giovedì 11 maggio 2017

Gita a Bratislava

Il gruppo di Boscolo Tours arriva a Bratislava (Slovacchia) domenica 16 aprile 2017. Si chiamava Pressburg, in lingua tedesca, o Presburgo, in italiano. Fortuna che al Danubio (Dunaj, in slovacco), qui già maestoso, non hanno cambiato nome i vari padroni che si sono succeduti. Oggi è nell’Unione Europea e come moneta ha l’euro. Questa è una bella città.
Bratislava - Teatro Nazionale Slovacco, col trenino elettrico rosso per i turisti

La città è menzionata negli Annali di Fulda come Bratslaburgum, nel 907, come insediamento presso la confluenza della Morava col Danubio. Pare che qui un principe moravo venne sconfitto da un suo omonimo ungherese. Tuttavia a rifondare Bratislava, verso l’anno Mille, fu proprio il re d’Ungheria Stefano I il Santo, poi arrivarono le migrazioni bavaresi, da cui pure il nome in tedesco di Pressburg, oltre a quello magiaro Pozsony.
La città assunse il nome di Bratislava (pronuncia slovacca: ˈbracɪslava) il 6 marzo 1919, da un concorso pubblico indetto per individuare un nome, slovacco, alternativo a Prešporok, derivato da Pressburg, nome tedesco della città, che oggi conta oltre 400 mila abitanti. Essi sono prevalentemente di madrelingua slovacca (oltre il 90%), ma convivono altri gruppi linguistici, come quello ungherese (3,8%), quello ceco (1,9%) e, perfino, uno tedesco (0,3%) non senza contrasti politici e, persino, a livello istituzionale.
Torre - porta di San Michele, nel centro città

Sotto gli Asburgo, dal 1536 al 1784, questa città fu capitale, niente meno che, del regno d’Ungheria. Naturalmente gli affibbiarono il nome ungherese di Pozsony. Nei libri si storia viene ricordata col suo nome tedesco (Pressburg), dato che fu il sito della stesura del trattato di pace tra Napoleone e Francesco I d’Austria, dopo la battaglia di Austerlitz, il 26 dicembre 1805.
Si alloggia al hotel Radisson Blu, molto comodo, bello e confortevole. Poi si scopre che nel 1908-1912 era il Carlton, unito al ristorante Savoy. È stato ristrutturato nel 2001, trasformandolo in un hotel a quattro stelle. Questo sito, importante poiché vicino al porto sul Danubio, sin dal XIII secolo poteva vantare un luogo di accoglienza e di ristorazione che andava sotto il nome di Locanda del Cigno, per mercadanti e venditori vari.
Hotel Radisson Blu, già Carlton dei primi del Novecento

Vicino all’hotel si può visitare: Monumentálne súsošie štúrovcov, scultura monumentale dedicata a Ľudovít Štúr, linguista, poeta e giornalista slovacco dell’Ottocento. L’opera è del 1973 in granito e bronzo.
La guida turistica, signora Zuzana (pronuncia come da noi: Susanna), è pronta per scarrozzarci con un trenino elettrico, rosso pomodoro, su fino al Castello, edificato sin dal Medioevo. Mezzo di locomozione indovinato, perché va lento e consente alla brava guida di descrivere alcune bellezze della città. È un po’ ridicolo, questo trenino, ma molto ecologico, checché se ne dica.
Palazzo della Filarmonica, del 1911-1915, detto della "Reduta"

Vediamo il Teatro Nazionale Slovacco, poi il palazzo della Filarmonica, con un gustoso ingresso ad arco adornato in stile eclettico di ambiente Liberty o Sezessionstil, come si dovrebbe dire qui, essendo a pochi passi da Vienna, dove appunto la Wiener Sezession nacque nel 1896.
Al Castello si scende e si procede a piedi. Zuzana parla al radiomicrofono e noi ascoltiamo alle cuffie, mentre possiamo fare con calma qualche fotografia, oppure staccarci un po’ dal gruppo. Non molto, però, altrimenti si perde l’audio.
Il Castello è stato bombardato e distrutto durante la seconda guerra mondiale. Ricostruito in periodo di dominazione sovietica, ci spiega Zuzana, l’avevano tinteggiato, apposta per svalutare l’importanza dei regnanti del passato, con un inquietante colorino marrone.
Il Vecchio Municipio, del Trecento, rimaneggiato nei secoli seguenti

