mercoledì 23 agosto 2017

Esodo istriano e memoria storica. A 71 anni dalla strage di Vergarolla, di Carlo Montani

Volentieri si pubblica in questo blog un intervento di Carlo Cesare Montani, esule da Fiume, intitolato dallo stesso autore: “Esodo istriano e memoria storica. Riflessioni nel LXXI anniversario della strage di Vergarolla". 
Ecco le sue parole anche in riferimento alla manifestazione che si è svolta a Trieste il 18 agosto 2017 in memoria del tragico fatto (E.V.).

Trieste, 18 agosto 2017 - La lapide con i 64 nominativi delle vittime riconosciute dopo la strage di Vergarolla a Pola nel 1946

Esistono pagine di storia che non è possibile cancellare dalla memoria collettiva, anche quando la legge inesorabile del tempo parrebbe indulgere, se non proprio all’oblio, ad un ricordo più sfumato ed a celebrazioni sostanzialmente ripetitive. A queste pagine appartiene la tragedia di Vergarolla del 18 agosto 1946, in cui persero la vita oltre cento abitanti di Pola e del suo circondario, in maggioranza donne e bambini, Vittime del vile attentato ordito da una mano criminale durante la manifestazione sportiva organizzata dalla Società “Pietas Julia” per celebrare il suo sessantesimo anniversario.
Nel capoluogo istriano, momentaneamente affidato al Governo Militare Alleato in attesa delle decisioni che sarebbero state assunte dalla Conferenza di pace in corso a Parigi, non si erano perdute le speranze che Pola potesse restare italiana, sebbene molti segnali avessero già indicato la diversa propensione delle grandi Potenze, e proprio il 15 agosto una grande manifestazione patriottica all’insegna delle Bandiere tricolori aveva animato la vecchia Arena di un nuovo fervore all’insegna della fede e della speranza. Tre giorni dopo, le bombe fatte esplodere sulla spiaggia di Vergarolla ed il sangue innocente versato in maniera tanto tragica da rendere impossibile che oltre un terzo dei Caduti venissero almeno identificati, fecero comprendere che ogni residua fiducia non aveva motivo di sussistere.
Ancor prima della decisione ufficiale di trasferire la sovranità alla Jugoslavia, che sarebbe stata sottoscritta col trattato di pace del successivo 10 febbraio 1947, i cittadini di Pola presero la decisione quasi unanime di scegliere la via dell’Esilio, che vide la partenza di oltre nove decimi della cittadinanza, compiutasi entro l’inverno, in condizioni che non è azzardato definire drammatiche. Tutto ciò, analogamente a quanto accadde a Fiume, a Zara e nelle altre città giuliane e dalmate, con una sola differenza significativa: grazie alla presenza degli Alleati, quella di poter documentare in modo esaustivo, anche attraverso immagini e filmati, un dramma davvero epocale.
Trieste, 18 agosto 2017 - Cerimonia a San Giusto per la strage di Vergarolla del 1946

