«È prezioso
il lavoro di quanti continuano a cercare la verità – ha detto Debora Serracchiani, presidente del Friuli Venezia Giulia – a svelare anche minuti episodi di quel tragico giorno
sulla spiaggia di Pola, a ricostruire un mosaico ormai sempre più leggibile
nella sua nefandezza. Fu strage etnica e ideologica, fu un massacro di
innocenti, fu la follia premeditata di uomini non sazi di sangue. La Regione Friuli
Venezia Giulia anche quest’anno sarà presente».
Il giorno prima della cerimonia commemorativa di Pola, in
Istria, la presidente Serracchiani ha comunicato la sua riflessione sulla
strage di Vergarolla, a 70 anni dal tragico fatto. Accadde il 18 agosto 1946,
quando sulla spiaggia della città portuale istriana, affollata per la popolare
manifestazione di nuoto della “Pietas Julia”, lo scoppio di un grosso arsenale
di esplosivo uccise oltre 80 perone.
Trieste - Colle di San Giusto, la lapide con i nomi delle vittime della strage di Vergarolla. Fotografia di Laura Brussi 2016.
«La visione
dei corpi di donne e bambini che giacciono a terra, in questa nostra Europa
oggi come allora, ci torturi a fondo e a lungo - ha concluso la Serracchiani -
e sia l’immagine di un orrore che non siamo più disposti a rivivere».
La catastrofe è stata rievocata a Pola insieme al centenario del martirio di Nazario Sauro (10 agosto 1916) nelle cerimonie organizzate
dalla locale Comunità degli Italiani e dal Libero Comune di Pola in Esilio, in
collaborazione con il Consolato generale d’Italia a Fiume.
La commemorazione, cui la Regione Autonoma Friuli Venezia
Giulia è stata presente con l’assessore Francesco Peroni, ha avuto inizio alle
10,30 nel Duomo di Pola, per proseguire in largo “Vittime di Vergarolla”. Si è
conclusa in quella che fu la tomba della Medaglia d’oro al valor militare
Nazario Sauro. Ecco le parole di Francesco Peroni, assessore del Friuli Venezia
Giulia al Coordinamento e Programmazione delle politiche economiche e
comunitarie.
«Vergarolla
settant’anni dopo ripropone, ancora più acuta, l’urgenza di rendere giustizia a
tutte quelle vittime innocenti – ha detto Peroni – anzitutto a coloro che
persero la vita in quel tragico 18 agosto, ma anche alle migliaia di
superstiti, poi costretti a una sopravvivenza privata delle libertà
fondamentali, oppure indotti a un doloroso esodo dalle proprie terre».
Trieste - Colle di San Giusto, autorità civili e militari al Parco Rimembranza in ricordo delle vittime della strage di Vergarolla. Fotografia di Laura Brussi 2016.
«Ricordare
la strage di Vergarolla - ha aggiunto Peroni, nella cerimonia di Pola, oggi Croazia - non sia solo esercizio
riparatorio di memoria collettiva, ma anche occasione di rinnovata coesione nei
valori di convivenza democratica e di tolleranza". Secondo l’assessore
regionale, quella tragedia rappresenta «un monito
tanto più attuale in tempi come i nostri, nei quali forme di terrorismo sempre
più agguerrite insanguinano, con la stessa violenza cieca degli assassini di
Vergarolla, l’Europa pacifica e civile che vorremmo consegnare alle future
generazioni».
Alle affollate cerimonie di Pola del 18 agosto 2016 hanno
preso parte, tra gli altri, il vicesindaco e presidente della Comunità degli
Italiani di Pola Fabrizio Radin, il sindaco del Libero Comune di Pola in Esilio
Tullio Canevari, il console generale d’Italia a Fiume Paolo Palminteri, il rappresentante
dell’ambasciatore d'Italia a Zagabria Mattia Mazza e il presidente della Giunta
esecutiva dell’Unione italiana Maurizio Tremul.
Trieste - Colle di San Giusto, il picchetto d'onore del Comune di Trieste, in tenuta storica con gonfalone, in ricordo delle vittime della strage di Vergarolla. Fotografia di Laura Brussi 2016.
