domenica 3 giugno 2018

Governo italiano legastellato 2018 e visite di Stato croate e slovene, di Carlo Montani


In una fase critica della politica italiana ci sono state, a fine maggio 2018, due visite ufficiali di presidenti della Repubblica croata e di quella slovena. Riceviamo e pubblichiamo un vivace ed  attento commento di Carlo Cesare Montani riguardo agli incontri istituzionali di Sergio Mattarella, presidente della Repubblica italiana con gli omologhi delle vicine Repubbliche di Slovenia e di Croazia. Forse la verve letteraria di Montani potrà colpire il lettore troppo affezionato al primo cittadino italiano, cui si deve il massimo rispetto, non fosse altro per la ingarbugliata matassa che Mattarella si è trovato a districare fino al 1° giugno 2018, dopo 88 giorni di trattative dei vincitori delle elezioni (Lega e Movimento 5 Stelle), per la nascita del nuovo governo giallo-verde, i ministri del quale hanno giurato il 2 giugno 2018.
Al Collegio “Tommaseo” a Zara nel 1933 – In alto da destra Rossanda da Promontore (Pota), Guglielmo Sattalini da Neresine, Mich, Carlo Allievi da Veglia, Ernesto Bonetti da Trieste, Damianovich, Spiridione Rismondo da Arbe, Leonardo Duro da Zara; al centro Domenico Bunicci, il piccolino, da Cherso; Bruno Raccamarich da Zara, Giovanni Ingravalle da Spalato, Fermeglia da Fianona, De Pasquale, Antonio Cernobori da Promontore, Giuseppe Udina da Veglia, Guerrino Senizza da Spalato, De Polo; seduti Antonio Negovetti da Cherso, Giovanni Magnarin da Veglia, Pacifico Di Nicolò da Cherso, un istitutore sardo, Sebastiano Rismondo da Arbe, Gino Marich da Traù, Marino Coglievina da Cherso. Testo ripreso dal n. 2250 de «L’Arena di Pola» del 24 luglio 1982, pagina 4. Fotografia dell’Archivio dell’ANVGD di Udine

È un dato di fatto che il mondo degli esuli giuliano dalmati sia insoddisfatto del Trattato di Osimo (1975) e delle relazioni diplomatiche tra Italia, Croazia e Slovenia intraprese “senza contropartite” dopo le guerre jugoslave degli anni Novanta del Novecento. È altrettanto vero che vari esponenti dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), come quelli del Comitato Provinciale di Udine, nella persona dell’ingegnere Silvio Cattalini, esule da Zara, espresse la grande intuizione di aprire il dialogo tra le due sponde dell’Adriatico, tra gli esuli e i rimasti, tra italiani e croati e sloveni. Lo ricorda in questi tempi l’ingegnere Sergio Satti, esule da Pola, che affiancò per decenni Cattalini nella conduzione dell’ANVGD di Udine.
Tale dialogo non è una novità nella storia. Come ha ricordato Gioacchino Boglich Perasti nel suo “Gli Italiani di Dalmazia. Storia di un nazionalismo innocente” (Del Bianco 1964, p 35) è citata l’aspirazione ad una “perfetta fusione, non solo culturale ma anche spirituale, fra le due sponde dell’Adriatico nel Rinascimento”. Si possono presentare altri autori di frontiera favorevoli a tali buoni rapporti fra Dalmazia, Istria e Italia.
«Da qualche anno racconto la storia della mia famiglia, come un simbolo dell’esodo istriano – ha pure detto Franco Fornasaro, con partenti di Pirano e babbo di Veglia e membro del Comitato Esecutivo dell'ANVGD di Udine – poi ho conosciuto Fulvio Tomizza, che poco prima di morire, mi disse: Continua tu. Allora bisogna descrivere quel brano di storia d’Italia, dopo il 1945 e penso che il dalmata Cattalini sia stato il cantore dell’esodo, mentre Enzo Bettiza, nato a Spalato, è stato un esponente della comunità multiculturale tipica della Dalmazia e Lucio Toth è stato l’uomo politico che si è battuto con grande vigore per le questioni degli esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia. In conclusione ritengo che Bettiza, Toth e Cattalini siano stati tre grandi dalmati di sentimenti italiani». Bruna Zuccolin, presidente dell’ANVGD di Udine dal 2017, ha espresso un particolare compiacimento per gli interventi di Satti e di Fornasaro riguardo alle tre figure di italiani di Dalmazia, uomini da ricordare per il loro contributo alla cultura, al dialogo e alla pacificazione.
Passiamo dunque alla lettura del testo di Carlo Montani, che ha voluto intitolare: “Primavera romana. Governo giallo-verde e visite di Stato croato-slovene”. Anche se non tutto sarà condiviso dal lettore, avrà egli occasione di ottimi spunti di riflessione. 
[Elio Varutti, in collaborazione con Girolamo Jacobson]

