Cesare Augusto Conighi è stato un ufficiale dell’Esercito
Italiano. Nasce a Fiume, nel Golfo del Quarnaro, il 14 maggio 1895 da Carlo
Alessandro e da Elisa Ambonetti. Muore a Roma il 10 dicembre 1957 col grado di
tenente colonnello.
È l’ultimo di cinque fratelli Conighi: Maria Regina (Trieste 1881-Udine 1955), Carlo Leopoldo Antonio (Trieste 1884- Udine 1972), Silvia (Fiume 1888-1892) e Giorgio Alessandro (Fiume 1892-Trento 1977). Il padre, l’ingegnere Carlo Alessandro Conighi, è impresario, costruttore e presidente della Camera di Commercio e Industria di Fiume.
Il
volontario dell’Esercito Italiano Cesare Conighi. Fiume d’Italia, 4 marzo 1920.
Ph. Gino Cavalieri, Perugia. Collezione famiglia Conighi, Udine.
È l’ultimo di cinque fratelli Conighi: Maria Regina (Trieste 1881-Udine 1955), Carlo Leopoldo Antonio (Trieste 1884- Udine 1972), Silvia (Fiume 1888-1892) e Giorgio Alessandro (Fiume 1892-Trento 1977). Il padre, l’ingegnere Carlo Alessandro Conighi, è impresario, costruttore e presidente della Camera di Commercio e Industria di Fiume.
Il suddito austro-ungarico Cesare, da ragazzo, assiste alle gesta dei fratelli e di
altri giovani concittadini per l’italianità di Fiume. Il 30 novembre 1908 il
fratello Carlo Leopoldo, detto Carlo Conighi Junior, è eletto nel consiglio del
circolo “La Giovine Fiume”, legato alle idee di Giuseppe Mazzini. Secondo
l’autorità austro-ungarica tale gruppo “irredentistico italiano”, di
ispirazione mazziniana, ha “deciso e procurato l’arruolamento d’un corpo di
volontari a Trieste, l’incorpamento [incorporamento] di questi al Corpo di volontari esistente
in Italia, per favorire un’invasione armata delle cosiddette provincie italiane
dell’Austria”. Così ha scritto, in un suo saggio a pag. 4, Antonio Luksich-Jamini.
Come ha accennato Giovanni Stelli a pag. 170 di un suo studio pure Cesare
Conighi, nel 1908, è vicino all’associazionismo irredentista fiumano,
nonostante la sua giovane età. Poi succede che il fratello Giorgio Conighi, assieme
ad altri nove fiumani, viene processato per alto tradimento il 10 dicembre
1910, dalla Corte d’Assise di Graz; così ha riportato Enrico Burich, a pag. 15,
di un suo articolo.
Dedica
autografa di Cesare Conighi al fratello Carlo Leopoldo, sotto la firma del
fotografo di Perugia Gino Cavalieri, 1920.
Collezione famiglia Conighi, Udine.
«È del febbraio 1911 la beffa dei finti bersaglieri – come ha ricordato Giovanni Stelli, a p. 173 di un suo articolo – a cui parteciparono, tra
gli altri Giorgio Conighi e Giovanni Host: i “bersaglieri”, ossia un gruppo di
giovani fiumani travestiti da bersaglieri, entrarono nel teatro comunale per
recarsi al ballo della Beneficenza italiana e poi durante le notte “la fanfara
scorrazzò per le vie della città suonando gli inni patriottici”, mentre la
polizia stupita e interdetta non intervenne».
La sorella Maria Regina Conighi si impegna in quei frangenti,
con le donne filo-italiane della città, a cucire coccarde e bandiere tricolori, oltre ad organizzare
l’assistenza ai perseguitati politici della gendarmeria austro-ungarica.
Cesare
Conighi a Roma il 15 maggio 1913. Col logo del fotografo che incolla l’immagine
su cartoncino in stile Liberty. Collezione famiglia Conighi, Udine.
