C’era un sole splendido anche alla seconda Camminata del
Ricordo svoltasi il 19 maggio 2018 a Udine, dalle ore 10,30 alle 12. Tra gli
intervenuti ha parlato anche la signora Fabiola Modesto Paulon, nata a Fiume il
3 agosto 1928, meritatasi perciò l’appellativo di partecipante emerita al Trekking del Ricordo.
Udine - Ex Centro smistamento profughi istriani e dalmati di Via Pradamano 21 con parte dei partecipanti al secondo Trekking del Ricordo. Fotografia di Leoleo Lulu
“La mia famiglia ed
io siamo scappati da Fiume, dove si abitava, alla fine del 1944 e i primi
giorni del 1945 – ha esordito così Fabiola Laura Modesto Paulon – per la paura
dei partigiani di Tito che hanno preso mio padre a Tersatto e lo hanno messo al
muro per fucilarlo, andava là in bicicletta per insegnare alla scuola
elementare, per prendere le famose Mille lire al mese. Pensate che fu salvato
dal papà di un suo alunno. Io ho abitato a Fiume in Via Trieste, vicino ai
salesiani e, dal 1934, in Via Milano, vicino all’Arcivescovado e alla Chiesa
dei Cappuccini. Vi racconto, infine, che Fiume era una città ricca, multietnica
e tollerante fino all’inizio della guerra, pensate che l’80 per cento dei
commercianti era di religione ebraica, le mie compagne di scuola erano
cattoliche, turche, ebree e protestanti, ma la nostra educazione si basava
sulla convivenza e il rispetto reciproco. Fiume era una città europea e
d’estate durante le vacanze per fare i bagni andavamo in vaporetto a Laurana e
Abbazia, dove le famiglie affittavano un appartamento”.
Udine, Loggia del Lionello, Secondo Trekking del Ricordo, il saluto di Bruna Zuccolin, presidente dell'ANVGD di Udine, accanto a Elio Varutti, suo vice presidente. Fotografia di Leoleo Lulu
Una originale istantanea di Giorgio Ganis a Udine, Loggia del Lionello, Secondo Trekking del Ricordo 2018
La seconda Camminata del Ricordo ha visto la presenza di
oltre 30 partecipanti. È stata organizzata dal Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), per cui il saluto
ufficiale all’incontro, sotto la Loggia del Lionello, è stato effettuato da
Bruna Zuccolin, presidente dell’ANVGD di Udine e con parenti di Pirano. “La Camminata
del Ricordo è uno dei nostri significativi appuntamenti di questi mesi sul tema
dell’esodo istriano – ha detto Zuccolin – ricordo a tutti che il 25 maggio
prossimo in città ci sarà il rosario al Villaggio giuliano di Via Casarsa
davanti all’ancona della Madonna della Rinascita, il pranzo sociale il 9 giugno
con menu istriano, fiumano e dalmata, alle ore 12,30, presso il ristorante Abbazia di Via Manin 1 a
Udine e la messa al Villaggio giuliano di Via Casarsa il 15 giugno prossimo
alle ore 19. Devo dire che siamo molto onorati come ANVGD di essere inseriti nel
programma della Setemane de Culture Furlane e addirittura con il Trekking dello scorso 12 maggio facevamo parte
del cartellone del festival Vicino / Lontano”.
Udine, Piazzetta Belloni, Scultura di Michele Piva - Fabiola Modesto Paulon ricorda la vita a Fiume di quando era bambina, accanto a Elio Varutti. Fotografia di Leoleo Lulu
Udine, Piazzetta Belloni, Scultura Sestante di Michele Piva - Fabiola Modesto Paulon assieme a Elio Varutti. Fotografia di Giorgio Ganis
Udine, Piazzetta Belloni, Scultura Sestante di Michele Piva - Fabiola Modesto Paulon assieme a Elio Varutti. Fotografia di Giorgio Ganis
Il titolo dell’incontro era: “Itinerario del Ricordo. Esodo giuliano dalmata a Udine. Dalla Loggia del Lionello al Centro smistamento profughi (CSP) di Via Pradamano”. Si è trattato di una camminata urbana lenta
con accompagnatore in lingua italiana, friulana e dialetto istro-veneto.
