L’autrice è un grafico editoriale dal 1979. Ha curato
cataloghi e rassegne espositive per i primari illustratori della scena
internazionale. Qualche nome fra i tanti: Lorenzo Mattotti, Gabriella Giandelli,
Roland Topor, José Muñoz, Gianluigi Toccafondo, GuidoScarabattolo, Franco Matticchio, Giorgio Maria Griffa, Pia Valentinis, Stefano Ricci.
Giovanna Durì, Cani di strada, 2012
Ad un certo punto ha voluto cimentarsi lei, in prima persona,
con il pubblico delle gallerie d’arte e col pubblico dei lettori. Sostenere che
il risultato sia originale è dire poco. Il risultato è di una bellezza
esclusiva. Certo “Vecchi cani”, opera del 2012, non è un prodotto per le grandi
masse. Anzi il target è proprio limitato, selezionato o addirittura per certi
intenditori.
Scrivere dei racconti e disegnare dei cani di razza non è
cosa rara ed ha un certo target. Addirittura alcune stampe e disegni discreti
possono essere visti nella sala d’aspetto di qualche studio veterinario.
Scrivere delle storie e disegnare cani meticci comincia ad essere un fenomeno
ristretto, con scarso target. Scrivere brevi brani e disegnare cani non di
razza, per giunta vecchi, se non malandati, è un fatto raro, che farebbe ridere
qualsiasi esperto di marketing delle vendite. Eppure Giovanna Durì ha scelto
quest’ultimo settore di mercato. Anzi ci si è buttata a capofitto! Questo suo
volumetto potrebbe essere un Manifesto in difesa della vecchiaia canina…
La sua non è una scelta per simpatia, per amore del più
antico amico dell’uomo, debordante in qualche riflessione sdolcinata sulle care bestiole. La sua scelta di
campo ha del rivoluzionario, nel senso che dal punto di vista etico e, persino,
estetico tenta di rovesciare l’immagine collettiva che si ha del cane anziano,
da compatire. Qui vengono enfatizzati nelle parole (poche) e nel disegno a
matita – probabilmente con qualche sapiente tocco di pennello di china nera –
la postura anomala, lo sguardo depresso e il non-sguardo (a titolo di sfida) di
certi quadrupedi del genere canino. Più o meno claudicanti… C’è un forte senso
di realtà in queste opere d’arte.
Giovanna Durì, Felicita, 2012
Non sto a tediarvi sul ruolo del cane nella storia dell’arte.
Ci sarebbero una quantità di citazioni da fare fino a domani mattina. Mi
sovviene però una stampa di Rembrandt, perché si differenzia dal solito genere.
Nel disegno in questione -“The Good Samaritan” è il titolo - e il delizioso quadrupede è stato riprodotto dal sommo
maestro nella posizione più sconveniente che si possa immaginare, cioè mentre
assolve alle sue necessità fisiologiche. In mezzo alla strada e dove sennò! Questa
sequenza artistica è assai originale, poiché senza precedenti. Oggi i padroni
educati, girano con paletta e sacchetto e raccattano le deiezioni canine.
Purtroppo ci sono molti maleducati che si sono fermati ai secoli scorsi. E
lasciano tutto lì sulla strada.
Allora molti pittori hanno ritratto cani di razza alle corti
imperiali. Li si vede tutti belli e snelli sui divani, oppure rampanti nei
boschi per la caccia, nei manieri, nelle case signorili, ma decisamente nessuno
(che io sappia) si è mai sognato di ritrarre un vecchio cane malconcio.
Ecco dove sta la genialità di Giovanna Durì. Si è scelta i
soggetti, col permesso dei loro padroni. Li ha anche fotografati, per poter
disegnare poi con più materiali di lavoro, grazie alle immagini fotografiche. Per
ogni ritratto ha scritto poche, ma centrate parole. Sono dei mini-racconti
ambientati in città italiane. Si tratta di piccole storie di grande senso. Dicono
tutto sul soggetto ritratto, sul suo carattere, sulla salute, sul muso, sulle
orecchie, sul pelo, sulle zampe… Sono pure dei testi autoironici ed
autocritici. Oddio, il volumetto è monotematico, però ha una sua forza estetica,
non c’è dubbio.
L’autrice è riuscita a reperire persino una mini-bibliografia
sul tema, riportata in
fondo al libro. Dal punto di vista iconografico, penso che debba essere lei la
prima al mondo che disegna certi cani vecchi bacucchi. Lo fa con una grande
tenerezza, mostrando la dignità dell’essere peloso e rotondetto. Un essere che
ha saputo dare un affetto inestimabile al proprio padrone.
Giovanna Durì, Cani che non ti guardano, 2012
Il volumetto della Durì fungeva da catalogo per la mostra
d’arte intitolata appunto “Vecchi cani, disegni di Giovanna Durì”, che si tenne
nel mese di ottobre 2012 presso la Galleria Nuages, di Milano. Visto il
successo e l’interesse riscontrato, l’esposizione fu replicata nel mese di
aprile 2013 a Napoli, a cura dell’Associazione Culturale Hde e a Firenze,
presso la Galleria Babele.
Non male per una principiante, nel senso che era la sua prima
mostra d’arte in assoluto. Giovanna Durì ha scritto e disegnato anche sul tema
del viaggio in treno. Anche in questo caso con grande scrupolo monotematico. Per
chi fosse interessato, le sue composizioni sui passeggeri del treno sono
presenti nel blog artistico “Doppiozero” sotto il seguente titolo della rubrica:
“Per brevi tratti”.
Col volume “Vecchi cani” l’autrice ha inteso contribuire alla
sensibilizzazione – così si legge nell’ultima pagina del testo – nei confronti
dei vecchi cani abbandonati o rimasti soli. Parte del ricavato delle vendite è
andato per beneficenza al Rifugio del cane delle città ospitanti la mostra:
Milano, Napoli e Firenze.
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Commiato sui generis
Faccio una parentesi finale. Non c’entra coi cani,
lo dico subito. Nemmeno coi cani invecchiati, però è collegabile con un altro
animale. Di quelli con la ali. Mi ha colpito un recente romanzo di una
scrittrice USA. È incentrato sul dipinto antico di un uccello variopinto. Quindi
l’estetica dell’animale ha la sua importanza e il diritto di cittadinanza.
Il nome dell’autrice è Donna Tartt. È riuscita a
scrivere 896 pagine (nell’edizione italiana) intorno al tema del cardellino. Punta tutto sulla quotidianità,
sui fatti della vita, non pare irreale o esagerato. Ok, il tutto si svolge tra attentati
molto attuali, droga, il Metropolitan Museum di New York, la desolazione delle
informi periferie di Las Vegas e i placidi canali di Amsterdam, però con la “fissa”
di quel pennuto pitturato nel ‘600. Vero è che si tratta de Il Cardellino di Carel Fabritius
(1622-1654) dipinto a olio su tela nello stesso anno della sua morte. È una
pittura minuscola: 34 x 23 cm. (Vedi:
Donna Tartt, The Goldfinch, New York, Little,
Brown and Company, 2013.
Edizione italiana: D. Tartt, Il cardellino, Milano, Rizzoli, 2014).
Siccome la Tartt è proprio brava, le hanno
assegnato il premio Pulitzer per la letteratura nel 2014. Tutto qui. È allora
vero che alcuni animali (o la loro rappresentazione) sanno stupirci.
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La presente recensione è riferita a:
Giovanna Durì, Vecchi
cani, Milano, Nuages, (1.a edizione: 2012), ristampa 2013, pp. 64 (non
numerate, con 30 disegni b/n), euro 12.
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