Devastanti e sconvolgenti sono stati i bombardamenti
anglo-americani su Fiume del 1944-1945. Pure i tedeschi si diedero da fare! In questo blog abbiamo già pubblicato
degli articoli sul tema, come ad esempio quello intitolato: “Esuli da Fiume a
Udine e Novara. La famiglia Celli in Campo profughi, 1948”, on-line dal 3 luglio 2018, con le osservazioni di un testimone d’eccellenza: Aldo Tardivelli, nato a Fiume nel 1925.
Fiume, 2 maggio 1945 - Rione di Centocelle dopo che i tedeschi fecero esplodere la polveriera. Fotografia pubblicata in Facebook da Elio Celli
Il resoconto di Tardivelli peraltro si accosta, per certi
aspetti, al Diario di Carlo Conighi, Fiume aprile-maggio 1945, on-line in questo stesso blog dal 7 giugno 2016.
C’è poi questo breve, ma tenero, brano: Arrigo
Di Giorgio, morto a Fiume nel 1944 sotto le bombe USA, on-line dal 13
ottobre 2016.
Veniamo ora ad altri contributi e alla citazione di un altro Diario del periodo, scritto in questo caso da un militare della Milizia di Difesa Territoriale (MDT), di stanza a Fiume e dintorni dal 4 ottobre 1944 al
15 maggio 1945. L’autore è Torquato Dalcich, alias di Aldo Quattrocchi e l’ha
prodotto in dattiloscritto, a Firenze nel 1987 e, più tardi, è stato messo in rete dall’Istituto
di Studi Storici Economici e Sociali di Napoli
Andiamo con ordine. Riguardo ai raid aerei contro Fiume nella
seconda guerra mondiale ci sono state due testimonianze scritte su Facebook nel
gruppo intitolato “Un Fiume di Fiumani!”, il 4 luglio 2018.
Nereo Ambrosio, il 4 luglio 2018, ha scritto nel citato gruppo:
“Sotto uno dei bombardamenti [a Fiume] del novembre 1944 moriva a soli 18 anni
mio zio Nereo, del quale porto il nome. Studente dell’ultimo anno dell’istituto
nautico. Mio nonno Giovanni era vigile del fuoco e quel giorno era di servizio
ambulanze come autista ed interveniva per soccorrere le povere vittime. Nella
concitazione di quei momenti caricarono il figlio ferito da sei schegge di
bomba ai polmoni sulla sua ambulanza, ma lui lo vide solo dopo essere giunto
all'ospedale, ormai deceduto - R.I.P.”.
Perché gli alleati bombardavano Fiume? C’erano il porto, i
cantieri navali, il punto franco, la stazione ferroviaria, varie caserme e le
fabbriche, come la Manifattura Tabacchi, il silurificio Whitehead, lo
stabilimento Rivolta, la Raffineria Oli Minerali Società Anonima (ROMSA), tanto
per fare qualche esempio.
Cartolina di Fiume, anni '20. Archivio ANVGD Udine
La distruzione nazista del rione Centocelle
Elio Celli, nato a Fiume, ha aggiunto queste righe di
testimonianza il 6 luglio 2018: “Fiume, Rione Centocelle, settantadue anni fa. Nella
notte del 1° e 2 maggio 1945, i tedeschi fanno saltare in aria la polveriera e
i depositi di munizioni della galleria di Centocelle. Fu una deflagrazione
terrificante che squassò la galleria blindata e scaraventò sulle case pietrame
e materiale vario tra vampate di fuoco. Abitavo in Centocelle, terza fila via
Pola n° 30, avevo 10 anni e mezzo. Quella notte fummo dirottati nel rifugio di
via Valscurigne, a distanza di sicurezza dal luogo dell’esplosione
preannunciata dai tedeschi. Dopo una lunga e ansiosa attesa nel rifugio si udì
un boato, a quel punto gli uomini dell’Unione nazionale protezione antiaerea (UNPA)
ci dissero di rientrare tranquillamente nelle nostre case e così facemmo.
