Questo gioiello di architettura si trova a Nona, in Croazia. È
un po’ stile Lilliput, ma è un posto ricco di fascino e di spiritualità. È la
chiesa della Santa Croce.
Nona - Accanto
alla chiesa della Santa Croce, resti di una necropoli romana e paleocristiana. Fotografia di E. Varutti
In lingua croata: crkva
Sv. Križa. Anche se di dimensioni ridotte, il luogo di culto è stato
cattedrale della diocesi cattolica di Nona / Nin, nella regione di Zara / Zadar.
È nota come la più piccola cattedrale del
mondo.
La sua costruzione risale al IX secolo, come si legge nel web.
È in stile preromanico triabsidato,
con un gusto bizantino, come per i monasteri serbo-ortodossi. Presenta una pianta
che ricorda la croce greca, con campanile a veletta. Attorno alla chiesuccia
regna un silenzio totale, rotto solamente da qualche grido di gabbiano.
L’interno
mostra una serie di nicchie cieche, mentre la non regolare cupola ellissoidale va
stringendosi in alto. Pare che la struttura sia volutamente sbilanciata in maniera
da andare dietro alla posizione del Sole. Sul lato inferiore dell’architrave è
riportato il nome del prefetto Godečaja (Godeslaus), la più antica iscrizione
croata conosciuta ad oggi.
Nona - Porta
superiore della dominazione veneziana. Fotografia di E. Varutti
La cittadina di Nona conta 4.603 abitanti. Dista 15 km a nord
di Zara. Nel 1328 Nona si dà a Venezia. Rimane sotto la Serenissima
sino al 1797 (Trattato di Campoformio di Napoleone), tranne il periodo che va
dal 1358 al 1409. Entro le mura veneziane rimangono ruderi di un tempio di
Diana di epoca flavia. L’area subì le invasioni turche nel secolo XVI.
Il paese di Nona vive in collegamento al mare, che porta
ricchezza alla comunità intera. Il suo centro cittadino si trova su un isolotto
disposto al centro di una baia dalla forma di ferro di cavallo. Ha una
estensione modesta e soli due accessi via terra, posizionati nei due lati
opposti. Dall’esterno appare come una piccola fortezza aperta sul mare, con le
sue mura basse che scendono – ulteriormente – in prossimità del mare.
Nona - Chiesa
parrocchiale di Sant’Anselmo, con tesoro di reliquiari in oro e argento, sec
IX-XV. Fotografia di E. Varutti
Questo insediamento è stato abitato già in epoca preistorica
e liburnica, o almeno è ciò che testimoniano i ritrovamenti. In seguito viene
colonizzato dai greci e dai romani (Aenona).
Questi ultimi vi costruirono un foro e un tempio, il più grande di tutta la
Dalmazia. Ci fecero pure un acquedotto e un anfiteatro. Il sito, al tempo degli
Antichi romani, era famoso per i suoi fanghi curativi.
La cittadina viene distrutta completamente sotto la
dominazione slava, per essere ricostruita dai croati. Assume un’importanza
istituzionale molto grande: qui venivano incoronati i sovrani croati e sempre
qui fu istituito il maggiore centro ecclesiastico della Croazia. Come già
scritto, passa in mano ai veneziani e successivamente ai turchi. Perse la sua
importanza, per riacquisirla negli ultimi decenni, grazie ad un certo afflusso
turistico.
La chiesa della Santa Croce di Nona si trova a pochi metri
dalla chiesa parrocchiale di Sant’Anselmo e dal suo campanile romanico del sec.
XII-XIII.
Nona, chiesa della Santa Croce. Fotografia di E. Varutti
Nona, chiesa
della Santa Croce. Parete sinistra interna, lacerto di iscrizione glagolitica. Fotografia di E. Varutti
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Sitologia e riferimenti
bibliografici
- Marco Tamborini, Iugoslavia.
Guida d’Europa, Milano, Touring Club Italiano, 2.a edizione, 1982.
Nona, chiesa della Santa Croce. Architrave con antichi fregi
di fattura forse carolingia. Fotografia di E. Varutti
Nona - Chiesa parrocchiale di Sant’Anselmo, con campanile romanico
del sec. XII-XIII e monumento a S. Gregorio di Nin, scultura novecentesca di
Ivan Meštrović. Fotografia
di E. Varutti
Nona, chiesa della Santa Croce. Fotografia di Giorgio Gorlato
Nona, campanile romanico del sec. XII-XIII della chiesa parrocchiale di
Sant’Anselmo. Fotografia di Giorgio Gorlato
Nona, interno della chiesa romanico gotica di Sant’Ambrogio. Fotografia
di Giorgio Gorlato
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Servizio giornalistico e di Networking a cura di Elio Varutti
e Tulia Hannah Tiervo. Fotografie di E. Varutti e di Giorgio Gorlato.
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