Il professor Elio Varutti, vice presidente dell’ANVGD di
Udine, ha salutato e ha dato il benvenuto gli ospiti, tra i quali alcuni
turisti, a nome di Federico Vicario, presidente della Società Filologica
Friulana.
Il significato dell’iniziativa è presto detto. Rientra nel
programma di attività dell’ANVGD di Udine. “Dopo il giorno 8 settembre 1943,
data della comunicazione dell’armistizio tra gli alleati angloamericani e il
governo italiano di Badoglio – ha detto Varutti – inizia l’esodo di italiani
dalla Dalmazia, da Fiume e dall’Istria. Fuggono in 350 mila per evitare le
violenze degli iugoslavi, spinti dal sentimento di vendetta per le atrocità
patite nella guerra fascista e per la pulizia etnica voluta da Tito”.
Udine, Piazzetta Belloni, Scultura Sestante di Michele Piva - Bruno Bonetti parla delle vicende legate all’Albergo Nazionale di Udine nel 1944-1945, accanto a Elio Varutti. Fotografia di Leoleo Lulu
Il saluto di Bruno
Bonetti, segretario ANVGD di Udine
Bruno Bonetti, segretario dell’ANVGD di Udine, ha parlato
delle vicende legate all’Albergo Nazionale di Udine nel 1944-1945 che sorgeva
in Piazzetta Belloni. Bonetti, infatti, è autore del libro del 2017 intitolato “Manlio Tamburlini e l’albergo Nazionale di Udine”. Esso era un covo di spie, di
partigiani e di fascisti. Tra rocambolesche vicende, il racconto prosegue come
un noir dai contorni torbidi con il mistero del ritrovamento, a seguito
dell’attentato a Tamburlini, delle carte che compromettono i funzionari della
Questura di Udine e ne determinano la deportazione in Germania. Sono poi
riportati i retroscena dell’omicidio Morgante, che darà luogo a uno dei
processi più discussi del dopoguerra assieme a quello di Porzûs: entrambi
mettono alla sbarra gli eccessi partigiani; in questo caso, però, a giudizio
vanno due osovani. Sullo sfondo delle vicende politiche e militari, emerge la
storia d’amore di Manlio e Ada, dalle “nozze fasciste” alla loro fine tragica.
In seguito il professor Varutti ha illustrato ai presenti le
varie tappe del Trekking del Ricordo. In piazza Libertà si sono osservati i tre
leoni marciani, “consolazione per gli esuli”, come diceva Silvio Cattalini,
esule da Zara e presidente ANVGD di Udine dal 1972 al 2017. La Loggia del
Lionello, su iniziale progetto di Bartolomeo Costa Sbardilini da Capodistria,
detto delle Cisterne, fu poi proseguita dall’orafo Lionello. L’origine della
loggia risale al 24 gennaio 1441, quando "in pleno consilio" venne
proposta la costruzione di un nuovo palazzo comunale.
Udine, Via Bertaldia, Parco Vittime delle Foibe del 2010. Varutti spiega come l'ingegnere Cattalini, esule da Zara, riuscì ad ottenere questo luogo onorevole e sacro. Camminata del Ricordo 2018. Fotografia di Giorgio Ganis
Intitolazione di Udine dal 2010 in Via Bertaldia. Fotografia di Leoleo Lulu
Bartolomeo Costa Sbardilini, genero di Giovanni da Udine,
progettò la ricostruzione del Duomo di Cividale del Friuli, che era stato
distrutto dal terremoto del 1448, il battistero e il campanile del Duomo di
Udine. Diresse i lavori di costruzione della Loggia del Lionello in Udine.
Un primo leone marciano sta sulle Torre dell’Orologio, il
secondo felino è su una colonna a sud. Il terzo leone veneziano si trova sopra
l’Arco Bollani, costruito nel 1556 su progetto di Andrea Palladio, sulla salita
per il colle del Castello. Questo terzo leone della piazza ebbe un’esistenza
travagliata, forse perché il più imponente. Esso ha però un collegamento
diretto con i leoni di Dalmazia. Fu, infatti, nel 1933 sotto il podestà Gino di
Caporiacco, che la giunta comunale udinese deliberò di ricollocare il leone, in
risposta all’abbattimento dei leoni veneziani, avvenuto a Traù, in Dalmazia, da
parte delle autorità del Regno di Jugoslavia. Così negli anni ’30 fu riposto un
modello di gesso. L’originale, pesante 35 quintali, realizzato dall’artista
vicentino Egisto Caldana, fu posizionato sopra l’arco palladiano la sera del 6
luglio 1953, con la elegante novità che il felino volge la fronte, anziché la
coda ai cittadini che transitano ai suoi piedi.