Networking & redactional di Elio Varutti
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Presento qui di seguito il Comunicato stampa emesso da Laura
Brussi, autrice delle fotografie in questo servizio giornalistico su un'altra cerimonia commemorativa dell'eccido svoltasi a Trieste.
VERGAROLLA : UN GIUDIZIO STORICO E MORALE
NEL LXX ANNIVERSARIO DELL’ECCIDIO
La strage del 18 agosto 1946: un delitto contro l’umanità nel
quadro della pulizia etnica dell’Istria. Vibrante ricordo patriottico nella
commemorazione di Trieste. L’eccidio compiuto settant’anni orsono sulla
spiaggia di Vergarolla, nei pressi di Pola, mentre era in corso una grande
manifestazione sportiva, è passato alla storia come la massima strage di civili
compiuta in Italia durante il Novecento, in periodo di pace: una mano
criminale fece esplodere
circa trenta bombe
di profondità ad
alto potenziale, residuo bellico accatastato nelle vicinanze, il cui
contenuto era pari a dieci tonnellate di tritolo.
Gli ordigni erano stati opportunamente disinnescati, ma
qualcuno accese proditoriamente una miccia: le Vittime si contarono, secondo la
testimonianza storica di Padre Flaminio Rocchi, in oltre cento, ma quelle che
si riuscì a identificare furono solo 64: gli effetti della deflagrazione erano
stati sconvolgenti ed allucinanti, come attestano le cronache del tempo.
Non si
debbono dimenticare i feriti, in numero ancora
maggiore, ed
a più forte ragione, coloro che rimasero mutilati
e parzialmente invalidi; tanto meno, l’eroico Dottor Giuseppe Micheletti,
rimasto ad operare nell’ospedale cittadino sino all’indomani, pur essendo stato
informato che i suoi due bambini erano scomparsi a Vergarolla. Pola visse
quella tragedia come l’atto finale di un’ingiustizia epocale che si sarebbe completata
qualche mese più tardi con la firma del trattato di pace (10 febbraio 1947) e
la perdita italiana della Dalmazia, di Fiume e di massima parte dell’Istria.
In effetti, fu a seguito dell’eccidio che caddero le ultime
speranze, e che quella di scegliere l’Esilio, abbandonando tutto, divenne una
decisione plebiscitaria, condivisa dal 92 per cento della cittadinanza (con
un’incidenza analoga a quelle di tutta la Venezia Giulia trasferita sotto la
sovranità dell’usurpatore).
Trieste - Colle di San Giusto, la lapide con i nomi delle vittime della strage di Vergarolla. Fotografia di Laura Brussi 2016.
L’Esodo fu un giudizio etico e politico, tanto definitivo
quanto irreversibile, che il tempo e la storiografia hanno consolidato, ma che
è bene confermare e ribadire: se non altro, perché non mancano voci, sia pure
largamente minoritarie, che interpretano Vergarolla alla stregua di un fatto
accidentale, se non addirittura di matrice Alleata, mentre è stato confermato,
in specie dopo l’apertura degli Archivi britannici di Kew Gardens, quello
che tutti
avevano compreso immediatamente, non
solo a Pola, ravvisando nella strage la lunga mano
della polizia politica di Tito.
In questa ottica si colloca, lungi da una pur doverosa
ritualità ripetitiva, la forte e sentita partecipazione alle iniziative che
ogni 18 agosto ricordano quella sanguinosa pagina di storia, in cui caddero, a
sedici mesi dalla fine della guerra, tante ulteriori Vittime innocenti della
“pulizia etnica” (in maggioranza donne e bambini, per un’età media di 26 anni).
Non poteva essere diversamente, e così è stato, per la celebrazione del
settantennio, svoltasi a Trieste - ad iniziativa della Federazione Grigioverde
e della Famiglia Polesana in Esilio -
davanti alla stele in pietra del Carso che, innanzi alla Cattedrale di
San Giusto, affida i nomi dei Caduti alla “pietas” dei superstiti e dei posteri:
una stele, giova ricordarlo, fortemente voluta dal compianto Generale Riccardo Basile,
che per tanti anni aveva retto, e stretto in un unico abbraccio, Federazione e Famiglia.
