Nella
splendida cornice del Museo Archeologico Nazionale si è tenuta a Cividale del
Friuli la presentazione del romanzo storico di Franco Fornasaro, intitolato Sigeardo de Civitate.
Cividale
del Friuli, 23 novembre 2018, Museo Archeologico Nazionale – Sala coi reperti
del Patriarcato, oltre ai 5 figuranti in costume, Piero Tolazzi, da destra coi
baffoni, Franco Fornasaro, Angela Borzacconi, Livio Bearzi e Elio Varutti
L’evento si è
aperto il 23 novembre 2018, alle ore 17,30 con l’intervento di Angela Borzacconi, direttore del Museo stesso. “Siamo lieti di ospitare la presentazione
di questo libro – ha detto Borzacconi – perché si può dire che esso sia nato
fra le antiche carte di questo museo dove l’autore ha studiato e voglio
aggiungere che gli archivi cividalesi sono uno scrigno prezioso di
microstoria”.
La serata
culturale, che aveva il patrocinio del Polo museale del Friuli Venezia Giulia
del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC), ha ricevuto il saluto
dell’Amministrazione civica nella persona di Angela Zappulla, assessore alla Cultura
del Comune di Cividale del Friuli. Tra gli altri erano presenti, nell’affollata
sala, Livio Bearzi, autore della Postfazione
al volume, Diego Causero, nunzio apostolico di vari stati africani, della
Siria, Cechia, Svizzera e Liechtenstein, Roberto Cassina, della Banca di
Cividale, Lorenzo Pelizzo, della Società Filologica Friulana e Giovanni Aviani,
editore soddisfatto perché il libro di Fornasaro, in men che non si dica, è già
arrivato alla seconda edizione.
Cividale
del Friuli, 23 novembre 2018, Museo Archeologico Nazionale – Franco Fornasaro
parla accanto a Elio Varutti e Piero Tolazzi
Poi è
intervenuto il professor Elio Varutti, del Consiglio generale della Società
Filologica Friulana, di cui si scrive poco più sotto. Un intervento accorato è
stato quello di Piero Tolazzi, etnologo, cultore della storia di Cividale ed
esperto conoscitore delle tecniche di combattimento medievale.
Circondato
dai figuranti della Messa dello Spadone e del Palio di San Donato, Franco
Fornasaro ha iniziato il suo accattivante contributo dicendo di sentirsi un friulese, nel senso di essere un
immigrato nella città di Cividale, patrimonio dell’UNESCO. Poi, l’Outsider, come si sente Fornasaro, ha
descritto come è nata l’dea del romanzo storico su “Sigeardo, ottantenne,
figlio illegittimo con enormi qualità umane e competenze, eppur inviato per
lavoro in tutte le parti del Patriarcato multietnico di Aquileia, che andava da
Como a Salisburgo fino a Fiume nel Quarnero, oltre che in altri posti”.
L’autore si è soffermato, infine, sul valore storico e giuridico delle Costituzioni
della Patria del Friuli, emanate da Marquardo di Randech, un altro grande
patriarca di quel periodo storico.
Il pubblico
in sala, oltre 80 persone attente e partecipi alla serata di presentazione di Sigeardo de Civitate
Il contributo di Elio Varutti
Sin dai
tempi dei Longobardi, che nel 569 costituirono il loro primo ducato proprio a
Cividale, c’era una certa conoscenza medica basata sullo studio delle opere di
Ippocrate, di Galeno e di altri autori classici latini e greci. Ne ha scritto
lo stesso Franco Fornasaro nel 1996. Si veda: “I longobardi e la medicina (con
notule di alimurgia e di cucina)”.
A proposito
di erbe medicinali esemplare pare l’elenco delle numerose specie vegetali che
devono far parte dell’orto botanico, secondo l’ultimo capitolo del “Capitulare
de villis”, elaborato negli ambienti della corte di Carlo Magno, secondo quanto
riportato da Enzo Marigliano nel suo “Il Capitulare de Villis. Vita quotidiana
di una realtà agraria al tempo di Carlomagno”, edito a Udine nel 2013. Alle
erbe medicinali si è dedicato persino il poeta Ermes di Colloredo (1622 – 1692)
nel suo manoscritto “Libro I. Rimedi, o sia ricette per alcune malattie del
corpo umano”.
Cividale
del Friuli, 23 novembre 2018, Museo Archeologico Nazionale – Elio Varutti, al
microfono, Franco Fornasaro e Piero Tolazzi, con 3 figuranti in costume
Si parla
proprio di medicamenti a base di erbe nell’ultimo romanzo di Franco Fornasaro.
È un libro bello, intrigante ed istruttivo. È bello perché è legato a un
territorio, anzi è collegabile a un comune, come quello di Cividale in
particolare, ricco di bellezza romana, longobarda, medievale ed altro. Scrivere
un libro sul territorio di adozione, com’è per Fornasaro, è la dimostrazione
dell’attaccamento manifestato per una stupenda realtà territoriale. Il fatto è
da lui denunciato sin dalle prime pagine del volume.