I camminatori hanno poi visitato la scultura in ferro “Sestante”,
del 1999, di Michele Piva (Fiume 1931 – Udine 2013), in piazza Belloni. Il
vicino Duomo risale alla prima metà del Duecento; consacrato nel 1335 subì
danni dal terremoto (1348) e restauri successivi. Qui si ritrovavano nel 1949
per la messa decine di esuli zaratini con Padre Cesario da Rovigo e don
Giovanni Budinich. Erano le famiglie Bugatto, Alesani, Nagy, Bulat, Usmiani,
Marsan, Boezio, Galessi e Cassani. Nel settecentesco Oratorio della Purità, con
Assunzione della Vergine di G.B. Tiepolo (1759), da decenni si ritrovano i soci
ANVGD per il Natale dell’esule.
Udine, presso Via S. Francesco, ove sorgeva la sede della Confraternita di S. Girolamo degli Schiavoni. Varutti, al microfono, accanto a Bruna Zuccolin, ANVGD di Udine e all'architetto Giorgio Ganis, del Gruppo culturale "Alfredo Orzan". Fotografia di Leoleo Lulu
Udine, presso Via S. Francesco, ove sorgeva la sede della Confraternita di S. Girolamo degli Schiavoni. Fotografia di Giorgio Ganis
Udine, presso Via S. Francesco, ove sorgeva la sede della Confraternita di S. Girolamo degli Schiavoni. Fotografia di Giorgio Ganis
Novità: la
Confraternita di S. Girolamo degli Schiavoni a Udine
Ci si è fermati poi dove sorgeva la Confraternita di S.
Girolamo degli Schiavoni. Si precisa che questo è solo un abbozzo di studio del
professor Varutti. Sorta agli inizi del 1300, ha la sede in Porta Ronchi.
Trasferita nel 1480 nel convento di S. Francesco, ora Via Beato Odorico da
Pordenone, fu ancora spostata in Contrada di Bòros, attale via S. Francesco,
nella casa d’angolo opposto a quello dell’Oratorio della Purità. Forse era
detta Contrada di Bòros (o “des Boris”, o “des Bores”) perché, per fluitazione
lungo la roggia giungevano in città “lis boris”. Una “bore” era un rocchio di
faggio della lunghezza di cinque piedi, o metà, per ardere (Il Nuovo Pirona).
La confraternita, composta da “forensi” in prevalenza slavi,
aveva un piccolo ospizio. Gli statuti redatti tra il 1452 e il 1475, tra le
varie, contengono una disposizione per la quale i confratelli erano obbligati
anche se nell’Ospizio non ci fosse stato alcun degente, di recarsi presso i
confratelli ammalati nella città e dintorni, per assisterli e confortarli
secondo gli ordini del Cameraro (amministratore), pena una multa di “1 L(ibbra)
di olio” per illuminazione. Il cameraro era “Maistro Iacomo de Loch”, ossia
dall’attuale Škofja Loka, sopra Lubiana a 35 km di distanza.
Verso la fine del Cinquecento la confraternita fu incorporata
in quella di S. Maria della Misericordia. La proprietà dell’ospizio passò ai
fratelli Alfonso e Giuseppe Asquini e, nel 1691, alla contessa Margherita di
Prampero. Nel corso del Settecento la casa subì dei rimaneggiamenti e fu
trasformata in locanda a fine secolo.
Nel 1935, per lavori di allargamento di Via S. Francesco, si
rese necessaria la demolizione di una parte di tale casa, che guardava verso
l’Oratorio della Purità.
Nel 1940 l’avvocato Anton Urbanc pubblicò a Lubiana in lingua
slovena, pur con alcuni errori di carattere filologico, il testo dello Statuto
della Confraternita, premettendovi uno studio di stampo giuridico e storico
tendente a dimostrare che detto Statuto che, per gli sloveni, potrebbe
rappresentare il più antico documento di storia del diritto assicurativo,
contenga i primi germi delle moderne assicurazioni. (G.B. Corgnali, «Ce
Fastu?», 1940).
