Riceviamo il seguente
comunicato dal professor Giancarlo Martina, docente di Storia all’Istituto
Statale d’Istruzione Superiore “Bonaldo Stringher” di Udine. Riporta i
risultati di una originale indagine sulle foibe e sull’esodo istriano dalmata. Sono
state intervistate 149 persone comprese tra i 18 e i 72 anni del Friuli Venezia
Giulia. I lavori di ricerca continuano nella scuola udinese, coinvolgendo
insegnanti di altre discipline. È un modo diverso e, forse, più incisivo per
parlare del Giorno del Ricordo. Ecco il testo proposto dal professore G. Martina,
con qualche adattamento redazionale. (a cura di Sebastiano Pio Zucchiatti).
Elio Varutti, Silvio Cattalini e Giancarlo Martina al Giorno del Ricordo 2014 all'Istituto Stringher di Udine
VITTIME
DELLE FOIBE ED ESULI ISTRIANI, FIUMANI E DALMATI
Si
presentano qui gli esiti di un questionario elaborato dagli studenti della 3^ A
Tecnico del Turismo dello Stringher di Udine, seguiti dai loro professori.
«In
occasione del Giorno del Ricordo, la classe 3^ A Tecnico del Turismo dell’Istituto
“B. Stringher” ha realizzato un lavoro di ricerca statistica che ha come
oggetto la conoscenza di due fatti storici collegati alla Seconda Guerra
Mondiale. Si è indagato soprattutto su ciò che ha toccato la nostra regione: le
vittime delle foibe e l’esodo degli istriani, fiumani e dalmati».
Il
questionario è stato realizzato dal professor Giancarlo Martina, del
Laboratorio di Storia, che vede tra i fondatori il Dirigente scolastico
dell’Istituto commerciale, turistico ed alberghiero di Udine, la dottoressa
Anna Maria Zilli. Quest’ultima ha favorito il lavoro constatando che inserire
un approfondimento storico all’interno del percorso dell’insegnamento della
Matematica sia utile per favorire l’interdisciplinarietà nel percorso di studi
degli allievi e per valorizzare le loro competenze.
«Il
questionario è stato inserito nell’attività didattica del programma di Matematica
della classe 3^ A Tecnico del Turismo dalla professoressa Monica Secco – è
detto nel comunicato -. Nell’arco di tre giorni gli studenti hanno intervistato
149 persone comprese tra i 18 e i 72 anni. I risultati sono stati tabulati nel
corso di una giornata scolastica».
La classe 3^ A Tecnico per il turismo dell'Istituto Statale d'Istruzione Superiore "B. Stringher" di Udine
Il
questionario comprende 14 domande sulla conoscenza dei due fenomeni storici,
sulla loro importanza nella storia italiana e sui mezzi più
adatti per trasmetterli ai giovani.
«Dei
149 intervistati, tutti in regione Friuli Venezia Giulia, il 65% ha partecipato
ad un evento o celebrazione organizzato in occasione
del Giorno del Ricordo – continuano i professori dello Stringher – questo si
può interpretare come sia ormai diffusa la conoscenza di quanto accaduto».
Il dato è rafforzato dalle domande relative alla
conoscenza delle vittime delle foibe (85% del campione) e dell’esodo degli
istriani, fiumani e dalmati (77% degli intervistati). Tale dato è, leggermente
inferiore alla conoscenza sulle foibe, forse perché – è il commento dei
professori dello Stringher – pare meno percepito rispetto alle voragini
carsiche, non essendoci luoghi simbolo come la Foiba di Basovizza, monumento
nazionale. C’è il Magazzino 18 a Trieste, dove sono state raccolte le migliaia
di masserizie degli esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia, ma è visitabile solo a
gruppi, poiché non è un museo con orari e personale ordinario.
Un’ulteriore conferma della conoscenza abbastanza
diffusa, pur se non approfondita, emerge dalle risposte relative a chi ha
subito questa atroce morte tra il 1922 e il 1947, cioè da quando iniziò la
violenza inudita a danno di sloveni e croati da parte del regime fascista. Poi
il metodo della eliminazione fisica fu tragicamente e massicciamente utilizzato
dall’esercito titino a danno degli italiani.
«Sono 111 infatti gli intervistati – precisano gli
allievi dello Stringher – che ritengono che furono molte le vittime italiane. Per quanto riguarda la percezione del numero
delle vittime slovene e croate gli intervistati (60) ritengono che furono molti
gli sloveni e (46 intervistati) i croati. Se il primo dato nel complesso è vicino
al vero (cioè il gruppo etnico maggiormente colpito), sembra sovrastimato
quello relativo a sloveni e croati».
È noto da poco, tuttavia, che l’eliminazione nelle
foibe, nelle cave di sabbia e nei pozzi minerari abbandonati sia avvenuta per
mano dei titini nei confronti di loro oppositori sloveni e croati anche nel
dopo guerra, 1946-1952.
D’altra parte 45 intervistati ritengono che le
vittime italiane siano superiori ai 100 mila individui, 31 danno un numero
sovrastimato, ma vicino ai dati più recenti e aggiornati, e 30 indicano
correttamente tra 2000 e 4000 le vittime il metodo della pulizia etnica titina.
«Riguardo all’esodo – aggiungono i ricercatori
dello Stringher – sono 81 gli intervistati che rispondono che fu la “fuga forzata di persone che erano nate e vissute
in quelle terre”, cui si aggiungono 28 che la considerano, in modo non corretto
mancando della parte violenta e impositiva del governo jugoslavo, il
fenomeno che coinvolse in generale tutti coloro che diffidavano del nuovo
governo jugoslavo, in particolare gli italiani. La dimensione del fenomeno
(circa 250 mila esuli) viene indicata in modo corretto o molto vicino alla
realtà da 77 intervistati».
La
quasi totalità del campione ritiene molto importante far conoscere e parlare
dei due argomenti, soprattutto perché la storia non si ripeta e perché rimanga
memoria di quanto successo. Oltre il 40%
degli intervistati ritiene che il luogo
migliore per informare e ricordare sia la scuola, attraverso le testimonianze
dirette degli esuli, ma non si dovrebbe dimenticare l’uso di social network e
di un sito dedicato.
«Un
ultimo dato piuttosto preoccupante riguarda l’Associazione Nazionale Venezia
Giulia Dalmazia (ANGVD) che per l’85% degli intervistati risulta sconosciuta –
conclude il comunicato – alcune considerazioni finali emergono da questo primo
lavoro di indagine svolto dagli studenti della 3^ A Tecnico del Turismo, cui se
ne aggiungeranno altri in questi prossimi giorni. Innanzitutto appare chiaro
che sia il fenomeno delle vittime delle foibe che quello degli esuli siano sostanzialmente
conosciuti, tutto sommato con cognizione di causa, da una buona parte delle
persone».
In
secondo luogo entrambi gli eventi vengono percepiti come parte integrante,
sebbene tragica, della storia italiana e risultano un monito per il futuro
affinché non si ripetano.
«Infine
il lavoro portato avanti – così termina il comunicato – da anni di
informazione, come quello più che decennale del Laboratorio di Storia dello
Stringher con l’impegno costante svolto dal professor Elio Varutti, ha
raggiunto lo scopo di comunicare informazioni storiche il più correte possibili.
Non è un caso se la scuola viene individuata come via principale per proseguire
in questo sforzo».
--
Riferimenti di ricerca
nel web
Visitatori ed esuli istriano dalmati alla Mostra sul Giorno del Ricordo 2015, atrio dell'Istituto Stringher, Udine
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