Quando mai? Ci fu un terribile equivoco che poteva costarci
la vita. L’esplosione che sentimmo al rifugio riguardava un altro deposito di
esplosivi situato più a monte da quello di Centocelle, ma questo purtroppo lo
venimmo a sapere il giorno dopo, cioè dopo il patatrac. Io e mio fratello
spaventati ci mettemmo nel letto con i nostri genitori, la luce nella camera
era ancora accesa quando una terrificante esplosione fece scoppiare tutti i
vetri delle finestre, le ante degli armadi si aprirono con violenza, fummo
coperti dai calcinacci del soffitto, credetti alla fine del mondo! Nella
cameretta a due letti riposava la mia nonna, il letto accanto dove di norma
dormiva mio fratello era spezzato a metà, fracassato da un enorme masso
piombato attraverso il tetto, fece un tale buco da quale si vedeva il cielo.
A distanza di decenni ci fu una canzone “Il cielo in una stanza”, allora mi venne in mente la cameretta della mia nonna. La dimensione
del masso era grossomodo come un vecchio televisore. La distanza della nostra casa
dalla polveriera era, in linea d’aria, a non più di cento metri. Uscimmo di
casa a fatica superando cumuli di detriti, legnami, infissi delle case
distrutte, il vario contenuto all’interno della galleria… sputato fuori. C’erano
cumuli di macerie tra le quali ardevano fiammelle di vari colori dal blu al
rosso, al giallo, l’aria fumosa e velata da ceneri con un odore acre di polveri
da sparo, odore di bruciato, un cimitero notturno, uno scenario dantesco. Oggi
sul luogo dove c’era la polveriera passa la strada E61 - Kvarnesk Autocesta”.
Il Diario di Torquato
Dalcich
Passiamo al Diario di Torquato Dalcich. Si precisa che tale
testo appare datato e non privo di varie imprecisioni ed errori, tuttavia è
molto interessante per la situazione di Fiume nel periodo 1944-1945. Nel Diario
di Torquato Dalcich sono menzionati i ritrovi mondani, se possiamo dire così,
del capoluogo del Quarnero, come il Caffè Centrale in Piazza Dante, la
pasticceria Panciera, il teatro “La Fenice” e la trattoria L’Ornitorinco di
quei tempi.
In realtà c’era una gran fame e i generi alimentari, ad un
certo punto non vengono più distribuiti neanche con la tessera ai civili. C’era
tanta borsa nera, con cui si arricchirono diversi loschi individui. C’era il “borsaro
nero” Ambrosich, che denunciava ai titini gli italiani… c’erano i bagarini di
Sussak, che vendevano clandestinamente qualsiasi cosa. Ci sono una quantità di incredibile
di eserciti non tutti in conflitto tra di loro, ma tutti con sospetti,
defezioni, tradimenti e scarsa umanità. Era un vero guazzabuglio. C’erano i
militari italiani della Repubblica di Salò, i militari italiani badogliani (cobelligeranti
degli alleati, che bombardavano Fiume), i tedeschi, le Waffen SS tedesche, la Gestapo, i cetnici (monarchici jugoslavi,
poi collaborazionisti dei nazi-fascisti), i belagardisti (Guardie bianche
slovene collaborazioniste dei nazi-fascisti), i nediciani (truppe serbe, seguaci di Milan Nedić, collaborazionista dei nazi-fascisti), gli ustascia di Pavelić
(nazi-fascisti), i musulmani o volontari bosniaci nelle Waffen SS, i partigiani titini, i gappisti (Gruppi d’azione patriottica, di ispirazione comunista, operavano in città), i druzi
(generalmente ogni partigiano jugoslavo), le staffette partigiane e il Comitato
di Liberazione Nazionale fiumano (filo-partigiano).
L’esplosione della polveriera di Centocelle a Fiume procurata
dai nazisti in fuga è confermata dalle parole del Diario di Torquato Dalcich che, in data 3 maggio 1945, ha scritto:
“Oggi Fiume è stata occupata dalle bande titine. Qualche ora prima i nazisti,
ponendo in atto l’ultimo inutile vandalico gesto, hanno fatto saltare in aria
la polveriera di Centocelle, che ha causato il crollo di numerose case e la
morte dei suoi abitanti” (a pag. 44).
