martedì 5 settembre 2017

Cesare Conighi da Fiume ai lager di Dachau, Sachsenhausen e Polonia

Cesare Augusto Conighi è stato un ufficiale dell’Esercito Italiano. Nasce a Fiume, nel Golfo del Quarnaro, il 14 maggio 1895 da Carlo Alessandro e da Elisa Ambonetti. Muore a Roma il 10 dicembre 1957 col grado di tenente colonnello.
Il volontario dell’Esercito Italiano Cesare Conighi. Fiume d’Italia, 4 marzo 1920. Ph. Gino Cavalieri, Perugia. Collezione famiglia Conighi, Udine.

È l’ultimo di cinque fratelli Conighi: Maria Regina (Trieste 1881-Udine 1955), Carlo Leopoldo Antonio (Trieste 1884- Udine 1972), Silvia (Fiume 1888-1892) e Giorgio Alessandro (Fiume 1892-Trento 1977). Il padre, l’ingegnere Carlo Alessandro Conighi, è impresario, costruttore e presidente della Camera di Commercio e Industria di Fiume.
Il suddito austro-ungarico Cesare, da ragazzo, assiste alle gesta dei fratelli e di altri giovani concittadini per l’italianità di Fiume. Il 30 novembre 1908 il fratello Carlo Leopoldo, detto Carlo Conighi Junior, è eletto nel consiglio del circolo “La Giovine Fiume”, legato alle idee di Giuseppe Mazzini. Secondo l’autorità austro-ungarica tale gruppo “irredentistico italiano”, di ispirazione mazziniana, ha “deciso e procurato l’arruolamento d’un corpo di volontari a Trieste, l’incorpamento [incorporamento] di questi al Corpo di volontari esistente in Italia, per favorire un’invasione armata delle cosiddette provincie italiane dell’Austria”. Così ha scritto, in un suo saggio a pag. 4, Antonio Luksich-Jamini.
Come ha accennato Giovanni Stelli a pag. 170 di un suo studio pure Cesare Conighi, nel 1908, è vicino all’associazionismo irredentista fiumano, nonostante la sua giovane età. Poi succede che il fratello Giorgio Conighi, assieme ad altri nove fiumani, viene processato per alto tradimento il 10 dicembre 1910, dalla Corte d’Assise di Graz; così ha riportato Enrico Burich, a pag. 15, di un suo articolo.
Dedica autografa di Cesare Conighi al fratello Carlo Leopoldo, sotto la firma del fotografo di Perugia Gino Cavalieri, 1920.  Collezione famiglia Conighi, Udine.

«È del febbraio 1911 la beffa dei finti bersaglieri – come ha ricordato Giovanni Stelli, a p. 173 di un suo articolo – a cui parteciparono, tra gli altri Giorgio Conighi e Giovanni Host: i “bersaglieri”, ossia un gruppo di giovani fiumani travestiti da bersaglieri, entrarono nel teatro comunale per recarsi al ballo della Beneficenza italiana e poi durante le notte “la fanfara scorrazzò per le vie della città suonando gli inni patriottici”, mentre la polizia stupita e interdetta non intervenne».
La sorella Maria Regina Conighi si impegna in quei frangenti, con le donne filo-italiane della città, a cucire coccarde e bandiere tricolori, oltre ad organizzare l’assistenza ai perseguitati politici della gendarmeria austro-ungarica.
Cesare Conighi a Roma il 15 maggio 1913. Col logo del fotografo che incolla l’immagine su cartoncino in stile Liberty. Collezione famiglia Conighi, Udine.

Con la Grande Guerra il fratello maggiore Carlo Leopoldo Conighi è richiamato quale artigliere telefonista in divisa austriaca, di stanza tra Aurisina, Sistiana e Grado, come ha riportato Varutti nell'articolo "Sembra la pace in avvicinamento...", nel 1997.
Cesare e il fratello Giorgio Conighi invece scappano da Fiume, passano il confine per arruolarsi nel Regio Esercito Italiano. Cesare è a Roma nel 1913-1914, come testimoniano alcuni disegni ad acquerello nella collezione familiare e una fotografia datata. 
Di Giorgio Conighi si legge una notizia sul «Giornale di Udine» del 14 novembre 1915. La testata friulana scrive che il «soldato volontario negli alpini Giorgio Conighi, nato a Fiume (Ungheria)» riceve assieme ad altri militi un encomio solenne. Deve essere l’ultima volta che appare pubblicamente il nome e cognome di un irredentista a chiare lettere.
Per sfuggire alla forca austriaca, che li persegue per alto tradimento e, su indicazione dell’autorità militare italiana, i fratelli Conighi cambiano il cognome, come fanno molti altri irredentisti trentini, triestini, goriziani, istriani, fiumani e dalmati inquadrati nelle truppe italiane. Cesare adotta lo pseudonimo di “Cesare Nelli”, come riportano alcuni giornali di Trieste e di Perugia. Si veda in merito «Il Piccolo della Sera», del 25 febbraio 1933, p.1 e «L’Unione liberale» di Perugia, 4 settembre 1922, p. 3. Mentre in determinate carte familiari si è rintracciato anche l’alias di “Carlo Nelli”. Il fratello Giorgio Conighi tramuta il suo nome in Giorgio “Dilenardo”.
Cesare Augusto Conighi, Roma, acquerello su carta firmato e datato in alto a destra: 1914, cm 24 x 34. 
Collezione famiglia Conighi, Udine.

