martedì 25 settembre 2018

L’esodo dell’oblio di Antonio Villicich da Zara, 1943


Da ragazzo finire esule a Parma, alla fine della seconda guerra mondiale. Lì, in silenzio, la famiglia riparte da zero. Il figlio studia all’università, dopo aver frequentato il liceo, laureandosi in Fisica all’Università di Modena. Inizia così il curriculum di Antonio Villicich, nato a Zara il 30 luglio 1931. 

La bandiera di Zara. Archivio ANVGD Udine

Fugge probabilmente in idrovolante verso Ancona, con una parte della famiglia, nel 1943, quando iniziano i bombardamenti alleati su Zara, dietro indirizzo dei titini. Poi la famiglia in fuga vive una parentesi dell’esilio a Trieste in una soffitta, fino all’approdo a Parma, dove al capofamiglia viene assegnato un posto di lavoro simile a quello avuto prima dell’esodo, grazie ad una legge.
Voleva fare ingegneria, il nostro Antonio in esilio, ma il babbo Valentino Villicich (Zara 1893-Parma 1977) non vuole che vada fino a Milano, per il triennio, dato che a Parma mancava il corso finale di quegli studi universitari. Così Antonio si butta sulla fisica, mica roba da ridere. Ci riesce e studia con successo. La famiglia fatica duramente e parla poco dell’esodo. Conseguita la laurea in Fisica, si innamora di Silvana Bosoni, una ragazza mantovana. Nel 1963 si sposano a Parma e nasce Paolo, nel 1964. Il silenzio degli esuli continuerà anche nei confronti del figlio Paolo, che poco sa della fuga da Zara della sua famiglia. “Quando papà si è deciso a raccontarmi qualche fatto del suo esodo – ha detto Paolo Villicich – era anziano e si confondeva le vicende, così ho saputo poco e niente dei miei parenti dalmati”.
Porto di Ancona, idrovolante Ancona-Zara andata e ritorno, 1930-1935. Cartolina da Internet

È una storia già sentita. Pochi e stringati racconti vengono elargiti col contagocce al discendente. Una signora zaratina, Elvira Dudech, mi diceva: “No ze gà de contar robe brute ai pici”. Con questo ritornello in molte famiglie dell’esodo giuliano dalmata non si è parlato, o si è detto poco, troppo poco, di Zara, di Fiume o dell’Istria. Vuoi per paura, vuoi per vergogna “jera meio no parlar”. Nel 2004 la signora Dudech mi raccontò che con la sua famiglia era fuggita in nave fino ad Ancona, dove fu ospite del locale Campo profughi. In seguito iniziò il suo calvario per i Campi profughi italiani, a cominciare da quello di Laterina, in provincia di Arezzo, dove la trattennero per oltre quattro anni. A seguire, fu trasferita al Campo profughi di Chiari, in provincia di Brescia e, infine, a Roma. Verso il 1955 la famiglia Dudech trovò una casa a Udine; in quel periodo si recò in visita agli zii e ai cugini che stavano al Centro smistamento profughi di via Pradamano: “Go visto brande e mia cugina che dormiva in campo e a mangiar con noi in casa – ha raccontato – jera fioi che i piangeva, i voleva la casa, le mame diceva: No gavemo più casa”.
La signora Rosalba Meneghini Capoluongo è figlia di Maria Millia, esule di Rovigno. “Mia madre parlava poco, aveva paura – ha detto – invece dopo il Giorno del Ricordo, c’è la voglia di capire da parte dei discendenti. I profughi raccontano e si ascoltano cose mai sentite fino ad ora”. È assai ricorrente il tema del silenzio dei profughi, ossia la mancata comunicazione ai discendenti sui fatti storici dell’esodo dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia.
Udine, Chiesa di S. Giacomo, 14 settembre 2018, prima della messa esequiale di Antonio Villicich, da Zara. Fotografia di Elio Varutti