Ha dato
molto alla città di Cividale lo scrittore Franco Fornasaro, cividalese di
adozione, essendo nato nella entità non italiana del Territorio Libero di
Trieste, con avi di Pirano e babbo di Veglia, ambedue località della Jugoslavia
dal discusso Trattato di pace del 1947. Poi la Jugoslavia si scioglie nel 1991
con violente guerre. Pirano (Piran) oggi sta in Slovenia, mentre l’Isola di
Veglia (Krk) è in Croazia. Mi viene in mente un altro cividalese di adozione,
come il toscano Amelio Tagliaferri, mio insigne maestro di Storia economica
all’Università di Trieste. Anche il pistoiese Tagliaferri riguardo agli studi
storici e alle ricerche diede molto alla nota città longobarda, poi della
Serenissima Repubblica di Venezia.
Cividale
del Friuli, 23 novembre 2018,– Apre l’incontro Angela Borzacconi, direttore del
Museo Archeologico Nazionale
Spero che
il lettore non si annoi leggendo nelle presenti righe diversi nomi di storici e
di ricercatori. È che per inquadrare la stupenda opera di Fornasaro bisogna
fare ricorso ad altri studiosi. Non potrei liquidare tutto menzionando solo il
grande Le Goff.
Il romanzo
di Fornasaro è istruttivo perché presenta vari periodi storici, con una
cronologia ben definita pagina dopo pagina. Ci sono il presente e l’attualità
con i giovani ricercatori un po’ precari che cercano e trovano un antico
manoscritto. Ci sono le rievocazioni storiche tipiche di Cividale del Friuli, Forum
Iulii poiché fondata da Giulio Cesare e Civitas Austriae, per il
periodo carolingio. Per Civitas Austriae si intende città allocata nella
parte orientale (Austriae) del regno di Lotario I.
Dopo l’anno
Mille presero vigore gli ordini “Militari ospitalieri”, sulla scorta
dell’esperienza dei Benedettini. A Cividale un ospedale venne gestito dalla
Confraternita dei Battuti, operativa peraltro a Udine, Maniago, Porcia, Sacile
e San Vito al Tagliamento.
Come ha
scritto Pier Carlo Caracci nel suo Appunti per una storia della medicina in Friuli del 1973-1975, a Udine c’è un medico stipendiato dal
Comune sin
dal 1282. Nei contratti si legge del “phisicucus”, ben distinto dal “ciroicus”
(chirurgo) e dallo “speziale” (farmacista). È dal 1222 che l’Università di
Padova ha aperto i battenti. Alla scuola medica della città veneta fanno
riferimento gli antichi studenti friulani di medicina. Da tale università esce,
ad esempio, Mondino Friulano, cividalese, allievo di Pietro d’Abano, ben citati
da Sigeardo-Fornasaro nelle prossime pagine con precisione, oserei dire,
anatomica.
Museo
Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli – L’intervento di Piero Tolazzi
alla presentazione del libro di Fornasaro Sigeardo
de Civitate
Per la loro
attività in medicina nel capoluogo friulano Maestro Mannino e Bonaventura sono
pagati annualmente 12 marche di denari d’argento ciascuno. Caracci ha aggiunto
che c’era pure una dottoressa rispondente al nome di “Donna Gerarda Medicatrix
in Castello dal 1396 al 1404”. Come pure viene rilevato sempre dal Caracci che
San Daniele e Cividale ebbero il loro medico condotto fin dal secolo XIV.
Siamo
dunque nel Trecento. È il periodo di “Sigeardo de Civitate”. La sua
autobiografia è il tema centrale del manoscritto, oggetto della fantasia
dell’Autore. È la parte più affascinante del libro, a mio parere. Personaggi e
vicende storiche, invece, sono autentici. Si intersecano in un crogiuolo di
eventi e di periodi storici. Ne fa fede l’attenta citazione delle fonti
documentarie, cui già Fornasaro ha abituato i suoi lettori nelle varie
esperienze editoriali precedenti. Si nota il suo cipiglio didascalico nel mare
magnum della creatività romanzesca.
Nel Medio
Evo la cultura era prerogativa delle persone inserite nei monasteri, nelle
abbazie e nelle fradagle, ossia le confraternite laiche e religiose. Si
sa che la chiesa di Santa Maria della Cella di Cividale, con annesso monastero,
aveva varie proprietà. Dal 1267 il cameraro (o amministratore) della
congregazione religiosa teneva bene annotato nel Libro contabile i
sussidi, le bolle, le delegazioni e i beni in diverse località. Ora questo
importante documento storico è custodito in Archivio di Stato di Udine (ASUd),
Congregazioni religiose soppresse, busta 123.
Il bello è
che la chiesa di Santa Maria della Cella, tra gli altri, possedeva beni
immobili, dal 1283, non solo nell’area cividalese, come a Firmano, Premariacco,
Cormons (dal 1294), Borgnano, ma fino a Collalto e Treppo Piccolo (dal 1329),
Nogaredo di Corno, Pasian Schiavonesco (divenuto poi Basiliano) e addirittura a
Ronchis di Monfalcone (dal 1377).
