Lussemburgo, oltre che la Germania.
I luoghi di partenza sono i porti europei: Genova, Trieste,
Marsiglia, Napoli, Les Havres. Gli emigranti dovevano raggiungere i porti
transoceanici di partenza in Italia o in altri paesi, come la Francia, il
viaggio oltre mare era lungo così come la strada che portava ai porti. In molti
casi si creavano dei gruppi che facevano la strada assieme. Per pagare il
viaggio molti emigrati si indebitavano.
Gli organizzatori dell’emigrazione (agenti). Prima di partire
l’emigrante doveva mettersi in contatto con le persone che organizzavano il
viaggio. Spesso erano dei profittatori, a volte si prendevano la caparra e poi
non si facevano più vedere. Altre volte arrivavano fino all’imbarco e poi
lasciavano gli emigranti al loro destino. Infine c’era chi procurava il
contratto di lavoro negli altri stati e poi non seguiva più gli emigranti.
Questo sistema è molto simile a quello del caporalato.
San Gallo, Svizzera, 1904. Donne emigranti di Forni Avoltri per fare le sarte. Si ringrazia per la diffusione della immagine l'autore del seguente libro: Tullio Ceconi, Tracce di storia per immagini, 1996.
Le fasi storiche
Emigrazione del Sei-Settecento, l’epopea dei cramars. Nel
1679 sono assenti in Carnia 1690 persone, 49 donne. 3% (Nicolò Corner, Elenco
assenti dalla Patria).
La seconda fase dell’emigrazione va dal 1813 al 1866, quando
il Friuli appartiene al Regno Lombardo Veneto. Nel 1818 chiude l’opificio di
tessitura Linussio di Tolmezzo, fondato da Jacopo Linussio, nel 1740. Secondo
Antonio Zanon era “il maggiore in Europa”. Durante il dominio austriaco il
Friuli vede molta emigrazione. Più che tessitori e boscaioli, il mercato cerca
fornaciai, muratori, scalpellini per costruire le nuove parti delle città
dell’Impero, a partire da Vienna e Budapest. Tra il 1857 e il 1880 il movimento
annuo di emigranti temporanei si aggira attorno ai 14 mila lavoratori, in base
ai censimenti.
Terza fase. Dal 1877 inizia pure l’emigrazione transoceanica,
verso l’America, inaugurando così una nuova ed ultima fase dei flussi
migratori. Tra le cause dell’esodo c’è la famosa tassa sul macinato, oltre allo
sviluppo demografico, la pressione degli usurai ed altro. Nel 1907 emigrano dalla
provincia di Udine (che comprendeva pure il Pordenonese) 35 mila e 512 persone,
come si vede sotto nella tabella n. 1, con mete prevalenti di tipo europeo e
mediterraneo. Invece, secondo Guido Picotti, ispettore del lavoro, in una
inchiesta di poco successiva, gli emigranti sarebbero addirittura 89.316. Più
del doppio, con 30 milioni annui di risparmi, anziché 20 milioni, come
riportato da Giovanni Cosattini.
Tabella n. 1 - Emigranti
della provincia di Udine, 1907
Per gli stati europei e bacino del Mediterraneo 31.818
Per i paesi transoceanici (Argentina e Stati Uniti) 3.694
Totale 35.512
Fonte: G. Cosattini, L’emigrazione temporanea del Friuli,
1904.
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Le ricerche scolastiche
Nel 1922, fu firmato un accordo tra il Belgio e l'Italia per
l'invio di lavoratori italiani nelle miniere belghe. Molte famiglie e cittadini
italiani che fuggono dalla loro patria a causa della situazione politica
(ascesa del fascismo), emigrarono. Nel 1922 che la prima famiglia italiana, Spangaro
di Biauzzo (Codroipo), andò ad abitare a Hennuyères.
Nel 1945, dopo la fine della guerra, la produzione di carbone
in Belgio era insufficiente per mancanza di mano d'opera. Contatti sono allora
stabiliti tra il Belgio e l'Italia, il 20 giugno 1946 i due paesi firmano un
Protocollo chiamato: “accordo uomo – carbone”.
L'Italia si impegna a inviare in Belgio 50.000 minatori in 6
mesi al ritmo del 2.000 partenze al mese (occorrerà attendere 1952 perché
questa cifra sia ottenuta). Il Belgio vende all'Italia 200 chili di carbone al
giorno e per emigrato.
In questi anni numerose famiglie della regione di Codroipo
sono andate a abitare a Hennuyères. Il principale datore di lavoro erano le
fornaci di Hennuyères, ma alcuni hanno lavorato in aziende agricole o nelle
acciaierie di Clabecq.
L'8 agosto 1956 c’è la terribile catastrofe mineraria du Bois
du Cazier, che fece 262 morti fra i quali 136 italiani. Questo evento causerà
una reazione del governo italiano che rompe l'accordo del 1946. L'incidente
provocò 262 morti su 274 uomini presenti nella miniera. Noi tutti conosciamo oggi
quella località con il nome di Marcinelle (a cura del professor Giancarlo
Martina).
Caterina e Giuseppe, cognossûts vuê come “Catine e Bepo di Australie”, tal mês di Dicembar dal 1959 a son partîts dal Friûl. A son lâts vie in cinc: Catine cul sô om Bepo
e i lôr fruts: Raffaella e Piergiorgio. Dopo e jere ancje Rosa, sûr di Bepo. A
àn decidût di emigrâ, parcè culì a no ’nd ere lavôr. Arleve: Deborah Tosoratti
di Bagnarie Arse. Classe 5^ A Tecnic pai
Servizis Turistics. Istitût “B. Stringher”, Udin - An
scolastic 2007-2008. (par cure dal
Professôr Elio Varutti).
L’emigrazione friulana ebbe termine nel 1969, secondo la
sociologa Elena Saraceno. Vedi:
- E. Saraceno, Emigrazione e rientri. Il Friuli - Venezia Giulia nel secondo dopoguerra, Il Campo, Udine, 1981.
- E. Saraceno, Emigrazione e rientri. Il Friuli - Venezia Giulia nel secondo dopoguerra, Il Campo, Udine, 1981.
Bibliografia schematica
- Giovanni Cosattini, L’emigrazione
temporanea del Friuli, Regione Friuli V.G. 1903-1983
- Giorgio Ferigo, Alessio Fornasin, Cramars, Arti Grafiche Friulane, 1997
- Giancarlo Martina (a cura di), Storie di emigrazione friulana dal Seicento al Novecento,
Laboratorio di storia, anno scolastico 2009-2010, Isis Bonaldo Stringher Udine,
ppt
- Bianca Maria Pagani, L’emigrazione
friulana dalla metà del XIX secolo al 1940, Arti Grafiche Friulane, 1968
- Emigrazioni e
trasferimenti di popolazioni, in Giampaolo Valdevit, Friuli
e Venezia Giulia. Storia del ‘900, Istituto Regionale per la Storia del
Movimento di Liberazione del Friuli-Venezia Giulia, Gorizia, Leg, 1997.
- Piero Zanini, Significati
del confine, B. Mondadori, 2002.
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