Restano nei cassetti, a volte, le storie dell’esodo istriano.
Dopo adeguate ricerche si vuole qui raccontare una vicenda particolare di quei
tempi, togliendola dal cassetto. Tutto nasce da una busta trovata nell’archivio
del Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD).
Albona, Duomo. Cartolina
viaggiata nel 1947. Fotografia di G. Valcini di Albona. Grafica di Cesare Capello,
Milano. 1936
La busta reca la seguente indicazione: “Lulli Lenardon Ester
lascia alla nostra Associazione i suoi più intimi ricordi. Nata ad Albona il 12
febbraio 1910. Morta a Udine c/o la Casa (di Risposo) de La Quiete il 23 febbraio 2010 all’età di 100 anni e 11 giorni”.
Si va a pensare di aver trovato un diario, un memoriale o un
ricco carteggio con esclusive lettere personali. Niente di tutto ciò. La
signora Ester Lulli, simpatica centenaria di Albona ha custodito e donato
all’ANVGD semplicemente una serie di cartoline, alcune delle quali viaggiate e
timbrate, alcuni stampati associativi e qualche ritaglio di giornale. L’intero
materiale si riferisce ad Albona.
Tutto qui? Sì, certo. È poco per costruire una storia
dell’esodo, ma si tenta lo stesso con l’aiuto di alcuni articoli di giornale.
Salta subito all’occhio una cartolina del Duomo di Albona nella busta dei
ricordi della Ester, affezionata iscritta all'ANVGD di Udine. È stata stampata nel 1936 dalle edizioni G. Valcini di
Albona, che si firma in altre cartoline come G. Valcich. È indirizzata in Via
Piave a Teòr (UD) alla signora Brigida Lulli, madre della nostra Ester. In tal
modo veniamo a sapere una delle tappe dell’esodo istriano della famiglia Lulli,
in un paese della Bassa friulana nel 1947, appunto: Teòr. È la signora Antonia Nacinović a scrivere, sbagliando l’affrancatura, per cui c’è la
sovrattassa pagata dall’esule. Tutto si fa pur di avere notizie del luogo
natio.
Il timbro tondo più leggibile è di: “ Teòr, Udine, 19.8.47”.
Del timbro tondo di partenza si leggono a stento le seguenti lettere e numeri:
“Labi…, 13.6…”. Forse la cartolina è stata spedita un paio di mesi prima. I
francobolli risultano strappati. Rimane poca traccia solo di quello rosso della
sovrattassa. Dal tono della comunicazione si deduce che Brigida è parente di
Ester. Da altre fonti si sa che è la madre. Ci sono i saluti di un bimbo, un
certo Brunetto, che si domandava se per Pasqua “Brigida farà buon pan”. Da tale
cartolina si desume il periodo dell’esodo delle signore Brigida ed Ester Lulli,
che deve essere stato verso il 1947, se non addirittura il 1946.
Cartolina stampata per il IV Raduno degli esuli di Albona, 1955
Nel 1961 una cartolina in bianco e nero firmata da “Sandra e
sorelle” da Labin / Albona contiene l’augurio rivolto alla famiglia Lulli e
Lenardon di “felicità e prosperità nel vostro commercio”.
Da altre cartoline
viaggiate si capisce che la intraprendente Ester Lulli Lenardon, nel 1975
gestisce un negozio di confezioni d’abbigliamento in Via Piave a Udine. Nel
1997 la signora Ester vive in Largo delle Grazie a Udine e riceve una cartolina
a colori del porto di Rabac / Porto Albona da Gigetto Viscovi, Federico e Maria
Paolini. La collezione di cartoline di Ester Lulli vedova Lenardon contiene
anche quattro belle immagini a colori di Labin / Albona, riprodotte su
cartoline dal fotografo Adriano Kiršic nel
Terzo millennio.
Cenni biografici di
Ester Lulli
Chi era Ester Lulli Lenardon? “Tutti gli albonesi la
ricordano molto riservata, sempre molto cordiale ed elegante – si legge su «La
nuova Voce Giuliana» del 16 aprile 2010 – con la sua bellissima voce di soprano
a cantare l’Ave Maria di Schubert nella chiesa parrocchiale di Albona, dove
faceva parte del coro e memori anche della
sua interpretazione di primadonna negli anni ’30, al Piccolo Teatro
Comunale di Albona, al Teatro Verdi, allora sotto la presidenza dell’avvocato
Piero Millevoi, soprattutto nell’operetta Santarellina musicata dal compositore francese Hervé, sotto la guida del maestro di musica Felice Degiuli.
