I nazisti in fuga alla fine della guerra si preoccupano di
far saltare con l’esplosivo i quattro forni crematori di Birkenau, per non
lasciare tracce dell’orrendo crimine di guerra.
Qui i soldati di Hitler hanno
sterminato circa un milione e mezzo di uomini, donne e bambini, principalmente
ebrei. Non si ricordano però di smaltire i barattoli di insetticida “Zyklon B”
(acido cianidrico), usato per lo sterminio di massa mediante il gas. Così
quando arrivano i Russi, il 27 gennaio 1945 – che diverrà la Giorno della Memoria – trovano i pochi sopravvissuti e tutti gli oggetti sequestrati agli
ebrei e ai prigionieri, compresi i barattoli di Zyklon B. I Russi vedono tanti
barattoli con quella sigla.
Oggi quelle scatole metalliche, tutte uguali, sono esposte in
una vetrina dell’allestimento museale del campo di sterminio di Auschwitz. Poi c'è Birkenau, detto
“Auschwitz II” dal regime di Hitler.
La fine del binario dentro il campo di Birkenau
Il sito è spettrale e molto ampio. Denutrizione, freddo,
malattie e lavori forzati sono usati dai nazisti come strumenti di decimazione.
Birkenau è un gigantesco campo di detenzione e di eliminazione fisica, a tre
chilometri da Auschwitz, ossia Oświęcim, in lingua polacca.
È stato costruito molto
alla svelta. I nazisti prima hanno sloggiato da diciotto fattorie le rispettive
famiglie polacche, che vi abitavano (in quanto slavi, secondo Hitler, erano
essi dei “subumani”, da eliminare, castrare o schiavizzare). Poi hanno demolito
le loro case e con i mattoni recuperati hanno fatto costruire in fretta e furia
le baracche per contenere gli ebrei da eliminare. Ecco perché le costruzioni
sono fatiscenti e sono già state restaurate.
Questo enorme luogo di prigionia e di patimenti, come tutta
l’area del campo di sterminio di Auschwitz, è stato dichiarato museo polacco
sin dal 1947, perciò è durato tutto allo stato originale. Le costruzioni e gli interni sono rimasti
come li hanno trovati i Russi nel 1945, nel giorno della liberazione. Qualcosa
è crollato, allora è stato demolito.
Oggi sono state conservate le baracche
delle donne e, sulla area di sinistra, si possono vedere quelle della
quarantena. Queste ultime costruzioni erano utilizzate dal personale medico
militare. In considerazione delle squallide condizioni di vita nei campi di
concentramento si sviluppavano, infatti, varie malattie contagiose tra i
detenuti, con esiti letali.
Birkenau, i dormitori
Ad esempio, i dormitori del campo di Birkenau non sono altro
che dei miseri spazi a pagliericcio, grandi quanto una bara e sistemati a
castello, uno sull’altro; nulla di più anti-igienico, oltre che scomodo.
I
gabinetti sono collettivi, nel senso che i deportati dovevano sedersi uno
accanto all’altro, per l’evacuazione, sotto l’ordine del Kapò. Gli addetti alla pulizia delle latrine erano alcuni degli
stessi reclusi, inquadrati nell’apposito Kommando.
I lavabi sono delle lunghe vasche comuni, che ricordano l’abbeveratoio di una
stalla sociale per bovini, anziché un lavandino per l’igiene quotidiana
personale.
Alla fine del campo c’era la cosiddetta “rampa della morte”.
Da quest’area i detenuti venivano sospinti in quelle stanze che potevano
considerare come bagni o spogliatoi delle docce. Venivano fatti spogliare dei
miseri abiti che indossavano e stipati come sardine in stanze che si
trasformavano in vere e proprie camere a gas. L’esecuzione avveniva col lancio
di grumi o granuli di Ziklon B, che a contatto con l’aria e, alla temperatura
di 26 gradi, si trasformavano nel potente gas mortale.
Essi morivano fra urla atroci, perché molti si accorgevano
della fine raccapricciante che stavano per fare. Allora i gerarchi nazisti
diedero ordine di portare dei camion presso le camere a gas e di lasciare
accesi i motori, così facevano rumore, confondendo le urla degli ebrei morenti.
Gli altri detenuti e, soprattutto, i soldati tedeschi, secondo i gerarchi, non
dovevano ascoltare le disperate urla della morte.
