È un libro commovente sul proprio padre esule istriano per vocazione
più che per destino. L’autore scrive che è come un’intima confessione, la cui voce
martellava dentro. Al suo interno ci sono delle pagine intense di grande
epica, non solo quando Laura, madre di Angelo, detta Ljuba, amore in lingua slovena, sta
vicino al suo uomo fino alla morte. Angelo Floramo ci ha abituato a dei best
seller con il suo L’osteria dei passi
perduti, del 2017, che ha superato le tre edizioni, tic e tac.
San Daniele del Friuli, Auditorium scuola media, 25 ottobre
2018 – Angelo Floramo legge il suo romanzo, vicino a Paolo Patui. Fotografia di
Elio Varutti
Qui si va dagli scorci dell’Istria più semplice e selvaggia
alle pagine nere del fascismo. Si passa dai nazisti che impiccano bambini a
Tolmino all’occupazione titina di Trieste, alla paura delle foibe, fino alla squallida
vita da profughi al Campo del Silos di Trieste. C’è il dopoguerra vissuto in
uno strano Centro raccolta profughi che è il manicomio di San Daniele del
Friuli fino al terremoto del 1976. Su tutto aleggia l’amore dei protagonisti
descritto in modo delicato, soave ed intenso, come quando per ammirare la
bellezza di opere storiche Ljuba si mette a piangere davanti al suo Luciano.
In questo romanzo lo scrittore fa i conti con il rapporto
paterno, secondo quella sua esigenza freudiana – come scrive – di uccidere il
padre, litigandoci fino alla fine quando, molto ammalato, gli detta alcuni
messaggi da diteggiare al computer e il figlio, per dispetto, stravolge il
comunicato, creando forte scompiglio e grasse risate a posteriori.
Patui legge brani di La Veglia di Ljuba con sottofondo musicale
La Veglia di Ljuba
è un romanzo affascinante, sognatore e, talvolta ironico. In copertina compare
pure un sottotitolo che dice: Un uomo straordinario attraversa il ‘900, in equilibrio
sul confine orientale tra Italia e Jugoslavia. Sin dalla copertina si nota un
vecchio confine da passare in automobile con i militari iugoslavi a controllare
i documenti. Era questo un momento triste per chi era fuggito italiano dall’Istria
e si era deciso a rientrare da turista.
Queste ed altre cose sono state oggetto di una vivace
pubblica presentazione a San Daniele del Friuli (UD) il 25 ottobre 2018. Floramo
ha fatto un po' da affabulatore e un po' da biografo dinnanzi ad oltre 300 persone (e più di venti
aspettavano fuori che qualcuno se ne venisse via, liberando il posto). La
ghiotta occasione per presentare questo nuovo romanzo gli è stata offerta su un
vassoio d’argento da Paolo Patui all’interno della stimolante rassegna
culturale Leggermente.
Patui, da fine lettore quale è, ha letto le ultime pagine del
libro, dove è descritto l’incontro e il rapporto di Luciano Floramo, babbo di
Angelo, con padre David Maria Turoldo. Figurarsi cosa poteva succedere: un prete
scomodo che incontra un divergente professore-politico-profugo istriano. Parolacce
e abbracci. La serata all’Auditorium della scuola media di Via Kennedy è
iniziata con le suadenti note al pianoforte di Juri Dal Dan. Poi Floramo, con
disarmante semplicità, si è messo a raccontare alcune scenette familiari. Le liti
col papà finivano sempre a insulti del tipo: “Muflon, studia tanto no te
capissi niente”. Il figlio incassava e criticava il babbo per le sue scelte
politiche di stare nella Democrazia Cristiana, ricca di guai.
