lunedì 19 novembre 2018

Udine, alla scuola Enrico Fermi canti di pace nel centenario della vittoria 1918


Grazie all’Associazione Musicologi di Gemona del Friuli si è tenuto a Udine un concerto-lezione sulla Grande Guerra alla scuola secondaria di primo grado Enrico Fermi di Via Pradamano.
L’innovativo intervento didattico, svoltosi il 16 novembre 2018, programmato con Roberta Bellina, dirigente scolastico della scuola Enrico Fermi, ha coinvolto gli allievi di cinque classi terze, accompagnati dai rispettivi insegnanti di Storia, come ad esempio la professoressa Cristina Fabris e Elena Rossi.
È stato il maestro Alessandro Tammelleo, polistrumentista, ad aprire l’incontro intitolato “Conta cento canta pace”, spiegando alla scolaresca che si trattava di ascoltare musica, canto e lezione di storia. Annunciato come concerto storico sulla Prima guerra mondiale ha visto la partecipazione di Carol Hoefken, al canto, Alessandro Tammelleo, al pianoforte e Elio Varutti per un intervento storico.
Si è parlato di irredentismo. Sul palco, non a caso, troneggiava una bandiera della Dalmazia e pure quella di Fiume. Sono stati menzionati l’esodo giuliano dalmata, anche se riferibile ad un successivo periodo storico, e l’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), che comunque intende preservare le tradizioni delle comunità istriano dalmate. Sono stati oltre centomila gli esuli dall’Istria, Fiume e Dalmazia a transitare a Udine per il Centro smistamento profughi di Via Pradamano, dove oggi ha sede proprio la scuola Enrico Fermi.
Udine, scuola superiore di primo grado Enrico Fermi, 16 novembre 2018 - Elio Varutti e Alessandro Tammelleo prima del concerto lezione. Fotografia di Carol Hoefken

Canzoni e musica di Conta cento, canta pace
Sono state eseguite una decina di canzoni, come quella intitolata La leggenda del Piave,  seguita da La canzone del Grappa. Il terso brano musicale, come ha spiegato il maestro Tammelleo, è del mondo anglosassone, avendo svolto un ruolo non indifferente gli eserciti inglese e, dal 1917, statunitense, perciò si è ascoltato It's a Long, Long Way to Tipperary.
Parlando di terre irredente non poteva mancare La campana di San Giusto, applauditissima e dedicata alle “Ragazze di Trieste”, che ha visto alcuni dei presenti cantare assieme alla eccellente maestra Hoefken, stupenda voce soprano. In seguito c’è stata la canzone de La tradotta e la coinvolgente O surdato innamorato, con scroscianti applausi.
Nella simpatica serata si sono alternate gradevolmente il canto e la musica, con la lezione storica. L’ultima parte musicale del repertorio Tammelleo-Hoefken era dedicata ai brani anglo-americani, come Paper doll - Tommy Lyman.
Udine, scuola superiore di primo grado Enrico Fermi, 16 novembre 2018 - Alessandro Tammelleo. Fotografia di Carol Hoefken

Lezione di storia
Il professor Varutti, con una serie di diapositive, ha mostrato le prime pagine dei giornali nazionali e locali, come la Patria del Friuli. Ha ricordato gli eroi irredenti come Fabio Filzi, da Pisino, Cesare Battisti, da Trento, Damiano Chiesa, da Rovereto e Nazario Sauro da Capodistria. Tutti patrioti volontari per l’Italia, catturati e impiccati dall’Austria-Ungheria per tradimento.
La guerra non si può riferire solo con i libri di storia, con i documenti delle diplomazie, i comunicati degli alti comandi militari e con la stampa di regime. Per tale motivo il relatore si è voluto soffermare sui casi di Giani e Carlo Stuparich. In compagnia di un loro amico, Scipio Slataper, essi partono nel 1915 come volontari per combattere a fianco degli italiani nella Prima guerra mondiale.
Varutti ha in seguito parlato dei quattro alpini fucilati a Cercivento nel 1916, per rivolta. Ecco i loro nomi: Silvio Ortis di Paluzza, Basilio Matiz di Timau, Giovanni Battista Coradazzi di Forni di Sopra e Angelo Massaro di Maniago. Essi furono fucilati a Cercivento, in provincia di Udine, con l’accusa di “rivolta”. Avevano tentato di discutere un ordine di attacco suicida sul Monte Cellon, ai confini con l’Austria. Chiedevano il fuoco di copertura italiano, l’attacco all’alba con la nebbia e di andare sui sentieri con gli “scarpets” (ciabatte cucite dalle nonne) per non farsi sentire dal nemico e gli scarponi in spalla.

Nel 2001 alcuni studenti della sezione turistica dell’Istituto “Stringher”, coi loro insegnanti di Storia e Economia turistica, prepararono un itinerario con un depliant edito dal Comune di Cercivento. Abbiamo letto che, dal 2014, c’è un comitato che chiede la riabilitazione di quei giustiziati, ma lo Stato non lo consente. Noi oggi diciamo solo di ricordarli e quel cippo diventerà sempre di più meta di viaggi pellegrinaggi formativi sui fatti della Grande Guerra. È un luogo di forti emozioni. Ci sarà un motivo se, ancor oggi, la gente del luogo racconta che, come dicevano le nonne, i carabinieri incaricati della fucilazione a sameavin animes dal purgatori (sembravano anime del Purgatorio), per lo sgomento di aver dovuto sparare sul petto degli alpini.    
In conclusione come scrive La Patria del Friuli, il 19 novembre 1918: “il giorno 3 novembre 1918 rimarrà specialmente sacro, in eterno, nella storia di Udine. Alle ore 13,30 la prima pattuglia di cavalleria dell’Esercito italiano, comandata dal tenente Baragiola, con quattro cavalieri del Reggimento Savoia, entrava in città, acclamata dalla popolazione esultante”.
Varutti ha infine presentato un caso sconosciuto a molti. Capita durante i conflitti che ci siano delle nascite al di fuori del matrimonio, per un amore clandestino, oppure per uno stupro. I figli nati da tali situazioni non legittime e violente vengono chiamati nel 1918 orfani di un padre vivo o i figli della guerra. L’Istituto religioso “San Filippo Neri” fu creato da don Celso Costantini a Portogruaro (VE) nel dicembre 1918, con il nome di “Ospizio per i figli della guerra”. Più tardi l’orfanotrofio è spostato a Casteons di Zoppola, vicino a Pordenone. Il 31 ottobre 1924 la duchessa Elena di Aosta ha effettuato una visita ufficiale all’Istituto di Zoppola che chiuse i battenti nel 1947. L’Istituto S. Filippo Neri di Zoppola ha ricoverato 355 bambini (181 maschi e 174 femmine) dal 1918 al 1922, ma altri venti furono respinti. Essi provenivano dalle provincie del Friuli, da Venezia, Belluno, Vicenza, Padova e dalle terre irredente di Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Zara.

Sitologia




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Servizio giornalistico e di Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo e E. Varutti. Fotografie di Carol Hoefken.

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