Con la Grande Guerra il fratello maggiore Carlo Leopoldo
Conighi è richiamato quale artigliere telefonista in divisa austriaca, di
stanza tra Aurisina, Sistiana e Grado, come ha riportato Varutti nell'articolo "Sembra la pace
in avvicinamento...", nel 1997.
Cesare e il fratello Giorgio Conighi invece scappano da
Fiume, passano il confine per arruolarsi nel Regio Esercito Italiano. Cesare è
a Roma nel 1913-1914, come testimoniano alcuni disegni ad acquerello nella
collezione familiare e una fotografia datata.
Di Giorgio Conighi si legge una notizia sul «Giornale di Udine» del 14 novembre 1915. La testata friulana scrive che il «soldato volontario negli alpini Giorgio Conighi, nato a Fiume (Ungheria)» riceve assieme ad altri militi un encomio solenne. Deve essere l’ultima volta che appare pubblicamente il nome e cognome di un irredentista a chiare lettere.
Di Giorgio Conighi si legge una notizia sul «Giornale di Udine» del 14 novembre 1915. La testata friulana scrive che il «soldato volontario negli alpini Giorgio Conighi, nato a Fiume (Ungheria)» riceve assieme ad altri militi un encomio solenne. Deve essere l’ultima volta che appare pubblicamente il nome e cognome di un irredentista a chiare lettere.
Per sfuggire alla forca austriaca, che li persegue per alto
tradimento e, su indicazione dell’autorità militare italiana, i fratelli
Conighi cambiano il cognome, come fanno molti altri irredentisti trentini,
triestini, goriziani, istriani, fiumani e dalmati inquadrati nelle truppe
italiane. Cesare adotta lo pseudonimo di “Cesare Nelli”, come riportano alcuni
giornali di Trieste e di Perugia. Si veda in merito «Il Piccolo della Sera», del
25 febbraio 1933, p.1 e «L’Unione liberale» di Perugia, 4 settembre 1922, p.
3. Mentre in determinate carte familiari si è rintracciato anche l’alias di
“Carlo Nelli”. Il fratello Giorgio Conighi tramuta il suo nome in Giorgio
“Dilenardo”.
Cesare
Augusto Conighi, Roma, acquerello su
carta firmato e datato in alto a destra: 1914, cm 24 x 34.
Collezione famiglia
Conighi, Udine.
Maria Regina Conighi, con varie altre donne di Fiume, si
impegna in difesa degli italiani nel 1915-1918. Ecco le parole di un necrologio
per lei (vedi: C.L. Conighi, Lettera del
16 aprile 1955, dattil. Collezione famiglia Conighi, Udine); è stato stilato
nel 1955 dal fratello architetto Carlo Conighi Junior: «Durante il primo
conflitto mondiale (Maria Regina) rimasta a Fiume sola con la diletta Mamma…
aiutò in tutti i modi i prigionieri italiani e i giovani fiumani (parola
cancellata: disertori) nascondendoli perfino nella propria casa, per sottrarli
alla prigionia».
Ritratto
della famiglia Conighi di Fiume verso il 1899, Stabilimento fotografico
Carposio, Via Ciotta, Fiume. L’ingegnere Carlo Alessandro Conighi è in piedi,
la moglie Elisa Ambonetti, seduta, la figlia Maria Regina, in piedi, Carlo
Leopoldo, col farfallino, seduto sullo sgabello, con Cesare e Giorgio, in piedi davanti al
babbo. Collezione famiglia Conighi, Udine.
Terminata la guerra, la stessa fonte ci rivela che: «Tra il
1918 e il 1924 Maria Regina Conighi opera nella Giovane Fiume e, poi, nella
Giovane Italia, aiutando e soccorrendo i fiumani e gli altri legionari
dannunziani». Si ricorda che la Giovane Fiume sorge nel 1905, come ha scritto
Giovanni Stelli.