Trieste - Colle di San Giusto, la lapide con i nomi delle vittime della strage di Vergarolla. Fotografia di Laura Brussi 2016.
Alla presenza delle Autorità civili e militari e del
Gonfalone di Trieste decorato di Medaglia
d’Oro al Valor
Militare, le Vittime
di Vergarolla, dopo
l’allocuzione pronunciata con brevi e sentite parole dal Presidente
della Federazione, sono state onorate con la Benedizione, con la recita delle
preghiere di rito, e con la deposizione di omaggi floreali sulle note del
Silenzio, seguita da quelle dell’Inno nazionale.
Trieste - Colle di San Giusto, la lapide con i nomi delle vittime della strage di Vergarolla. Fotografia di Laura Brussi 2016.
Oltre ai labari delle decine di Associazioni d’Arma riunite
nella Grigioverde, ed a quelli di Lega
Nazionale, Unione degli
Istriani, Famiglia Polesana,
ed altre Organizzazioni Esuli, è
da sottolineare la commossa partecipazione di tanti cittadini, compresi non
pochi turisti presenti
nella Zona Sacra
di San Giusto,
spesso inconsapevoli della tragedia
di Vergarolla, stante
la colpevole disinformazione perseguita per troppo tempo
dall’Italia ufficiale.
In buona sostanza,
la strage del
18 agosto 1946
è assurta a
testimonianza emblematica della tragedia di un intero popolo: quello
giuliano, istriano e dalmata, che aveva avuto il solo torto, per dirla con le
parole di Maria Pasquinelli, di amare incommensurabilmente la sua Patria.
Ebbene, questa testimonianza è rivissuta nella celebrazione
del settantennio, nell’omaggio perenne alle Vittime, e nel segno della speranza
proposto dalla partecipazione dei giovani e dei bambini, quasi a sottolineare che
da Vergarolla non scaturisce soltanto il pur commendevole e necessariamente commosso
Ricordo, ma nello stesso tempo, un impegno di vita a lungo termine, in senso
nobilmente patriottico, e quindi etico. I Caduti di Vergarolla sono presenti
attivamente nelle menti e nei cuori di tutti gli Italiani di buona volontà, e
lo saranno sempre.
Laura Brussi
Trieste - Colle di San Giusto, labari dell'associazionismo degli esuli presso la lapide con i nomi delle vittime della strage di Vergarolla. Fotografia di Laura Brussi 2016.
L’opinione di Italo Gabrielli
Per descrivere il clima generale di vita degli italiani
dell’Istria dopo l’8 settembre 1943 e anche dopo la Seconda guerra mondiale,
sotto l’occupazione dei partigiani di Tito, cito l’intervento del professor
Italo Gabrielli, esule da Pirano d’Istria, in merito al Giorno del Ricordo
2016. Avverto che il professore Gabrielli usa il termine di “genocidio” per le
violenze perpetrate dai titini nei confronti degli italiani d’Istria, di Fiume
e della Dalmazia. Ciò in base alla prima definizione di “genocidio” data dal
giurista polacco Raphael Lemkin, nel 1943. Tale approccio, tuttavia, non è
condiviso da certi storici.
«Quando si parla con gli
anziani, le loro sofferenze vengono di nuovo alla luce come un fiume carsico.
Alcuni ricordano le grida dei morituri sull’orlo dell’abisso o le testimonianze
di un’agonia talvolta impietosamente lunga, mentre altri rammentano la
perquisizione e l’arresto, spesso notturno, di cui i loro congiunti od amici
furono angosciati ed atterriti protagonisti. Come dimenticare il vicino che non
ritorna, le fughe in preda al terrore, le urla di una madre nell’apprendere che
il figlio era stato vittima innocente del genocidio?
