È una storia complessa e affascinante. A certi scossoni familiari si alternano grandi speranze e la voglia di una nuova vita altrove. Gli chiesero: Perché non vuole ritornare a Zara? “In quanto italiano avrebbe dovuto temere le persecuzioni dei comunisti jugoslavi” (As an Italian he would have to fear persecutions by the Yugoslav communists). “Molti italiani furono uccisi dai partigiani jugoslavi e molti deportati” (Many of Italian were killed by the Yugoslav partisans, and many deported), come si vedrà più avanti.
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Documento d'assistenza IRO di Giuseppe Bentrovato su carta intestata dell'ANVGZ di Bergamo (Archivio di Arolsen), particolare |
A metà degli anni ’30, Giuseppe
Bentrovato lavorava nel suo stabilimento fotografico a Zara, Regno d’Italia. È
citato così nella Guida generale di
Trieste e commerciale della Venezia Giulia, Fiume, Sebenico, Zara, tra i
fotografi attivi a Zara: “Bentrovato G., Calle delle Carceri” (Guida… 1937 :
2087).
Dal mese di dicembre
1943, a causa della guerra, Bentrovato dovette sfollare presso parenti a
Bergamo, dove lavorò come fotografo in proprio. Dal mese di ottobre 1944 fu
arruolato dalla RSI tra i granatieri a Ponte San Pietro (BG) e poi venne trasferito
a Vercelli. I partigiani jugoslavi di Tito occuparono Zara, enclave italiana in
Dalmazia, il 1° novembre 1944, dopo che la città era stata distrutta da 54
bombardamenti angloamericani, poi i titini iniziarono a fucilare centinaia di
italiani, oppure li gettarono in mare con una pietra al collo. Su 22 mila
abitanti, oltre 2 mila furono i morti sotto le bombe alleate. Oltre 15 mila
zaratini fuggirono per il terrore dei bombardamenti aerei e sapendo che Zara
sarebbe finita nelle mani dei titini e anche i pochi rimasti se ne andarono
dopo la presa del potere jugoslavo.
Nel mese di aprile 1945
il militare Giuseppe Bentrovato fu catturato dai partigiani italiani in
Piemonte e portato dagli alleati al Campo di concentramento di Novara e, poi,
in quello di Coltano, in comune di Pisa, fino al mese di ottobre 1945. Una
volta libero, chiese ed ottenne il rilascio della carta d’identità al Comune di
Bergamo, che la emise il 30 ottobre 1945. Poi Bentrovato esercitò il mestiere
di fotografo in proprio a Bergamo fino al 1946, quando fece la separazione
legale dalla moglie presso il tribunale di Bergamo in data 29 luglio 1946. In
seguito lui, per lavoro, si spostò a Padova alle dipendenze del fotografo
Greggio e, nel 1948, a Palermo, presso la ditta di fotografia Forzano, fino al mese
di giugno 1950, quando perse il lavoro. Fu disoccupato fino al 1951,
alloggiando presso la figlia Iolanda, a Bergamo in Via Carnevali 49. Frattanto,
verso il 1948 i coniugi Giuseppe Bentrovato e Maria Eterovich, genitori del bravo
fotografo di Zara, furono accolti nel Campo profughi di Novara.
Successe che dal 6
luglio 1948 la moglie separata Teresa Gavazzi e i figli minorenni Anna e
Giuseppe Bentrovato, detto “Beppino”, si trovavano in Australia, partiti con i
viaggi dell’IRO, via Germania, probabilmente dal porto di Bremerhaven.
Il 7 febbraio 1951 il
tale F. Frautschi, funzionario degli uffici IRO di Milano, segnò con un timbro
sulla pratica d’espatrio del fotografo
Giuseppe Bentrovato: “Non rientra nel mandato IRO. Idoneo per l’assistenza
discrezionale al reinsediamento e alla protezione legale” (Not within the Mandate of IRO. Eligible for discretionary
resettlement assistance and L.P. protection). Il mandato dell’IRO (International Refugee Organization) in
Italia riguardava la cura, il rimpatrio e il reinsediamento dei rifugiati Oltre
Oceano. Vladimir Suneric, altro funzionario IRO, controfirmò la pratica di
Giuseppe Bentrovato fotografo, che poteva partire per il reinsediamento e con la protezione legale.