I tre fratelli Conighi (Carlo Junior, Giorgio e Cesare) sono
attivamente impegnati come legionari fiumani di Gabriele d’Annunzio dal 1918-1919 al
1924, quando la città quarnerina è annessa al Regno d’Italia. «Gabriele d’Annunzio – ha scritto E.R.P. in riferimento a Cesare Conighi – per il suo
passato d’italiano e patriota, volle appuntare sul suo petto la stella d’oro
dei valorosi, su cui incise col proprio pugnale la data e il nome».
Carlo Leopoldo e Giorgio Alessandro, infatti, sono ferventi
soci della Giovane Italia, di cui Carlo Leopoldo è cassiere, come si evince dai
registri contabili del circolo (C.L. Conighi, Giovane Italia, Sezione di Fiume,
Entrate: Largizioni, 1919-1922, ms, Collezione famiglia Conighi, Udine. C.L.
Conighi, Giovane Italia, Sezione di Fiume, Esiti: Diversi, 1919-1922, ms,
Collezione famiglia Conighi, Udine).
Nel registro delle spese della Sezione di Fiume della Giovane Italia, tenuto dal fratello Carlo Leopoldo Conighi, si legge la seguente annotazione contabile del 22 marzo 1919: «Consegnate al tenente Nelli per la sezione di Perugia a titolo di prestito L. 400 e cor. 2,90. (totale) 580». Con l’abbreviazione “cor” si intende corone, ossia la svalutata moneta austriaca, mentre il “tenente Nelli” è chiaramente: Cesare Conighi, alias Cesare o Carlo Nelli, come già scritto.
Nel registro delle spese della Sezione di Fiume della Giovane Italia, tenuto dal fratello Carlo Leopoldo Conighi, si legge la seguente annotazione contabile del 22 marzo 1919: «Consegnate al tenente Nelli per la sezione di Perugia a titolo di prestito L. 400 e cor. 2,90. (totale) 580». Con l’abbreviazione “cor” si intende corone, ossia la svalutata moneta austriaca, mentre il “tenente Nelli” è chiaramente: Cesare Conighi, alias Cesare o Carlo Nelli, come già scritto.
Cesare
Conighi, primo a sinistra, con amici a Roma il 29 giugno 1919. Collezione
famiglia Conighi, Udine.
Cesare Conighi il 2 settembre 1922 sposa a Perugia la
marchesina Lodovica Torelli Massini, che gli dà due figlie: Maria Alessandra
(Fiume 1924) e Maria Elisabetta (Roma 1935). «Testimoni della sposa – si legge
sul giornale di Perugia, già citato, del 1922 – furono il conte Napoleone Faina
e il dottor conte Solazzi; dello sposo il conte onorevole Luciano Valentini e il
conte Tiberio Rossi Scotti rappresentato dal maggiore Martorelli». Il
quotidiano spiega inoltre che molti perugini chiamano lo sposo ancora con
l’appellativo di Cesare Nelli, il cognome scambiato per sfuggire alla vendetta
austriaca.
La signora Margherita Abbozzo, dopo aver letto l'articolo presente, il 4 ottobre 2021, ci ha scritto: "Vichina Torelli doveva essere una ragazza in gamba. Per esempio guidava un'automobile nel 1918! Con le sue sorelle e con mia nonna, Egle Mondino Abbozzo, facevano parte di un gruppo di giovani che in quegli anni frequentavano il famoso avvocato e docente Francesco Innamorati. Nonna Egle Mondino, piemontese, era arrivata a Perugia nel 1915 per il lavoro del padre, Regio Conservatore delle Ipoteche. Giovane brillante, di idee progressiste, suffragetta, fu la prima donna a laurearsi in Giurisprudenza nell'ateneo perugino nel 1919".
