Colpa o merito dei giornalisti? Quando un interlocutore la
dice grossa e viene riportata dai mass-media, è difficile che egli affermi di
essersi sbagliato. È meglio dare la colpa ai giornalisti, che hanno riportato
la notizia con troppa enfasi.
Udine - Monica Emmanuelli, Paolo Pezzino, Marco De Paolis e Paolo Volpetti alla presentazione del libro sui crimini dei nazisti il 4 ottobre 2018. Fotografia di E. Varutti
Nel caso che segue, invece, i giornalisti si sono presi tanti
meriti. A dirlo è stato Marco De Paolis, procuratore generale militare presso
la Corte militare di appello di Roma. “Per fare arrestare Erich Priebke,
responsabile della strage delle Fosse Ardeatine tutto nacque da un’inchiesta
giornalistica – ha detto De Paolis – è così che è stato individuato a San
Carlos de Bariloche, in Argentina e poi con i dovuti atti estradato e
processato a Roma”.
Il magistrato De Paolis è coautore con Paolo Pezzino del
volume intitolato La difficile giustizia. I processi
per crimini di guerra tedeschi in Italia 1943-2013. Il testo è stato presentato a Udine
il 4 ottobre 2018 presso la sala conferenze della Fondazione Friuli di Via
Manin, in presenza di varie autorità militari e di un attento pubblico.
Udine, 4 ottobre 2018 - Sala Fondazione Friuli, tra le molte autorevoli autorità militari presenti anche il generale Luigi Federici. Fotografia di E. Varutti
L’occasione per tale interessante incontro è stata fornita a
Udine dall’Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione (Ifsml) e dall’Associazione partigiani
Osoppo-Friuli (Apo). il volume di
De Paolis e Pezzino, uscito nel 2016, è il primo testo della nuova collana I processi per crimini di guerra tedeschi in
Italia. L’originale iniziativa editoriale fa parte delle attività
dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri – Rete dei 64 Istituti per la storia
della Resistenza e dell’età contemporanea per il 70° anniversario della
Resistenza ed è stata realizzata con il contributo della Regione Toscana.
È stato Roberto Volpetti, presidente facente funzione dell’Apo di Udine, ad aprire
l’incontro, ricordando le stragi e gli incendi dei paesi di Nimis, Attimis e
Faedis perpetrati dai tedeschi. “Senza l’attività partigiana della
Osoppo-Friuli – ha precisato Volpetti – queste terre sarebbero state annesse
alla Jugoslavia fino al Tagliamento”. Ha poi preso la parola Monica Emmanuelli,
direttrice dell’Ifsml, che ha voluto presentare la nuova collana
editoriale, inaugurata dal volume di De Paolis-Pezzino, sottolineando il clima
di collaborazione instauratosi tra l’Ifsml
e l’Apo. “È molto
interessante – ha concluso Emmanuelli – che in questi testi ci sia un approccio
alla storia, con altre discipline come la giurisprudenza e l’archivistica, per
corroborare il dato storico ed è con le iniziative come questa di oggi che noi
intendiamo fare formazione della cittadinanza”.
Udine - Il pubblico in sala alla presentazione del volume La
difficile giustizia. I processi per crimini di guerra tedeschi in Italia
1943-2013
Il primo coinvolgente relatore è stato Paolo Pezzino, docente di Storia contemporanea all’Università di Pisa. “Fare i processi dall’inizio di
questo secolo contro i crimini commessi dai tedeschi – ha detto Pezzino – è un
atto di giustizia e questo è un libro generale sul tema cui sono seguiti già il
secondo volume sulla strage di Sant’Anna di Stazzema e sul massacro di 4000
militari italiani a Cefalonia, mentre nel secolo scorso tutto è stato
insabbiato per ragioni di stato e della guerra fredda”. Ogni volume reca una
parte storica e un’altra giuridica. “Fino al 1960 ci furono 700 indagini di
polizia e carabinieri sui crimini nazisti – ha detto Pezzino – poi il tutto fu
illegittimamente sottoposto ad una archiviazione provvisoria, che non esiste in
campo giuridico”.
Nel 1994 fu scoperto il cosiddetto Armadio della Vergogna, che in realtà è l’intero archivio
insabbiato nel 1960. Ecco perché il titolo del volume fa riferimento alla
Difficile giustizia.
Come ha spiegato il giudice Marco De Paolis, che ha lavorato
nei Tribunali di La Spezia, Verona e Roma. “Dal 2003 al 2008 ho attivato undici
processi – ha detto De Paolis – e dal 2003 al 2013 ci sono state ben 57
condanne inferte ai criminali tedeschi, oltre alle sentenze di altri tribunali
europei come quello tedesco”. Verso il 2001 i politici dicevano al magistrato
di lasciar perdere, dato che non c’erano responsabili ancora in vita e poi
c’era la prescrizione, ma “25 mila morti per atti criminali dell’esercito
tedesco meritavano giustizia – ha spiegato De Paolis – forse è bene ricordare
l’articolo 112 della Costituzione riguardo all’azione penale obbligatoria e poi
c’è la imperscrittibilità dei fatti gravi, come gli eccessi militari delle
Fosse Ardeatine e di altre stragi tedesche contro donne, vecchi e bambini
italiani”.
