Tre figure di dalmati italiani scomparsi da poco sono state ricordate a Udine. È accaduto il 31 luglio 2017 all’ultimo Consiglio Esecutivo dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine.
Franco Fornasaro, a sinistra, e Silvio Cattalini alla presentazione del libro "Gli appunti di Stipe" dello stesso Fornasaro il giorno 8 ottobre 2015. Fotografia di Elio Varutti
I tre grandi dalmati sono Enzo Bettiza, nato a Spalato nel 1927, Lucio Toth, nato a Zara nel 1934 e Silvo Cattalini di Zara, del 1927.
È stato l’ingegnere Sergio Satti, classe 1934, esule da Pola, a chiedere la parola nella riunione per intervenire a favore di «tre personaggi notevoli per la storia dell’esodo giuliano dalmata». Secondo Satti, che è stato per decine d’anni vice presidente dell’ANVGD di Udine, sotto la guida di Cattalini «Era proprio un carattere multietnico quello di Enzo Bettiza, egli era un libero pensatore, uno scrittore raffinato e un aristocratico, poi penso che Lucio Toth sia stato un senatore della vecchia Democrazia Cristiana, vicino alla diplomazia e agli equilibri necessari alla politica, mentre Silvio Cattalini ha espresso la grande intuizione di aprire il dialogo tra le due sponde dell’Adriatico, tra gli esuli e i rimasti, tra italiani e croati».
Si ricorda che dal 1992 al 2013 Lucio Toth è stato presidente nazionale dell’ANVGD. Nella riunione di Udine anche lo scrittore Franco Fornasaro ha voluto rimarcare l’importanza dei tre personaggi scomparsi da poco tempo. «Avevo promesso a mio padre di non parlare dell’esodo istriano – ha detto Fornasaro – per il modo con cui è stato trattato dagli jugoslavi, dopo l’opzione per l’Italia, sia dagli italiani, nell’accoglienza riservata ai 350 mila esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia, ma poi Cattalini mi ha spinto ad uscire allo scoperto».
Molti istriani, delusi dal trattamento ricevuto nella propria terra e in quella dell’esilio, si sono rinchiusi in se stessi. C’è stato il cosiddetto silenzio degli esuli. Avevano essi paura di raccontare la fuga e il dolore di essere profughi in una terra considerata come propria patria.
«Da qualche anno racconto la storia della mia famiglia, come un simbolo dell’esodo istriano – ha concluso Fornasaro – poi ho conosciuto Fulvio Tomizza, che poco prima di morire, mi disse: Continua tu. Allora bisogna descrivere quel brano di storia d’Italia, dopo il 1945 e penso che il dalmata Cattalini sia stato il cantore dell’esodo, mentre Bettiza è stato un esponente della comunità multiculturale tipica della Dalmazia e Toth è stato l’uomo politico che è battuto con grande vigore per le questioni degli esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia. In conclusione ritengo che Bettiza, Toth e Cattalini siano stati tre grandi dalmati di sentimenti italiani».
Sergio Satti, esule da Pola. Fotografia di Elio Varutti
Bruna Zuccolin, presidente dell’ANVGD di Udine, ha espresso meraviglia e compiacimento per gli interventi di Satti e di Fornasaro per tre figure di italiani di Dalmazia, come furono Bettiza, Toth e Cattalini, uomini da ricordare per il loro contributo alla cultura, al dialogo e alla pacificazione.
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Quello che segue, dopo la scomparsa
di Enzo Bettiza, è il commento di Renzo Codarin, presidente nazionale
dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD).
Bettiza, un giornalista
che fece conoscere peculiarità e tragedie della Dalmazia
Fu la sua penna a definire Zara, rasa al suolo dai
bombardamenti angloamericani nella Seconda guerra mondiale, “la Dresda
dell’Adriatico”; fu il suo libro “Esilio” (Premio Campiello 1996) a contribuire
alla conoscenza presso il grande pubblico italiano della Dalmazia multietnica e
dell’esodo della martoriata comunità italiana che coinvolse pure la sua
famiglia; fu la sua conoscenza diretta nella natia Spalato del feroce comunismo
di Tito a condurlo in politica su posizioni convintamente anticomuniste, nel Partito
Liberale prima e nel Partito Socialista craxiano in seguito: questo e molto
altro fu Vincenzo Bettiza, giornalista, scrittore e politico morto all’età di
novant’anni.
