Prorogata fino al 2 settembre 2018 la collezione Cavallini
Sgarbi di Ferrara è molto particolare. Volendo fare una critica divergente e
tendenzialmente quasi irriverente, diremo alcune cose. Qui non ci sono
madonnine infilzate al cuore da sette spade.
Antonio Cicognara, Madonna del latte tra sant'Agnese e santa
Caterina d'Alessandria, 1490 tra i capitelli marmorei con sibille dello scultore ticinese Domenico Gagini del 1484. Collezione Cavallini Sgarbi
Le pitture a carattere religioso tirano
sul classico. Al massimo vi potrà capitare di notare un volto sofferente della “Madonna
del latte tra sant’Agnese e santa Caterina d’Alessandria” di Antonio Cicognara,
del 1490. Si resta comunque abbacinati dalla ricchezza dei colori e dalla
bellezza generale delle opere che vanno dal XV al XX secolo.
Poi vi succederà di piombare nella sfacciata nudità femminile
di certi quadri, ma sono le stesse schede critiche dell’esposizione a guidare
lo spettatore tra le opere. Corpi procaci con veli e senza veli. A mio parere,
perfino la “Maddalena penitente” di Antonio Cavallucci, pittura del 1787, ha un
qualcosina di pruriginoso.
Il titolo della bella rassegna, aperta al Castello Estense lo
scorso 3 febbraio, è: “La collezione Cavallini Sgarbi. Da Niccolò dell'Arca a
Gaetano Previati - Tesori d’arte per Ferrara”.
Oltre 130 capolavori della celebre collezione privata sono
qui esposti. Non si tratta solo di eccellenti pitture e sculture, ma anche di
terrecotte, marmi ed alabastri (o ossi e corni) finemente lavorati. Ci sono
pittate sulle tele esili figure femminili che reggono mollemente un vassoio con
la testa di un omone appena sgozzato. Beh, guardiamo un altro quadro. Oddio, c’è
un’altra femmina impegnata al massimo nel tentare di infilare uno scalpello col
martello nella tempia di un maschione nerboruto. È proprio la rassegna dell’incredibile
e del mai visto. È intrisa di una certa aggressività questa esposizione. State tranquilli
perché ci sono molte opere meno calienti.
Uno scorcio delle sale al Castello estense di Ferrara con la Collezione Cavallini Sgarbi in mostra
Dai su, c’è persino l’automobilina a pedali con cui giocava
il bimbo Vittorio. Ciò provocherà l’invidia scellerata del visitatore troppo
occhiuto. È solo una stanza dei giochi, ricostruita per i visitatori. Molto ben
spiegati sono i motivi per i quali sorse la raccolta di opere a cura di Caterina
Sgarbi, farmacista come il marito Giuseppe. Per soddisfare le curiosità
artistiche del figlio e, diciamolo, pure della famiglia allegra e disinvolta.
Come detto le opere in mostra vanno dall’inizio del Quattrocento
alla metà del Novecento. Sono state amorevolmente raccolte in circa quaranta
anni di collezionismo appassionato da Vittorio Sgarbi con la madre Caterina
“Rina” Cavallini e con la presenza silenziosa di Giuseppe Sgarbi. Provengono
dalla Fondazione Cavallini Sgarbi.
Elisabetta Sgarbi, per mezzo della propria Fondazione, ha
voluto che questa mostra evidenziasse, nel luogo più emblematico di Ferrara,
non solo la vicenda di un’originale impresa culturale, ma anche quella di una
famiglia ferrarese dedita all’arte. Oltre alle citate fondazioni ha collaborato
il Comune di Ferrara, sotto il patrocinio del Ministero dei Beni e delle
Attività Culturali e del Turismo e della Regione Emilia-Romagna.
Un'altra sala della ricca rassegna al Castello estense di Ferrara con la Collezione Cavallini Sgarbi in mostra
La mostra inizia con un capolavoro del Rinascimento italiano,
ossia il “San Domenico” in terracotta del 1474. Opera di Niccolò dell’Arca,
appunto. Da qui in poi mi avvalgo molto delle informazioni per la stampa. La grande
terracotta era collocata in origine sopra la porta “della vestiaria” nel
convento della chiesa di San Domenico a Bologna. Lì tra il 1469 e il 1473
l’artista attese all’Arca del santo, da cui deriva tale pseudonimo. Il torso
mostra la capacità del maestro pugliese di plasmare le sue figure in modo
autentico da farle sembrare vive.
