Questo importante libro sull’attentato vile di Pola si divide
in tre parti. La prima, di tipo espositivo, esamina i vari giornali e testi
delle radio emittenti del territorio giuliano prodotti al momento del tragico
fatto, ovvero il 18 agosto 1946.
La copertina del volume
Alcuni giornalisti scrivono della “strage di Vergarolla”, altri solo di “esplosione”. Sono poi analizzate le conseguenze politiche,
militari e sociali dell’eccidio della spiaggia di Pola (detta di Vergarolla), sotto
vari aspetti. Il secondo capitolo contiene l’elencazione commentata di tutti
gli articoli comparsi sulle testate giornalistiche giuliane coeve di lingua
italiana, slovena e croata, aldilà della specifica tendenza politica.
Nella terza
parte Radivo, direttore de «L’Arena di Pola», effettua un puntuale raffronto tra le fonti dirette
giornalistiche di quegli anni del dopoguerra con quelle archivistiche, giornalistiche,
bibliografiche e orali successive. «In questa
parte finale – come scrive l’autore nella Introduzione
– si possono inoltre leggere alcuni documenti d’archivio inglesi e italiani
finora inediti, almeno nella loro versione integrale e/o nella loro traduzione
italiana».
Il libro affronta almeno un paio di fondamentali obiettivi di
tipo documentario e di indagine, per fare chiarezza sui mandanti, sugli esecutori
della strage, confrontando le pubblicazioni più recenti, anche dei negazionisti
neo-titini. È vero che finalmente c’è per la prima volta la rassegna completa
della stampa giuliana d’epoca sul tema. D’altro canto qui si illustrano i
contenuti di quegli articoli in modo critico e vengono pure confrontati con
tutto ciò che è stato pubblicato in seguito. Paolo Radivo fornisce pure nuovi
elementi e spunti di personale riflessione.
«Quest’opera
fu concepita anni or sono – spiega l’Autore – come uno dei progetti 2012 del
Libero Comune di Pola in Esilio, da realizzare grazie al contributo finanziario
della legge 72/2001 sulle attività culturali delle associazioni degli esuli
istriani, fiumani e dalmati. Lo scopo era di fornire sia agli studiosi sia agli
interessati una preziosa fonte primaria mancante, utile anche per successive
ricerche, insieme a un imprescindibile corredo narrativo».
Nel frattempo l’esule polese Lino Vivoda ha pubblicato in un
suo libro, del 2013, alcune rivelazioni importanti circa uno dei possibili
attentatori. Spiega ancora Radivo che, nel 2014, sono usciti in contemporanea
due testi storiografici ineludibili su Vergarolla: il volume del giovane
storico piemontese Gaetano Dato e l’opuscolo del compianto storico fiumano
William Klinger, commissionato dal Libero Comune di Pola in Esilio ed allegato
a «L’Arena di Pola».
Purtroppo le fonti principalmente archivistiche e
secondariamente giornalistiche consultate e proposte dai due autori, secondo l’opinione
di Paolo Radivo. non hanno permesso di rispondere in modo risolutivo ai quesiti
cruciali ancora aperti: chi furono i mandanti e gli esecutori? Qual era il loro
movente? Quante furono le vittime totali? Chi erano quelle non identificate?
Quanti furono nel complesso i feriti e come si chiamavano quelli non
registrati? Il Governo Militare Alleato della Venezia Giulia, che respinse
qualsiasi responsabilità legale, contribuì al pagamento dei sussidi ai feriti e
ai familiari delle vittime?
La mancata soluzione di tali rebus – scrive ancora l’Autore –
ha confermato l’utilità e l’opportunità di compiere un lavoro organico ed
esaustivo sulle fonti giornalistiche giuliane di allora, invece di renderlo
superfluo. Inoltre le recentissime acquisizioni pubblicistiche e testimoniali
hanno consigliato una ricognizione e un’analisi di quanto emerso dopo il 1946
per offrire un quadro possibilmente completo del materiale oggi esistente sulla
spinosa materia.