La gendarmeria austo-ungarica si mobilita: «nell’ira furibonda che il giovane Cesare Conighi avesse potuto osare l’inosabile – come ha scritto E.R.P. – lo condannarono a morte in contumacia». La Commissione austro-ungarica che condannò a morte Cesare Battisti, ordinò che egli (Cesare Conighi) fosse impiccato in effigie vicino al grande martire del Castello del Buon Consiglio di Trento. Poi Cesare Conighi fa parte dell’Aviazione militare italiana e, nel 1918, è legionario fiumano come i fratelli Carlo Junior e Giorgio e molti giovani fiumani, in collegamento all’impresa dannunziana.
Maria Regina Conighi, con varie altre donne di Fiume, si impegna in difesa degli italiani nel 1915-1918. Ecco le parole di un necrologio per lei (vedi:  C.L. Conighi, Lettera del 16 aprile 1955, dattil. Collezione famiglia Conighi, Udine); è stato stilato nel 1955 dal fratello architetto Carlo Conighi Junior: «Durante il primo conflitto mondiale (Maria Regina) rimasta a Fiume sola con la diletta Mamma… aiutò in tutti i modi i prigionieri italiani e i giovani fiumani (parola cancellata: disertori) nascondendoli perfino nella propria casa, per sottrarli alla prigionia».
Ritratto della famiglia Conighi di Fiume verso il 1899, Stabilimento fotografico Carposio, Via Ciotta, Fiume. L’ingegnere Carlo Alessandro Conighi è in piedi, la moglie Elisa Ambonetti, seduta, la figlia Maria Regina, in piedi, Carlo Leopoldo, col farfallino, seduto sullo sgabello, con Cesare e Giorgio, in piedi davanti al babbo. Collezione famiglia Conighi, Udine.

Terminata la guerra, la stessa fonte ci rivela che: «Tra il 1918 e il 1924 Maria Regina Conighi opera nella Giovane Fiume e, poi, nella Giovane Italia, aiutando e soccorrendo i fiumani e gli altri legionari dannunziani». Si ricorda che la Giovane Fiume sorge nel 1905, come ha scritto Giovanni Stelli.
I tre fratelli Conighi (Carlo Junior, Giorgio e Cesare) sono attivamente impegnati come legionari fiumani di Gabriele d’Annunzio dal 1918-1919 al 1924, quando la città quarnerina è annessa al Regno d’Italia. «Gabriele d’Annunzio – ha scritto E.R.P. in riferimento a Cesare Conighi – per il suo passato d’italiano e patriota, volle appuntare sul suo petto la stella d’oro dei valorosi, su cui incise col proprio pugnale la data e il nome».
Carlo Leopoldo e Giorgio Alessandro, infatti, sono ferventi soci della Giovane Italia, di cui Carlo Leopoldo è cassiere, come si evince dai registri contabili del circolo (C.L. Conighi, Giovane Italia, Sezione di Fiume, Entrate: Largizioni, 1919-1922, ms, Collezione famiglia Conighi, Udine. C.L. Conighi, Giovane Italia, Sezione di Fiume, Esiti: Diversi, 1919-1922, ms, Collezione famiglia Conighi, Udine). 
Nel registro delle spese della Sezione di Fiume della Giovane Italia, tenuto dal fratello Carlo Leopoldo Conighi, si legge la seguente annotazione contabile del 22 marzo 1919: «Consegnate al tenente Nelli per la sezione di Perugia a titolo di prestito L. 400 e cor. 2,90. (totale) 580». Con l’abbreviazione “cor” si intende corone, ossia la svalutata moneta austriaca, mentre il “tenente Nelli” è chiaramente: Cesare Conighi, alias Cesare o Carlo Nelli, come già scritto.

