domenica 25 novembre 2018

Sigeardo de Civitate, libro di Fornasaro presentato a Cividale


Nella splendida cornice del Museo Archeologico Nazionale si è tenuta a Cividale del Friuli la presentazione del romanzo storico di Franco Fornasaro, intitolato Sigeardo de Civitate
Cividale del Friuli, 23 novembre 2018, Museo Archeologico Nazionale – Sala coi reperti del Patriarcato, oltre ai 5 figuranti in costume, Piero Tolazzi, da destra coi baffoni, Franco Fornasaro, Angela Borzacconi, Livio Bearzi e Elio Varutti

L’evento si è aperto il 23 novembre 2018, alle ore 17,30 con l’intervento di Angela Borzacconi, direttore del Museo stesso. “Siamo lieti di ospitare la presentazione di questo libro – ha detto Borzacconi – perché si può dire che esso sia nato fra le antiche carte di questo museo dove l’autore ha studiato e voglio aggiungere che gli archivi cividalesi sono uno scrigno prezioso di microstoria”.
La serata culturale, che aveva il patrocinio del Polo museale del Friuli Venezia Giulia del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC), ha ricevuto il saluto dell’Amministrazione civica nella persona di Angela Zappulla, assessore alla Cultura del Comune di Cividale del Friuli. Tra gli altri erano presenti, nell’affollata sala, Livio Bearzi, autore della Postfazione al volume, Diego Causero, nunzio apostolico di vari stati africani, della Siria, Cechia, Svizzera e Liechtenstein, Roberto Cassina, della Banca di Cividale, Lorenzo Pelizzo, della Società Filologica Friulana e Giovanni Aviani, editore soddisfatto perché il libro di Fornasaro, in men che non si dica, è già arrivato alla seconda edizione.
Cividale del Friuli, 23 novembre 2018, Museo Archeologico Nazionale – Franco Fornasaro parla accanto a Elio Varutti e Piero Tolazzi

Poi è intervenuto il professor Elio Varutti, del Consiglio generale della Società Filologica Friulana, di cui si scrive poco più sotto. Un intervento accorato è stato quello di Piero Tolazzi, etnologo, cultore della storia di Cividale ed esperto conoscitore delle tecniche di combattimento medievale.
Circondato dai figuranti della Messa dello Spadone e del Palio di San Donato, Franco Fornasaro ha iniziato il suo accattivante contributo dicendo di sentirsi un friulese, nel senso di essere un immigrato nella città di Cividale, patrimonio dell’UNESCO. Poi, l’Outsider, come si sente Fornasaro, ha descritto come è nata l’dea del romanzo storico su “Sigeardo, ottantenne, figlio illegittimo con enormi qualità umane e competenze, eppur inviato per lavoro in tutte le parti del Patriarcato multietnico di Aquileia, che andava da Como a Salisburgo fino a Fiume nel Quarnero, oltre che in altri posti”. L’autore si è soffermato, infine, sul valore storico e giuridico delle Costituzioni della Patria del Friuli, emanate da Marquardo di Randech, un altro grande patriarca di quel periodo storico.
Il pubblico in sala, oltre 80 persone attente e partecipi alla serata di presentazione di Sigeardo de Civitate 

Il contributo di Elio Varutti
Sin dai tempi dei Longobardi, che nel 569 costituirono il loro primo ducato proprio a Cividale, c’era una certa conoscenza medica basata sullo studio delle opere di Ippocrate, di Galeno e di altri autori classici latini e greci. Ne ha scritto lo stesso Franco Fornasaro nel 1996. Si veda: “I longobardi e la medicina (con notule di alimurgia e di cucina)”.
A proposito di erbe medicinali esemplare pare l’elenco delle numerose specie vegetali che devono far parte dell’orto botanico, secondo l’ultimo capitolo del “Capitulare de villis”, elaborato negli ambienti della corte di Carlo Magno, secondo quanto riportato da Enzo Marigliano nel suo “Il Capitulare de Villis. Vita quotidiana di una realtà agraria al tempo di Carlomagno”, edito a Udine nel 2013. Alle erbe medicinali si è dedicato persino il poeta Ermes di Colloredo (1622 – 1692) nel suo manoscritto “Libro I. Rimedi, o sia ricette per alcune malattie del corpo umano”.
Cividale del Friuli, 23 novembre 2018, Museo Archeologico Nazionale – Elio Varutti, al microfono, Franco Fornasaro e Piero Tolazzi, con 3 figuranti in costume