La storiografia, la memorialistica e le testimonianze dirette esimono dal proporre nuovamente all’attenzione comune ogni dettaglio sulla strage di Vergarolla e sull’Esodo dalle dimensioni plebiscitarie. Qui, basti rammentare il nobile comportamento di qualche eroe come il dottor Geppino Micheletti, chirurgo dell’Ospedale di Pola, che volle continuare l’opera per gli innumerevoli feriti pur essendo stato informato della perdita dei suoi bambini; od il gesto di Maria Pasquinelli, che proprio il 10 febbraio avrebbe colpito, in segno di estrema protesta, il comandante della piazzaforte locale, Gen. Robert De Winton; ma soprattutto la pur tardiva conferma che la mano criminale era stata quella dell’OZNA, la polizia politica di Tito, come emerse nel 2008 dall’apertura degli archivi del Foreign Office.
Oggi preme sottolineare che quella tragedia non appartiene soltanto alla storia, ma vive nella matura consapevolezza del mondo esule e degli Italiani di buona volontà. Lo attestano, fra l’altro, le celebrazioni del 18 agosto che si susseguono ogni anno a Trieste nella Zona Sacra di San Giusto, presso la stele eretta in memoria delle Vittime, ad iniziativa della Federazione Grigioverde e delle sue Associazioni d’Arma, col valido supporto di alcune Organizzazioni esuli. Quest’anno, in occasione del LXXI anniversario, c’è stato un ulteriore salto di qualità: oltre alla tradizionale presenza del Gonfalone cittadino di Trieste, decorato di Medaglia d’Oro al Valore, scortato dalla Guardia Civica in alta uniforme, si sono levate alte e solenni le note del “Nabucco” mentre a tutti i presenti è stata offerta una “Votiva Lux” che ha fatto rifulgere in fronte alle acque dell’Amarissimo una fiamma collettiva di speranza perenne.
Fra le tante presenze sia consentito rammentare quelle di Marco Gabrielli, Presidente del Consiglio comunale di Trieste, in rappresentanza del Sindaco; e di Giorgio Rustia, Presidente dell’Associazione Nazionale Congiunti dei Deportati Dispersi in Jugoslavia, accompagnato dagli eredi ed amici di non pochi Martiri infoibati o diversamente massacrati dai partigiani comunisti nella plumbea stagione del 1943-1947. La presenza dei tanti vessilli associativi schierati davanti alla stele, assieme alla consapevole ed attenta partecipazione di un ampio pubblico, hanno attestato, se per caso ve ne fosse stato bisogno, che il ricordo dell’Esodo e delle Foibe, a Trieste come altrove, non corrisponde alle pur commendevoli esigenze della ritualità ripetitiva, ma trova fondamenti etici e spirituali in una diffusa coscienza patriottica e civile, compendiata nel commosso rito della Benedizione al monumento, onorato dalla Bandiera nazionale e dai fiori degli Esuli. In effetti, si tratta di valori non negoziabili, al di là di ogni compromesso e delle dispute nominalistiche circa dettagli di momento minore.

Un incredibile documento, datato 16 luglio 1946, della Camera Confederale del Lavoro di Pola esprimente "la volontà di esodo in Italia nel deprecato caso che la città venga ingiustamente assegnata alla Jugoslavia".     Collezione Sergio Satti, Udine

Vergarolla è stato un episodio significativo del delitto contro l’umanità perpetrato con le Foibe, le fucilazioni, gli annegamenti, ed ogni sorta di sevizie prima della morte liberatrice: in altri termini, di un vero e proprio genocidio. Essere consapevoli di questa storia, delle sue motivazioni, e dell’estremo sacrificio di chi non volle accettare l’ateismo di stato, il collettivismo forzoso, e la perdita di quegli alti valori umani e civili, non vuole sottintendere un semplice impegno per evitare la ripetizione di tanti ignobili delitti, come talvolta si sente banalmente e riduttivamente ripetere: al contrario, intende sottolineare la priorità di una scelta etica convinta, e la fedeltà ad un imperativo categorico come quello di amare la propria terra, le proprie radici, le proprie memorie. In una parola, la Patria.

Carlo Montani, Esule da Fiume
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In aggiunta all'articolo suddetto Carlo Montani ci ha generosamente inviato due fotografie che riguardano un fatto accaduto a margine della cerimonia di San Giusto, del 18 agosto 2017, e le seguenti parole:
"Davanti alla stele dei 64 uccisi a Vergarolla si sono incontrati Giorgio Rustia Presidente dell'Associazione Nazionale tra i Congiunti dei Deportati italiani uccisi o scomparsi in Jugoslavia (ANCDJ) e la Signora Nadia Benvenuti, figlia di un infoibato, il compianto Attilio.
Ebbene, nell’apprendere il cognome della signora, il presidente Rustia le ha dichiarato di conoscere perfettamente la tragica vicenda del suo papà, il modo in cui era stato massacrato ed anche il nome degli assassini. Per la signora Nadia è stata un’emozione fortissima ed un’occasione davvero commovente per ricordare, nel segno della fede e della speranza in una superiore Giustizia".
Giorgio Rustia, presidente dell'ANCDJ e Nadia Benvenuti, esule e figlia di padre infoibato