Era figlia dell’indimenticabile siora Brigida, la più famosa pasticcera della cittadina per i buzzolai (ciambelle) e i parpagnacchi
(biscotti profumati alle spezie) e la sorella di Walter Lulli, morto negli anni
’30 in giovane età. Ester nel marzo 1940 aveva contratto matrimonio con
Virgilio Lenardon di Pisino, dove era andata ad abitare dopo il matrimonio.
Albona, interno del Duomo. Fotografia G Valcich, Albona, anni
‘30
Dopo l’esodo si era stabilita ad Udine e col il marito aveva
aperto un negozio di abbigliamento nella
centralissima Via Piave. Morto il coniuge, per diverso tempo aveva continuato a
lavorare da sola nel negozio. Infine era stata ricoverata per molti anni ancora
presso l’Istituto Geriatrico La Quiete
di Udine”.
Aveva sempre nella mente e nel cuore Albona. Nel 2010, quando
morì, lasciò la nipote Gabriella Lulli.
Altre fughe italiane da
Albona nel 1944-1950
L’esilio del parroco di Albona è descritto ne «La nuova Voce
Giuliana» del 16 dicembre 2002. Nel famoso giornale dell’esodo istriano si
legge che Monsignor Giuseppe Chiavalon, giunto ad Albona nel 1921, per non
essere arrestato dalle autorità jugoslave, alla fine di novembre 1945, fuggì da
Albona. Si rifugiò nel convento dei frati minori di Pola dove restò fino
all’aprile del 1946, per riparare definitivamente in Veneto.
Nel 1944 a causa delle lotte titine e delle persecuzioni
religiose se n’era già andato da Albona Monsignore Silvio Zannoni (1878-1956)
cooperatore parrocchiale dal 1907.
Angelo Viscovich, da San Lorenzo di Albona, mi ha raccontato
che la sua famiglia ottenne l’opzione per l’Italia nel 1950, però “papà, da
Pola, era già andato via”. L’esodo si portò via l’economia del paese, oltre che
gli abitanti italiani intimoriti dall’OZNA, la polizia segreta di Tito. “Prima
della fuga a San Lorenzo di Albona c’erano 128 trabaccoli da pesca – mi ha
spiegato il professor Viscovich – insomma c’era un’economia fiorente”.
Dopo un’attenta lettura del libro di Alberto Gasparini, Maura Del Zotto e
Antonella Pocecco, intitolato Esuli in
Italia. Ricordi, valori, futuro per le generazioni di esuli
dell’Istria-Dalmazia-Quarnero, Gorizia, Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia (ISIG), Associazione Nazionale Venezia Giulia e
Dalmazia (ANVGD), 2008, Viscovich ha concluso che: “Le ultime generazioni
dell’esodo giuliano dalmata hanno solo una memoria familiare e desiderano
conoscere quei fatti ancor di più oggi senza rancori, ma per orgoglio
identitario, anche perché l’esodo non è più nascosto”.
Timbro con stemma della SOMS di Albona, su carta
ciclostilata, anni 1960-1970
Ci sono poi alcune testimonianze tragiche, per l’uccisione di
familiari nella foiba. Si è ascoltato, ad esempio, dalla signora Lidia Rauni,
nata a Santa Domenica di Albona nel 1936. Lei ha riferito che suo papà fu
infoibato il 2 novembre 1943, assieme ad altri 16 compaesani. Si chiamava
Giuseppe Rauni; era del 1902, ed è menzionato nel libro scritto da padre
Flaminio Rocchi nel 1990, a pag. 256.
Ha voluto parlare anche Bruna Travaglia, nata ad Albona nel
1934, ha vissuto a Arsia ed è esule di Pola nel 1947. “Nella foiba di Vines i titini hanno gettato la gente di Albona – ha
esordito così la signora Travaglia – come mio nonno, Marco Gobbo, della classe 1882,
nato a Brovigne di Albona, poi hanno ammazzato così pure mia zia Albina
Gobbo, di 31 anni, detta Zora e pure un altro parente di 25 anni circa, chiederò il suo nome ai parenti che
ho a New York e poi lo saprò dire, eh sì, i titini li hanno portati via il 18
maggio 1944 per gettarli nella foiba, pensate che mia nonna Lucia Viscovi, che
abitava a Brovigne non ha voluto venire via perché diceva: Se i torna no i
trova nissun".