Come rimuovere lo sconforto
derivante dall’ateismo di stato che si sarebbe voluto imporre, costringendo i
sacerdoti a svolgere clandestinamente la propria missione, ed in tanti
terribili casi a conoscere il dramma dell’estremo sacrificio non privo di
agghiaccianti sevizie in odium
fidei?
Tutto questo è scolpito a
lettere indelebili nell’animo del popolo istriano, fiumano e dalmata, che
invita tutti gli italiani di buona volontà a non dimenticare le enormi
ingiustizie subite, tanto da costringere una grande comunità di 350 mila
persone ad abbandonare la propria terra e quanto avevano di più caro, a
cominciare dalle tombe sparse in almeno 300 cimiteri e lasciate alla protervia
dell’usurpatore.
Nondimeno, si sappia che
quel popolo non rinuncia alla propria fede ed alla propria speranza. Come il
Vescovo di Trieste e Capodistria Mons. Antonio Santin ebbe ad affermare nella
toccante Preghiera dell’Infoibato composta nel 1959, le vie dell’iniquità non
possono essere eterne. In Croazia, in Slovenia, In Italia, nel mondo».
Trieste - Colle di San Giusto, esuli di Fiume (con bandiera) e di Pola alla cerimonia commemorativa per le vittime della strage di Vergarolla. Fotografia di Laura Brussi 2016.
Il commento di Carlo Cesare Montani
Mi sia consentito di aggiungere un commento del 2012 sulla strage di Vergarolla,
scritto da Carlo Cesare Montani, esule da Fiume.
«La vigilia dell’esodo da
Pola fu resa più drammatica dal citato eccidio di Vergarolla de 18 agosto 1946,
in cui persero la vita oltre cento vittime, in maggioranza donne, madri di
famiglia e bambini (l’età media dei Caduti che fu possibile identificare fu
calcolata in 26 anni). Fu la strage più cruenta mai accaduta in Italia nel
tempo di pace, per cause non naturali: in quella domenica di agosto tanti
polesi si erano concessi una gita al mare in concomitanza con le gare di nuoto
della Coppa Scarioni, ma andarono incontro ad un destino davvero tragico.
Ventotto bombe di profondità, residuato bellico posto in prossimità della
spiaggia previa opera di sicuro disinnesco, venero fatte scoppiare proditoriamente
dando luogo ad una vera e propri ecatombe. Tutti percepirono subito quale fosse
stata la matrice del delitto nell’intento di spingere all’esodo coloro che non
si erano ancora rassegnati: ebbene, dopo 60 anni, l’apertura degli archivi
inglesi di Kew Gardens (Foreign Office) ha confermato che la strage fu opera dell’OZNA,
la polizia politica jugoslava, ed ha affidato i nomi di cinque responsabili
alla memoria ed al giudizio dei posteri».
Trieste - Colle di San Giusto, autorità con esuli e i loro discendenti alla cerimonia per le vittime della strage di Vergarolla. Fotografia di Laura Brussi 2016.
Trieste - Colle di San Giusto, il momento religioso in ricordo delle vittime della strage di Vergarolla. Fotografia di Laura Brussi 2016.
Cenni bibliografici e sitologici
- Italo Gabrielli, Dal ricordo
alla fede ed alla speranza. Qualche riflessione nell’anniversario del Ricordo
(10 febbraio 1016), Trieste, 2016, pag. 2, dattiloscritto.
- Italo Gabrielli, Istria
Fiume Dalmazia. Diritti negati genocidio programmato, Trieste, 2011
(stampato da Lithostampa, Pasian di Prato, Udine), pag. 160.
- Carlo Cesare Montani, Esodo
e foibe, Consiglio Regionale della Toscana, Firenze, Seduta solenne del 10
febbraio 2012 per il Giorno del Ricordo,
pag. 6, dattiloscritto.
- “La strage di Vergarolla”, «Difesa Adriatica», IV, 12 agosto 1950, p. 3.
- “La strage di Vergarolla”, «Difesa Adriatica», IV, 12 agosto 1950, p. 3.
- Elio Varutti, Ricordata a Trieste la strage di Vergarolla (Pola, Istria), 1946, on-line: agosto 2014.
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