mercoledì 31 maggio 2017

Romanzo di Maria Zaffira Secchi, La Camminatrice e la Resistente

Udine – C’erano persone in piedi alla libreria Tarantola il 25 maggio 2017. C’era la presentazione a cura di Gianpaolo Carbonetto, del romanzo di Maria Zaffira Secchi, intitolato “La Camminatrice e la Resistente”. Il libretto, di 136 pagine, è privo di fotografie, eccezion fatta per la raggiante copertina, che mostra in mezzo ai campi, una romantica donna  in cammino, appunto.

Gianpaolo Carbonetto e Maria Zaffira Secchi

L’autrice, Miffi per gli amici, con questo scritto ci mostra uno scrigno ricco di bellezze e di gentilezza. Cose che oggi sembrano perse. Si va dalla poesia, all’analisi interiore, all’autocoscienza. Singolare è il fatto che sia una comunicazione al femminile. I personaggi del volume sono donne, come pure l’autrice. Ci sono poche figure maschili, appena menzionate in qualche pagina.
Il testo si incentra su un (presunto o vero) ritrovamento in una grotta di un carteggio fra due signore, la Camminatrice e la Resistente. Abbiamo a disposizione solo questi due nomi comuni per parlare di loro. È un artifizio dell’autrice per farci concentrare sui contenuti delle lettere? C’è un riferimento geografico, dato che il pacco di lettere viene ritrovato in una caverna situata tra Italia, ex Jugoslavia e Austria, durante alcune operazioni di ripristino di vecchi sentieri.
Pubblico in sala prima della presentazione. Fotografia di E. Varutti

Chissà? Non è un caso la scelta di un’area di confine, di tremende guerre nel passato e di tensioni da Cortina di ferro, in piena guerra fredda, fino al 1989. Oggi è Unione Europea, con la stessa moneta, pur con i rigurgiti che bisogna sopportare. Come a dire: c’è chi cammina, c’è chi sconfina, c’è chi resiste. C’è chi immigra – mi sia consentito di aggiungere, visti i tempi che stiamo vivendo.
È curioso che le due protagoniste si scambino le missive lasciandole nella stessa grotta, dove la luce è quella di vecchie candele. Non c’è una spedizione postale cartacea, o per e-mail, o con twitter. 
C’è poi una forte disparità tra le due scrittrici. Il loro epistolario è spudoratamente asimmetrico. L’ha rilevato pure il blogger Gianpaolo Carbonetto, nell’affollata serata udinese di presentazione dell’opera. 
La Resistente scrive molto, si confida, analizza, mentre la Camminatrice è così telegrafica, da farti venire il nervoso. Rileggendo pian piano le sue lapidarie parole, tuttavia, si scopre un tocco poetico, che abbellisce il romanzo. In alcune pagine si sfiora la poesia in forma di prosa.
Libreria Tarantola, Udine per La Camminatrice e la Resistente, romanzo di Maria Zaffira Secchi. Fotografia di E. Varutti

Un’altra figura del testo ha un nome e fa la badante, visti i tempi che stiamo vivendo. È Sahar a spezzare il dialogo stretto la le due donne del titolo. 
Ci sono altri scarni riferimenti al territorio: c’è lo sclopit, parola friulana per l’erba silene, con cui fare frittate, risotti (pag. 83). Già perché un’altra passione di Miffi è cucinare e lo fa con un certo cipiglio nel suo B&B “Il posto di Zaffira” a Udine.
C’è poi il maç di San Zuan, il mazzo di fiori per San Giovanni a giugno (pag. 124), che tradizionalmente le donne friulane portano a benedire in chiesa per favorire lo sviluppo di un amore. È un’antica usanza, molto sentita ancora oggi a Cercivento e in altri paesi della Carnia, di far benedire, nel giorno di San Giovanni Battista, che cade il 24 giugno, un mazzolin di fiori di campo.


La trilogia del volume è stata rilevata da Carbonetto. Ci sono tre azioni tra di loro collegate. L’incertezza, la ricerca e la scelta. Il libro è pervaso da questa scansione. È forse un approccio filosofico. O è la pratica della vita quotidiana, del vivere giorno per giorno? Del resto la camminatrice che rifiuta i mezzi di comunicazione e che si affida a delle mele bruttine, ma intensamente biologiche, per nutrirsi, non può che vivere pensando solo al domani.

Gianpaolo Carbonetto e Maria Zaffira Secchi alla Libreria Tarantola di Udine. Fotografia di E. Varutti

Un ultimo appunto. L’unica citazione dotta è quella di Ildegarda di Bingen, se ho letto bene il prodotto culturale della Miffi. Mi piace proprio che nelle pagine conclusive del romanzo epistolare sia citata questa badessa, o “genio femminile” (Giovanni Paolo II). Ecco una sua massima: “Manifesta le meraviglie che apprendi ... Oh tu fragile creatura ... parla e scrivi ciò che vedi e senti...”.
Maria Zaffira Secchi, nata a Treviso nel 1960, è udinese di adozione, dato che sta in città dal 1977. Ha lavorato per le emittenti radio-televisive redigendo servizi culturali. È laureata in Scienza della Comunicazione a Trieste e ha pure frequentato la facoltà di Lettere – Filologia moderna. Nel 2008 ha pubblicato il suo primo romanzo I sassi in perle.
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Ringrazio per le fotografie: Leoleo Lulu, di Udine



Maria Zaffira Secchi, La Camminatrice e la Resistente, Santa Maria Nuova (AN), Le Mezzelane, 2017, pagg. 136, euro 8,90.

ISBN 9788899964290

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