Riceviamo
e volentieri pubblichiamo questa considerazione di Carlo Cesare Montani, esule
da Fiume in seguito alla visita di Antonio Tajani, presidente del Parlamento
Europeo alla Foiba di Basovizza. Come si legge nel sito web de «Il Friuli» del
27 aprile 2018, si è svolto “il tour regionale del presidente del Parlamento
europeo Antonio Tajani. Questa mattina, a Trieste, dopo la visita a monsignor
Crepaldi, Tajani ha fatto tappa in Municipio, dove ha incontrato il Sindaco
Roberto Dipiazza”.
Siamo
lieti di riprendere e di pubblicare in questo blog la fotografia di Tajani a
Basovizza, già diffusa nel web da «Il Friuli», che ringraziamo per la gentile
concessione alla diffusione. (e.v.)
Fotografia dal sito web de «Il Friuli», che si ringrazia per la cortese concessione alla diffusione in queste pagine
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Ecco le riflessioni
sull’omaggio di Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo, al Sacrario Nazionale di Basovizza (Trieste).
L’ossequio ai Martiri
delle foibe istriane, giuliane e dalmate non costituisce un atto di ritualità
ripetitiva ma esprime un riconoscimento ai più alti livelli nei confronti di
una grande tragedia storica, o meglio di un delitto contro l’umanità perpetrato
dai partigiani del Maresciallo Tito nei confronti di un intero popolo che ebbe
la sola colpa di amare la Patria e che, oltre al sacrificio delle ventimila
Vittime scomparse nelle voragini della sua triste terra, od altrimenti
massacrate, spesso dopo orrende sevizie, fu costretto a quello di un Esodo
quasi totalitario in cui furono coinvolte
centomila famiglie e 350 mila persone.
Ancor prima della Legge
30 marzo 2004 n. 92 - che ha istituito il “Giorno del Ricordo” - la prassi di
rendere gli onori dello Stato, per il tramite delle sue massime Magistrature,
era stato inaugurato dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga (1991) e
seguito dai successori Oscar Luigi Scalfaro (1993) e Carlo Azeglio Ciampi
(2000) quando si recarono in devoto pellegrinaggio al Sacrario nazionale di
Basovizza, sul Carso triestino: il primo per chiedere perdono del lungo velo di
silenzio che la classe politica italiana aveva steso su quel dramma epocale, e
gli altri, per rinnovare la partecipazione della Repubblica al dolore dei superstiti
e per esprimere, ad un tempo, sentimenti di solidarietà non disgiunti da una
condanna senza appello nei confronti degli assassini.
In tempi più recenti,
gli appelli che il mondo esule aveva rivolto ai Presidenti successivi perché
iterassero la “pietas” dei loro predecessori portando una corona al Sacrario e
soffermandosi in un momento di riflessione, sono rimasti senza seguito,
inducendo la facile presunzione che lo scorrere del tempo avesse dato luogo ad
un immotivato affievolimento dei vecchi sentimenti solidali, erroneamente
incentivato dall’ingresso nella Casa comune europea da parte della Slovenia
(2004) e della Croazia (2013).
Anche per questo,
l’omaggio che Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo, ha voluto
rendere a Basovizza costituisce un “quid novi” che vale la pena di
sottolineare, se non altro perché interrompe una serie di disattenzioni
verosimilmente non casuali ma prima ancora perché costituisce la prima
testimonianza di un riconoscimento effettuato da un’autorità sovranazionale
come quella del Parlamento dell’Unione. E’ vero che la visita ha avuto luogo in
forma sobria e riservata: tuttavia, ciò non sminuisce affatto il valore di un
atto solo apparentemente formale, ma di grande valenza etica perché ha
espresso, in qualche misura, un sentimento europeo, e quindi, una condivisione
di valori tanto più significativa in quanto si è posta in controtendenza con
qualche soverchio disimpegno istituzionale italiano.
Oggi si parla non senza
fondate motivazioni di crisi dell’Europa, o quanto meno dei suoi principi
fondanti, che ha trovato un esempio visibile non tanto nella progressiva
burocratizzazione delle procedure o negli atteggiamenti egemonici di qualche
Paese leader, per non dire delle tendenze centrifughe che hanno avuto visibilità
traumatica nell’uscita della Gran Bretagna; quanto nella cancellazione di ogni
riferimento cristiano, di natura spirituale, nei suoi documenti fondamentali. In
questa ottica, un atto come quello del Presidente Tajani, dimostrando che
l’attenzione per i valori non negoziabili non è scomparsa, è un fatto
innovativo che contribuisce a confidare nell’avvento di una politica non
insensibile alle “alte non scritte ed inconcusse” leggi morali tramandateci
dall’antica civiltà greca.
Fotografia dal profilo twitter di Antonio Tajani
Caso mai, spiace che la
presenza di Tajani al Sacrario non abbia avuto l’eco che sarebbe stato
augurabile, proprio alla luce di un’attenzione così importante, rivolta da
un’alta autorità europea ad una tragedia immensa come quella delle foibe e
degli analoghi massacri compiuti nel quadriennio 1943-1947, e non soltanto a
danno degli Italiani; ma ciò significa che con quell’atto si è gettato un buon
seme destinato a germogliare nelle comuni riflessioni e nelle comuni preghiere.
Quello di Basovizza è
un Monumento che resterà nei secoli a ricordare il dramma di un intero popolo,
non disgiunto dal suo amore per la giustizia e per la verità, dal rifiuto
dell’ateismo di stato e del collettivismo forzato, dalla scelta di libertà a
costo di affrontare una diaspora che lo ha disperso nel mondo, ma non ha inciso
sulla sua speranza e sulla sua fede. Proprio per questo, il gesto del
Presidente Tajani deve essere apprezzato e condiviso.
Carlo Montani
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Servizio redazionale e
di Networking a cura di Sebastiano Pio Zucchiatti e E. V. - Fotografie di Carlo
Montani ove non altrimenti indicato.
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