È stato artefice di due intense giornate culturali, in Friuli
Venezia Giulia, Stefano
Gilardi, di Firenze. Per l’organizzazione del Comitato Provinciale di Udine
dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD) il giovane
ricercatore ha tenuto due conferenze molto partecipate a Trieste e a Udine. Ogni evento aveva per titolo: "Storia della prima fabbrica dalmata di cemento Portland Gilardi & Bettiza - Spalato".
Trieste,
23 novembre 2018 – Conferenza di Stefano Gilardi, al centro, sul cementificio
di Spalato, assieme a Bruno Bonetti e Bruna Zuccolin. Fotografia di Barbara
Rossi
L’incontro nella città portuale si è svolto presso il Circolo
della Stampa il 23 novembre 2018, alle ore 17,30 in Corso Italia 14. L’evento,
patrocinato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, ha visto la
collaborazione con l’ANVGD di Udine, che l’ha creato, del Circolo della Stampa
di Trieste, dell’Associazione Giuliani nel Mondo e dell’ANVGD di Trieste.
Hanno aperto i lavori del convegno Bruna Zuccolin, presidente dell’ANVGD di Udine e Pierluigi Sabatti, presidente del Circolo della Stampa di
Trieste. Ha partecipato all’incontro il direttore dell’Associazione Giuliani nel Mondo, Fabio Ziberna. Erano presenti in rappresentanza del Consiglio Esecutivo
dell’ANVGD di Udine Bruna Travaglia, esule da Albona, Eda Flego, esule da Pinguente
e la sebenzana Barbara Rossi.
Come mai un incontro di tale tipo? “A un anno dalla morte di
Enzo Bettiza – ha detto Bruna Zuccolin – proponiamo la conferenza di Stefano
Gilardi, ultimo discendente della famiglia spalatina che possedeva in società
con la famiglia Bettiza il cementificio Gilardi & Bettiza di Spalato, la
più importante industria della Dalmazia, da cui sono uscite belle ceramiche,
medaglioni, balaustre, statue leonine, colonne, fumaioli e cementi dei più
importanti palazzi della Dalmazia”.
Trieste,
Circolo della Stampa 23 novembre 2018, Pierluigi Sabatti, Bruno Bonetti, Stefano
Gilardi e Bruna Zuccolin, presidente ANVGD di Udine. Fotografia di Barbara
Rossi
La conferenza quindi verteva sulla vicenda umana ed economica
delle due prestigiose famiglie e del cementificio con tutte le sue implicazioni
sociali e politiche, da cui è emersa la complessa storia della Dalmazia e della
locale comunità italiana. I fratelli Giovanni Antonio e Protasio Gilardi,
provenienti da Mergozzo, della odierna provincia del Verbano-Cusio-Ossola in Piemonte, nel 1810, quando il loro paese era nel
Regno d’Italia istituito da Napoleone Bonaparte, forse per commercio si
trasferiscono in Dalmazia, che apparteneva alle Provincie Illiriche sempre nel
domino napoleonico. Negli anni seguenti, sotto l’Austria, i Gilardi si
affermano come commercianti tra Zara e Spalato.
La famiglia Bettiza è invece autoctona della Dalmazia sin dal
Settecento. In un atto di nascita del 1854 è citato un “Giovanni Giacomo figlio
di Caterina Voltolini e di Marino Ossibov Smacchia, detto Bettiza” (Gilardi 2018, p. 39). Poi il cognome si
assesta su Bettiza.
A cura di Bruno Bonetti, segretario dell’ANVGD di Udine, è
stato fatto un cenno anche alle famiglie Bonetti di Zara e di Spalato del
Novecento, la cui presenza in Dalmazia risale a molti secoli prima.
L’indagine di Stefano Gilardi, dipendente statale, ha teso a
spiegare il retroterra culturale di Esilio,
il romanzo capolavoro di Enzo Bettiza, che tratta dei reciproci rapporti fra le
varie etnie in Dalmazia, ma è pienamente godibile anche nelle parti più
strettamente biografiche. Alle oltre 40 persone presenti a Trieste egli ha
presentato la sua ricerca con suggestive immagini proiettate tramite Power
Point.
Trieste,
brindisi al termine della conferenza di Stefano Gilardi sul cementificio di
Spalato. Proprietà della fotografia: Bruno Bonetti
Tra le figure notevoli presenti all’incontro triestino si sono notate
Michela Bettiza, figlia di Enzo Bettiza, poi c’erano Antonella, Laura e Marina
Tommaseo, della famiglia del celebre Niccolò Tommaseo. Erano presenti, inoltre,
Andina Luxardo Motka, Emilia Gilardi, Domenico Tecilažić e Bianca Maria Gilardi
Moretto Wiel, da Treviso.
