È un museo originale e affascinante, sulla destra del fiume
Piave.
In questa casa, del 1850 circa, hanno vissuto due fratelli di Sappada, ormai
scomparsi: Antonio e Marianna Puicher (Puichar, in lingua locale).
Il tetto è in scandole di legno. Le pareti sono in legno e con poca muratura a nord. La
stalla, per una mucca, ed il fienile sono nello stesso corpo di fabbrica
dell’abitazione. Le stufe in muratura sono senza il camino, perciò le stanze sono annerite dalla caligine.
C’è la stanza per l’affumicatura di prodotti caseari e per i salumi. Il
gabinetto cabinato è sul poggiolo all’aperto, con lo scarico a caduta libera.
Nell’interno dell’abitazione-museo si trovano interessanti
suppellettili ben spiegate dal custode, con pittoreschi aneddoti. Il museo è proprio
un punto di forza etno-antropologico di Sappada. Si trova nella Borgata di
Cretta, all’estremità est del paese. È la prima borgata che si incontra
arrivando da Cima Sappada e dal resto del Friuli. Il sentierino erboso per
arrivare al museo a piedi è quasi di fronte alla Cappella della Santa Trinità. C’è
un limitato parcheggio automobili vicino alla statale 355. Provenendo dal
centro di Sappada, il museo è sulla sinistra, come detto in Borgata Cretta, a
100 metri dalla ex Caserma Fasil.
1. Storia del paese
tedescofono
L’origine di Sappada, secondo il sito web del Comune, è da
risalire in base all’ipotesi più accreditata, ad alcune famiglie partite dall’Austria,
per insediarsi nella vallata, probabilmente chiamate dai governanti del
Patriarcato di Aquileia, che concessero l’autorizzazione all’insediamento. La
datazione è incerta (X-XI secolo): la valle allora era disabitata, le famiglie
iniziarono così opere di disboscamento e di coltivazione. Lentamente il paese
prese forma: le quindici famiglie originarie andarono a formare le altrettante
borgate che ancora oggi costituiscono Sappada. Nel 1500, ad affiancarsi all’agricoltura
e alla pastorizia, arriva il commercio del legname, principalmente con la
Repubblica di Venezia. La nascita delle prime opere pubbliche e delle scuole è
da attribuire alla dominazione austriaca nel 1800. L’annessione al Regno d’Italia
è del 1866.
Durante la Prima guerra mondiale molte battaglie furono
combattute sulle vette sappadine: a testimonianza ci sono i fortini e i reperti
risalenti all'epoca. Fra il 1916 e il 1917 Sappada fu evacuata per sospetti di
simpatia filotedesca a causa del dialetto locale: la popolazione fu indirizzata
verso la Sicilia, la Campania, le Marche e la Toscana.
Durante la Seconda guerra mondiale il paese fece parte della
Repubblica libera della Carnia: molti furono gli scontri fra partigiani e tedeschi
nella valle e qualche sappadino fu deportato nei campi di concentramento. Una
volta terminato il conflitto, la situazione lavorativa costrinse molti abitanti
di Sappada a cercare fortuna all’estero, soprattutto in Germania e in Svizzera.
Il successivo sviluppo del turismo fece sì che la situazione cambiò e che molti
potessero ritornare per dedicarsi al settore terziario.
Particolari costruttivi con la tecnica blockbau, con legno di conifere, ad incastro.
2. Casa Puicher con altre informazioni
dal web
La casa museo è stata abitata senza alterazioni sostanziali
del suo assetto fino agli anni 1980-1985. È stata rilevata dal Comune di Sappada nel 1995. Poi è stata recuperata nel pieno rispetto dei principi del
restauro filologico conservativo, per adibirle a Casa-Museo della Civiltà
contadina della vallata. Qui i visitatori possono compiere un salto nel tempo e
fare esperienza diretta dei luoghi, delle abitudini domestiche e dello stile di
vita delle famiglie sappadine, a completamento della visita al Museo
Etnografico di Cima Sappada, molto istruttivo. Il complesso di casa Puicher,
“s’Kottlars”, è un interessante esemplare di abitazione a modulo semplice con
annessa stalla-fienile, riferibile al secondo quarto dell’Ottocento.
Ecco altre spiegazioni con qualche parola in
tedesco-sappadino. Entrati in corridoio (labe),
che secondo l’impianto tradizionale attraversa da est a ovest l’edificio, al
primo piano si trova la cucina (kuchl),
annerita dal fumo del focolare aperto (heart
o offns vair) che affumicava le vivande appese sull’affumicatoio (eisn) al soffitto. Tutt’altra atmosfera
si respira nel tinello (kòschtibe),
dove il rivestimento in legno isolava il calore della stufa in muratura a volta
(kòchlouvn), posta nell’angolo e
alimentata attraverso un’apposita apertura con portella in corridoio (ouvnloch).
