venerdì 5 ottobre 2018

Criminali nazisti alla sbarra, libro presentato a Udine, con IFSML e APO


Colpa o merito dei giornalisti? Quando un interlocutore la dice grossa e viene riportata dai mass-media, è difficile che egli affermi di essersi sbagliato. È meglio dare la colpa ai giornalisti, che hanno riportato la notizia con troppa enfasi.
Udine - Monica Emmanuelli, Paolo Pezzino, Marco De Paolis e Paolo Volpetti alla presentazione del libro sui crimini dei nazisti il 4 ottobre 2018. Fotografia di E. Varutti

Nel caso che segue, invece, i giornalisti si sono presi tanti meriti. A dirlo è stato Marco De Paolis, procuratore generale militare presso la Corte militare di appello di Roma. “Per fare arrestare Erich Priebke, responsabile della strage delle Fosse Ardeatine tutto nacque da un’inchiesta giornalistica – ha detto De Paolis – è così che è stato individuato a San Carlos de Bariloche, in Argentina e poi con i dovuti atti estradato e processato a Roma”.
Il magistrato De Paolis è coautore con Paolo Pezzino del volume intitolato La difficile giustizia. I processi per crimini di guerra tedeschi in Italia 1943-2013. Il testo è stato presentato a Udine il 4 ottobre 2018 presso la sala conferenze della Fondazione Friuli di Via Manin, in presenza di varie autorità militari e di un attento pubblico.
Udine, 4 ottobre 2018 - Sala Fondazione Friuli, tra le molte autorevoli autorità militari presenti anche il generale Luigi Federici. Fotografia di E. Varutti

L’occasione per tale interessante incontro è stata fornita a Udine dall’Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione (Ifsml) e dall’Associazione partigiani Osoppo-Friuli (Apo). il volume di De Paolis e Pezzino, uscito nel 2016, è il primo testo della nuova collana I processi per crimini di guerra tedeschi in Italia. L’originale iniziativa editoriale fa parte delle attività dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri – Rete dei 64 Istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea per il 70° anniversario della Resistenza ed è stata realizzata con il contributo della Regione Toscana.
È stato Roberto Volpetti, presidente facente funzione dell’Apo di Udine, ad aprire l’incontro, ricordando le stragi e gli incendi dei paesi di Nimis, Attimis e Faedis perpetrati dai tedeschi. “Senza l’attività partigiana della Osoppo-Friuli – ha precisato Volpetti – queste terre sarebbero state annesse alla Jugoslavia fino al Tagliamento”. Ha poi preso la parola Monica Emmanuelli, direttrice dell’Ifsml, che ha voluto presentare la nuova collana editoriale, inaugurata dal volume di De Paolis-Pezzino, sottolineando il clima di collaborazione instauratosi tra l’Ifsml e l’Apo. “È molto interessante – ha concluso Emmanuelli – che in questi testi ci sia un approccio alla storia, con altre discipline come la giurisprudenza e l’archivistica, per corroborare il dato storico ed è con le iniziative come questa di oggi che noi intendiamo fare formazione della cittadinanza”.
Udine - Il pubblico in sala alla presentazione del volume La difficile giustizia. I processi per crimini di guerra tedeschi in Italia 1943-2013

Il primo coinvolgente relatore è stato Paolo Pezzino, docente di Storia contemporanea all’Università di Pisa. “Fare i processi dall’inizio di questo secolo contro i crimini commessi dai tedeschi – ha detto Pezzino – è un atto di giustizia e questo è un libro generale sul tema cui sono seguiti già il secondo volume sulla strage di Sant’Anna di Stazzema e sul massacro di 4000 militari italiani a Cefalonia, mentre nel secolo scorso tutto è stato insabbiato per ragioni di stato e della guerra fredda”. Ogni volume reca una parte storica e un’altra giuridica. “Fino al 1960 ci furono 700 indagini di polizia e carabinieri sui crimini nazisti – ha detto Pezzino – poi il tutto fu illegittimamente sottoposto ad una archiviazione provvisoria, che non esiste in campo giuridico”.
Nel 1994 fu scoperto il cosiddetto Armadio della Vergogna, che in realtà è l’intero archivio insabbiato nel 1960. Ecco perché il titolo del volume fa riferimento alla Difficile giustizia.
Come ha spiegato il giudice Marco De Paolis, che ha lavorato nei Tribunali di La Spezia, Verona e Roma. “Dal 2003 al 2008 ho attivato undici processi – ha detto De Paolis – e dal 2003 al 2013 ci sono state ben 57 condanne inferte ai criminali tedeschi, oltre alle sentenze di altri tribunali europei come quello tedesco”. Verso il 2001 i politici dicevano al magistrato di lasciar perdere, dato che non c’erano responsabili ancora in vita e poi c’era la prescrizione, ma “25 mila morti per atti criminali dell’esercito tedesco meritavano giustizia – ha spiegato De Paolis – forse è bene ricordare l’articolo 112 della Costituzione riguardo all’azione penale obbligatoria e poi c’è la imperscrittibilità dei fatti gravi, come gli eccessi militari delle Fosse Ardeatine e di altre stragi tedesche contro donne, vecchi e bambini italiani”.
Nel breve dibattito che è seguito all’incontro ha preso la parola il professor Furio Honsell per chiedere notizie ai relatori circa gli eccidi dei tedeschi in Friuli, come la strage di Avasinis. La risposta della Emmanuelli ha fatto riferimento agli atti del tribunale di Padova riguardo a certi eventi accaduti nella zona pordenonese. Tra il pubblico un signore goriziano ha voluto chiedere informazioni sui crimini italiani perpetrati in Slovenia e ciò che ne seguì. Il magistrato ha dovuto rispondere che i tribunali italiani si occupano di militari, perciò non sono di loro competenza certe efferatezze come le uccisioni nelle foibe, effettuate da miliziani. La conclusione della serata è, dunque, che il deficit di giustizia è incolmabile.