Stefano Gilardi con le sue parole e le sue affascinanti
immagini, frutto di anni di ricerche, ha fatto rivivere quella Spalato popolata
dal patriziato mercantile e dai funzionari asburgici. Era un mondo che da
molto, moltissimo tempo non esiste più; così come la fabbrica di cemento oramai
non esiste più, ma di cui restano, vivissime, le tracce. Al suo posto nell’era
di Tito è stato eretto uno sgraziato grattacielo cubico per un hotel; era il
1963.
La conferenza ha preso le mosse dall’Ottocento, dalla
fondazione della Gilardi & Bettiza, la più antica e la più importante di
tutte le fabbriche dalmate. In realtà, come ha spiegato Stefano Gilardi un
piccolo stabilimento di fornace per cemento sorge nel 1865 ad opera di
imprenditori prussiani che, nel 1870, vendono ai Gilardi e Bettiza l’attività.
Cartolina pubblicitaria del 1909 ca. Proprietà dell’immagine
famiglia Gilardi – Fortunato Giardina
Poi si è venuti a conoscenza dei sempre più grandi e
frequenti ampliamenti e rimodernamenti a cavallo dell’Ottocento e Novecento,
per terminare con la vendita alla famiglia croata Ferić, negli anni Venti del
Novecento, col notaio Bruno Katalinić, messa in atto a causa di un susseguirsi
di circostanze storiche e politiche sfavorevoli, che si concluderanno con la
liquidazione della società, avvenuta nel 1942.
Il relatore ha raccontato le origini e le vicende dei Gilardi
e dei Bettiza, due delle più facoltose famiglie di Spalato, esaminando le
rispettive posizioni politiche e sociali, con un’attenzione particolare ai soci
fondatori Lorenzo Gilardi (1823-1899) e Marino Bettiza (1814-1901), due
personalità chiave dell’economia cittadina.
La proiezione di diapositive è andata a concludersi con le
immagini dello stabilimento in varie epoche, mappe, documenti ed articoli
risalenti alla seconda metà dell’Ottocento e primo Novecento ed una ricca serie
di fotografie raffiguranti gli elementi decorativi prodotti dallo stabilimento
che tuttora ornano ed abbelliscono i palazzi di Spalato.
Trieste,
23 novembre 2018 – Gilardi & Bettiza, dopo vari decenni di nuovo assieme.
Stefano Gilardi e Michela Bettiza. Fotografia di Bruno Bonetti
Gilardi a Udine
L’incontro con Stefano Gilardi è poi stato replicato a Udine,
presso la sala dell’Oratorio del Cristo in via Montebello 3, il 24 novembre
2018, alle ore 17, con un’alta partecipazione di pubblico. Con il patrocinio
della Confraternita dell’Oratorio della Parrocchia del Cristo, presieduto da
Giuseppe Capoluongo, la serata è stata aperta da Elio Varutti, vice presidente
dell’ANVGD di Udine.
Bruno Bonetti ha raccontato le vicende delle famiglie dei
suoi avi di Spalato e di Zara. Poi Stefano Gilardi ha proiettato tutte le
immagini oggetto della sua poderosa ricerca che è stata raccolta in oltre 500
pagine, con molte immagini di cartoline, fotografie, mappe catastali, registri
parrocchiali, documenti notarili e articoli di giornale.
Al termine degli interventi di Bonetti e di Gilardi, ha
parlato Bruna Zuccolin, presidente dell’ANVGD di Udine. “Siamo molto contenti
di queste giornate con Stefano Gilardi trascorse a Trieste e a Udine – ha detto
Zuccolin – perché ci ha fornito uno spaccato di storia che non si conosceva; la
sua ricerca è approfondita, documentata e appassionata, perciò speriamo che sia
oggetto di una pubblicazione in un libro, che vorremmo presentare in Friuli
Venezia Giulia”.
Quattro
ciacole al termine della conferenza
di Stefano Gilardi a Trieste il 23 novembre 2018. Proprietà della fotografia:
Bruno Bonetti
È seguito un intenso dibattito con interventi e domande da
parte degli oltre 40 partecipanti. Ad esempio l’architetto Franco Pischiutti,
con parenti di Fiume, ha chiesto informazioni sulla famiglia di Enzo Bettiza e
su eventuali contatti con la Italcementi. Gilardi ha risposto adeguatamente,
spiegando che con l’Italcementi ha avuto fruttosi contatti di natura tecnica.