Cesare Conighi, primo a sinistra, con amici a Roma il 29 giugno 1919. Collezione famiglia Conighi, Udine.

Cesare Conighi il 2 settembre 1922 sposa a Perugia la marchesina Lodovica Torelli Massini, che gli dà due figlie: Maria Alessandra (Fiume 1924) e Maria Elisabetta (Roma 1935). «Testimoni della sposa – si legge sul giornale di Perugia, già citato, del 1922 – furono il conte Napoleone Faina e il dottor conte Solazzi; dello sposo il conte onorevole Luciano Valentini e il conte Tiberio Rossi Scotti rappresentato dal maggiore Martorelli». Il quotidiano spiega inoltre che molti perugini chiamano lo sposo ancora con l’appellativo di Cesare Nelli, il cognome scambiato per sfuggire alla vendetta austriaca.
La signora Margherita Abbozzo, dopo aver letto l'articolo presente, il 4 ottobre 2021, ci ha scritto: "Vichina Torelli doveva essere una ragazza in gamba. Per esempio guidava un'automobile nel 1918! Con le sue sorelle e con mia nonna, Egle Mondino Abbozzo, facevano parte di un gruppo di giovani che in quegli anni frequentavano il famoso avvocato e docente Francesco Innamorati. Nonna Egle Mondino, piemontese, era arrivata a Perugia nel 1915 per il lavoro del padre, Regio Conservatore delle Ipoteche. Giovane brillante, di idee progressiste, suffragetta, fu la prima donna a laurearsi in Giurisprudenza nell'ateneo perugino nel 1919".
Nel giugno 1926 Cesare Conighi è impegnato in Libia col reggimento Piemonte Reale Cavalleria. Tra le altre si trova a Bengasi e a Tobruk. In base alla stampa di Fiume (Vedi: “Le nozze d’oro dell’ingegnere Carlo Conighi”, «La Vedetta d’Italia», Fiume, 4 settembre 1930 – Anno VIII, p. 2), nel 1930, si trova di stanza a Udine ed è citato quale “tenente di cavalleria combattente nel Regio esercito”. Secondo il carteggio di famiglia, nel 1933, Cesare Conighi è a Roma dove, due anni più tardi, gli nasce la secondogenita Maria Elisabetta.
Cesare a Tobruk, primo a sinistra, giugno 1926. Si conoscono la signora Pettazzi, col n.1 e la figlia Marinella (Maria Alessandra), col n. 2. Collezione famiglia Conighi, Udine.

«Nominato ufficiale effettivo per merito di guerra – scrive ancora E.R.P. – nel 1939-1940 capitano di Piemonte Reale Cavalleria, diviene ufficiale d’ordinanza del generale Alfredo Guzzoni nella campagna di Albania». Qui, per una caduta da cavallo, riporta gravi ferite, come la lesione della spina dorsale. 
Nel 1940 è con la 4a Armata agli ordini del Principe di Piemonte. Nel 1941, nonostante le condizioni critiche di salute, è inviato in Russia, facendo parte dell’Armata italiana in Russia (ARMIR). Riesce a rientrare in Italia e, nel 1943, è in Sicilia, sempre ai comandi del generale Guzzoni, con la 6a  Armata.
Nel 1943, dopo l'armistizio italiano con gli alleato dell'8 settembre, mentre è in servizio a Montebello di Vicenza, viene imprigionato dai tedeschi e, siccome si rifiuta di collaborare con loro, viene deportato nei Campi di concentramento nazisti di Norimberga e di Berlino, secondo E.R.P. Si precisa, tuttavia, che a Norimberga non si trovano campi di concentramento, però la città è a pochi chilometri di distanza da Dachau. Altra precisazione: a 40 chilometri da Berlino si trova il Campo di concentramento di SachsenhausenPare molto probabile, quindi, che Cesare Conighi sia stato rinchiuso a Dachau e a Sachsenhausen.
Lettera autografa di Cesare Conighi al padre, scritta da Roma il 2 agosto 1933 (particolare). Collezione famiglia Conighi, Udine.