"Qualcuno dei prelevati - ha continuato la testimone - era riuscito a sopravvivere, nascondendosi
in un momento di confusione, così raccontò che prima hanno ucciso mia zia e una
sua amica buttandole in una foiba piccola, mentre gli uomini li hanno tenuti prigionieri,
perché così portavano munizioni e robe pesanti, poi li hanno fatti fuori anche
loro”.
Si aggiunge solo che il nome di Albina Gobbo “Zora”, di
Brovigne di Albona, non compare nell’elenco di oltre 400 donne uccise dagli
slavi e gettate nelle foibe, nei pozzi minerari, nelle cave o nelle fosse
comuni, pubblicato nel 2014 da Giuseppina Mellace. La stessa autrice riporta
che nel periodo 1943-1945 “ben 10.137 persone [sono] mancanti in seguito a
deportazioni, eccidi ed infoibamenti per mano jugoslava” (pag. 236).
Cartolina postale di Albona. Opera per l’Assistenza ai
profughi giuliani e dalmati. Venezia Giulia Italica, anni ‘50
I raduni degli esuli di
Albona
Nel 1949 a Trieste fu ricostituita la Società Operaia di
Mutuo Soccorso (SOMS) di Albona. Tale organismo di istriani è stato
determinante, durante l’esodo e nei seguenti anni, per tenere uniti gli esuli e
perché stessero in compagnia.
La SOMS organizzò una lunga serie di raduni nazionali tra
Veneto e Friuli e Trieste. Vedi la tabella n. 1, intitolata: Raduni di esuli
albonesi., 1952-1969. Forse la tabella contiene delle imprecisioni nelle date,
per la difficoltà di ricerca nel web.
Tabella n. 1 – Raduni
di esuli albonesi, 1952-1969
N° del raduno
|
Località del raduno
|
Data
|
1
|
Conegliano,
TV
|
15
giugno 1952
|
2
|
Treviso
|
24
maggio 1953
|
3
|
Padova
|
5
settembre 1954
|
4
|
Trieste
|
14
agosto 1955
|
5
|
Udine
|
2 giugno
1956
|
6
|
Gorizia
|
8
settembre 1957
|
7
|
Venezia
|
21
giugno 1959
|
8
|
Conegliano
|
4
settembre 1960
|
9
|
Trieste
|
17
settembre 1961
|
10
|
Treviso
|
9
settembre 1962
|
11
|
Mestre,
VE
|
6
novembre 1964
|
12
|
Padova
|
8 maggio
1966
|
13
|
Trieste
|
3
novembre 1968
|
14
|
Mestre,
VE
|
11 maggio
1969
|
Nel 1981 Ezio Picot è presidente della SOMS di Albona, come
si legge su «L’Arena di Pola» del 9 maggio 1981. La tabella n. 2 contiene i
dati sui raduni albonesi dal 1973 al 1996, pur con qualche lacuna, dovuta alle
difficoltà delle ricerche.
Albona, in lingua croata, si dice: Labin. In dialetto veneto
è: Albona. In lingua tedesca si dice: Labin. È antiquato il tedesco Tüberg per
la medesima località. Oggi è una città dell’Istria, in Croazia, repubblica
resasi indipendente dalla Jugoslavia nel 1991, non senza sanguinosi conflitti
fino alla fine del secolo.
Albona nel 2012 contava 11.703 abitanti, di cui 6.884
residenti nel centro storico e nella frazione di Piedalbona / Podlabin, già
Pozzo Littorio d’Arsia.
Tabella n. 2 – Raduni di esuli
albonesi, 1973-1996
N° del raduno
|
Località del raduno
|
Data
|
16
|
Udine
|
27
maggio 1973
|
17
|
Mestre,
VE
|
Maggio
1975
|
18
|
Trieste
|
2 maggio
1976
|
19
|
Vicenza
|
30 aprile
1978
|
20
|
Treviso
|
16
settembre 1979
|
21
|
Mestre,
VE
|
24
maggio 1981
|
22
|
Padova
|
5
settembre 1982
|
23
|
Peschiera
del Garda (VR)
|
Giugno 1984
|
24
|
Conegliano,
TV
|
18
maggio 1986
|
27
|
Treviso
|
20
maggio 1990
|
28
|
Conegliano,
TV
|
19
maggio 1991
|
30
|
Latisana,
UD
|
14
aprile 1995
|
31
|
Verona
|
15
settembre 1996
|
Fonti: SOMS
di Albona, «La nuova Voce Giuliana», «Arena di Pola», Archivio ANVGD di Udine.