Tessera n. 494 del Comitato Nazionale per la Venezia Giulia e Zara, sede regionale di Udine, rilasciata a Maria Zonta, esule da Parenzo, il 20 dicembre 1947. Facciate esterne. Archivio dell’ANVGD di Udine
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PRIMAVERA ROMANA. Governo giallo-verde e visite di Stato croato-slovene

La crisi politico-istituzionale che ha interessato l’Italia nello scorso maggio, raggiungendo vertici di straordinario impatto in campo finanziario, per non dire di quello mediatico, ha attenuato, sin quasi ad annullarla, l’attenzione sulle due visite di Stato compiute a Roma in concomitanza con la crisi in parola, a brevissima distanza l’una dall’altra: la prima, dalla Presidente della Repubblica di Croazia, Kolinda Grabar-Kitarović (29 maggio) e la seconda, dal Presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor (31 maggio).
Notizie d’Agenzia hanno evidenziato che, date le circostanze, sarebbe stato possibile rinviare queste visite, in modo da poterle programmare in un contesto più agevole, sia per i concomitanti impegni del Quirinale, sia per l’opportunità di accogliere gli ospiti, in presenza di un Governo nel pieno delle sue funzioni. Tale opzione, tutto sommato ragionevole, tanto che gli uffici competenti di Roma, Lubiana e Zagabria avevano già avviato contatti in tal senso, non è andata a buon fine, perché “è stato il Presidente Mattarella ad insistere” onde non ci fosse alcun rinvio.
C’è di più. Lo stesso Presidente della Repubblica Italiana ha sottolineato che “nonostante gli oneri per quanto riguarda la costituzione del nuovo Governo” gli premeva accogliere gli ospiti, spiegando di non aver voluto avvalersi della facoltà di postergare le loro visite “nonostante le circostanze poco favorevoli” che avrebbero consentito alle rispettive diplomazie di concordare nuove date. In conseguenza, gli incontri si sono svolti in un contesto necessariamente affrettato ed in qualche misura distratto: cosa non ottimale sia dal punto di vista dell’accoglienza sia sul piano di un’informazione esauriente al pubblico italiano. Buon vicinato e cooperazione internazionale sono fattori di sviluppo umano e civile ma non si può negare che abbiano più ampie opportunità di espressione costruttiva in un’atmosfera distesa, e soprattutto, non condizionata dalle emergenze.
Fronte e retro della Dichiarazione di opzione per la cittadinanza italiana di Maria Zonta, nata il 25 febbraio 1925, esule da Parenzo, rilasciata al Comune di Udine il 14 settembre 1948. Archivio dell’ANVGD di Udine

È inutile aggiungere che nelle giornate romane di fine maggio non sono mancate le dichiarazioni di “amicizia ed intesa” regolarmente condivise dalle altre cariche dello Stato, con particolare riguardo alle Presidenze delle Camere, e le offerte di “sostegno morale e politico” alla Croazia in coerenza con la consolidata politica italiana verso le Repubbliche ex - jugoslave: ciò, con riferimento alla “volontà croata di aderire al trattato di Schengen” ed alla proclamazione di Fiume come “capitale europea della cultura” nel prossimo 2020. Non sono mancati i riconoscimenti di rito circa il ruolo delle minoranze italiane quale “fattore di multiculturalità” e strumento di un “dialogo che supera i confini” senza dire dei ringraziamenti per la tutela di quelle slave in Italia, ivi compresa la minoranza croata del Molise!
Agli incontri della primavera romana durante la crisi istituzionale ha partecipato anche il Presidente della Comunità Nazionale Italiana d’oltre confine, Furio Radin, preoccupato di rammentare ancora una volta “l’importanza degli aiuti e sostegni finanziari che provengono dall’Italia” e senza i quali non sarebbe possibile perseguire lo “sviluppo delle attività culturali ed editoriali” della minoranza in questione: peccato che la loro gestione sia generalmente avulsa da un ragionevole pluralismo e non prescinda da ricorrenti suggestioni  riduzioniste.
In buona sostanza, le relazioni dell’Italia con gli Stati ex - jugoslavi sono improntate ad una spiccata e disinvolta cordialità che si rinnova da tempo, a partire dall’infausto trattato di Osimo, dai riconoscimenti gratuiti di Croazia e Slovenia dopo lo sfascio della Repubblica federativa, dal disco verde di Roma all’ingresso di Lubiana e Zagabria nella Casa comune europea - ancora una volta senza contropartite - per finire con l’ultimo incontro trilaterale di Kranj dello scorso gennaio, quando il Presidente Mattarella si compiacque di affermare che l’Adriatico è una sorta di autostrada idonea ad avvicinare ulteriormente i popoli delle due sponde, e che i confini non dividono ma uniscono: con ciò, sottintendendo che sono tuttora una realtà giuridica e politica, sebbene a suo tempo si fosse sostenuto che Schengen li aveva cancellati.
Roma, 29 maggio 2018 – Il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale la presidente della Repubblica di Croazia, Kolinda Grabar-Kitarović , in visita ufficiale in Italia. Fotografia: Presidenza della Repubblica Italiana, Quirinale, che si ringrazia per la diffusione e pubblicazione.