Sergio Satti, esule da Pola e decano dell’ANVGD di Udine, è
intervenuto per elogiare “il modo pacato e obiettivo con cui i relatori hanno
esposto fatti storici densi di contrasti e di rancori”. Poi ha ricordato la vicenda
di un suo zio arrestato dai titini nel 1945 e portato in prigione con molti
altri a Pisino. “È riuscito a salvarsi – ha concluso Satti – perché un
commissario del popolo ha detto che l’aveva sentito parlare in croato, anche se
el iera italian, è stato l’unico a tornare a casa di un numeroso gruppo di
prigionieri finiti in foiba”.
Udine, 24 novembre 2018 - Bruno Bonetti legge un brano da Esilio, tra Elio Varutti e Stefano Gilardi alla conferenza sul cementificio di Spalato. Fotografia di Giorgio Gorlato
Giorgio Gorlato, esule da Dignano d’Istria, si è
complimentato con i relatori perché “è stata fatta un po’ di luce su alcune
realtà sconosciute ed è importante che le nuove generazioni parlino di tali
fatti”. Poi sono intervenute altre persone per varie domande sulla fabbrica di
Spalato.
Nella riunione di Udine si sono notati i familiari dei de
Michieli Vitturi di Spalato, oltre a Renata Capria D’Aronco, presidente del
Club UNESCO di Udine, che si è complimentata con l’ANVGD di Udine per la
interessante ed apprezzata iniziativa. In sala erano presenti anche alcuni
membri del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine, come Bruna Travaglia, esule
da Albona e Barbara Rossi, di Sebenico, delegata amministrativa del sodalizio.
Il momento conviviale dell’incontro di Udine è stato allietato da Rosalba
Meneghini, la cui mamma era esule da Rovigno.
Udine, 24 novembre 2018 - Bruna Zuccolin, presidente ANVGD di Udine porta il saluto del sodalizio alla conferenza sul cementificio Gilardi & Bettiza di Spalato, vicino a Bruno Bonetti, Elio Varutti e Stefano Gilardi. Fotografia di Giorgio Gorlato
Turismo genealogico
Dov’è il mio antenato? In Dalmazia, in Istria o a Fiume? Per
trovarlo c'è il turismo genealogico! La ricerca genealogica è un fenomeno in
crescita progressiva in questi decenni. Sempre più persone sono interessate al
proprio albero genealogico e alla storia familiare. Ci sono alcune notizie
rintracciabili nel web e negli archivi di stato. Da questi fatti è nata la
figura del “genealogical traveller”.
È un ricercatore nel settore della
genealogia, non necessariamente esperto, che viaggia nei luoghi nei quali c’è o
c’è stata la storia della sua famiglia. Anche Stefano Gilardi e Bruno Bonetti
si sono lasciati affascinare dalle ricerche genealogiche sui propri antenati di
Spalato e di Zara. Senza odio e senza rancore.
Udine, 24 novembre 2018 - Stefano Gilardi alla conferenza sul cementificio Gilardi & Bettiza di Spalato. Fotografia di Giorgio Gorlato
Si conclude questo articolo citando quanto scrive Bettiza in Esilio, il che vale con i dovuti
distinguo anche per la famiglia Gilardi: “La mia famiglia faceva parte della
aristocrazia mercantile già dai tempi di Venezia. Ma il padre del mio bisnonno
sfruttò le grandi opportunità del periodo napoleonico, quando si promosse
l’industrializzazione della zona. Ho ancora gli appunti di mio padre, un po’
joyciani dal punto di vista stilistico, tra italiano, dialetto veneto e altre
lingue, e le memorie in serbo-croato del fratello di mia mamma. La prima lingua
è stata il serbo-croato di mia mamma. Ma all’età di cinque, sei anni è
intervenuto il papà, che pure parlava benissimo il serbo croato, col suo
dialetto veneto. A 11 anni ero già a Zara, per il ginnasio italiano. Insomma,
nasco quasi trilingue, perché non bisogna dimenticare il tedesco. Per me era
normale vivere così. Solo quando sono diventato un esule ho capito che ero
cresciuto in un posto molto complicato, e mi sono reso conto che era un
ginepraio. Per me l’infanzia e l’adolescenza in Dalmazia furono un’epoca d’oro.