Udine - Il Cippo del Parco Vittime delle foibe, del 2010. La lettura della targa (deturpata dal 2013) con onorevole attenzione. Fotografia di Leoleo Lulu.
Altra tappa del Trekking del Ricordo è stata la Chiesa della
Beata Vergine del Carmine, perché lì furono celebrati centinaia di matrimoni di
esuli del CSP di via Pradamano nel 1953-1956. C’era monsignor Krunoslav
Draganovich, gesuita di Roma, ad occuparsi di far emigrare in Germania alcune
migliaia di profughi, alloggiati nel Centro di smistamento di Udine, come si
legge ne «L’Arena di Pola» del 3 ottobre 1956.
Il convento dei frati Carmelitani e la chiesa della Beata Vergine
del Carmine ebbero origine in via Aquileia nel Cinquecento; la chiesa fu
consacrata nel 1525. I frati carmelitani rimase fino al 1770, quando un decreto
della Repubblica veneta deliberò che venissero soppresse alcune corporazioni
religiose con meno di 10 componenti. Vi subentrarono i Frati Minori Conventuali
di S. Francesco, che lasciarono il loro convento e la chiesa per la costruzione
del nuovo Ospedale di Santa Maria della Misericordia. Con sé portarono nella
Chiesa del Carmine l’urna con le spoglie del Beato Odorico da Pordenone
(sarcofago di Filippo De Santi del 1332) e la devozione a S. Antonio da Padova.
I Francescani rimasero fino al 1806, quando per le leggi napoleoniche numerosi
conventi udinese furono demanializzati, compreso quello di via Aquileia.
Odorico da Pordenone, al secolo Odorico Mattiussi o Mattiuzzi
(Villanova di Pordenone, tra il 1265 ed il 1270 Udine, 14 gennaio 1331), è
stato un presbitero e religioso italiano dell'Ordine dei Frati Minori;
evangelizzò in Oriente, fino in Cina e fu beatificato nel 1755. Suoi miracoli
sono attestati nel Trecento a Pirano, Parenzo e Isola D’Istria.
Udine, Chiesa del Carmine, opera dedicata al frate Odorico da Pordenone. Fotografia di Leoleo Lulu
Udine, Chiesa del Carmine, commenti di Elio Varutti sui matrimoni di esuli giuliano dalmati del 1954-1956. Fotografia di Giorgio Ganis
Ultime tappe del secondo
Trekking del Ricordo
La penultima tappa del tour è stata presso il Parco Vittime
delle Foibe, del 2010, in Via Bertaldia angolo Via Manzini. Si è letta la targa
in ricordo delle Vittime delle foibe in onore di quelle persone così
barbaramente trucidate.
Ultima tappa è stata il Centro Smistamento Profughi di via
Pradamano, 1945-1960, oggi scuola media “E. Fermi”. Di qui passarono in fuga
dalle violenze titine oltre 100 mila esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia, per
essere sventagliati in oltre 140 campi profughi d’Italia. C’è una Lapide del
Comune di Udine del 2007. “Go visto brande e mia cugina che dormiva in campo e
a mangiar con noi in casa – ha raccontato Elvira Dudech, da Zara – jera fioi
che i piangeva, i voleva la casa, le mame diceva: No gavemo più casa”.
C’è chi, come Franco Grazzina, esule da Fiume a Gorizia, dice
di “aver dormito per terra nel 1949 al Campo profughi di Udine, solo con una
coperta e dei fogli di giornale – poi aggiunge – per mangiare si faceva una
lunga fila con la gamella, poi siamo andati a vivere a Venzone e poi a
Gorizia”. Ad esempio le sorelle Egle e Odette Tomissich, nate a Fiume,
ricordano il CSP di Udine, perché nelle camerate c’erano le brande e la
corrente elettrica, che mancavano, invece nel 1948, al CRP del Silos a Trieste,
dove i profughi dormivano sul pavimento.