Anna Maria Zecchin, già preside di Istituti Tecnici Commerciali
Dal cappello del mago di questo libro stupefacente sbuca pure
un nonno siculo ferroviere socialista con tessera dal 1892. Per tal motivo egli
è confinato dal regime mussoliniano a Sutta, o Sveto, comune di Comeno, sul Carso
istriano, vicino a Monfalcone (GO). Ecco l’insediamento dei Floramo istriani negli anni ’20 che si portan
dietro la ricetta della pasta con le sarde e il finocchietto selvatico.
Certo, bisogna sapere affrontare il testo, che già dopo venti
pagine incappa in uno stupro. Ci sono, per fortuna, alcune caratteristiche
istriane, come la bora, la jota coi capuzi garbi, le palacinke, la salsiccia
Cragno.
C’è tanta guerra nel volume di Floramo, del resto quando dici
Balcani del Novecento dici tutto. C’è il Regno d’Italia che si annette la
Slovenia nel 1941, dopo aver invaso con Hitler la Jugoslavia. C’è il campo di concentramento di Arbe o Rab, come preferisce scrivere l’autore, maestro nel
dipingere il caos balcanico a cominciare dalle lingue parlate o tagliate. Ad Arbe
vengono reclusi sloveni e croati perché non diventino subito partigiani. Molte pagine
sono dedicate ai partigiani dell’Esercito di Liberazione della Jugoslavia. Ritengo
che sia molto ironica l’elegia partigiana riportata a pagina 37, anche perché è
lo stesso gospod Floramo, signor
Floramo, come era chiamato in paese il nonno siculo ferroviere, ad arrabbiarsi
sia per le sfilate in camicia nera, che per gli abiti da pioniere titino con fazzoletto
rosso al collo.
La copertina del libro di Floramo usata come locandina della rassegna Leggermente
Durante la presentazione di San Daniele è intervenuto
Raffaele Calabria, che collaborò con Luciano Floramo nel settore della sanità,
fino a gettare le basi per la riforma per una medicina umanizzata, come segnato
a pagina 176. Anche la preside Anna Maria Zecchin ha ricordato la figura del
consigliere regionale e presidente dell’Ospedale di Udine Luciano Floramo, oltre che sindaco di San Daniele. “È stato
lui – ha detto la Zecchin – a trasmettermi fino a questi miei 89 anni di età
una grande dignità”.
Al termine della presentazione ufficiale l’autore, nel foyer,
ha ricevuto la tessera onoraria dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia
Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, dalle mani di Elio Varutti,
vice presidente del sodalizio e di Bruno Bonetti segretario dello stesso. Nonostante
le aspre discussioni vissute all’interno del mondo degli esuli, Luciano Floramo
fu eletto nel Consiglio Esecutivo provinciale dell’ANVGD di Udine dal 1984 al
1987, come risulta dal verbale del 4 ottobre 1984, presso l’Archivio dell’ANVGD
di Udine.
Tessera onoraria ANVGD consegnata a Angelo Floramo da parte di Elio Varutti, vice presidente ANVGD di Udine. Fotografia di Bruno Bonetti
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Sitologia e rassegna
stampa
Alberto Rochira, Ljubae Luciano dalla Slovenia in Friuli l’amore oltre i confini di Angelo Floramo,
«Il Piccolo», 19 ottobre
2018.
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Questo libro recensito
Angelo Floramo, La
veglia di Ljuba, Udine, Bottega errante, 2018, pp. 272, euro 17.
ISBN 978-88-99368-33-3
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Angelo Floramo ha ripetuto la presentazione del suo La veglia di Ljuba a Udine, presso il teatro S. Giorgio il 6.11.2018, con solito grande successo di pubblico. Fotografia di Giorgio Gorlato
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Recensione di Elio Varutti. Servizio redazionale e di
Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo e E. Varutti. Fotografie di E. Varutti, di Giorgio Gorlato e di Bruno Bonetti. Documenti dell’archivio dell’Associazione
Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che
ha la sua sede in Vicolo Sillio, 5 – 33100 Udine. Telefono e fax 0432.506203 –
orario: da lunedì a venerdì ore
9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.
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