Il gruppo di Boscolo Tours arriva a Bratislava (Slovacchia)
domenica 16 aprile 2017. Si chiamava Pressburg, in lingua tedesca, o Presburgo,
in italiano. Fortuna che al Danubio (Dunaj, in slovacco), qui già maestoso, non
hanno cambiato nome i vari padroni che si sono succeduti. Oggi è nell’Unione
Europea e come moneta ha l’euro. Questa è una bella città.
Bratislava - Teatro Nazionale Slovacco, col trenino elettrico rosso per i turisti
La città è menzionata negli Annali di Fulda come Bratslaburgum, nel 907, come
insediamento presso la confluenza della Morava col Danubio. Pare che qui un
principe moravo venne sconfitto da un suo omonimo ungherese. Tuttavia a
rifondare Bratislava, verso l’anno Mille, fu proprio il re d’Ungheria Stefano I il Santo, poi arrivarono le migrazioni bavaresi, da cui pure il nome in tedesco
di Pressburg, oltre a quello magiaro Pozsony.
La città assunse il nome di Bratislava (pronuncia slovacca: ˈbracɪslava)
il 6 marzo 1919, da un concorso pubblico indetto per individuare un nome,
slovacco, alternativo a Prešporok, derivato da Pressburg, nome tedesco della
città, che oggi conta oltre 400 mila abitanti. Essi sono prevalentemente di
madrelingua slovacca (oltre il 90%), ma convivono altri gruppi linguistici,
come quello ungherese (3,8%), quello ceco (1,9%) e, perfino, uno tedesco (0,3%)
non senza contrasti politici e, persino, a livello istituzionale.
Torre - porta di San Michele, nel centro città
Sotto gli Asburgo, dal 1536 al 1784, questa città fu
capitale, niente meno che, del regno d’Ungheria. Naturalmente gli affibbiarono
il nome ungherese di Pozsony. Nei libri si storia viene ricordata col suo nome
tedesco (Pressburg), dato che fu il sito della stesura del trattato di pace tra
Napoleone e Francesco I d’Austria, dopo la battaglia di Austerlitz, il 26
dicembre 1805.
Si alloggia al hotel Radisson Blu, molto comodo, bello e confortevole.
Poi si scopre che nel 1908-1912 era il Carlton, unito al ristorante Savoy. È
stato ristrutturato nel 2001, trasformandolo in un hotel a quattro stelle.
Questo sito, importante poiché vicino al porto sul Danubio, sin dal XIII secolo
poteva vantare un luogo di accoglienza e di ristorazione che andava sotto il
nome di Locanda del Cigno, per mercadanti e venditori vari.
Hotel Radisson Blu, già Carlton dei primi del Novecento
Vicino all’hotel si può visitare: Monumentálne súsošie štúrovcov, scultura monumentale dedicata a
Ľudovít Štúr, linguista, poeta e giornalista slovacco dell’Ottocento. L’opera è
del 1973 in granito e bronzo.
La guida turistica, signora Zuzana (pronuncia come da noi:
Susanna), è pronta per scarrozzarci con un trenino elettrico, rosso pomodoro,
su fino al Castello, edificato sin dal Medioevo. Mezzo di locomozione
indovinato, perché va lento e consente alla brava guida di descrivere alcune
bellezze della città. È un po’ ridicolo, questo trenino, ma molto ecologico,
checché se ne dica.
Palazzo della Filarmonica, del 1911-1915, detto della "Reduta"
Vediamo il Teatro Nazionale Slovacco, poi il palazzo della
Filarmonica, con un gustoso ingresso ad arco adornato in stile eclettico di ambiente
Liberty o Sezessionstil, come si dovrebbe dire qui, essendo a pochi passi da
Vienna, dove appunto la Wiener Sezession
nacque nel 1896.
Al Castello si scende e si procede a piedi. Zuzana parla al
radiomicrofono e noi ascoltiamo alle cuffie, mentre possiamo fare con calma
qualche fotografia, oppure staccarci un po’ dal gruppo. Non molto, però,
altrimenti si perde l’audio.
Il Castello è stato bombardato e distrutto durante la seconda
guerra mondiale. Ricostruito in periodo di dominazione sovietica, ci spiega
Zuzana, l’avevano tinteggiato, apposta per svalutare l’importanza dei regnanti
del passato, con un inquietante colorino marrone.