Fiume, sede della Banca d'Italia. L'edificio fu costruito dall'Impresa Carlo Conighi, Fiume e Abbazia. Cartolina da Internet
Tra le altre, nel Diario di Dalcich sono menzionati alcuni
nomi di trucidati dai titini che non si leggono nel volume bilingue (italiano
croato) di Amleto Ballarini e Mihael Sobolevski intitolato Le vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni (1939-1947) /
Žrtve talijanske nacionalnosti u Rijeci i okolici (1939.-1947.), edito a Roma
nel 2002. Accenno, ad esempio, al capitano marittimo Baveri di Volosca,
fucilato dai titini nell’agosto 1945 (pag. 25 del Diario Dalcich).
Altri nomi di militari vengono menzionati da Dalcich pur
essendo stati uccisi in Lombardia e non a Fiume o nei suoi dintorni. Ad esempio
c’è la Medaglia d’Oro Carlo Borsani, cieco di guerra, che teneva conferenze a
Fiume nel 1944 al teatro “La Fenice”. A Milano fu “trascinato fuori dalla sua
casa – ha scritto Dalcich con qualche imprecisione – e assassinato il 29 aprile
1945, morì stringendo fra le mani la scarpetta della sua bimba di soli sette
mesi”. Stessa sorte capitò al colonnello Balzella, che operò in Albania e poi
fu comandante della Guardia Nazionale Repubblicana a Brescia, imprigionato dopo
il 25 aprile, fu bastonato fino a fargli
perdere la vista e poi fucilato sugli spalti del castello lombardo (p. 8 del
Diario Dalcich).
Epilogo
Per la precisione i partigiani di Tito entrarono a Fiume il 3
maggio 1945. Scesero da Drenova e intorno alle ore 10 e mezza pure da Sussak,
in fila per due molto guardinghi lungo Via Roma. Malconci, qualcuno era perfino
senza scarpe, erano essi preceduti da reparti di sminatori jugoslavi e “da cinque
carri armati tipo T-34 Stalin” (Diario Dalcich, p. 41).
Secondo gli storici marxisti quella fu la liberazione dal
nazi-fascismo. Secondo altri studiosi fu un’occupazione, perché poi fu
perseguitata la maggioranza degli abitanti di sentimenti italiani.
Iniziarono di lì a poco i sequestri di beni e di persone,
come quello di Riccardo Gigante, prefetto della Provincia del Carnaro, avvenuto
proprio il 4 maggio, “arrestato dagli slavi, venne tradotto a Castua ed ivi
subì il martirio”. (Bollettino di Informazioni, Centro Studi Adriatici, Roma,
IV, supplemento al n. 141 del 10 ottobre 1953, f. 10-11, ciclostilato).
Proprio a riguardo dell’uccisione del prefetto Gigante si
riporta la seguente notizia ANSA di Trieste, del 10 luglio 2018: “Si sono
conclusi il 7 luglio scorso gli scavi della fossa di Castua (Kastav), a 12
chilometri da Fiume (Croazia), luogo dove il 4 maggio 1945 avvenne l’uccisione
del senatore Riccardo Gigante e di nove suoi compagni per decisione dell’Ozna,
la polizia comunista jugoslava.
Lo ha comunicato il Commissariato Generale per le Onoranze ai
Caduti del Ministero italiano della Difesa (Onorcaduti) alla Società di Studi
Fiumani di Roma, che ha ricevuto conferma dal console d'Italia a Fiume, Paolo
Palminteri, e da FederEsuli.
Ora i resti umani e gli oggetti ritrovati saranno sottoposti
a esame dall’ufficio di medicina legale; le pratiche successive per l’identificazione
sono in corso e in settembre si prevede il rimpatrio. L’iniziativa è stata
avviata anche in seguito a una segnalazione della Federazione delle
Associazioni degli Esuli al precedente governo, in base a uno studio dello
storico Amleto Ballarini autore insieme con il croato Mihael Sobolevski del
volume "Le vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni
(1939-1947)", pubblicato nel 2002 dal Mibact.