Crollato il Muro di Berlino, nel 1989, e dissoltasi la vecchia Unione sovietica, con tutto il suo apparato di stati satellite, tra i quali c’era la Cecoslovacchia, anche il Castello ha potuto riacquistare la sua dignità edilizia, soprattutto dopo il restauro del 2003-2006 e un ulteriore abbellimento a partire dal 2008.
La sua forma a quadrilatero con le torri puntute l’ha fatto soprannominare dal popolo come il “Tavolo rovesciato”. È stato residenza della famiglia reale ungherese, tenendo ben lontane le orde assassine durante le invasioni turche. Dal 1572 al 1784 ha custodito il tesoro della corona. Tra Settecento e Ottocento fu seminario, caserma e, dopo un grave incendio del 1811, fu lasciato tra cumuli di ruderi, fino alle ristrutturazioni novecentesche.
Il Vecchio Arcivescovado

Il giro turistico prosegue verso il centro storico, scendendo dal Castello. Dall’alto abbiamo visto i confini della vicina Austria, pieni zeppi di pale eoliche e quelli della altrettanto vicina Ungheria, dietro i moderni palazzi della Bratislava del Duemila. Quella zona è come una metropoli americana o europea dell’Ovest, tanto per citare le vecchie geografie.
Zuzana ci ricorda, con un sorrisetto garbato, che i suoi genitori, verso il 1990-1991, quando fu aperto il confine con l’Austria, non credendo ai loro occhi, varcarono quella soglia cinque o sei volte. Zuzana dice che andavano avanti e indietro, come tanti altri slovacchi della città che si apriva all’Occidente. Era crollata la Cortina di Ferro
Era dal 1945 che quel confine era invalicabile, pieno di mezzi militari. Nessuno passava. Forse, di notte, solo per uno scambio di spie della guerra fredda. Ti credo che i veciotti, nati a Pressburg, andavano avanti e indietro, finalmente liberi, almeno in quel semplice atto di passare un confine statale coi documenti.
La torre del municipio vecchio, del 1734, con una palla di cannone conficcata a sinistra delle finestre gotiche

Si entra nel quartiere di San Michele, con relativa Torre-porta a forma quadrata del Trecento. Si cammina nel pittoresco Korzo, la stretta strada piena di negozi e ristoranti tradizionali o alla moda. Più che un Corso, sembra un intrico di vetrine e di palazzi. Si passa vicino alla trecentesca farmacia del Gambero Rosso, con l’insegna che fa dubitare non poco, dato che pare più un’aragosta che un gambero. Altri edifici e case imponenti sono del Sei-Settecento.
L'entrata al Castello

Poi si gira in piazza Maggiore per vedere il Municipio Vecchio, costruzione trecentesca rimaneggiata tra il ‘400 e il ‘500 e rivisitata nel Novecento. La torre è del 1734.

Avrò tralasciato molte altre bellezze di questa città, ma è uno dei motivi per cui ritornare a visitarla. Anche perché le persone qui sono accoglienti e simpatiche.
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Servizio giornalistico, fotografico e di networking di Elio Varutti

Il lungo Danubio col Monumentálne súsošie štúrovcov, scultura monumentale dedicata a Ľudovít Štúr, linguista, poeta e giornalista slovacco dell’Ottocento. L’opera è del 1973 in granito e bronzo

Panorama dal Castello, con la città moderna del Duemila e, in fondo, l'Ungheria

Panorama dal Castello con l'Austria sulla destra, piena di pale eoliche

Torre Ufo e Ponte Nuovo

Piazza Maggiore con la statua di Orlando

Il Duomo di San Martino in notturna

Il gruppo di Boscolo Tours, aprile 2017, sul Castello
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Altri link di miei articoli nel web:

- E. Varutti, Visitare Varsavia, 2017.

-  E. Varutti, Gita a Cracovia, 2017.


- E. Varutti, Auschwitz, luogo della Shoah, 2017.

- E. Varutti, Gita a Bratislava, 2017.

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