Attilio BENVENUTI, nato ad Isola d’Istria (Pola) il 24 maggio 1899. Servitore dello Stato, imprenditore e patriota. Catturato a Trieste nel maggio 1945. Imprigionato ai Gesuiti e quindi al Coroneo. Condotto alla Casa del Popolo di Isola. Massacrato dai partigiani in agro di Capodistria. Fedele alla Patria fino all’estremo Sacrificio. La figlia Nadia ricorda nel segno dei Suoi Valori di Uomo mite e buono.
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Questo è il programma della cerimonia svoltasi sul Colle di San Giusto a Trieste:
CERIMONIA COMMEMORATIVA DEI MARTIRI DI VERGAROLLA
COLLE DI SAN GIUSTO – TRIESTE, 18 AGOSTO 2017
PROGRAMMA
ORE 1920:  AFFLUSSO E SCHIERAMENTO RAPPRESENTANZE FAMIGLIE ISTRIANE  E ASSOCIAZIONI  COMBATTENTISTICHE E D’ARMA.
ORE 19.45: DISTRIBUZIONE CERI AI PRESIDENTI E OSPITI E COMPLETAMENTO SCHIERAMENTI.
ORE 20.00  :    INIZIA LA CERIMONIA CON GLI ONORI AL GONFALONE DELLA CITTA’ DI TRIESTE.
ORE 20.10 :   SALUTO DEL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE GRIGIOVERDE E COMMEMORAZIONE DEI MARTIRI  DI VERGAROLLA.
ORE 20.15:   DEPOSIZIONE DELLA CORONA DI ALLORO AL MONUMENTO AI MARTIRI DI VERGAROLLA.
 “SILENZIO”.
PREGHIERA E BENEDIZIONE DELLA CORONA (SARA’   ESEGUITO IL BRANO “VA PENSIERO “ DAL NABUCCO DI G. VERDI).
ORE 20.30  :  IL GONFALONE DELLA CITTA’ DI TRIESTE LASCIA IL LUOGO DELLA CERIMONIA.
ORE 20.35:      FINE DELLA CERIMONIA.

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Altro raro documento attestante la volontà di esodo da Pola, datato 11 giugno 1946 della famiglia Bianca Tintinago. Sono 28.058 i cittadini di Pola che dichiarano per iscritto di abbandonare la città se questa verrà consegnata agli slavi.
I dichiaranti appartengono alle seguenti categorie; 439 industriali, 454 professionisti, 1.273 commercianti, 1.333 artigiani, 5.764 impiegati, 4.831 operai, 13.964 privati.
Fotografia di Bianca Tintinago, nata a Pola, che vive a Roma. Messaggio Facebook del 3.8.2017 su "Esodo istriano per non dimenticare".

Qui di seguito, si propone l’articolo di Elio Varutti, pubblicato nel web, il 18 agosto 2017, nel gruppo “ANVGD Udine” di Facebook:

«18 agosto 1946 - A Pola c'è la strage di Vergarolla. In quel periodo l'Istria era rivendicata dalla Jugoslavia di Tito, che l'aveva occupata fin dal maggio 1945. Pola invece era amministrata a nome e per conto degli Alleati dalle truppe britanniche, ed era quindi l'unica parte dell'Istria al di fuori del controllo jugoslavo.
Le responsabilità dell'esplosione, la dinamica e perfino il numero delle vittime (80-110) sono tuttora fonte di accesi dibattiti. Le prime inchieste della autorità inglese stabilì che "gli ordigni furono deliberatamente fatti esplodere da persona o persone sconosciute".
A marzo del 2008, "Il Piccolo" pubblicò una serie di quattro volumi sulla storia di Trieste, a cura di Fabio Amodeo e Mario J. Cereghino. Sulla base dei documenti del Public Record Office di Kew Gardens (Londra) – de-secretati recentemente – i due autori ricostruirono il complesso quadro storico delle vicende che interessarono Trieste, la Venezia Giulia e l'Istria fra il 1946 e il 1951, assemblando una scelta delle lettere, delle informative e dei dispacci segreti in possesso degli Alleati. Nel terzo di questi volumi, gli autori riportarono il testo di un'informativa riguardante la strage di Vergarolla, secondo la quale l'esplosione sarebbe stata in realtà un attentato pianificato dall'OZNA (il servizio segreto jugoslavo). Nell'informativa - datata 19 dicembre 1946 e intitolata "Sabotage in Pola" - si indica anche il nome di Giuseppe Kovacich come agente dell'OZNA, nonché uno degli esecutori materiali dell'attentato stesso».
Pola, 1932-1935, progetto dell'architetto Angiolo Mazzoni
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Cenno bibliografico
Paolo Radivo, La strage di Vergarolla (18 agosto 1946) secondo i giornali giuliani dell’epoca e le acquisizioni successive, Libero Comune di Pola in esilio, «L’Arena di Pola», 2016. 

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