A Castua i connazionali furono uccisi senza processo da un
reparto di partigiani jugoslavi per decisione dell'Ozna”.
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Bombardiere britannico a Fiume
nel 1945. Fotografia diffusa da Samuele Mosconi, nato nel 2000, nel
gruppo di Facebook “Le guerre degli italiani” il 12 luglio 2018, che si ringrazia per la pubblicazione in questo blog
Fonti digitali
- Nereo Ambrosio, Vicenza 1956, vive a Senigallia, messaggio in
Facebook nel gruppo intitolato “Un Fiume di Fiumani!” del 4 luglio 2018.
- Elio Celli, Fiume 1934, esule a Brescia, messaggio in
Facebook del 6 luglio 2018.
Sitologia sull’esodo da
Fiume
- E. Varutti, “Caro Uccio… tua Ette”. Lettere dell’esodo giuliano dalmata, on-line dal 29
giugno 2015.
- E. Varutti, Harry caro, tua Mira. Esuli da Fiume, 1945-1946. Lettere dell’esodo giuliano dalmata,
on-line dal 28 dicembre 2015.
- E Varutti, La patria perduta. Profughi da Fiume, 1943-1947, on-line dal 23 febbraio 2016.
- E. Varutti, Scampar da Fiume co la cavra Vava, 1943, on-line dal 2 marzo 2016.
- E. Varutti, Via da Fiume nel 1944, colpa dei partigiani, on-line dal 14 aprile 2016.
- E. Varutti, Memorie italiane dei Lupetich su Fiume, esodo 1947, on-line dal 2 luglio 2016.
- E. Varutti, Arrigo Di Giorgio, morto a Fiume nel 1944 sotto le bombe USA, on-line dal 13 ottobre
2016.
- E. Varutti, Esodo da Fiume al Campo Profughi di Laterina, 1950, on-line dal 30 gennaio 2017.
Fiumani che emigrano in Brasile nel 1951. Scheda di registrazione di Francesco Licheri. Immagine diffusa in Facebook da Paola Dispoto, Bari 1976, che vive a Saarbrücken (D). La si ringrazia per la divulgazione e pubblicazione di questo importante documento familiare del suo prozio
- E. Varutti, Fiume 1938 scocca l’amore. Poi, guerra ed esodo, on-line dal 1° aprile 2017.
- E. Varutti, Monsignor Luigi Polano, esule da Fiume e i preti dell'esodo giuliano dalmata in Friuli,
on-line dal 2 maggio 2018.
- E. Varutti, Esodo da Fiume, i ricordi di Mirella Tainer, emigrata in Illinois, on-line dal 14
maggio 2018.
- E. Varutti, Esuli da Fiume a Udine e Novara. La famiglia Celli in Campo profughi, 1948, on-line
dal 3 luglio 2018.
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Bibliografia
- Amleto Ballarini, Mihael Sobolevski (a cura di / uredili), Le vittime di nazionalità italiana a Fiume e
dintorni (1939-1947) / Žrtve talijanske nacionalnosti
u Rijeci i okolici (1939.-1947.), Roma, Ministero per i Beni e le Attività culturali (Mibact),
Direzione generale per gli archivi, 2002.
- Torquato Dalcich, Un
diario (1944 – 1945), Larghi stralci tratti da Torquato Dalcich, anagramma
di Aldo Quattrocchi, Firenze, 1987, dattiloscritto in formato PDF messo in rete
dall’Istituto di Studi Storici Economici e Sociali (I.S.S.E.S.) di Napoli. Si avvisa
che il testo appare datato e non privo di varie imprecisioni ed errori.
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Servizio giornalistico e di Networking a cura di Sebastiano
Pio Zucchiatti e E. Varutti. Fotografie da collezioni private citate
nell’articolo e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia
Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Vicolo
Sillio, 5 – 33100 Udine. Telefono e fax 0432.506203. Presidente dell’ANVGD di
Udine è Bruna Zuccolin.
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