Vivevo in una famiglia agiata, e in un ambiente naturale bellissimo. Un
paradiso perduto. Potevo diventare cittadino italiano, jugoslavo o austriaco.
L’esilio ha fatto di me un europeo convinto” (Bettiza
1996).
Udine, 24 novembre 2018 - Sergio Satti, Bruna Zuccolin, Luciano Bonifazi e Franco Pischiutti in prima fila con una parte del pubblico alla conferenza sul cementificio di Spalato. Fotografia di Giorgio Gorlato
Voci dell’esodo
giuliano dalmata
Stefano Gilardi mi ha raccontato come è stato l’esodo della
sua nonna. Si chiamava Redenta Orlich, nata a Zara nel 1919 e deceduta ad
Alghero nel 2013. Sposata a Lorenzo Gilardi, scappa da Zara in treno, transita
per Trieste e la destinano al Centro raccolta profughi di Reggio Calabria, poi
la famiglia trova un alloggio a Fertilia, nel Comune di Alghero, provincia di
Sassari. Fertilia è una città di fondazione del fascismo, sorta nel 1936, ma
non completata per lo scoppio della seconda guerra mondiale. L’opera di
colonizzazione in Sardegna si bloccò e la maggior parte degli edifici rimase di
fatto inutilizzata. Nel dopoguerra giungono gli esuli d’Istria, Fiume e
Dalmazia, diventando un microcosmo vicino a quello di Alghero, di lingua
catalana.
Vive ad Alghero, provincia di Sassari, pure la signora Marisa
Brugna, esule da Orsera. “Ricordo il Centro di raccolta profughi di Marina di
Carrara – ha scritto – mi ricordo la passerella per arrivare al mio padiglione,
l’ultimo a sinistra, ora inesistente, lì ho trascorso dieci anni della mia vita”.
Ecco una storia sulle foibe. “Dopo essere stato partigiano
delle Brigate Osoppo, mio fratello Ermano era in polizia – ha detto Enzo
Bertolissi - quando verso il 1946-1947
gli inglesi lo portano ad esumare corpi dalle foibe in Istria e mentre si
abitava a Prosecco, vicino a Trieste, abbiamo visto sparire amici di famiglia
nell’autunno 1944 probabilmente eliminati in foiba, così la famiglia si è
rifugiata in Friuli”.
Sentiamo un’altra voce. Carla Pocecco, esule da Cittanova, mi
ha detto che “semo vignudi via nel 1955 iera la Zona B appena passada sotto la
Jugoslavia col Memorandum de Londra, mentre i fratelli de mia nonna iera stadi
spedidi in Italia nel 1947”. È passata da qualche Campo profughi? “Sì, certo
ierimo al Centro raccolta profughi de Valmaura a Trieste – aggiunge la Pocecco –
me ricordo che ierimo tel fango e andavo a giogar al Campo profughi de San Sabba
con tutte quelle scritte sui muri, chi ge gaveva dà el permesso de scriver su
pei muri?” Poi la signora Pocecco da grande scopre che erano graffiti dei prigionieri
ebrei deportati al Campo di sterminio di Auschwitz.
Udine, 24 novembre 2018 - Elio Varutti apre il convegno sul cementificio Gilardi & Bettiza di Spalato. Fotografia di Giovanni Doronzo
Perché siete fuggiti? “La gente italiana subiva atti di
intimidazione e di violenza fisica – prosegue la Pocecco – che non potevano
risolversi diversamente che nella scelta dell’esodo, avevo fatto le scuole
croate, dopo me vergognavo de essere profuga e domandavo papà cosa ze successo?”.
Solo quando compie diciassette anni, il babbo che era carabiniere spiega alla
signora Carla Pocecco i fatti accaduti alla famiglia e la fuga dall’Istria,
abbandonando i vari beni economici. “I miei decisero di partire prima che fosse
troppo tardi – conclude – mi dispiace, gò perso la cultura agraria e della
pesca dei nonni, quella ze la mia storia”.
Daniele De Fazio, mio amico d’infanzia, ha sposato Idanna
Veggion, figlia di Antonio, esule da Rovigno, passato dal Centro smistamento
profughi di Via Pradamano a Udine. “Pensa che verso il 1984-1985 – mi ha
riferito De Fazio – andavo a fare il pieno di benzina in Jugoslavia con mia
moglie e mio suocero Antonio Veggion, ebbene lui si faceva scaricare in Italia
e ci aspettava al confine da tanta paura che aveva ancora degli slavi titini”.