Si tenga presente che
l’IRO era l’Organizzazione Internazionale per i Rifugiati che organizzava le
partenze delle navi da Bagnoli, presso Napoli, verso le Americhe e l’Oceania.
La presente ricerca si basa sui rari documenti inediti nell’Archivio di Bad
Arolsen (Germania), da poco disponibili nel web. La pratica d’emigrazione di
Giuseppe Bentrovato all’Ufficio IRO di Bergamo è del giorno 30 agosto 1949,
redatta su carta intestata dell’Associazione Nazionale per la Venezia Giulia e
Zara (ANVGZ), Comitato Provinciale di Bergamo, perché il Bentrovato risiedeva in
quella città presso l’abitazione della figlia Iolanda, sposata con Hans
Liebschner (1927-2012), soldato tedesco, noto nel 2020 per i suoi filmati
amatoriali degli anni ‘60. La firma del presidente dell’ANVGZ di Bergamo è: Antonio
(ma il cognome è illeggibile). L’ANVGZ era già trasformata in ANVGD, ma si
riciclavano i moduli.
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Documento IRO per l'emigrazione in Bolivia di Giuseppe Bentrovato (Arolsen Archives) |
Il fotografo Giuseppe
Bentrovato dichiarò e firmò il Questionario
al funzionario dell’IRO, il 7 febbraio 1951. In esso è scritto che non voleva
tornare a Zara per una serie di motivi. Prima di tutto “si
sentiva italiano e la sua città natale, Zara, era sotto un’amministrazione
straniera” (He felt as an Italian and his
home town Zara got under a foreign administration). “Non aveva nessuno o niente a Zara” (He had neither anybody or anything at all at
Zara). “Non aveva parenti né in campagna nemmeno nella città di Zara” (Had no relatives in the country nor in the
town of Zara). “Tutti i suoi beni andarono perduti con
i bombardamenti” (All his property was
lost with the bomabrdaments). “Non desidera trovarsi sotto un’amministrazione
straniera, soprattutto se si tratta di un regime comunista” (He does not wish under a foreign
administration, and espescially when this is a communist regime). “In
quanto italiano avrebbe dovuto temere le persecuzioni dei comunisti jugoslavi”
(As an Italian he would have to fear
persecutions by the Yugoslav communists). “Molti italiani furono uccisi dai
partigiani jugoslavi e molti deportati” (Many
of Italian were killed by the Yugoslav partisans, and many deported). “Le
informazioni fattuali mi sono state lette e certifico che corrispondono al
fatto da me riferito” (The factual
information has been read to mi and I certify it correspond with the fact I
have related).
Il richiedente
Bentrovato desiderava emigrare in Canada, Australia, o Nuova Zelanda. Il 10
maggio 1951, invece M. Connor, funzionario IRO di Bagnoli (NA) per
l’emigrazione Oltre Oceano comunicò all’Ufficio IRO di Milano (Milan Area Emigration Office) che
Giuseppe Bentrovato non si presentò per emigrare in Australia. Tra le tante
località di questa storia si sa, sempre dai documenti IRO, che Bentrovato stava
a Forlì, in Via F. Daverio 10, come da una comunicazione del 23 agosto 1951. Un
ultimo documento del 30 settembre 1951 menziona il fotografo Giuseppe
Bentrovato riguardo a una migrazione individuale in Bolivia, ma non si sa come
finì.
Si ritiene che la
cognata del nostro fotografo di Zara fosse Bentrovato Maria Irene, nata
Gavazzi, del 1911 di Boltiere (BG). Dal 1924 risultò residente a Zara con i
genitori e nel 1943 fu sfollata a Bergamo, in Via Carnevali 49 (proprio come il
fotografo zaratino), con le figlie Graziella (nata a Zara nel 1937) e Giuliana
(Zara 1943). Come dagli atti del tribunale di Genova dell’8 settembre 1949,
essendo in quel periodo Maria Irene Gavazzi infermiera all’Ospedale “Gaslini”
di Genova, pure lei si separò dal marito Ermenegildo Bentrovato, militare che
fu internato in Germania. Maria Irene fece domanda per emigrare in Australia al
solito Comitato di Bergamo dell’ANVGZ e fu dichiarata “Eligible”, ossia: idonea
a partire con le figlie Graziella e Giuliana, nate a Zara.