Nota: dati incompleti
Cartolina di Albona, cortile di Casa Scampicchio, anni ‘40
Il raduno albonese del
1981 a Mestre
La SOMS di Albona, con sede a Trieste ha organizzato il XXI
raduno nazionale degli albonesi nel 1981. L’incontro era previsto a Mestre per
il 24 maggio e avvenne nella ricorrenza del 110° anno di fondazione della SOMS
medesima.
Il programma prevedeva il ritrovo presso un ristorante sito
di fronte alla stazione, poi c’era la Santa messa nella Chiesa di S. Lucia in
Via Montepiana. Ha celebrato la funzione Monsignor Mario Malusa, nato il 16 settembre 1919 a Dignano
d’Istria e morto il 29 novembre 1996 a Morgano (TV). Don Mario svolse il suo
primo ministero tra i minatori dell’Arsia nel 1944, come ha scritto «L’Arena di Pola» del 21
dicembre 1996.
A seguire c’è stato il pranzo sociale presso il ristorante
Bologna, vicino alla stazione, oltre alle lezioni del nuovo direttivo della
SOMS. Era poi prevista l’assegnazione dei premi di studio per onorare la
memoria del cavalier Marco Macillis e Lisetta Furlani agli studenti più
meritevoli delle scuole elementari, medie, superiori e dell’università.
C’erano dei premi anche per i soci convenuti. Uno fu
assegnato alla coppia più anziana e un altro al partecipante che aveva
totalizzato il maggior numero di chilometri per raggiungere Mestre, luogo
dell’incontro. Era previsto pure un pre-raduno “del sabato” all’albergo
Bologna, un segnale per i raduni successivi che si svilupparono su più
giornate. Da Trieste era previsto un
pullman in partenza da Largo Barriera alle ore 7 per i soci interessati. Le
prenotazioni del raduno si potevano fare presso: Ezio Picot a Conegliano Veneto
(TV), Narciso Viscovi a Trieste, Aldo Scopas, a Trieste e Aldo Manzoni a
Treviso.
Cartolina postale col Leon
de Albona, anni ‘50
Nella tabella n. 3 sono elencati i raduni degli albonesi dal
2008 al 2017. Anche in questo caso compaiono alcune lacune dovute alla
difficoltà di ricerca. Il fatto più eclatante di questa tabella è il luogo del
39° raduno, che è Albona stessa, nello stato divenuto Croazia, dopo le guerre
balcaniche degli anni 1991-2001. L’incontro storico si tenne dal 21-23
settembre 2012, con la presenza delle autorità amministrative della cittadina
istriana. Era dalla fine degli anni ’90 del Novecento che i dirigenti della
SOMS di Albona, con sede a Trieste, chiedevano alle autorità comunali croate di
svolgere un raduno nella città dagli stupendi panorami verso il Golfo del
Quarnaro e l’Isola di Cherso / Cres. Così è stato, rinforzando dialogo tra i
rimasti e gli esuli, pur tra mille difficoltà, ma soprattutto pensando al
futuro.
Tabella n. 3 – Raduni di esuli
albonesi, 2008-2017
N° del raduno
|
Località del raduno
|
Data
|
36
|
Montebelluna,
TV
|
25
settembre 2008
|
37
|
Treviso
|
15
settembre 2009
|
38
|
Trieste
|
11
settembre 2011
|
39
|
Albona,
Croazia
|
21-23
settembre 2012
|
40
|
Padova
|
14-15
settembre 2013
|
41
|
Albona,
Croazia
|
26-28
settembre 2014
|
42
|
Treviso
|
22
Settembre 2015
|
44
|
Conegliano,
TV
|
24
settembre 2017
|
Fonti: SOMS di Albona, «La nuova Voce Giuliana», «Arena di Pola», Archivio ANVGD di Udine. Nota: dati incompleti
Albona e Arsia nella
storia
Si deve sapere che il Comune di Albona, negli anni ’30 è tra
i più ricchi del Regno d’Italia per il reddito medio pro capite dei suoi
abitanti, come si legge su «La
nuova Voce Giuliana» del 2000.