Andare via da Pirano con il “lasciapassare il 20 maggio 1960”.
È capitato a Mario Dugan esule a Marina di Ravenna. Egli ha voluto “ritornare in
Istria nel mese di ottobre 1964 – ha concluso – e ho dovuto fare il passaporto
italiano e aspettare il visto iugoslavo; non vi dico i controlli alla
frontiera, molte volte le persone venivano spogliate, biancheria intima
compresa. Buona giornata”.
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Rassegna stampa
Riguardo alla presentazione a Zara de Gli appunti di Stipe / Stipine bilješke di Franco Fornasaro, tanto desiderata da
Silvio Cattalini, dal sito web croato http://www.057info.hr
dal 10 novembre 2018 col titolo: Stipine bilješke - priče rođenog Zadranina Silvia Cattalinija.
Il "Piccolo" di Trieste, del 23 novembre 2018.
"La Vita Cattolica", di Udine del 21 novembre 2018.
“Friulisera.it” del 16 novembre 2018 col titolo : Convegno a Udine “Storia della fabbrica di cemento Gilardi & Bettiza di Spalato”.
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Rosanna Turcinovich Giuricin, Nato dall’amicizia con Silvio Cattalini un testamento per le future generazioni, «La Voce del Popolo» Quotidiano italiano dell’Istria e del
Quarnero, 18 novembre 2018.
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“turismofvg.it” del 23 novembre 2018 : Storia della prima fabbrica dalmata di cemento Portland GILARDI e BETTIZA – Spalato.
“Circolo della Stampa di Trieste”, del 21 novembre 2018 : VEN. 23-11 – SPALATO, LA FABBRICA GILARDI & BETTIZA.
Sitologia, cenni bibliografici e documenti privati
- ANVGD: ricordati Enzo Bettiza, Lucio Toth e Silvio Cattalini, on-line dal 9 agosto 2017 su friulionline.com
- Enzo Bertolissi, Note
del periodo bellico 1943-1945, dattiloscritto, 2017, p. 1.
- Bettiza 1996 = Enzo Bettiza, Esilio, Milano, A, Mondadori, 1996.
- Bettiza 1996 = Enzo Bettiza, Esilio, Milano, A, Mondadori, 1996.
- Gilardi 2018 = Stefano Gilardi, Storia della prima fabbrica dalmata di
cemento Portland Gilardi & Bettiza Spalato, Firenze, edizione a
tiratura limitata per le famiglie discendenti dei Gilardi & Bettiza e per l'Archivio e il Museo Civico di Spalato, 2018, pp
508.
- E. Varutti, I Bonetti di Zara nell’esodo dalmata, on-line dal 6 febbraio 2017 su
eliovarutti.blogspot.com
Una cartolina del cementificio del 1904
circa. Proprietà dell’immagine famiglia Gilardi – Fortunato Giardina
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Fonti orali
Ringrazio le persone intervistate per il racconto riportato
da diffondere per far conoscere questi fatti dell’esodo giuliano dalmata. L’intervista
è stata condotta da Elio Varutti, con taccuino, penna e macchina fotografica,
se non altrimenti indicato.
- Enzo Bertolissi, Prosecco 1937, vive a Tarvisio (UD), int.
del 6 settembre 2018.
- Marisa Brugna, Orsera 1942, vive ad Alghero (SS), messaggio
in Facebook nel gruppo Amici profughi istriani del 5 marzo 2018.
- Daniele De Fazio, Udine 1956, int. del 24 luglio 2017.
- Mario Dugan, Pirano 1942, vive a Marina di Ravenna (RA), messaggio in Facebook del 2 luglio 2017.
- Mario Dugan, Pirano 1942, vive a Marina di Ravenna (RA), messaggio in Facebook del 2 luglio 2017.
- Carla Pocecco, Cittanova 1949, int. al telefono del 27
novembre 2018; componente del Consiglio Direttivo dell’Associazione delle
Comunità Istriane, Trieste.
- Stefano Gilardi, Fertilia di Alghero (SS) 1983, int. del 24
novembre 2018.
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Servizio giornalistico e di Networking a cura di Tulia Hannah
Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Bruno Bonetti e Bruna
Zuccolin. Fotografie di Bruno Bonetti, Barbara Rossi, Giorgio Gorlato, Giovanni Doronzo e
dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD),
Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Vicolo Sillio, 5 – 33100
Udine. Telefono e fax 0432.506203 – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di
Udine è Bruna Zuccolin.
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