Nel breve dibattito che è seguito all’incontro ha preso la
parola il professor Furio Honsell per chiedere notizie ai relatori circa gli
eccidi dei tedeschi in Friuli, come la strage di Avasinis. La risposta della Emmanuelli
ha fatto riferimento agli atti del tribunale di Padova riguardo a certi eventi
accaduti nella zona pordenonese. Tra il pubblico un signore goriziano ha voluto
chiedere informazioni sui crimini italiani perpetrati in Slovenia e ciò che ne
seguì. Il magistrato ha dovuto rispondere che i tribunali italiani si occupano
di militari, perciò non sono di loro competenza certe efferatezze come le
uccisioni nelle foibe, effettuate da miliziani. La conclusione della serata è,
dunque, che il deficit di giustizia è incolmabile.
Chi è De Paolis?
Come si
legge da un sito web dell’Apo: “Il dottor Marco De Paolis, ora Procuratore Generale Militare presso
la Corte Militare di Appello di Roma all’epoca in servizio presso il piccolo
ufficio giudiziario di La Spezia è riuscito ad istruire, in qualità di pubblico
ministero, oltre 430 procedimenti di indagine per crimini di guerra. Di questi,
313 definiti tra i 2002 e il 2008 e undici conclusi dal 2003 al 2008, data della
soppressione dell’ufficio. Dopo il ritrovamento, nel 1994, del famoso Armadio
della Vergogna, con dentro centinaia di fascicoli sui crimini di guerra
commessi sulla popolazione italiana tra il 1943 e il 1945, non seguirono
interventi normativi per recuperare il tempo perduto e restituire cosi
giustizia alle persone colpite. I morti a Sant’Anna di Stazzema, Civitella Val
di Chiana, Monte Sole – Marzabotto, Cefalonia (tutti processi dove De Paolis ha
svolto il ruolo di pubblico ministero) non bastarono per spingere il Parlamento
ad una accelerata in tema normativo: semplicemente ci fu una trasmissione dei
fascicoli ritrovati alle procure militari. In particolare, 38 fascicoli furono
mandati alle procure di Napoli, Bari e Palermo e gli altri 657 furono divisi
nelle cinque procure militari di Roma, Padova, Verona, Torino e La Spezia. Di
fatto, quasi un terzo di tutti i 695 fascicoli e quasi la metà di quelli
dell’Italia settentrionale furono inviati a La Spezia, la cui
giurisdizione territoriale comprendeva quattro regioni e ventitré province “tra cui
- spiega il magistrato - le aree toscane, emiliane e marchigiane nel cui
territorio correva la linea Gotica, ossia quella posizione difensiva
fortificata ove le truppe tedesche in ritirata avevano attestato le proprie
linee di difesa nel tentativo di contrastare l’avanzata alleata L’unico modo
possibile per riacquistare fiducia nella giustizia – racconta il magistrato –
era dimostrare loro, con i fatti, e cioè con il compimento di indagini
approfondite, che sussisteva un reale impegno della magistratura militare ad
accertare fatti e responsabilità a prescindere dal decorso del tempo, senza
lasciare nulla di intentato e senza trascurare nessuna posizione individuale,
nessuna vittima”. Il secondo pilastro
necessario era la costruzione di un rapporto di collaborazione internazionale
con le autorità straniere, “in particolar modo con quelle tedesche e
austriache, ma anche britanniche e statunitensi nei cui archivi è conservata
un’ingente documentazione”, spiega il magistrato, che istituì anche un ufficio
investigativo bilingue a La Spezia”.
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Tra il folto pubblico in sala c’era una delegazione del Comitato
Provinciale di Udine, dell’Associazione
Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine. Oltre
a Elio Varutti, vice presidente del sodalizio, si sono notati Renzo Piccoli,
esule da Fiume, Enzo Bertolissi, Luciano Bonifazi e l’architetto Franco
Pischiutti, con parenti di Fiume.
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Marco De Paolis, Paolo Pezzino, La difficile giustizia. I processi per crimini di guerra tedeschi in
Italia 1943-2013, Roma, Viella, 2016.
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Per le scuole
Per gli insegnanti delle scuole è possibile fare delle
ricerche storiche con le scolaresche telefonando al numero telefonico
0432.295475, oppure al fax fax 0432.296952, o scrivendo al seguente indirizzo
di posta elettronica archivio@ifsml.it
Per alte notizie si può scrivere, in posta cartacea, anche a:
Istituto Friulano Storia Movimento Liberazione, Viale Ungheria, 46 - 33100
Udine.
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Servizio giornalistico e di Networking a cura di Tulia Hannah
Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Fotografie di Elio Varutti e
dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD),
Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Vicolo Sillio, 5 – 33100
Udine. Telefono e fax 0432.506203 – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di
Udine è Bruna Zuccolin.
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