Si parla proprio di medicamenti a base di erbe nell’ultimo romanzo di Franco Fornasaro. È un libro bello, intrigante ed istruttivo. È bello perché è legato a un territorio, anzi è collegabile a un comune, come quello di Cividale in particolare, ricco di bellezza romana, longobarda, medievale ed altro. Scrivere un libro sul territorio di adozione, com’è per Fornasaro, è la dimostrazione dell’attaccamento manifestato per una stupenda realtà territoriale. Il fatto è da lui denunciato sin dalle prime pagine del volume.
Ha dato molto alla città di Cividale lo scrittore Franco Fornasaro, cividalese di adozione, essendo nato nella entità non italiana del Territorio Libero di Trieste, con avi di Pirano e babbo di Veglia, ambedue località della Jugoslavia dal discusso Trattato di pace del 1947. Poi la Jugoslavia si scioglie nel 1991 con violente guerre. Pirano (Piran) oggi sta in Slovenia, mentre l’Isola di Veglia (Krk) è in Croazia. Mi viene in mente un altro cividalese di adozione, come il toscano Amelio Tagliaferri, mio insigne maestro di Storia economica all’Università di Trieste. Anche il pistoiese Tagliaferri riguardo agli studi storici e alle ricerche diede molto alla nota città longobarda, poi della Serenissima Repubblica di Venezia.
Cividale del Friuli, 23 novembre 2018,– Apre l’incontro Angela Borzacconi, direttore del Museo Archeologico Nazionale

Spero che il lettore non si annoi leggendo nelle presenti righe diversi nomi di storici e di ricercatori. È che per inquadrare la stupenda opera di Fornasaro bisogna fare ricorso ad altri studiosi. Non potrei liquidare tutto menzionando solo il grande Le Goff.  
Il romanzo di Fornasaro è istruttivo perché presenta vari periodi storici, con una cronologia ben definita pagina dopo pagina. Ci sono il presente e l’attualità con i giovani ricercatori un po’ precari che cercano e trovano un antico manoscritto. Ci sono le rievocazioni storiche tipiche di Cividale del Friuli, Forum Iulii poiché fondata da Giulio Cesare e Civitas Austriae, per il periodo carolingio. Per Civitas Austriae si intende città allocata nella parte orientale (Austriae) del regno di Lotario I.
Dopo l’anno Mille presero vigore gli ordini “Militari ospitalieri”, sulla scorta dell’esperienza dei Benedettini. A Cividale un ospedale venne gestito dalla Confraternita dei Battuti, operativa peraltro a Udine, Maniago, Porcia, Sacile e San Vito al Tagliamento.
Come ha scritto Pier Carlo Caracci nel suo  Appunti per una storia della medicina in Friuli del 1973-1975, a Udine c’è un medico stipendiato dal Comune sin dal 1282. Nei contratti si legge del “phisicucus”, ben distinto dal “ciroicus” (chirurgo) e dallo “speziale” (farmacista). È dal 1222 che l’Università di Padova ha aperto i battenti. Alla scuola medica della città veneta fanno riferimento gli antichi studenti friulani di medicina. Da tale università esce, ad esempio, Mondino Friulano, cividalese, allievo di Pietro d’Abano, ben citati da Sigeardo-Fornasaro nelle prossime pagine con precisione, oserei dire, anatomica.
Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli – L’intervento di Piero Tolazzi alla presentazione del libro di Fornasaro Sigeardo de Civitate

Per la loro attività in medicina nel capoluogo friulano Maestro Mannino e Bonaventura sono pagati annualmente 12 marche di denari d’argento ciascuno. Caracci ha aggiunto che c’era pure una dottoressa rispondente al nome di “Donna Gerarda Medicatrix in Castello dal 1396 al 1404”. Come pure viene rilevato sempre dal Caracci che San Daniele e Cividale ebbero il loro medico condotto fin dal secolo XIV.
Siamo dunque nel Trecento. È il periodo di “Sigeardo de Civitate”. La sua autobiografia è il tema centrale del manoscritto, oggetto della fantasia dell’Autore. È la parte più affascinante del libro, a mio parere. Personaggi e vicende storiche, invece, sono autentici. Si intersecano in un crogiuolo di eventi e di periodi storici. Ne fa fede l’attenta citazione delle fonti documentarie, cui già Fornasaro ha abituato i suoi lettori nelle varie esperienze editoriali precedenti. Si nota il suo cipiglio didascalico nel mare magnum della creatività romanzesca.
Nel Medio Evo la cultura era prerogativa delle persone inserite nei monasteri, nelle abbazie e nelle fradagle, ossia le confraternite laiche e religiose. Si sa che la chiesa di Santa Maria della Cella di Cividale, con annesso monastero, aveva varie proprietà. Dal 1267 il cameraro (o amministratore) della congregazione religiosa teneva bene annotato nel Libro contabile i sussidi, le bolle, le delegazioni e i beni in diverse località. Ora questo importante documento storico è custodito in Archivio di Stato di Udine (ASUd), Congregazioni religiose soppresse, busta 123.
Il bello è che la chiesa di Santa Maria della Cella, tra gli altri, possedeva beni immobili, dal 1283, non solo nell’area cividalese, come a Firmano, Premariacco, Cormons (dal 1294), Borgnano, ma fino a Collalto e Treppo Piccolo (dal 1329), Nogaredo di Corno, Pasian Schiavonesco (divenuto poi Basiliano) e addirittura a Ronchis di Monfalcone (dal 1377).
Studiosi come Jacques Le Goff, Steve Runciman, Giovanni Vitolo e Paolo Lino Zovatto, tra i tanti, hanno rimarcato un certo ritorno dell’ordine da parte di Carlo Magno, dopo le conquiste arabe. Tale ricrescita, pur stentata e non certo florida, generò alcune positive conseguenze sui traffici mercantili, tanto che i ricercatori parlano di “rinascenza carolingia”, verificatasi intorno ai secoli VIII-IX. Così si giunge all’epoca di Sigeardo.
A dimostrazione del rilancio economico, oltre che politico-religioso dei Franchi, attivi pure a Cividale e in altre parti del Nord Italia, altri storici hanno effettuato le seguenti considerazioni. Lo sviluppo urbano e portuale dei secoli XI-XII nelle città del Centro Nord Italia è strettamente legato a una preesistente economia in fase di sviluppo. In determinate aree geografiche si ristabilisce un interessante mercato economico intorno all’anno Mille, pur sulle antiche strade romane aggiustate, ristrutturate o rimesse alla meglio. Nell’Italia settentrionale sono proprio gli scambi locali di beni e di servizi a rivelarsi sufficienti ad alimentare i primi fenomeni d’urbanesimo, come hanno scritto Tito Maniacco nel 1985, Michael McCormick nel 2001 e Giovanni Vigo nel 2009.
Un’altra immagine del folto pubblico presente in sala a Cividale per il nono romanzo di Franco Fornasaro