Il Vecchio Municipio, del Trecento, rimaneggiato nei secoli seguenti
Crollato il Muro di Berlino, nel 1989, e dissoltasi la
vecchia Unione sovietica, con tutto il suo apparato di stati satellite, tra i
quali c’era la Cecoslovacchia, anche il Castello ha potuto riacquistare la sua
dignità edilizia, soprattutto dopo il restauro del 2003-2006 e un ulteriore
abbellimento a partire dal 2008.
La sua forma a quadrilatero con le torri puntute l’ha fatto
soprannominare dal popolo come il “Tavolo rovesciato”. È stato residenza della
famiglia reale ungherese, tenendo ben lontane le orde assassine durante le
invasioni turche. Dal 1572 al 1784 ha custodito il tesoro della corona. Tra
Settecento e Ottocento fu seminario, caserma e, dopo un grave incendio del
1811, fu lasciato tra cumuli di ruderi, fino alle ristrutturazioni
novecentesche.
Il Vecchio Arcivescovado
Il giro turistico prosegue verso il centro storico, scendendo
dal Castello. Dall’alto abbiamo visto i confini della vicina Austria, pieni
zeppi di pale eoliche e quelli della altrettanto vicina Ungheria, dietro i
moderni palazzi della Bratislava del Duemila. Quella zona è come una metropoli
americana o europea dell’Ovest, tanto per citare le vecchie geografie.
Zuzana ci ricorda, con un sorrisetto garbato, che i suoi
genitori, verso il 1990-1991, quando fu aperto il confine con l’Austria, non
credendo ai loro occhi, varcarono quella soglia cinque o sei volte. Zuzana dice
che andavano avanti e indietro, come tanti altri slovacchi della città che si
apriva all’Occidente. Era crollata la Cortina di Ferro.
Era dal 1945 che quel
confine era invalicabile, pieno di mezzi militari. Nessuno passava. Forse, di
notte, solo per uno scambio di spie della guerra fredda. Ti credo che i veciotti, nati a Pressburg, andavano
avanti e indietro, finalmente liberi, almeno in quel semplice atto di passare
un confine statale coi documenti.
La torre del municipio vecchio, del 1734, con una palla di cannone conficcata a sinistra delle finestre gotiche
Si entra nel quartiere di San Michele, con relativa
Torre-porta a forma quadrata del Trecento. Si cammina nel pittoresco Korzo, la
stretta strada piena di negozi e ristoranti tradizionali o alla moda. Più che
un Corso, sembra un intrico di vetrine e di palazzi. Si passa vicino alla
trecentesca farmacia del Gambero Rosso, con l’insegna che fa dubitare non poco,
dato che pare più un’aragosta che un gambero. Altri edifici e case imponenti
sono del Sei-Settecento.
L'entrata al Castello
Poi si gira in piazza Maggiore per vedere il Municipio Vecchio, costruzione
trecentesca rimaneggiata tra il ‘400 e il ‘500 e rivisitata nel Novecento. La
torre è del 1734.
Avrò tralasciato molte altre bellezze di questa città, ma è
uno dei motivi per cui ritornare a visitarla. Anche perché le persone qui sono
accoglienti e simpatiche.
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Servizio giornalistico, fotografico e di networking di Elio Varutti
Il lungo Danubio col Monumentálne súsošie
štúrovcov, scultura
monumentale dedicata a Ľudovít Štúr, linguista, poeta e giornalista slovacco
dell’Ottocento. L’opera è del 1973 in granito e bronzo
Panorama dal Castello, con la città moderna del Duemila e, in fondo, l'Ungheria
Panorama dal Castello con l'Austria sulla destra, piena di pale eoliche
Torre Ufo e Ponte Nuovo
Piazza Maggiore con la statua di Orlando
Il Duomo di San Martino in notturna
Il gruppo di Boscolo Tours, aprile 2017, sul Castello
.
Altri link di miei articoli nel web:
- E. Varutti, Visitare Varsavia, 2017.
- E. Varutti, Gita a Cracovia, 2017.
- E. Varutti, Birkenau, visita al campo di sterminio, 2017.
- E. Varutti, Auschwitz, luogo della Shoah, 2017.
- E. Varutti, Gita a Bratislava, 2017.
- E. Varutti, Częstochowa, luogo di pellegrini europei, 2017.
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