È stato don Paolo Scapin, parroco di San Pio X, a volere
commemorare il Giorno del Ricordo 2018. L’evento si è tenuto il 9 febbraio
nella sala parrocchiale alle ore 20,30.
Guglielmo Coco, in piedi, Bruna Zuccolin e Elio Varutti. Fotografia di Leoleo Lulu
Il primo saluto, tuttavia, è stato rivolto alla platea di oltre 80 persone
da Guglielmo Coco, direttore del Consiglio Pastorale di S. Pio X. “Siccome è
ancora convalescente – ha detto Coco – questa sera sono io a rappresentare la
parrocchia, senza che vi stupisca il fatto che è un laico a fare le veci del
prete”. Poi Coco ha evidenziato “l’importanza della memoria, perché è legata
alle radici di questo territorio geografico, pensate che pure mio padre ha
vissuto nel 1945 grandi difficoltà dato che mio nonno lavorava in ferrovia a
Canfanaro, in Istria, allora penso che si debbano rivivere quei momenti senza
astio, pur con malinconia”.
L’intervento successivo è stato quello di un parrocchiano del
tutto particolare. “Quello che so del Centro smistamento profughi di Via
Pradamano – ha detto Carlo Giacomello, sindaco di Udine – parte dalla lapide
che ho fatto collocare nel 2007, quando ero presidente della Circoscrizione n.
4, assieme all’ingegner Silvio Cattalini, allora presidente dell’Associazione
Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD) di Udine”. Giacomello ha poi
accennato alla prorompente voglia di raccontare la storia di Zara e del suo
esodo da parte di quel Comandante degli esuli che fu Cattalini. “Con lui – ha
spiegato – si faceva storia assieme alla verità e a sentimenti di pace di
respiro europeo”.
Carlo Giacomello, sindaco di Udine. Foto di Leoleo Lulu
Ha poi avuto la parola l’architetto Giorgio Ganis, a nome del
Gruppo culturale “Alfredo Orzan”, organizzatore dell’incontro. “Faccio presente
a tutti che la prossima iniziativa del nostro Gruppo parrocchiale di cultura –
ha detto Ganis – sarà una mostra fotografica della zona sugli anni dal
dopoguerra al 1970, per cui chi fosse interessato a fornire qualche immagine
col suo recapito, per la restituzione, le consegni all’Osteria Fusâr, di Via Pradamano 25, oppure telefoni in parrocchia, oppure
le spedisca all’indirizzo e-mail segnato sui volantini di sala”.
La parola a Giorgio Ganis, foto di Germano Vidussi
La parola è passata a Bruna Zuccolin, presidente dal 2017 del
Comitato Provinciale di Udine dell’ANVGD, che ha collaborato alla
manifestazione che godeva del patrocinio del Comune di Udine. Altri gruppi che
si sono adoperati per la buona riuscita della serata sono l’Associazione
Insieme con Noi, presieduta da Germano Vidussi e il Gruppo Alpini di Udine sud,
col suo capogruppo Antonino Pascolo che ha curato, al termine dell’incontro
pubblico, un gradevole brindisi accompagnato da stuzzichini.
Bruna Zuccolin e Elio Varutti. Foto di Leoleo Lulu
La Zuccolin ha salutato fraternamente il pubblico e ha
ringraziato tutti gli organizzatori del lodevole incontro per la collaborazione
iniziata con l’ANVGD quest’anno sul tema dell’esodo giuliano dalmata. Ha poi
citato Simone Cristicchi, con il suo spettacolo “Magazzino 18”, in riferimento
alle masserizie ammassate dai profughi d’Istria, Fiume e Dalmazia nel porto
vecchio di Trieste. “Ci siamo impegnati a distribuire il libro di Cristicchi
con lo stesso titolo del famoso recital – ha aggiunto la Zuccolin – negli
istituti superiori di Udine, per far conoscere di più le vicende del confine
orientale al mondo della scuola”.
In seguito il professor Elio Varutti, vice presidente
dell’ANVGD di Udine, ha svolto una relazione con diapositive, per mostrare
fotografie e documenti inediti sull’esodo giuliano dalmata, col titolo “Il
Centro di smistamento profughi di Via Pradamano con cento mila esuli”.
Nel dibattito previsto con esuli presenti, è intervenuto
l’ingegnere Sergio Satti, esule da Pola. “Dal 1947, anno dell’esodo della mia
famiglia – ha raccontato Satti – fino al 1955 eravamo profughi a Laives, vicino
a Bolzano, in certi casermoni, dove avevamo delle coperte per fare delle
pareti, per un po’ di intimità, poi ricordo che a Pola andavo a scuola con
nastrino tricolore e i compagni di classe di sentimenti croati mi dicevano di
tirarlo via sennò te pestemo fin a morir;
poi sono arrivato a Bolzano e a scuola mi davano del fascista, perché ero
istriano, ecco la mia realtà di esule”.
Il pubblico in sala. Foto di E. Varutti
Ha detto alcune parole commoventi anche Rosalba Meneghini, figlia
di esuli. “La mia mamma e i mie nonni erano di Rovigno – ha detto – e mi hanno
raccontato così poco dell’esodo, per paura di essere trattati male dai
connazionali qui a Udine, che adesso mi dispiace tanto”.
Tra gli interventi vari, ha parlato anche Ugo Falcone,
storico ed archivista militare, per esprimere “vivo apprezzamento per
l’originale serata culturale e per i documenti mostrati e commentati con le
diapositive, alcuni dei quali erano persino a me sconosciuti”.
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Servizio giornalistico e di networking a cura di Sebastiano
Pio Zucchiatti con E.V. e Gabriele Anelli Monti. Fotografie di E. Varutti,
Leoleo Lulu e di Germano Vidussi.
Zuccolin e Varutti. Foto di Leoleo Lulu
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