Lapide in Via Pradamano 21, Udine. Fotografia di Leoleo Lulu
Definiti come “sussidiati”, i piccoli profughi ricevevano
penna, pennino e carta, come ha ricordato Vittorio Zannier, figlio di Santina
Pielich, originaria di Fiume e di Pietro Carlo Zannier, un sopravvissuto al
campo di sterminio nazista di Dachau. La famiglia Zannier visse al Villaggio
Metallico fino al 1956, quando per traslocare “fu sufficiente un motocarro Ape,
da così poche cose che avevamo”. Vittorio Zannier si sente friulano, essendo
nato a Udine nel 1951 e parla in marilenghe. “Tai pîts o vevi i çucui fats cu
la gome dai budiei de biciclete cjatâts te Tor – ha raccontato Vittorio Zannier
– e si lave a scuele a pîts cui fîs dal maresiâl, si jentrave tun negozi par
cjoli merendinis, ‘e paie la mame’, e disevin i fîs dal maresiâl e alore jo o
ai fat come lôr, dopo però me mari mi à dât un tango, che mi lu visi ancjemò”
(Ai piedi avevo gli zoccoli fatti con la gomma delle vecchie camere d’aria
gettate nel Torre, e si andava a scuola a piedi con i figli del maresciallo, si
entrava in un negozio per prendere le merendine, ‘paga la mamma’, dicevano i figli del maresciallo e
allora ho fatto come loro, dopo però mia mamma mi ha punito, che me lo ricordo
ancora oggi). Altri ricordi di aiuti ricevuti? “Pe prime Comunion no vevi il
vistît – ha concluso Vittorio Zannier – e pre Battigelli, plevan di Sant
Gotart, al à paiât lui il vistît par me, li dai Combattenti, in place dai grans
e, di frutin, o ai stât tal asîl de Cjase dal Frut di Via Diaz” (Per la prima
Comunione non avevo il vestito e don Battigelli, il parroco di San Gottardo, ha
pagato il vestito per me, nel negozio Ai Combattenti, in piazza dei Grani –
piazza XX Settembre – e da bambino sono stato all’asilo della Casa
dell’Infanzia di Via Diaz).
Udine, Via Pradamano 21, ex Centro smistamento profughi, traguardo della seconda Camminata del Ricordo. Fotografia di Leoleo Lulu
Alla Camminata del Ricordo hanno preso parte, tra gli altri,
anche Barbara Rossi, delegato amministrativo dell’ANVGD di Udine, Tiziana
Menotti e Giorgio Ganis del Gruppo culturale “Alfredo Orzan” della Parrocchia
di S. Pio X, una operatrice di Turismo FVG, alcuni insegnanti. oltre ad alcuni
esuli e discendenti di esuli istriani.
Note fuori sacco
A margine dell’incontro il signor Livio Sessa, nato a Trieste nel 1942, ha voluto raccontare a E, Varutti questi avvenimenti della sua famiglia. “Ho parenti di Dignano d’Istria e Pola ha detto Sessa – metà della mia famiglia è rimasta là, mentre l’altra metà è venuta via per le pressioni jugoslave. Allora negli anni ’60, andavo dai parenti rimasti a Dignano d’Istria, in estate, e stavo lì un mese, così aiutavo gli zii a lavorare nei campi, se parlava in istrian e in croato. C’erano tanti controlli al confine. Bisognava avvertire le autorità jugoslave della nostra partenza e del nostro arrivo. Ho sentito parlare delle punizioni che davano i titini ai giovani che tentavano di venir via dall’Istria. Gli italiani provavano a scappare in treno col biglietto fino a Trieste, poi siccome c’erano tante spie per incastrare i fuggitivi, allora facevano il biglietto dall’Istria o da Fiume fino a Zagabria e là prendevano un nuovo biglietto per Trieste, ma anche così venivano intercettati dalle spie titine e puniti con pestaggi di vario tipo, iera la rieducazion dei comitati popolari".
Ecco un'altra notizia riferita da Livio Sessa riguardo a un battesimo
del 1959 svoltosi a Dignano d’Istria. Lui faceva da padrino al neonato, suo
caro parente. Sui documenti ha scritto perfino “Vodnjan”, come la cittadina di
oltre 6 mila abitanti fu chiamata dai croati dopo il 1945, ma i controlli dei
graniciari furono comunque estenuanti, con ora di arrivo, ora di partenza,
tutto con timbri, contro-timbri e firme di ogni sorta. Era vietato andare in
chiesa con le spie titine pronte a tutto per una manciatina di denaro. Così il
corteo del battesimo se ne uscì di casa alla chetichella. Divisi in piccoli
gruppi, rasenti i muri, dopo le diedi di sera. Il prete aspettava in chiesa e
celebrò il battesimo, ma poi tutti rientrarono col solito sistema. La guerra
fredda imponeva certi comportamenti. Livio Sessa se li ricorda bene, anche se
aveva 17 anni.