I discendenti dell’esodo, oggi, sono alla ricerca di notizie, di pezzi di storia della propria famiglia. “Dopo de noi, poveri veci, no resterà più niente” – mi ripeteva Silvio Cattalini, nato il 2 giugno 1927 a Zara e presidente per 45 anni del Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), dal 1972 al 2017, quando muore. Il vaticinio di Cattalini, tuttavia, non si sta realizzando. Le nuove generazioni di discendenti degli esuli, vogliono conoscere la storia della famiglia, anche se con pochi dati, ma talvolta significativi. L’interesse per il Giorno del Ricordo e per la questione delle foibe, dove i titini gettarono i corpi degli italiani eliminati, per vendetta prima contro i soprusi patiti sotto il fascismo e, per pulizia etnica dopo quando il nazionalismo croato ha il sopravvento sulle minoranze, da rispettare invece secondo il Trattato di pace del 1947.
Ritorniamo alla famiglia Villicich, esule da Zara tra Parma, Trieste, Gorizia e Udine. Si trovano in Internet tracce di tale cognome sparse fino in Cile. “Mio papà raccontava poco dell’esodo e della mia famiglia – conferma Paolo Villicich – così so appena che lo zio Valentino Villicich, oltre che legionario dannunziano è stato direttore dell’INAM di Zara e agente generale della Fiume Assicurazioni, pure suo fratello Francesco, nato nel 1895 è stato legionario dannunziano”.
Si cercano dati notizie e altri riferimenti. Per Paolo Villicich è una consolazione sapere che c’era una certa parentela del suo ramo familiare zaratino con le famiglie Bonavia, con i Luxardo ed altri. “Di sicuro so che mio nonno bis Simeone Villicich – conclude la testimonianza – è morto nel 1944 sotto le bombe dei 54 bombardamenti angloamericani su Zara italiana ed ora i suoi resti giacciono a Zara in una tomba, piuttosto disadorna, ma la guerra è così”.
Un altro dato biografico di nonno Valentino Villicich è che è stato nominato Cavaliere del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Zara 1943- Alla fine dei bombardamenti “questo i lo ciamava udarnički rad, tutti dovevimo andar netar la cità”. Si ringrazia per il commento e per la fotografia Nicolò Zupcich, col suo messaggio in Facebook del 19 settembre 1918. Udarnički rad si potrebbe tradurre con “lavoro dopo il disastro”; oggi lo si chiama Intervento della Protezione Civile

L’ultimo saluto a Antonio Villicich a Udine
Il 14 settembre 2018, alle ore 11, presso la Chiesa di S. Giacomo Apostolo, in piazza G. Matteotti, a Udine, c’è stata la santa messa esequiale di Antonio Villicich, esule da Zara. Ha officiato la funzione religiosa monsignor Giulio Gherbezza, canonico residenziale presso il Capitolo metropolitano di Udine
Le sacre preghiere sono state lette dall’ingegnere Sergio Satti, esule da Pola e decano dell’ANVGD di Udine, in quanto già vice presidente per decenni all’epoca della conduzione di Silvio Cattalini.
Monsignor Giulio Gherbezza ha ricordato, con le parole del Vangelo, la giornata della Croce, avvicinando tale argomento di alta fede religiosa a quello patriottico dell’esodo giuliano dalmata. “Avrete sentito parlare che nel 1947 – ha detto il presule – giungono tanti profughi istriani, fiumani e dalmati a Venezia con tanto dolore e sofferenze”. Poi ha ricordato Antonio e Silvana Villicich.
Bruna Zuccolin, attuale presidente dell’ANVGD di Udine, essendo impegnata Trieste, ha delegato Elio Varutti, vice presidente del sodalizio a leggere in suo nome un breve comunicato  “Ringraziamo il celebrante dello spazio che ci viene offerto per ricordare il dottor Antonio Villicich, esule da Zara – ha detto il professor Varutti – e lo salutiamo a nome di tutta l’ANVGD di Udine. Villicich era nato a Zara il 30 luglio 1931. In occasione dell’esodo istriano, fiumano e dalmata, al termine della seconda guerra mondiale, giunge esule in patria, in quel di Parma, dove frequenta e studia al liceo e all’università. Si sposa con Silvana, che gli da un figlio, Paolo. Per motivi di lavoro la famiglia si sposta a Trieste, dove Antonio Villicich è direttore dell’Ente di Formazione professionale (Irfop). Dopo la quiescenza, nel 1994, si trasferisce con la moglie a Staranzano (GO) e si impegna presso l’Università della Terza Età di Monfalcone a tenere corsi di formazione in Matematica e Fisica. Nel 2009, in seguito alla morte dell’adorata moglie Silvana, il figlio Paolo lo chiama a Udine, dove Antonio Villicich trascorre gli ultimi anni della sua vita, sino al decesso avvenuto nel 2018”.
Fiume 28.IX - 1.X.1931 - R.I. U. Maddalena (Regio Idrovolante Umberto Maddalena) - didascalia originale. Si tratta di un Dornier Do X idrovolante a scafo centrale, dotato di 12 motori di fabbricazione italiana. Fotografia della Collezione Conighi, Udine