Dopo aver visitato la camera da letto (kommer) al piano terra, si raggiunge il secondo piano attraverso la
ripida scala del corridoio: qui si trova una seconda camera da letto e una
cameretta (kemmerle) adibita a
piccolo laboratorio per i lavori manuali, dove si possono osservare numerosi
attrezzi in legno. Il ballatoio (pirl)
corre su tre lati del secondo piano ed ospita, sul lato orientale, il piccolo
gabinetto (gònk) a caduta libera. Il
tetto conserva l’originaria copertura a scandole in legno di larice. A
differenza della maggior parte delle abitazioni a Sappada, la stalla (schtòl)
si trova qui accorpata all’edificio, al piano terra, non come fabbricato
indipendente vicino alla casa. Al piano superiore, sul retro, ha posto il
fienile (dille), in cui veniva
conservato il fieno per il lungo inverno.
Vista da est, dal sentiero erboso che parte dalla statale 355
Accanto alla casa, in un orto (gòrte) vengono coltivate le verdure ed i cereali che potevano
crescere in passato nella valle. Vicino alle patate (eapfl), che si raccolgono in autunno, vi sono i cappucci (kobaskepfe) utilizzati per preparare i
crauti, le fave (poan), i piselli (orbasn)
e diversi tipi di rape, come i ravanelli gialli (ravaneis), le rape rosse (roata
ruibm) e bianche, rape per il bestiame (vihronkle). Il ciuffo del rafano (krean) troneggia sull’erba cipollina (schnittlaat), sulle cipolle (zbival), aglio (knouval), carote (moarn),
bieta (piessl) e crescione (kresse), che si mangiava insieme all’insalata
(solat). Tra i cereali, un tempo
coltivati in campi interi, si possono riconoscere le spighe baffute dell’orzo (gèrschte) con cui si preparavano le
minestre, la segale (rokke) che
giunge a maturazione solo se seminata in autunno, l’avena (hober) data in pasto ai cavalli. I fiori azzurri del lino (hoor) ondeggiano in estate accanto ad
altri fiori. come le calendule e ricordano gli ampi fazzoletti di terra a
ridosso del paese.
Il lino veniva lavorato e tessuto in casa per confezionare
biancheria e abiti. Nell’orto non mancano le erbe officinali e aromatiche (kraiter), come la menta (minzn), la malva (malva), la camomilla (komildn),
l’assenzio (bermant) e il dragoncello
(pèrschtròmm) con cui si condiva la
ricotta acida (saurnschotte). Orto
ricco di un insieme eterogeneo di varietà, che grazie al contributo delle
signore sappadine ogni anno si arricchisce di nuove piante.
3. Informazioni su orari
di visita
BORGATA CRETTA, 17 - 33012 SAPPADA (UD). Regione autonoma Friuli Venezia Giulia.
Orario Museo dal 25 giugno al 14 settembre 2018: Lunedì, ore 17:00-19:00.
Mercoledì 17:00-19:00. Venerdì 17:00-19:00.
Orario di agosto 2018: tutti i giorni (escluso la domenica)
dalle ore 17.00 alle ore 19.00.
Ogni mercoledì (a luglio e agosto): Visita guidata con
presentazione di prodotti tipici locali.
Biglietti: EURO 1,50 (BAMBINI FINO A 14 ANNI GRATIS) / GRUPPI
EURO 1,50
Apertura su richiesta (solo per gruppi - numero minimo 10
persone) nei mesi di maggio e giugno - settembre e ottobre. Chiuso da novembre a maggio.
Telefono: 0435469126
Fax: 0435469107
Email: info@plodn.info
CASA MUSEO DELLA CIVILTA' CONTADINA
Per altre informazioni sugli orari di apertura ed altro,
contattare l’Ufficio Turistico locale: 0435 / 469131.
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4. House Museum of the Peasant Civilization of Sappada
In Cretta
township there is the ancient home Puicher s’Kottlars: the building, inhabited
without substantial alterations of its structure until the eighties, was
regained by the Municipality of Sappada in 1995 and recovered in full respect
of the principles of philological conservative restoration and it has been used
as a House-Museum of Farming.
Here visitors
can take a leap in time and have direct experience of places, domestic habits
and lifestyle of Sappada families, to complete the visit to the Museum of
Ethnography. The complex home Puicher s’Kottlars is an interesting example of a
simple form home with attached stable-barn, datable to the second quarter of
the 19th century.