Testimone di un secolo e delle sue tragedie, Bettiza ha
rappresentato la multiforme cultura della Dalmazia, al di sopra delle critiche
che gli sono state mosse da chi invece aveva un approccio maggiormente
nazionalistico: erede novecentesco della variegata “nazione dalmata” lumeggiata
da Niccolò Tommaseo, mise a frutto la molteplicità delle culture con cui entrò
in contatto in gioventù (italiana, slava e tedesca) diventando, come
corrispondente da Vienna e da Mosca, uno dei più apprezzati giornalisti e
saggisti riguardo le vicende contemporanee della Mitteleuropa e dell’Europa
orientale.
La sua firma è comparsa sulle più prestigiose testate
nazionali, dal Corriere della Sera (da cui se ne andò a fronte della linea
editoriale sinistrorsa di Ottone e Crespi) a La Stampa (sulla quale ha scritto
fino alla fine) passando per Il Giornale (di cui fu fondatore assieme a Indro
Montanelli e condirettore), Il Resto del Carlino e La Nazione (da lui anche
diretti).
Nei suoi saggi (Il comunismo da Budapest a Praga 1956-1968,
Il mistero di Lenin. Per un’antropologia dell’homo bolscevicus e L’eclisse del comunismo)
e nei suoi romanzi (La campagna elettorale, I fantasmi di Mosca) il
totalitarismo comunista è stato analizzato, denunciato e demolito; al Senato ed
al Parlamento Europeo cercò di coalizzare liberali e socialisti contro la
minaccia totalitaria sovietica, ritrovandosi pertanto nella linea politica di
Bettino Craxi.
Uomo libero e di grande cultura, Bettiza fu uno dei tanti
esempi di esuli che, pur provenienti da una condizione di benessere ma
costretti dalla violenza titoista ad abbandonare in terribili condizioni le
terre dell’Adriatico orientale, si rimboccarono le maniche, fecero la gavetta e
seppero onestamente conquistare posizioni di rilievo nella società civile
italiana.
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Bruna Zuccolin, presidente dell'ANVGD di Udine, dal 2017
I dirigenti dell’ANVGD di Udine
Il Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine è formato, oltre al presidente, da nove componenti eletti il 4 aprile 2017. Alla presidenza del sodalizio è Bruna Zuccolin, con parenti istriani, che in precedenza ricopriva la carica di vice presidente. La Zuccolin ha ricordato l’opera dell’ingegnere Silvio Cattalini da Zara, presidente del Comitato Provinciale di Udine dell’ANVGD dal 1972 al 2017, quando è spirato per grave malattia. Vice presidente del Consiglio esecutivo ANVGD di Udine è Elio Varutti, con parenti di Fiume e di Pola. Il Delegato amministrativo risulta Barbara Rossi, nata a Sebenico, mentre il segretario è Bruno Bonetti, con avi di Spalato e di Zara. Gli altri membri del Consiglio esecutivo sono: Bruna Traversa (di Albona), Eda Flego (di Pinguente), Sergio Satti (di Pola), Franco Fornasaro (con avi di Pirano), Fulvio Pregnolato (con amici di Fiume) e Bruno Rossi (con legami a Sebenico).
Il Comitato Provinciale di Udine dell’ANVGD, al 31 luglio scorso, conta 270 iscritti.
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Sitologia
- E. Varutti, Libro di Fornasaro sull’Istria presentato a Udine, 2015.
- Una sezione di questo articolo è stata pubblicata dal giornale del web friulionline del 9 agosto 2017, col titolo “ANVGD: ricordati Enzo Bettiza, Lucio Toth e Silvio Cattalini”.
- Una sezione di questo articolo è stata pubblicata dal giornale del web friulionline del 9 agosto 2017, col titolo “ANVGD: ricordati Enzo Bettiza, Lucio Toth e Silvio Cattalini”.
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