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Bentrovato Maria Irene Gavazzi, con la figlie Graziella e Giuliana, zaratine, nella pratica d'assistenza IRO per emigrare in Australia, dagli Archivi di Arolsen (Germania) |
Conclusioni
La presente analisi
storica, così articolata, si basa sui documenti d’archivio e sulla bibliografia
citata. Si sono cercate altre notizie, poiché potrebbero esserci dei risvolti
ulteriori. Si capisce che l’amore non ha confini, nemmeno linguistici, dato che
il militare tedesco Hans Liebschner sposò Iolanda Bentrovato, sfollata di Zara
e figlia del noto fotografo di Calle delle Carceri nel capoluogo dalmata del
Regno d’Italia. Quella gente, nel dopoguerra, è disponibile ad una grande
mobilità territoriale. Le sorelle Gavazzi Teresa e Maria Irene, coniugate in
Bentrovato, vissute tra Bergamo e Zara e separate legalmente dai rispettivi
consorti, sono disposte a emigrare, o sono definitivamente emigrate in
Australia. Altri di famiglia finirono in Bolivia.
Si comprendono, infine,
i modi in cui la famiglia è stata definita e regolata nel Novecento –
come ha scritto Chiara Saraceno – con le forme di interdipendenza tra
organizzazione familiare, sistemi economici e mercato del lavoro (Saraceno C,
Naldini M 2020), aprendo uno squarcio sulla condizione della donna nelle
situazioni estreme, come quelle successive a un grande conflitto mondiale.
Bibliografia
e siti web
- Guida generale di Trieste e commerciale della Venezia Giulia, Fiume,
Sebenico, Zara, Trieste, Vitoppi Wilhelm & C., 1937.
- Olinto Mileta Mattiuz,
Guido Rumici (a cura di), Chiudere il
cerchio. Memorie giuliano-dalmate. Quarto volume: Il lungo dopoguerra ,
Gorizia, ANVGD Gorizia-Mailing List Istria, 2015.
- Chiara Saraceno,
Naldini Manuela, Sociologia
della famiglia, 4^ edizione, Bologna, Il Mulino, 2020.
- Stefano Testa, Il secondo principio di Hans Liebschner, film documentario, Italia, 2020, durata
88 minuti.
- Lucio Toth, Storia di Zara dalle origini ai giorni
nostri, Pordenone, Biblioteca dell’Immagine, 2016.
- Unterlagen von Bentrovato, Giuseppe, geboren am 18.08.1905, geboren in Lussinpiccolo und von
weiteren Personen. Arolsen
Archives (Germany).
- Unterlagen von Bentrovato, Maria, geboren am 22.08.1911, geboren in Boltiere Bergamo und von
weiteren Personen. Arolsen Archives (Germany).
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Progetto
di Elio Varutti, coordinatore del Gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD
di Udine. Networking a cura di Girolamo Jacobson e E. Varutti. Lettori: Claudio
Ausilio (ANVGD di Arezzo), Bruna Zuccolin, Bruno Bonetti, Sergio Satti,
Annalisa Vucusa (ANVGD di Udine) e i professori Ezio Cragnolini e Enrico
Modotti. Copertina: Documento IRO di Giuseppe Bentrovato (Archivio di Arolsen).
Grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo
dell’ANVGD di Udine. Fotografie dall’Archivio di Arolsen e studi presso l’archivio
dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato
Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o
ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente
dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin, che fa parte pure del Consiglio nazionale
del sodalizio e, dal 2024, è Coordinatore dell’ANVGD in Friuli Venezia
Giulia. Vice presidente: Bruno Bonetti.
Segretaria: Barbara Rossi. Sito
web: https://anvgdud.it/