La storia del Novecento, con tutti i suoi orrori, ivi compresi Esodo e Foibe, è stata nuovamente silenziata, assieme a quella di due interi millenni che avevano visto la costante presenza latina e veneta sull’altra costa dell’Amarissimo, ignorando i vecchi auspici di una memoria davvero condivisa.
Sta di fatto che nel 1944, alla vigilia della conquista di Zara da parte delle milizie slavo-comuniste, il poeta croato Vladimir Nazor (1) scrisse che i partigiani avrebbero “spazzato dal terreno le pietre della città nemica per gettarle nel mare profondo dell’oblio” e per far sorgere al suo posto “la nuova Zadar, vedetta del ‘nostro’ Adriatico”. Sta di fatto che in Dalmazia, come a Fiume, in Istria ed a Trieste le Vittime italiane - e non solo - si contarono a decine di migliaia, senza dire che nella gran parte dei casi non ebbero neppure una pietra sepolcrale su cui recitare una preghiera. E sta di fatto, infine, che la Medaglia d’Oro alla città di Zara, a suo tempo conferita dall’Italia, non è stata mai consegnata, restando nel limbo di un’attesa permanente perché il Governo di Roma non ritenne opportuno concretizzare un’iniziativa nobilmente simbolica, ma tale da poter irritare la controparte slava!
In questa ottica è congruo auspicare che il nuovo Governo giallo-verde costituito proprio all’indomani delle visite romane di fine maggio, ed in quanto tale impossibilitato a promuovere qualsivoglia iniziativa circa i rapporti con le Repubbliche di Croazia e Slovenia, voglia approfondire la “complessa vicenda del confine orientale” facendo proprie le attese di cui alla Legge 30 marzo 2004 n. 92, istitutiva di un Ricordo che non ha da essere meramente rituale né tanto meno ripetitivo, ma cosciente, sicura acquisizione di valori non transeunti come quelli espressi da chi - come le Vittime del 1943-1945 e del lungo dopoguerra di sangue - cadde senz’altra colpa, se non quelle di compiere il proprio dovere e di amare la Patria.
È cosa buona e giusta guardare all’avvenire ed ai rinnovati rapporti di amicizia che l’Italia ufficiale non tralascia mai di auspicare, iniziando dalla sua suprema Magistratura, ma è altrettanto necessario onorare, assieme alla storia, i Martiri che si immolarono per l’Italia e per la Bandiera: soltanto attraverso una matura conoscenza critica del passato è possibile fondare valori autentici, esorcizzare le “vie dell’iniquità” e costruire il nostro futuro all’insegna della fede e di un’indomita speranza.
Carlo  Montani, esule da Fiume
                                                                                                                            
Nota
(1) - Vladimir Nazor (1876-1949) è stato un esponente del mondo politico jugoslavo di espressione comunista, impegnato anche nell’ambito istituzionale, tanto da avere ricoperto l’incarico di primo Presidente della Repubblica Popolare di Croazia. La sua opera letteraria è improntata ad una stretta ortodossia marxista, con divagazioni nell’ambito del costume e del folclore. Per il riferimento ai versi citati nel testo, cfr. Marco Pirina - Annamaria D’Antonio, Scomparsi, vol. III, Edizioni Silentes Loquimur,  Pordenone 1994, pag. 293.

Tessera n. 494 del Comitato Nazionale per la Venezia Giulia e Zara, sede regionale di Udine, rilasciata a Maria Zonta, esule da Parenzo, il 20 dicembre 1947. Facciate interne. Archivio dell’ANVGD di Udine

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Sitologia
Servizio di ricerca storica, di Networking e di sitologia a cura di Sebastiano Pio Zucchiatti e Girolamo Jacobson.

- Damir Grubiša, “Dall’Italia un sostegno non soltanto morale”, «La Voce del Popolo», Quotidiano italiano dell’Istria e del Quarnero, 30 maggio 2018.

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