L’ingegnere Sergio Satti, esule da Pola, decano dell’ANVGD di Udine e per decenni vice presidente sotto Silvio Cattalini, dopo aver saputo della seconda Camminata del Ricrodo ha scritto in Facebook il 20 maggio 2018 il seguente messaggio: “Grazie per continuare il ricordo del nostro triste esodo dalle nostre terre natali. Ricordare per non dimenticare, con la speranza di una serena condivisione storica dei fatti”.
Un altro esule dell’ANVGD di Udine ha scritto per e-mail le seguenti parole: “Caro prof. Elio Varutti, ho letto con molta partecipazione il tuo bell’articolo sul "Secondo Trekking del Ricordo" del 19 maggio scorso mattina. Contiene molte notizie, spunti storici interessanti e toccanti testimonianze di esuli che hanno vissuto quei tragici momenti. Mi spiace di non aver potuto essere presente e spero che l’evento si ripeta in futuro. Buona domenica. Giorgio Gorlato”.
Anche la signora Rosalba Meneghini, figlia di una esule da Rovigno, nel gruppo di Facebook intitolato a “Anvgd Udine” ha commentato brevemente così: “Complimenti per queste validissime attività, vi accompagno col cuore!”.
A margine dell’incontro il signor Livio Sessa, nato a Trieste nel 1942, ha voluto raccontare a E, Varutti questi avvenimenti della sua famiglia. “Ho parenti di Dignano d’Istria e Pola ha detto Sessa – metà della mia famiglia è rimasta là, mentre l’altra metà è venuta via per le pressioni jugoslave. Allora negli anni ’60, andavo dai parenti rimasti a Dignano d’Istria, in estate, e stavo lì un mese, così aiutavo gli zii a lavorare nei campi, se parlava in istrian e in croato. C’erano tanti controlli al confine. Bisognava avvertire le autorità jugoslave della nostra partenza e del nostro arrivo. Ho sentito parlare delle punizioni che davano i titini ai giovani che tentavano di venir via dall’Istria. Gli italiani provavano a scappare in treno col biglietto fino a Trieste, poi siccome c’erano tante spie per incastrare i fuggitivi, allora facevano il biglietto dall’Istria o da Fiume fino a Zagabria e là prendevano un nuovo biglietto per Trieste, ma anche così venivano intercettati dalle spie titine e puniti con pestaggi di vario tipo, iera la rieducazion dei comitati popolari".
Udine, ex Centro smistamento profughi istriani e dalmati, ora scuola "E. Fermi" di Via Pradamano 21, tappa finale della Camminata del Ricordo 2018. Fotografia di Giorgio Ganis
L’ingegnere Sergio Satti, esule da Pola, decano dell’ANVGD di Udine e per decenni vice presidente sotto Silvio Cattalini, dopo aver saputo della seconda Camminata del Ricrodo ha scritto in Facebook il 20 maggio 2018 il seguente messaggio: “Grazie per continuare il ricordo del nostro triste esodo dalle nostre terre natali. Ricordare per non dimenticare, con la speranza di una serena condivisione storica dei fatti”.
Un altro esule dell’ANVGD di Udine ha scritto per e-mail le seguenti parole: “Caro prof. Elio Varutti, ho letto con molta partecipazione il tuo bell’articolo sul "Secondo Trekking del Ricordo" del 19 maggio scorso mattina. Contiene molte notizie, spunti storici interessanti e toccanti testimonianze di esuli che hanno vissuto quei tragici momenti. Mi spiace di non aver potuto essere presente e spero che l’evento si ripeta in futuro. Buona domenica. Giorgio Gorlato”.
Anche la signora Rosalba Meneghini, figlia di una esule da Rovigno, nel gruppo di Facebook intitolato a “Anvgd Udine” ha commentato brevemente così: “Complimenti per queste validissime attività, vi accompagno col cuore!”.