Liberato dai Russi, a guerra conclusa, è subito mantenuto in cattività. Questa volta non sono i nazisti, ma i sovietici a imprigionarlo.
Dopo un trasferimento a marce forzate nella neve e nel freddo per oltre cento chilometri, Cesare Conighi viene detenuto nuovamente in un Campo di concentramento sovietico in Polonia per altri cinque mesi.
Rientra in Italia solo nel mese di ottobre 1945, stroncato nel fisico. Pesa circa 35 chilogrammi. Nel 1946 la sua famiglia di Fiume deve affrontare l’esodo giuliano dalmata, poiché scacciata dai titini della Jugoslavia.
Cesare, esule nella sua stessa patria tanto agognata, si stabilisce a Roma, dedicandosi agli aspetti assistenziali dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD) e muovendosi con due bastoni, visti i problemi di deambulazione, fino al dicembre 1955, quando lo coglie la morte.
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Fiume, 4 settembre 1940. Nozze di diamante di Carlo Alessandro Conighi, primo a sinistra seduto e di Elisa Ambonetti, seduta di fonte a lui. Cesare, in divisa, è in piedi dietro al babbo. Poi si conoscono: una familiare; Amalia, moglie di Carlo Leopoldo, che le sta in piedi accanto. A seguire: Helga e Ferruccio, seduti a capotavola. In mezzo a loro il bimbo Elio, figlio di Giorgio. Dietro, in piedi: Enrico. Poi c’è Maria Regina tra due signori non noti e Giorgio Conighi accanto alla mamma Elisa.  
Collezione famiglia Conighi, Udine.

Fonti e riferimenti
- Le fotografie, i disegni e i documenti riprodotti nel presente articolo sono della: Collezione famiglia Conighi, Udine.
- C.L. Conighi, Giovane Italia, Sezione di Fiume, Entrate: Largizioni, 1919-1922, ms, Collezione famiglia Conighi, Udine.
- C.L. Conighi, Giovane Italia, Sezione di Fiume, Esiti: Diversi, 1919-1922, ms, Collezione famiglia Conighi, Udine.
Commiato di lettera autografa di Cesare al fratello e ai nipoti per la morte della cognata Amalia Rassmann, Roma, gennaio 1954. Collezione famiglia Conighi, Udine.

Bibliografia
- Enrico Burich, “Momenti della polemica per Fiume prima della guerra 1915/18”, «Fiume. Rivista di studi fiumani», IX, 1-2, gennaio – giugno 1961, p. 15.
- E.R.P. (Elia Rossi Passavanti), “T. Colonnello Cesare Conighi”, «Notiziario della Cavalleria italiana,  Associazione Nazionale», III, n. 12, Roma, dicembre 1957, pag. 4.
- Antonio Luksich-Jamini, “Appunti per una storia di Fiume dal 1896 al 1914”, «Fiume. Rivista di studi fiumani», XIV, 1-2-3-4, gennaio – dicembre 1968, p. 91.
- “L’opera e la fede di Carlo Conighi”, «Il Piccolo della Sera», Trieste 25 febbraio 1933 – Anno XI, p. 1. 
- “Nozze”, «L’Unione liberale», Perugia, 4 settembre 1922, p. 3.
- “Le nozze d’oro dell’ingegnere Carlo Conighi”, «La Vedetta d’Italia», Fiume, 4 settembre 1930 – Anno VIII, p. 2.
- E. Varutti, “Sembra la pace in avvicinamento… Diario dell’artigliere austriaco Carlo Conighi e le cartoline postali del bancario Dante Malusa, internato a Tapiosüly da Fiume nel 1915-1918”, in E. Polo et alii., Un doul a mi strinzeva il cour. 1917: questo terribile mistero, San Daniele del Friuli (UD), Coordinamento Circoli Culturali della Carnia, 1997, pp. 59-76.
- E. Varutti, “Casi familiari di radicamento sociale del Risorgimento nel Friuli e nella Venezia Giulia”, in S. Delureanu, L. Piccardo, L. Bisicchia... et al., I moti friulani del 1864. Un episodio del risorgimento europeo. Atti del convegno, San Daniele del Friuli – Meduno 29 – 31 ottobre 2004, «Quaderni guarneriani», San Daniele del Friuli, 2005, pp. 131-156.
- E. Varutti, Il Campo Profughi di Via Pradamano e l’Associazionismo giuliano dalmata a Udine. Ricerca storico sociologica tra la gente del quartiere e degli adriatici dell’esodo, 1945-2007, Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Comitato Provinciale di Udine, 2007.
Tessera dell’ANVGD del 1956, un anno prima della morte di Cesare Conighi. Collezione famiglia Conighi, Udine.

Sitologia
- Giovanni Stelli, “L’irredentismo a Fiume”, in L’irredentismo armato. Gli irredentismi davanti alla guerra, a cura di F. Todero, «Quaderni di Qualestoria», n. 33, Trieste, IRMSL, 2015, pp. 145-179.
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Testi e ricerche di Elio Varutti. Networking a cura di Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti.

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