Seguono i capitelli marmorei con sibille del 1484, opera
dello scultore ticinese Domenico Gagini. Poi vedrete le terrecotte di Matteo
Civitali e Agostino de Fundulis, oltre a una rara raccolta di dipinti su tavola
del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento ferrarese. Ecco l’elenco di
artisti: Antonio Cicognara, Giovanni Battista Benvenuti detto l’Ortolano,
Nicolò Pisano, Benvenuto Tisi detto il Garofalo. Ci sono pure opere di:
Liberale da Verona, Jacopo da Valenza, Antonio da Crevalcore, Giovanni Agostino
da Lodi, Nicola Filotesio detto Cola dell’Amatrice, Johannes Hispanus,
Bernardino da Tossignano, Francesco Zaganelli, Bartolomeo di David, Lambert
Sustris.
La “scuola ferrarese” è ben presente con quadri del XVII
secolo. Si va da Sebastiano Filippi detto il Bastianino, Gaspare Venturini,
Ippolito Scarsella detto lo Scarsellino, Camillo Ricci, Giuseppe Caletti e
Carlo Bononi. Allo stesso tempo vi potrete soffermare su interessanti esempi di
pittura italiana del Seicento, tra i quali bisogna menzionare la Cleopatra di Artemisia Gentileschi, la Maddalena assistita dagli angeli di Pier
Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone, il San Girolamo di Jusepe Ribera, la Vita umana di Guido Cagnacci e il Ritratto di Francesco Righetti di Giovanni Francesco Barbieri detto
il Guercino.
Il mare è dietro. C’è l’attesa nei volti delle donne,
immobili. C’è rassegnazione e paiono recitare qualche litania. È il Rosario di Cagnaccio di San Pietro,
pseudonimo di Natale Scarpa (Desenzano del Garda, Brescia, 1897 – Venezia,
1946). Collezione Cavallini Sgarbi
Anche la ritrattistica ha il suo bel daffare in questa
rassegna. Lo sviluppo di tale pitture di genere va dall’inizio del Cinquecento
alla fine dell’Ottocento, tra pittura e scultura, da Lorenzo Lotto a Francesco
Hayez, con specialisti tipo Bartolomeo Passerotti, Nicolas Régnier, Philippe de
Champaigne, Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio, Enrico Merengo, Ferdinand
Voet, Giovanni Antonio Cybei, Pietro Labruzzi, Lorenzo Bartolini, Raimondo
Trentanove e Vincenzo Vela.
Pure seducente è l’itinerario tra i dipinti di tema sacro,
allegorico e mitologico del Seicento e del Settecento. Abbiamo maestri della
scuola veneta come Marcantonio Bassetti, Pietro Damini, Pietro Vecchia, Johann
Carl Loth, Giovanni Antonio Fumiani. Oppure c’è quella emiliana, con Simone
Cantarini, Matteo Loves, Marcantonio Franceschini, Ignaz Stern detto Ignazio
Stella. C’è la scuola lombarda: Paolo Pagani e Agostino Santagostino. Quella
romana con Giuseppe Cesari detto il Cavalier d’Arpino, Angelo Caroselli, Pseudo
Caroselli, Giusto Fiammingo e Antonio Cavallucci. Infine abbiamo i toscani: Giacinto
Gimignani, Livio Mehus, Alessandro Rosi, Pietro Paolini e Giovanni Domenico
Lombardi.
Tra le sculture, si possono menzionare le opere di Giuseppe
Mazza, Cesare Tiazzi, Petronio Tadolini e Giovanni Putti, di area bolognese ed emiliana.
Tra Ottocento e Novecento la mostra torna su Ferrara e sui suoi artisti:
Gaetano Previati, Giovanni Boldini, Filippo de Pisis, Giuseppe Mentessi, Adolfo
Magrini, Giovanni Battista Crema, Ugo Martelli, Augusto Tagliaferri, Carlo
Parmeggiani, Arrigo Minerbi e Ulderico Fabbri. Costoro sono in mostra con opere
veramente interessanti.
Fine mostra. Dietro in cancello si intravvede la sala dei giochi con l'automobile rossa, che potrebbe destare grande invidia tra i visitatori sessantenni alla Collezione Cavallini Sgarbi
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Il catalogo della mostra, a cura di Pietro Di Natale, è
pubblicato da La nave di Teseo editore. Allestimento a cura di ReallizzArte e
Studio Volpatti.
La mostra è realizzata e promossa dalla Fondazione Elisabetta
Sgarbi, in collaborazione con la Fondazione Cavallini Sgarbi, con il Comune di
Ferrara, con il Patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e
del turismo e della Regione Emilia-Romagna, con il supporto di Bonifiche
Ferraresi, Fondazione Cariplo, Genera Group Holdings, CiaccioArte, Ascom.
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INFORMAZIONI: Museo del Castello Estense: 0532 299233;
castelloestense@comune.fe.it
Per dettagli su tariffe e agevolazioni:
www.castelloestense.it
Prenotazioni visite guidate: 0532244949; diamanti@comune.fe.it
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Servizio redazionale, di fotografia e di Networking a cura di
Sebastiano Pio Zucchiatti e Elio Varutti.
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L'ingresso della mostra Cavallini Sgarbi al Castello di Ferrara
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