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Udine, Chiesa del Carmine. Varutti racconta delle svariate centinaia di matrimoni di profughi prima di emigrare in blocco per la Germania. La coccarda tricolore indossata con i nastrini dei colori di Fiume apparteneva all'architetto Carlo Leopoldo Conighi, primo dirigente dell'ANVGD di Udine nel 1950-1951. Fotografia di Leoleo Lulu
Fonti orali e digitali
- Giorgio Gorlato, Dignano d’Istria 1939, messaggio e-mail all’autore
del 20 maggio 2018
- Rosalba Meneghini, Udine 1951, messaggio in Facebook del 19 maggio 2018.
- Sergio Satti, Pola 1934, messaggio in Facebook del 20 maggio
2018.- Rosalba Meneghini, Udine 1951, messaggio in Facebook del 19 maggio 2018.
- Livio Sessa, Trieste 1942, intervista di E. Varutti del 19
maggio 2018.
- Le altre testimonianze citate sono contenute nel volume di E.
Varutti de 2017, anche nel web.
Udine, Loggia del Lionello, inizia il Trekking del Ricordo, 19 maggio 2018. Fotografia di Giorgio Ganis
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Bibliografia sulla
Confraternita di S. Girolamo degli Schiavoni, Udine
- Giovanni Battista Corgnali, «Ce Fastu?», 1940.
- Giovanni Battista Della Porta, Toponomastica storica della Città e del Comune di Udine, Nuova
edizione a cura di Leila Sereni con note linguistiche di Giovanni Frau, Udine,
Società Filologica Friulana, 1991.
- Giulio Andrea Pirona,
Ercole Carletti, Giovanni Battista Corgnali, Il Nuovo Pirona. Vocabolario friulano (prima edizione: 1935),
Udine, Società Filologica Friulana, 2001 (2.a ristampa della 2.a edizione).
- Anton Urbanc, Slovenska
bratovscina sv. Hieronima v Vidmu iz leta 1452 (Confraternita di San
Gerolamo degli Schiavoni), Najstarejsa listina zavarovalno-pravne zgodovine
Slovencev, Ljubljana, 1940, pp. 24. Estratto dal periodico «Glasnik Udruzenja
aktuara Kraljevine Jugoslavije», IV, n. 1-2.
Altre fonti
bibliografiche e del web
- Bruno Bonetti, Manlio Tamburlini e l’Albergo
Nazionale di Udine,
Pasian di Prato (UD), L’orto della cultura, 2017.
- Paolo Medeossi, “L’albergo Nazionale di Udine tra crudeltà
silenzi e tabù”, «Messaggero
Veneto», 12 dicembre 2017, p. 24. L'articolo richiama la presentazione del
libro "Manlio Tamburlini e l’albergo Nazionale di Udine" di Bruno
Bonetti, mercoledì 13 dicembre 2017, nella sala Corgnali della biblioteca “V.
Joppi” di Udine.
- E. Varutti, Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in Friuli 1943-1960. Testimonianze di profughigiuliano dalmati a Udine e dintorni, Udine, Provincia di Udine / Provincie
di Udin, 2017 (disponibile anche nel web).
- E. Varutti, Trekking del Ricordo a Udine sui luoghi dell’esodo giuliano dalmata, on-line dal 12
maggio 2018.
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Udine, Seconda Camminata del Ricordo, lo staff di accoglienza attivato grazie alla collaborazione con l'Associazione Insieme con Noi di Udine, presieduta da Germano Vidussi. Fotografia di Leoleo Lulu
Per informazioni e iscrizioni all’Associazione Nazionale Venezia Giulia
Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine rivolgersi alla sede situata in
Vicolo Sillio, 5 – 33100 Udine. Telefono e fax 0432.506203 – orario: da lunedì
a venerdì ore 10-12
e-mail: anvgd.udine@gmail.com
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Ricerche storiche, servizio redazionale e di networking a
cura di Sebastiano Pio Zucchiatti, Girolamo Jacobson e di E. Varutti.
Fotografie di Leoleo Lulu, e di Giorgio Ganis, che si ringraziano per la cortese collaborazione e per
la diffusione e pubblicazione.
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Rassegna stampa
Cimeli fiumani
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Rassegna stampa
Cimeli fiumani
In occasione dei Trekking del Ricordo, 12 e 19 maggio 2018, intitolati “Itinerario del Ricordo. Esodo giuliano dalmata a Udine" la fiumana Fabiola Modesto Paulon ha lavorato ad uncinetto questo monile per una socia ANVGD di Udine. Collezione privata, Udine. Fotografia E. Varutti
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