After
entering the hallway (labe), which according to the traditional system crosses
from east to west the building, on the first floor there is the kitchen
(kuchl), blackened by the smoke of the open fireplace (heart or offns vair)
that fumigated food hanging on the smokehouse (eisn) to the ceiling; a
completely different atmosphere reigns in the dining room (kòschtibe), where the
wooden coating isolated the heat of the masonry vault stove (kòchlouvn),
located in the corner and fed through a special opening in the corridor
(ouvnloch). After visiting the bedroom (kommer), from the ground floor you can
reach the second floor through the steep stairs of the hallway: here is a
second bedroom and a small bedroom (kemmerle) used as a small workshop for
manual works, where you can see many wooden tools. The gallery runs on three
sides of the second floor and hosts, on the eastern side, the small toilet
(gònk) in free fall. The roof is covered with shingles made of larch. Unlike
most homes in Sappada, the stable (schtòl) is merged into the building, on the
ground floor, not as a separate building near the house. Upstairs, on the back,
there is the barn (dille), in which hay was stored for the long winter.
Next to the
house, in a garden (gòrte) vegetables and cereals are cultivated which could
grow in the past in the valley: a heterogeneous set that, with the help of
Sappada ladies, is enriched with new plants every year.
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Pochi metri a sinistra dalla Cappella della Santa Trinità, opera del 1727, sul lato opposto, c'è il sentiero erboso che porta alla Casa Puicher Museo di Sappada. Qui siamo sulla strada statale n. 355
5. Museumshaus der bäuerlichen Kultur
Puicher
s’Kottlars haus / schtòl
Das antike,
von seiner Errichtung bis ins späte 19. Jahrhundert praktisch durchgehend
bewohnte Puicher s’Kottlars Haus im Weiler Cretta, ist 1990 von der Gemeinde
Sappada aufgekauft und nach strengen Denkmalschutzauflagen restauriert worden,
um es als Museumshaus der bäuerlichen Kultur zu nutzen.
Der typisch
bäuerliche Baustil und die Vielfalt der im angrenzenden Garten angebauten
alpinen Nutzpflanzen lassen den Familienalltag vergangener Zeiten
wiederaufleben und geben Besuchern die Möglichkeit, sich vor Ort mit den
Gebräuchen und dem Lebensstil der früheren Einwohner Sappadas vertraut zu
machen.
Die Anlage
des Puicher s’Kottlars Hauses ist ein interessantes Beispiel für ein einfach
konzipiertes Wohnmodul mit angeschlossenem Stall und Scheune aus dem zweiten
Viertel des 19. Jahrhunderts.
An den
traditionell in Ost-West-Richtung verlaufenden Flur (labe) im Erdgeschoss
schließt sich die von der offenen Feuerstelle (offns vair) rußgeschwärzte Küche
(kuchl) an, die auch zum Räuchern der Speisen im Rauchfang (eesn) diente; eine
ganz andere Atmosphäre herrscht in der holzvertäfelten Wohnküche (kòschtibe)
mit dem großen Kachelofen (kòchlouvn) im Eck, der über eine eigene Öffnung im
Flur beschickt wurde. Der letzte Raum im Erdgeschoss ist das Schlafzimmer
(kommer). Eine steile Stiege führt vom Flur in den zweiten Stock hinauf, wo
sich ein zweites Schlafzimmer und eine als Werkstatt genutzte kleine Kammer (kemmerle)
mit allerlei Werkzeug befinden. Ein Balkon läuft um drei Seiten des
Obergeschosses; an der Ostseite befindet sich dort ein kleines Plumpsklo
(gònk). Das Dach ist mit Schindeln aus Lärchenholz gedeckt. Im Unterschied zu
den meisten anderen Wohnhäusern in Sappada / Plodn liegen Stall (schtòl) und
Scheune (dille) hier direkt im Haus und bilden somit keine eigenen Gebäude.
Im Garten
(gòrte) neben dem Haus werden Gemüse und Getreide angebaut, wie sie früher im
Tal gediehen.
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Un suggestivo scorcio della Casa Puicher Museo di Sappada, in alto a destra, vista dal sentiero erboso che parte dalla statale 355
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Servizio giornalistico e di Networking a cura di Sebastiano
Pio Zucchiatti e E. Varutti. Fotografie di Elio Varutti. Le versioni in lingua
inglese (paragrafo 4) e tedesca (paragrafo 5) sono state riprese dai siti web
del Comune di Sappada e da altri di interesse turistico, che si ringraziano per
la diffusione e pubblicazione in questo blog.
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