Nemmeno la consultazione sistematica dei giornali giuliani
del tempo e l’illustrazione ragionata delle altre fonti disponibili hanno
consentito di sciogliere definitivamente tutti i nodi essenziali del caso,
conclude Radivo. Hanno di certo colmato determinate lacune, fornendoci elementi
nuovi e a volte illuminanti.
Trieste, colle di San Giusto, 2017 - Lapide in memoria delle 64 vittime riconosciute della strage di Vergarolla. Si ringrazia per la fotografia: Carlo Cesare Montani, esule da Fiume
«Ora ne
sappiamo di più sui preparativi e sulle gare natatorie svoltesi la mattina di
domenica 18 agosto 1946 a Vergarolla – spiega Paolo Radivo – sul luogo e
l’orario dello scoppio». Si sa di più sull’impatto materiale
e psicologico causato a Pola e ai polesani, sul numero e le caratteristiche
degli ordigni esplosi, sui soccorsi alle vittime e le cure ai feriti, sul lutto
cittadino, sul numero esatto e i dati anagrafici dei morti identificati e
sepolti, che sono 64, come segnato sulla lapide in San Giusto a Trieste. Nessun
morto ci fu fra i filo-jugoslavi. Si sa con minore precisione il nome delle vittime
non identificate e dei feriti, sui funerali, sul cordoglio e la solidarietà di
polesi e di altri.
Se ne sa di più «sul
recupero degli effetti personali delle vittime, sulle messe di suffragio, sulle
benemerenze al dottor Geppino Micheletti – aggiunge l’Autore – sui feriti e i
familiari delle vittime beneficiari del sussidio corrisposto tramite la
Presidenza di Zona, sulle indagini ufficiali, sulle polemiche circa le
responsabilità, sulla rimozione degli ordigni residui dalla città, sulla natura
dolosa o accidentale dello scoppio, sui possibili esecutori e mandanti, sul
movente, sullo scenario politico-diplomatico in cui la strage si collocò, sulle
speranze che i polesani filo-italiani ancora nutrivano, sull’offensiva
terroristica condotta dai titini contro i filo-italiani e gli anglo-americani
nella Venezia Giulia, sulle altre piste ventilate oltre a quella jugoslava (che
rimane la più verosimile), nonché sul completamento delle gare a Vergarolla
interrotte il giorno della catastrofe. Ora sappiamo inoltre dell’indagine
avviata dalla magistratura italiana ma subito avocata per competenza dal
Governo Militare Alleato».
Ormai è stato celebrato il 71° anniversario del terribile misfatto
e abbiamo a disposizione, da qualche tempo, questo volume di Radivo che ci
consente di fornire in forma integrale una ponderosa fonte diretta (quella
giornalistica), difficilmente proponibile in un libro di natura eminentemente
commerciale. Men che meno in quelli di stampo politico. Così, oltre che alle
opinioni, Radivo ha dato ampio spazio anche ai documenti.
«L’auspicio
è che il copioso materiale fornito – conclude l’Autore – possa giovare a una
migliore ricostruzione e a una più diffusa conoscenza della strage
probabilmente più sanguinosa e ignorata dell’Italia repubblicana, in attesa di
scoprire verità definitive sulle questioni ancora aperte o controverse».
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Gli interessati possono richiedere la versione cartacea del
volume alla Redazione de «L’Arena di Pola» redazione.arena@yahoo.it.
Per ulteriori informazioni: paolo.radivo@gmail.com
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Paolo Radivo, La strage
di Vergarolla (18 agosto 1946) secondo i giornali giuliani dell’epoca e le
acquisizioni successive, Libero Comune di Pola in esilio, «L’Arena di Pola»,
2016, pagg. 648.
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Sitologia
Carlo Montani, Esodo istriano e memoria storica. A 71 anni dalla strage di Vergarolla, 2017.
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