Affascinante è poi la tecnica letteraria utilizzata da Fornasaro per questo suo Sigeardo de Civitate. Troviamo ancora il tema dialogante, come ne Gli appunti di Stipe, suo importante romanzo del 2015, edito dal Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD). In qualche scritto l’Autore accenna alle sue origini istriane e anche qui l’Istria fa capolino ogni tanto. Sono solo dei piccoli cammei. Il mondo della frontiera ha sempre coinvolto l’Autore. Non a caso Gli appunti di Stipe, nel 2017, sono stati tradotti in croato. Anche in Sigeardo, pur essendo prodotto in gradevole lingua italiana, il plurilingue Fornasaro ci spiega qualcosa in lingua friulana, oppure in sloveno. Forse, con tali approcci, possiamo intendere meglio la complessità delle terre di confine, come ci ha insegnato Fulvio Tomizza, scrittore di frontiera per eccellenza.
Devo confessare, tuttavia, che le ricerche ardite, le tensioni politiche e conflitti armati entrano a gamba tesa tra le pagine di Sigeardo. Curiosa e, a tratti, scabrosa o macabra è la descrizione delle prime anatomie svolte dai ciroici, i chirurghi medievali. Il libro segna troppi punti a favore di Cividale. La prima anatomia su cadaveri della storia del Friuli avvenne a Cividale, secondo Sigeardo. La prima università degli studi fu creata là. Era il 1° agosto 1353 quando il sovrano Carlo IV, re di Boemia, re dei Romani e, di lì a poco, imperatore del Sacro Romano Impero (1355), riconosceva la prima Università friulana e transfrontaliera, avviata anni prima dal patriarca aquileiese Bertrando di Saint Geniès. “Carolus Dei Gratia… in metis Alemaniae, Hungariae, Sclavoniae, atque Italiae consistit…”, come si vede nel testo “Antiquitatum civitatis fori Iulii libri quatuor” di Basilio Zancarolo, stampato in Venezia nel 1669.

Il primo alambicco della zona per ottenere la grappa dove poteva essere usato se non a Cividale? La prima volta dell’uso della polvere da sparo nel Patriarcato di Aquileia avvenne a Cividale, la cittadina patrimonio dell’UNESCO. Sono molto intriganti queste “prime volte” nella storia del Friuli.
Sigeardo si lancia poi in una serie di elencazioni di natura varia. Forse a qualcuno verrà in mente “Il nome della rosa”, di Umberto Eco (1980), nel leggere i lunghi elenchi delle armi bianche per colpire, ferire, uccidere o squartare il nemico. Eppure Sigeardo non si scompone. Ci propina anche i nefasti malanni della peste nera del 1348, con attente spiegazioni riguardo alle tipologie e colori dei bubboni, cui nemmeno il buon Alessandro Manzoni ci aveva abituato. Come notizia a latere possiamo accennare al Santuario di Sant’Osvaldo a Sauris, località che, essendo scampata alla pestilenza, divenne meta di pellegrinaggi data la sua potenza taumaturgica.
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Il libro presentato
- Franco Fornasaro, Sigeardo de Civitate. Romanzo storico, prefazione di Elio Varutti, postfazione di Livio Bearzi, Udine, Aviani & Aviani, 2018, pp 192, euro 20.

ISBN 978 8877 722720.
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Servizio giornalistico e di Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Fotografie di Daniela Conighi, che si ringrazia per la concessione alla diffusione e pubblicazione nel blog presente.

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