Fonti orali
Si ringraziano e si ricordano le seguenti persone intervistate a Udine con taccuino, penna e macchina fotografica da Elio Varutti.
- Rosalba Meneghini Capoluongo, Udine 1951, figlia di Maria Millia da Rovigno, int. del 3 dicembre 2011 e del 10 febbraio 2016.
- Silvio Cattalini (Zara 1927 – Udine 2017), int. del 22 gennaio 2004, del 10 febbraio 2014 e 10 febbraio 2016.
- Elvira Dudech (Zara 1930 – Udine 2008), int. del 28 gennaio 2004 e 15 dicembre 2007.
- Maria Millia, vedova Meneghini (Rovigno 1920 – Udine 2009), int. del giorno 11 maggio 2004 e 10 febbraio 2008.
- Paolo Villicich, Parma 1964, int. del 13 e 14 settembre 2018 ed e-mail del 6 ottobre 2018.
Fotografia e didascalia ripresa da Facebook in uno dei gruppi dedicati al mondo dell'esodo giuliano dalmata

Bibliografia di riferimento
- Elettra e Maria Serenella Candiloro, Voci dal silenzio, San Giuliano Terme (Pisa), Dreambook, 2016 [sull’esodo da Fiume].
- Fabio Lo Bono, Popolo in fuga. Sicilia terra d’accoglienza. L’esodo degli italiani del confine orientale a Termini Imerese, Lo Bono editore, Termini Imerese, (Palermo), 2016.
- Elio Varutti, Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in Friuli 1943-1960. Testimonianze di profughi giuliano dalmati a Udine e dintorni, Udine, Provincia di Udine / Provincie di Udin, 2017. Anche nel web, con edizione aggiornata del 2018.
https://www.academia.edu/36303656/Italiani_d_Istria_Fiume_e_Dalmazia_esuli_in_Friuli_1943-1960._Testimonianze_di_profughi_giuliano_dalmati_a_Udine_e_dintorni

Sitologia
- Elenco ufficiale dei legionari fiumani depositato presso la fondazione del Vittoriale degli italiani
in data 24/6/1939, formato Pdf.

- Fulvio Pregnolato, Silvio Cattalini (a cura di), Zara - 70° Anniversario distruzione di Zara 1943-’44, Comitato Provinciale di Udine dell’ANVGD, 2014.
https://www.youtube.com/watch?v=F4AbRfc0F4g

- E. Varutti, Il silenzio degli esuli istriani, 1945-2004, on-line su eliovarutti.blogspot.com dal 6 marzo 2015.

- E. Varutti, Il silenzioso esodo di Elvira Casarsa, da Parenzo 1948, on-line su info.fvg.it dal 1° dicembre 2015

- E. Varutti, Scappare dall’Istria via pel mondo, 1943, on-line su eliovarutti.blogspot.com dal 13 marzo 2016.

- E. Varutti, I Bonetti di Zara nell’esodo dalmata, on-line su eliovarutti.blogspot.com dal 6 febbraio 2017.

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Servizio giornalistico e di Networking a cura di Sebastiano Pio Zucchiatti, Girolamo Jacobson e E. Varutti. Fotografie da collezioni private citate nell’articolo e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Vicolo Sillio, 5 – 33100 Udine. Telefono e fax 0432.506203. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.

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