Nel giugno 1926 Cesare Conighi è impegnato in Libia col reggimento Piemonte Reale Cavalleria. Tra le altre si trova a Bengasi e a Tobruk. In base
alla stampa di Fiume (Vedi: “Le nozze d’oro dell’ingegnere Carlo Conighi”, «La
Vedetta d’Italia», Fiume, 4 settembre 1930 – Anno VIII, p. 2), nel 1930, si
trova di stanza a Udine ed è citato quale “tenente di cavalleria combattente nel
Regio esercito”. Secondo il carteggio di famiglia, nel 1933, Cesare Conighi è a
Roma dove, due anni più tardi, gli nasce la secondogenita Maria Elisabetta.
Cesare
a Tobruk, primo a sinistra, giugno 1926. Si conoscono la signora Pettazzi, col
n.1 e la figlia Marinella (Maria Alessandra), col n. 2. Collezione famiglia
Conighi, Udine.
«Nominato ufficiale effettivo per merito di guerra – scrive
ancora E.R.P. – nel 1939-1940 capitano di Piemonte Reale Cavalleria, diviene
ufficiale d’ordinanza del generale Alfredo Guzzoni nella campagna di Albania».
Qui, per una caduta da cavallo, riporta gravi ferite, come la lesione della
spina dorsale.
Nel 1940 è con la 4a Armata agli ordini del Principe di Piemonte. Nel 1941, nonostante le condizioni critiche di salute, è inviato in Russia, facendo parte dell’Armata italiana in Russia (ARMIR). Riesce a rientrare in Italia e, nel 1943, è in Sicilia, sempre ai comandi del generale Guzzoni, con la 6a Armata.
Nel 1940 è con la 4a Armata agli ordini del Principe di Piemonte. Nel 1941, nonostante le condizioni critiche di salute, è inviato in Russia, facendo parte dell’Armata italiana in Russia (ARMIR). Riesce a rientrare in Italia e, nel 1943, è in Sicilia, sempre ai comandi del generale Guzzoni, con la 6a Armata.
Nel 1943, dopo l'armistizio italiano con gli alleato dell'8 settembre, mentre è in servizio a Montebello di
Vicenza, viene imprigionato dai tedeschi e, siccome si rifiuta di collaborare
con loro, viene deportato nei Campi di concentramento nazisti di Norimberga e
di Berlino, secondo E.R.P. Si precisa, tuttavia, che a Norimberga non si trovano
campi di concentramento, però la città è a pochi chilometri di distanza da
Dachau. Altra precisazione: a 40 chilometri da Berlino si trova il Campo di concentramento di Sachsenhausen. Pare molto probabile, quindi, che Cesare Conighi sia stato rinchiuso a Dachau e a Sachsenhausen.
Lettera
autografa di Cesare Conighi al padre, scritta da Roma il 2 agosto 1933
(particolare). Collezione famiglia Conighi, Udine.
Liberato dai Russi, a guerra conclusa, è subito mantenuto in
cattività. Questa volta non sono i nazisti, ma i sovietici a imprigionarlo.
Dopo un trasferimento a marce forzate nella neve e nel freddo
per oltre cento chilometri, Cesare Conighi viene detenuto nuovamente in un
Campo di concentramento sovietico in Polonia per altri cinque mesi.
Rientra in Italia solo nel mese di ottobre 1945, stroncato
nel fisico. Pesa circa 35 chilogrammi. Nel 1946 la sua famiglia di Fiume deve
affrontare l’esodo giuliano dalmata, poiché scacciata dai titini della
Jugoslavia.
Cesare, esule nella sua stessa patria tanto agognata, si stabilisce a
Roma, dedicandosi agli aspetti assistenziali dell’Associazione Nazionale
Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD) e muovendosi con due bastoni, visti i problemi
di deambulazione, fino al dicembre 1955, quando lo coglie la morte.