Studiosi
come Jacques Le Goff, Steve Runciman, Giovanni Vitolo e Paolo Lino Zovatto, tra
i tanti, hanno rimarcato un certo ritorno dell’ordine da parte di Carlo Magno, dopo le conquiste arabe. Tale
ricrescita, pur stentata e non certo florida, generò alcune positive
conseguenze sui traffici mercantili, tanto che i ricercatori parlano di
“rinascenza carolingia”, verificatasi intorno ai secoli VIII-IX. Così si giunge
all’epoca di Sigeardo.
A
dimostrazione del rilancio economico, oltre che politico-religioso dei Franchi,
attivi pure a Cividale e in altre parti del Nord Italia, altri storici hanno
effettuato le seguenti considerazioni. Lo sviluppo urbano e portuale dei secoli
XI-XII nelle città del Centro Nord Italia è strettamente legato a una
preesistente economia in fase di sviluppo. In determinate aree geografiche si
ristabilisce un interessante mercato economico intorno all’anno Mille, pur
sulle antiche strade romane aggiustate, ristrutturate o rimesse alla meglio.
Nell’Italia settentrionale sono proprio gli scambi locali di beni e di servizi
a rivelarsi sufficienti ad alimentare i primi fenomeni d’urbanesimo, come hanno
scritto Tito Maniacco nel 1985, Michael McCormick nel 2001 e Giovanni Vigo nel
2009.
Un’altra
immagine del folto pubblico presente in sala a Cividale per il nono romanzo di Franco
Fornasaro
Affascinante
è poi la tecnica letteraria utilizzata da Fornasaro per questo suo Sigeardo
de Civitate. Troviamo ancora il tema dialogante, come ne Gli appunti di
Stipe, suo importante romanzo del 2015, edito dal Comitato Provinciale di
Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD). In qualche
scritto l’Autore accenna alle sue origini istriane e anche qui l’Istria fa
capolino ogni tanto. Sono solo dei piccoli cammei. Il mondo della frontiera ha
sempre coinvolto l’Autore. Non a caso Gli appunti di Stipe, nel 2017,
sono stati tradotti in croato. Anche in Sigeardo, pur essendo prodotto
in gradevole lingua italiana, il plurilingue Fornasaro ci spiega qualcosa in
lingua friulana, oppure in sloveno. Forse, con tali approcci, possiamo
intendere meglio la complessità delle terre di confine, come ci ha insegnato
Fulvio Tomizza, scrittore di frontiera per eccellenza.
Devo
confessare, tuttavia, che le ricerche ardite, le tensioni politiche e conflitti
armati entrano a gamba tesa tra le pagine di Sigeardo. Curiosa e, a
tratti, scabrosa o macabra è la descrizione delle prime anatomie svolte dai ciroici,
i chirurghi medievali. Il libro segna troppi punti a favore di Cividale. La
prima anatomia su cadaveri della storia del Friuli avvenne a Cividale, secondo Sigeardo.
La prima università degli studi fu creata là. Era il 1° agosto 1353 quando il
sovrano Carlo IV, re di Boemia, re dei Romani e, di lì a poco, imperatore del
Sacro Romano Impero (1355), riconosceva la prima Università friulana e
transfrontaliera, avviata anni prima dal patriarca aquileiese Bertrando di
Saint Geniès. “Carolus Dei Gratia… in metis Alemaniae, Hungariae,
Sclavoniae, atque Italiae consistit…”, come si
vede nel testo “Antiquitatum
civitatis fori Iulii libri quatuor” di Basilio Zancarolo, stampato in Venezia
nel 1669.
Il primo
alambicco della zona per ottenere la grappa dove poteva essere usato se non a
Cividale? La prima volta dell’uso della polvere da sparo nel Patriarcato di
Aquileia avvenne a Cividale, la cittadina patrimonio dell’UNESCO. Sono molto
intriganti queste “prime volte” nella storia del Friuli.
Sigeardo si lancia poi in una serie di elencazioni di natura
varia. Forse a qualcuno verrà in mente “Il nome della rosa”, di Umberto Eco
(1980), nel leggere i lunghi elenchi delle armi bianche per colpire,
ferire, uccidere o squartare il nemico. Eppure Sigeardo non si scompone.
Ci propina anche i nefasti malanni della peste nera del 1348, con attente
spiegazioni riguardo alle tipologie e colori dei bubboni, cui nemmeno il buon
Alessandro Manzoni ci aveva abituato. Come notizia a latere possiamo accennare
al Santuario di Sant’Osvaldo a Sauris, località che, essendo scampata alla
pestilenza, divenne meta di pellegrinaggi data la sua potenza taumaturgica.
--
Il libro presentato
- Franco
Fornasaro, Sigeardo de Civitate. Romanzo
storico, prefazione di Elio Varutti, postfazione di Livio Bearzi, Udine,
Aviani & Aviani, 2018, pp 192, euro 20.
ISBN 978
8877 722720.
--
Servizio
giornalistico e di Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio
Zucchiatti e E. Varutti. Fotografie di Daniela Conighi, che si ringrazia per la
concessione alla diffusione e pubblicazione nel blog presente.
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