Contava oltre 14 mila abitanti quando, nel 1938, parte del suo
territorio fu ceduta al neo costituito Comune di Arsia, che pure contava circa
15 mila abitanti. Arsia era un paese famoso per le miniere di carbone, di
bauxite, di marna e per le cave di pietra. Nel periodo 1940-1943 furono
occupati nelle miniere e nell’indotto oltre 12 mila lavoratori.
Albona sorge sul versante orientale della penisola istriana a tre
chilometri dalla costa e a 320 metri sul livello del mare. Sin dai tempi
dell’Antica Roma esiste il toponimo di Albona, ricco di vestigia celtiche
dell’originaria Alvona. Nel medioevo fa parte del Patriarcato di Aquileia e,
nel 1420, passò a Venezia che la fortificò nel 1587 contro le incursioni degli
uscocchi e contro le pretese imperiali. Ai tempi della Repubblica di Venezia,
Albona è definita “la fedelissima”, tanto per dire da che parte stava. Con la
caduta di Napoleone passò sotto l’Austria fino al 1918, quando venne annessa al
Regno d’Italia. Dopo il Trattato di pace del 1947 appartenne alla Jugoslavia e,
dal 1991, alla Croazia resasi indipendente.
Labin / Albona, cartolina stampata a Zagabria. Fotografia in bianco e nero di D. Frković, 1961
Negli anni 1970-1980 Arsia contava poco più di 6 mila abitanti. La
coeva Guida turistica sulla
Iugoslavia del Touring Club Italiano (TCI) dedica solo una riga e mezza. In
quel periodo nessuno ha mai descritto il grave incidente minerario del 1940.
Solo due fotografie di Arsia “importante centro minerario… creazione del lavoro
italiano” sono contenute nel volume Venezia Giulia e Friuli del TCI, edito nel
1955.
Una guida turistica dell’Istria, stampata a Zagabria nel 1971,
riporta l’insurrezione dei contadini croati di Albona del 1921, che poi
istituirono dei propri Consigli, alla maniera dei soviet russi. Allora –
prosegue l’autore croato – i minatori di Arsia / Raša attaccarono Albona,
incendiarono la Casa d’Italia e formarono un governo rivoluzionario proclamando
la Repubblica d’Albona (Labinska republika). L’Esercito Italiano – spiega la guida croata – con l’aiuto dei
fascisti soffocò l’insurrezione, effettuando gravi rappresaglie sui minatori e
si contadini dei villaggi di Krnica e di Segotiči (pag. 191).
C’è da dire che l’autore croato non fa il minimo cenno al disastro
minerario del 1940. Nemmeno alle oltre 10 mila vittime italiane uccise
nelle foibe o per annegamento o fucilazione dai titini a cominciare dal 1943 in
poi. Nulla c’è sugli attentati dell’OZNA contro gli italiani d’Istria, né
riguardo alle vessazioni e persecuzioni patite nel dopoguerra. La sigla OZNA
sta per: “Odeljenje za Zaštitu Naroda”. Ovvero: Dipartimento per la Sicurezza
del Popolo, la polizia segreta di Tito. Non c’è alcun cenno all’esodo giuliano dalmata di oltre 350 mila italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia.
Messaggi dal web
In seguito alla diffusione del presente articolo nel web, abbiamo
ricevuto, il 21 luglio 2018, via
posta elettronica e volentieri pubblichiamo il seguente commento dal signor
Angelo Viscovich, socio ANVGD di Udine.
“Caro Elio Varutti, seguo sempre il tuo blog e leggo tutti i tuoi
articoli. Dopo la presentazione del libro Foresti
(di Silvia Zetto Cassano), volevo scriverti per dirti semplicemente quanto mi
era piaciuto il tuo modo di raccontare l’incontro con l’autrice e con Luciano
Santin, stimato giornalista e squisito narratore. Questa volta, nel ricordare l’esodo
di Ester Lulli Lenardon, hai tratteggiato momenti di storie personali e di
eventi, sempre riguardanti l’Albonese e Arsia, che potrebbero essere, alcuni lo
sono già nelle tue opere, le introduzioni ai capitoli di un
libro-racconti-testimonianze da scrivere a più mani con la tua accurata e
capace regia. Grazie per il prezioso e apprezzato lavoro che fai, cordiali
saluti, Angelo Viscovich”.