Birkenau - I ruderi contorti dei forni crematori fatti saltare dai nazisti con le cariche di esplosivo, nel tentativo di cancellare le tracce dello sterminio
I cadaveri venivano tolti dalle camere a gas da un Kommando formato dagli stessi reclusi,
guidati dal Kapò, e condotti al forno
crematorio, ammonticchiati su un carro. Periodicamente, sempre per non lasciare
tracce, venivano uccisi gli stessi componenti del Kommando addetto alla cremazione dei cadaveri nei quattro forni
crematori (oggi semidistrutti).
Il Monumento alle
Vittime di Auschwitz
Oggi la zona dei forni crematori esplosi è lì con le pareti
contorte. È zona museale. C’è anche il Monumento alle Vittime di Auschwitz, del
1967, opera di scultori italiani e polacchi. L’ampia area monumentale è
corredata di molte lapidi pavimentali in varie lingue, tra le quali pure l’italiano.
Birkenau - Monumento alle Vittime di Auschwitz, del 1967
Il testo delle lapidi recita così: «Grido di disperazione /
ed ammonimento all’umanità / sia per sempre questo luogo / dove i nazisti
uccisero / circa un milione e mezzo di / uomini, donne e bambini /
principalmente ebrei / da vari paesi d’Europa. / Auschwitz – Birkenau
1940-1945».
I soldati Russi diedero subito da mangiare ai sopravvissuti,
ma la zuppa ricca di grassi dell’esercito russo portò a morire molti degli
ex-prigionieri, perché erano molto debilitati e la sostanziosa zuppa del
soldato russo era poco adatta agli stomaci devastati dal campo di
concentramento di Hitler. I sopravvissuti necessitavano di medici e di
un’alimentazione graduale per la ripresa dell’organismo.
Gli edifici sono com’erano, si diceva, al massimo hanno aggiustato
qualche tegola, o rinforzato la parte edile, ma lo stile dell’orrore è quello
voluto dai criminali nazisti.
Birkenau - Lapide in ebraico; chi lascia un fiore, chi una piccola pietra
Il campo di sterminio era articolato in tre strutture
principali e, addirittura, in una quarantina di campi satellite. Il campo di Auschwitz
era detto: Auschwitz I. A tre chilometri dalla cittadina polacca di Oświęcim
(annessa, in pratica, al Terzo Reich), è sorto il grandissimo campo di
sterminio di Birkenau / Brzezinka (in polacco, si pensi che vuol dire:
“Boschetto di betulle”), con sette camere a gas ed ampi forni crematori.
L’organizzazione nazista fa arrivare persino i binari dentro
il campo della morte di Birkenau, di modo che gli internati potessero arrivare
direttamente nel luogo dell’uccisione, scendendo dai vagoni bestiame piombati.
Se qualcuno moriva durante il viaggio, i più deboli, i malati, i bambini, gli
altri viaggiatori detenuti dovevano tenersi la salma fino al campo di
concentramento. Ogni carro bestiame conteneva 60-80 persone stipate come
sardine. Durante il viaggio potevano morire il 10% degli internati.
Birkenau, spettrale ingresso delle rotaie al campo di sterminio
Collegamenti tra la
Risiera di San Sabba e Auschwitz-Birkenau
C’è un legame tra Auschwitz e la Risiera di San Sabba, a
Trieste, l’unico campo
di sterminio nazista allestito in Italia. Il primo convoglio in partenza dalla
Risiera di San Sabba, diretto al campo di sterminio di Auschwitz, è del 9
ottobre 1943. Arriva a destino nel dicembre del 1943. I viaggi per Auschwitz
dei prigionieri erano così. Dalla Risiera sono stati deportati oltre 5 mila
prigionieri.
I convogli carichi di ebrei sono stati 22. Tra di essi
c’erano anche quattro ebrei udinesi arrestati in città. Tutti morti. Uno di
loro si chiamava Elio Morpurgo (1858-1944). Anzi, era il barone e senatore del
Regno Elio Morpurgo, già presidente della Camera di commercio e addirittura,
nel 1889, primo sindaco ebreo di una città del Regno d’Italia. Fu prelevato
ultraottantenne e ammalato in ospedale il 26 marzo 1944. Deportato, morì per
strada. I suoi resti umani non furono più ritrovati.