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Fiume,
4 settembre 1940. Nozze di diamante di Carlo Alessandro Conighi, primo a
sinistra seduto e di Elisa Ambonetti, seduta di fonte a lui. Cesare, in divisa, è in piedi
dietro al babbo. Poi si conoscono: una familiare; Amalia, moglie
di Carlo Leopoldo, che le sta in piedi accanto. A seguire: Helga e Ferruccio, seduti a capotavola. In mezzo a loro il bimbo Elio, figlio di Giorgio. Dietro, in piedi:
Enrico. Poi c’è Maria Regina tra due signori non noti e Giorgio Conighi accanto
alla mamma Elisa.
Collezione famiglia
Conighi, Udine.
Fonti e riferimenti
- Le fotografie, i disegni e i documenti riprodotti nel presente articolo sono della: Collezione famiglia Conighi, Udine.
- C.L. Conighi, Giovane
Italia, Sezione di Fiume, Entrate: Largizioni, 1919-1922, ms, Collezione
famiglia Conighi, Udine.
- C.L. Conighi, Giovane
Italia, Sezione di Fiume, Esiti: Diversi, 1919-1922, ms, Collezione
famiglia Conighi, Udine.
Commiato
di lettera autografa di Cesare al fratello e ai nipoti per la morte della
cognata Amalia Rassmann, Roma, gennaio 1954. Collezione famiglia Conighi,
Udine.
Bibliografia
- Enrico Burich, “Momenti della polemica per Fiume prima
della guerra 1915/18”, «Fiume. Rivista di studi fiumani», IX, 1-2, gennaio –
giugno 1961, p. 15.
- E.R.P. (Elia Rossi Passavanti), “T. Colonnello Cesare
Conighi”, «Notiziario della Cavalleria italiana, Associazione Nazionale», III, n. 12, Roma,
dicembre 1957, pag. 4.
- Antonio Luksich-Jamini, “Appunti per una storia di Fiume
dal 1896 al 1914”, «Fiume. Rivista di studi fiumani», XIV, 1-2-3-4, gennaio –
dicembre 1968, p. 91.
- “L’opera e la fede di Carlo Conighi”, «Il Piccolo della
Sera», Trieste 25 febbraio 1933 – Anno XI, p. 1.
- “Nozze”, «L’Unione liberale», Perugia, 4 settembre 1922, p.
3.
- “Le nozze d’oro dell’ingegnere Carlo Conighi”, «La Vedetta
d’Italia», Fiume, 4 settembre 1930 – Anno VIII, p. 2.
- E. Varutti, “Sembra la pace in avvicinamento… Diario
dell’artigliere austriaco Carlo Conighi e le cartoline postali del bancario
Dante Malusa, internato a Tapiosüly da Fiume nel 1915-1918”, in E. Polo et
alii., Un doul a mi strinzeva il cour.
1917: questo terribile mistero, San Daniele del Friuli (UD), Coordinamento
Circoli Culturali della Carnia, 1997, pp. 59-76.
- E. Varutti, “Casi familiari di radicamento sociale del
Risorgimento nel Friuli e nella Venezia Giulia”, in S. Delureanu, L. Piccardo,
L. Bisicchia... et al., I moti friulani
del 1864. Un episodio del risorgimento europeo. Atti del convegno, San
Daniele del Friuli – Meduno 29 – 31 ottobre 2004, «Quaderni guarneriani», San
Daniele del Friuli, 2005, pp. 131-156.
- E. Varutti, Il Campo
Profughi di Via Pradamano e l’Associazionismo giuliano dalmata a Udine. Ricerca
storico sociologica tra la gente del quartiere e degli adriatici dell’esodo,
1945-2007, Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia,
Comitato Provinciale di Udine, 2007.
Tessera
dell’ANVGD del 1956, un anno prima della morte di Cesare Conighi. Collezione
famiglia Conighi, Udine.
Sitologia
- Giovanni Stelli, “L’irredentismo a Fiume”, in
L’irredentismo armato. Gli irredentismi davanti alla guerra, a cura di F.
Todero, «Quaderni di Qualestoria», n. 33, Trieste, IRMSL, 2015, pp. 145-179.
--
Testi e ricerche di Elio Varutti. Networking a cura di Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti.
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