Fonti orali e digitali
Per la grande disponibilità dimostrata, desidero ringraziare
le seguenti persone da me intervistate a Udine con taccuino, penna e macchina
fotografica, se non altrimenti indicato. C’è chi mi ha messo a disposizione,
con grande generosità, documenti esclusivi, fotografie e cimeli del tempo,
oltre a svariate informazioni riguardo alla propria famiglia, anche se travolta
da tragedie e malvagità.
- Isabella Flego, Arsia 1937, intervento nel web intitolato: Arsia, ciò che è profondo rimane in silenzio,
on-line dal 14 maggio 2018.
- Lidia Rauni, Santa Domenica di Albona 1936, intervista del 10 febbraio 2017.
- Paolo Riberto, Novara, messaggio in Facebook del 21 luglio 2018 nel gruppo “Esodo istriano, per non dimenticare”.
- Paolo Riberto, Novara, messaggio in Facebook del 21 luglio 2018 nel gruppo “Esodo istriano, per non dimenticare”.
- Bruna Travaglia, Albona 1934, int. del 10 febbraio 2017.
- Angelo Viscovich, San Lorenzo di Albona 1948, int. del 31
marzo 2015.
--
Fonti archivistiche e
collezioni familiari
- Archivio del Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione
Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), che ha la sua sede in Vicolo Sillio,
5 – 33100 Udine. Telefono e fax 0432.506203. Presidente dell’ANVGD di Udine è
Bruna Zuccolin.
- Collezione Ester Lulli Lenardon, esule da Albona, Udine, ora
in Archivio ANVGD.
- Collezione Paolo De Luise, esule da
Pirano a Fossoli di Carpi (MO).
Riferimenti
bibliografici
- «L’Arena di Pola» del 9 maggio 1981.
- Alberto Gasparini, Maura Del Zotto, Antonella Pocecco, Esuli in Italia. Ricordi, valori, futuro per
le generazioni di esuli dell’Istria-Dalmazia-Quarnero, Gorizia, Istituto di
Sociologia Internazionale di Gorizia (ISIG), Associazione Nazionale Venezia
Giulia e Dalmazia (ANVGD), 2008.
- Alberto Gasparini, Maura Del Zotto, Antonella Pocecco, M.
Sterpini, Esuli nel mondo. Ricordi,
valori, futuro per le generazioni di esuli dell’Istria-Dalmazia-Quarnero,
Gorizia, ISIG, ANVGD, 2008.
- Giuseppina Mellace, Una
grande tragedia dimenticata. La vera storia delle foibe, Roma, Newton
Compton, 2014.
- «La nuova Voce Giuliana», numeri vari dal 2000 al 2010.
- Flaminio Rocchi, L’esodo
dei 350 mila giuliani fiumani e dalmati, Edizioni Difesa Adriatica, Roma,
1990.
- Dragovan Šepić, Istria. Guida turistica, traduzione dal
croato di Mario Kinel, Zagabria, 1971.
- Marco Tamborini, Iugoslavia,
Milano, Touring Club Italiano, 1982, 2^ edizione.
- Lucio Toth, Storia di
Zara. Dalle origini ai giorni nostri, Pordenone, Edizioni Biblioteca
dell’Immagine, 2016.
- Elio Varutti, Il Campo
profughi di Via Pradamano e l’Associazionismo giuliano dalmata a Udine. Ricerca
storico sociologica tra la gente del quartiere e degli adriatici dell’esodo
1945-2007, Udine, Edizioni ANVGD Comitato provinciale di Udine, 2007.
- Venezia Giulia e Friuli, Milano, Touring Club Italiano, vol.
XXI, 1955.
Sitologia
E. Varutti, A Udine un ulivo e un’area verde per ricordare la strage di Arsia del 1940, on-line
dal 19 luglio 2018.
--
Servizio giornalistico di Elio Varutti. Ricerche storiche e Networking
a cura di Girolamo Jacobson ed E. Varutti.
Arsia, ingresso della miniera, fine anni ’30. Fotografia diffusa
il 19 luglio 2018 in Facebook nel gruppo intitolato “ANVGD Udine” da Paolo De
Luise, esule da Pirano a Fossoli di Carpi (MO), che si ringrazia per la cortese
collaborazione
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