Birkenau - I lavabi per umani, simili alle mangiatoie per bovini d'allevamento
Altri trenta convogli hanno trasportato i cosiddetti schiavi di Hitler, i lavoratori coatti e
gratuiti italiani per il Terzo Reich. Tali convogli ferroviari sono transitati
per Gorizia, Udine, Tarvisio, l’Austria, la Moravia e poi Auschwitz, che è
situato vicino a Cracovia, stupenda città polacca, con venature asburgiche.
Molti altri “trasporti”, come vengono definiti dai nazisti,
giungono da altre località dell’Europa.
È singolare notare che il capo
dell’Einsatzkommando SS “Reinhard” (Ekr), il capitano Gottlieb Hering sia stato
in servizio nel campo di Bełżec e poi alla Risiera di San Sabba, dal forno
crematorio della quale sono stati eliminati i corpi di circa 5 mila detenuti.
Il supervisore della Risiera di San Sabba è l’ufficiale delle
Waffen SS Odilo Globočnik, nato a
Trieste, in precedenza stretto collaboratore di Reinhard Heydrich e
responsabile dei campi di sterminio attivati nel Governatorato Generale
(Polonia annessa Al Terzo Reich), nel quadro dell’Operazione Reinhard, in
cui vengono sterminati oltre un milione e 200 mila ebrei.
Birkenau - Ingresso ai bagni
Sin dal 1941 il campo di Bełżec fa parte delle eliminazioni rientranti nell’Operazione Reinhard, lo stadio primordiale della Shoah, ossia dell’uccisone
degli ebrei polacchi, utilizzando il gas di scarico, soprattutto monossido di
carbonio, dei motori accesi di vecchi carri armati russi, catturati al nemico.
Con l’avanzata dei Russi, Hering nel 1943, assiste alla
chiusura del campo di sterminio di Bełżec, noto poiché le sue fosse comuni
“straripavano di cadaveri”. Hering allora viene nominato comandante del campo
di concentramento di Poniatowa, che appartiene ai sotto-campi collegati a
Majdanek, campo di concentramento noto pure come il “Konzentrationslager” di
Lublino. Poniatowa era un campo di lavoro per lo sfruttamento intensivo degli
internati ebrei e polacchi a favore dello sforzo bellico tedesco. Essi erano
occupati soprattutto nella società di comodo Ostindustrie GmbH (OSTI, «Industria dell'Est») di proprietà delle
stesse Waffen SS.
Il capitano Gottlieb Hering, dopo la seconda guerra mondiale,
per breve tempo, viene assunto niente meno che come comandante della polizia
criminale di Heilbronn, vicino a Stoccarda, ma muore nell’autunno del 1945 in
ospedale, dopo certe misteriose complicazioni.
Birkenau - Dimensioni gigantesche del campo di sterminio
Bibliografia
- Michele Lauro, Polonia.
Varsavia, Lublino, Cracovia, Breslavia, Toruʼn, Danzica, La Masuria e i grandi
Parchi, Milano, Touring, 2014.
- Valerio Marchi, “Verso Auschwitz: la tragica fine del
senatore Elio Morpurgo”, «Messaggero Veneto», 26 gennaio 2011, p. 15.
- Tristano Matta, Il
lager di San Sabba dall’occupazione nazista al processo di Trieste,
Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli
Venezia Giulia, Trieste, Beit, 2012.
Birkenau - Uno dei forni crematori semidistrutto
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Sitologia
Per chi fosse interessato, ecco il sito web del museo di
Auschwitz: CLICCA QUI.
C’è anche il sito web della Risiera di San Sabba, a Trieste:
CLICCA QUI.
Per i lettori curiosi, ecco alcuni approfondimenti dello
scrivente:
- E. Varutti, Ebrei a Udine sud e dintorni, 1939-1948. Deportazione in Germania e rientri,
2016-2017.
- E. Varutti, Auschwitz, luogo della Shoah, 2017.
- E. Varutti, Camminata-pellegrinaggio sui luoghi della Shoah a Udine sud, 2017.
- E. Varutti, Visitare Varsavia, 2017.
- E. Varutti, Gita a Cracovia, 2017.
- E. Varutti, Gita a Bratislava, 2017.
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Servizio giornalistico, fotografico e di networking di Elio
Varutti
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Birkenau - Particolare del muro malfatto di una baracca del campo di sterminio
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