Chi è De Paolis?
Come si legge da un sito web dell’Apo: “Il dottor Marco De Paolis, ora Procuratore Generale Militare presso la Corte Militare di Appello di Roma all’epoca in servizio presso il piccolo ufficio giudiziario di La Spezia è riuscito ad istruire, in qualità di pubblico ministero, oltre 430 procedimenti di indagine per crimini di guerra. Di questi, 313 definiti tra i 2002 e il 2008 e undici conclusi dal 2003 al 2008, data della soppressione dell’ufficio. Dopo il ritrovamento, nel 1994, del famoso Armadio della Vergogna, con dentro centinaia di fascicoli sui crimini di guerra commessi sulla popolazione italiana tra il 1943 e il 1945, non seguirono interventi normativi per recuperare il tempo perduto e restituire cosi giustizia alle persone colpite. I morti a Sant’Anna di Stazzema, Civitella Val di Chiana, Monte Sole – Marzabotto, Cefalonia (tutti processi dove De Paolis ha svolto il ruolo di pubblico ministero) non bastarono per spingere il Parlamento ad una accelerata in tema normativo: semplicemente ci fu una trasmissione dei fascicoli ritrovati alle procure militari. In particolare, 38 fascicoli furono mandati alle procure di Napoli, Bari e Palermo e gli altri 657 furono divisi nelle cinque procure militari di Roma, Padova, Verona, Torino e La Spezia. Di fatto, quasi un terzo di tutti i 695 fascicoli e quasi la metà di quelli dell’Italia settentrionale furono inviati a La Spezia, la cui giurisdizione  territoriale  comprendeva quattro regioni e ventitré province  “tra cui  - spiega il magistrato - le aree toscane, emiliane e marchigiane nel cui territorio correva la linea Gotica, ossia quella posizione difensiva fortificata ove le truppe tedesche in ritirata avevano attestato le proprie linee di difesa nel tentativo di contrastare l’avanzata alleata L’unico modo possibile per riacquistare fiducia nella giustizia – racconta il magistrato – era dimostrare loro, con i fatti, e cioè con il compimento di indagini approfondite, che sussisteva un reale impegno della magistratura militare ad accertare fatti e responsabilità a prescindere dal decorso del tempo, senza lasciare nulla di intentato e senza trascurare nessuna posizione individuale, nessuna vittima”.  Il secondo pilastro necessario era la costruzione di un rapporto di collaborazione internazionale con le autorità straniere, “in particolar modo con quelle tedesche e austriache, ma anche britanniche e statunitensi nei cui archivi è conservata un’ingente documentazione”, spiega il magistrato, che istituì anche un ufficio investigativo bilingue a La Spezia”.
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Tra il folto pubblico in sala c’era una delegazione del Comitato Provinciale di Udine, dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine. Oltre a Elio Varutti, vice presidente del sodalizio, si sono notati Renzo Piccoli, esule da Fiume, Enzo Bertolissi, Luciano Bonifazi e l’architetto Franco Pischiutti, con parenti di Fiume.

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Marco De Paolis, Paolo Pezzino, La difficile giustizia. I processi per crimini di guerra tedeschi in Italia 1943-2013, Roma, Viella, 2016.
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Per le scuole
Per gli insegnanti delle scuole è possibile fare delle ricerche storiche con le scolaresche telefonando al numero telefonico 0432.295475, oppure al fax fax 0432.296952, o scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica archivio@ifsml.it
Per alte notizie si può scrivere, in posta cartacea, anche a: Istituto Friulano Storia Movimento Liberazione, Viale Ungheria, 46 - 33100 Udine.


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Servizio giornalistico e di Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Fotografie di Elio Varutti e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Vicolo Sillio, 5 – 33100 Udine. Telefono e fax 0432.506203 – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.

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