Udine – C’erano persone in piedi alla libreria Tarantola il
25 maggio 2017. C’era la presentazione a cura di Gianpaolo Carbonetto, del
romanzo di Maria Zaffira Secchi, intitolato “La Camminatrice e la Resistente”. Il
libretto, di 136 pagine, è privo di fotografie, eccezion fatta per la raggiante
copertina, che mostra in mezzo ai campi, una romantica donna in cammino, appunto.
Gianpaolo Carbonetto e Maria Zaffira Secchi
L’autrice, Miffi
per gli amici, con questo scritto ci mostra uno scrigno ricco di bellezze e di
gentilezza. Cose che oggi sembrano perse. Si va dalla poesia, all’analisi interiore,
all’autocoscienza. Singolare è il fatto che sia una comunicazione al femminile.
I personaggi del volume sono donne, come pure l’autrice. Ci sono poche figure maschili,
appena menzionate in qualche pagina.
Il testo si incentra su un (presunto o vero) ritrovamento in
una grotta di un carteggio fra due signore, la Camminatrice e la Resistente. Abbiamo
a disposizione solo questi due nomi comuni per parlare di loro. È un artifizio
dell’autrice per farci concentrare sui contenuti delle lettere? C’è un
riferimento geografico, dato che il pacco di lettere viene ritrovato in una
caverna situata tra Italia, ex Jugoslavia e Austria, durante alcune operazioni
di ripristino di vecchi sentieri.
Pubblico in sala prima della presentazione. Fotografia di E. Varutti
Chissà? Non è un caso la scelta di un’area di confine, di
tremende guerre nel passato e di tensioni da Cortina di ferro, in piena guerra
fredda, fino al 1989. Oggi è Unione Europea, con la stessa moneta, pur con i
rigurgiti che bisogna sopportare. Come a dire: c’è chi cammina, c’è chi
sconfina, c’è chi resiste. C’è chi immigra – mi sia consentito di aggiungere,
visti i tempi che stiamo vivendo.
È curioso che le due protagoniste si scambino le missive lasciandole
nella stessa grotta, dove la luce è quella di vecchie candele. Non c’è una
spedizione postale cartacea, o per e-mail, o con twitter.
C’è poi una forte
disparità tra le due scrittrici. Il loro epistolario è spudoratamente
asimmetrico. L’ha rilevato pure il blogger Gianpaolo Carbonetto, nell’affollata serata
udinese di presentazione dell’opera.
La Resistente scrive molto, si confida,
analizza, mentre la Camminatrice è così telegrafica, da farti venire il
nervoso. Rileggendo pian piano le sue lapidarie parole, tuttavia, si scopre un
tocco poetico, che abbellisce il romanzo. In alcune pagine si sfiora la poesia
in forma di prosa.
Libreria Tarantola, Udine per La Camminatrice e la
Resistente, romanzo di Maria Zaffira Secchi. Fotografia di E. Varutti
Un’altra figura del testo ha un nome e fa la badante, visti i
tempi che stiamo vivendo. È Sahar a spezzare il dialogo stretto la le due donne
del titolo.
Ci sono altri scarni riferimenti al territorio: c’è lo sclopit, parola friulana per l’erba silene,
con cui fare frittate, risotti (pag. 83). Già perché un’altra passione di Miffi
è cucinare e lo fa con un certo cipiglio nel suo B&B “Il posto di Zaffira”
a Udine.
C’è poi il maç di San
Zuan, il mazzo di fiori per San Giovanni a giugno (pag. 124), che
tradizionalmente le donne friulane portano a benedire in chiesa per favorire lo
sviluppo di un amore. È un’antica usanza, molto sentita ancora oggi a Cercivento e
in altri paesi della Carnia, di far benedire, nel giorno di San Giovanni
Battista, che cade il 24 giugno, un mazzolin di fiori di campo.
La trilogia del volume è stata rilevata da Carbonetto. Ci sono
tre azioni tra di loro collegate. L’incertezza, la ricerca e la scelta. Il libro
è pervaso da questa scansione. È forse un approccio filosofico. O è la pratica
della vita quotidiana, del vivere giorno per giorno? Del resto la camminatrice
che rifiuta i mezzi di comunicazione e che si affida a delle mele bruttine, ma
intensamente biologiche, per nutrirsi, non può che vivere pensando solo al
domani.
Gianpaolo Carbonetto e Maria Zaffira Secchi alla Libreria Tarantola di Udine. Fotografia di E. Varutti
Un ultimo appunto. L’unica citazione dotta è quella di
Ildegarda di Bingen, se ho letto bene il prodotto culturale della Miffi. Mi piace
proprio che nelle pagine conclusive del romanzo epistolare sia citata questa badessa,
o “genio femminile” (Giovanni Paolo II). Ecco una sua massima: “Manifesta le
meraviglie che apprendi ... Oh tu fragile creatura ... parla e scrivi ciò che
vedi e senti...”.
Maria Zaffira Secchi, nata a Treviso nel 1960, è udinese di
adozione, dato che sta in città dal 1977. Ha lavorato per le emittenti
radio-televisive redigendo servizi culturali. È laureata in Scienza della
Comunicazione a Trieste e ha pure frequentato la facoltà di Lettere – Filologia moderna. Nel
2008 ha pubblicato il suo primo romanzo I
sassi in perle.
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Ringrazio per le fotografie: Leoleo Lulu, di Udine
Maria Zaffira Secchi, La
Camminatrice e la Resistente, Santa Maria Nuova (AN), Le Mezzelane, 2017,
pagg. 136, euro 8,90.
ISBN 9788899964290
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