lunedì 12 febbraio 2018

Esuli istriani in Parrocchia di S. Pio X a Udine, col Giorno del Ricordo 2018

È stato don Paolo Scapin, parroco di San Pio X, a volere commemorare il Giorno del Ricordo 2018. L’evento si è tenuto il 9 febbraio nella sala parrocchiale alle ore 20,30. 
Guglielmo Coco, in piedi, Bruna Zuccolin e Elio Varutti. Fotografia di Leoleo Lulu

Il primo saluto, tuttavia,  è stato rivolto alla platea di oltre 80 persone da Guglielmo Coco, direttore del Consiglio Pastorale di S. Pio X. “Siccome è ancora convalescente – ha detto Coco – questa sera sono io a rappresentare la parrocchia, senza che vi stupisca il fatto che è un laico a fare le veci del prete”. Poi Coco ha evidenziato “l’importanza della memoria, perché è legata alle radici di questo territorio geografico, pensate che pure mio padre ha vissuto nel 1945 grandi difficoltà dato che mio nonno lavorava in ferrovia a Canfanaro, in Istria, allora penso che si debbano rivivere quei momenti senza astio, pur con malinconia”.
L’intervento successivo è stato quello di un parrocchiano del tutto particolare. “Quello che so del Centro smistamento profughi di Via Pradamano – ha detto Carlo Giacomello, sindaco di Udine – parte dalla lapide che ho fatto collocare nel 2007, quando ero presidente della Circoscrizione n. 4, assieme all’ingegner Silvio Cattalini, allora presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD) di Udine”. Giacomello ha poi accennato alla prorompente voglia di raccontare la storia di Zara e del suo esodo da parte di quel Comandante degli esuli che fu Cattalini. “Con lui – ha spiegato – si faceva storia assieme alla verità e a sentimenti di pace di respiro europeo”.
Carlo Giacomello, sindaco di Udine. Foto di Leoleo Lulu

Ha poi avuto la parola l’architetto Giorgio Ganis, a nome del Gruppo culturale “Alfredo Orzan”, organizzatore dell’incontro. “Faccio presente a tutti che la prossima iniziativa del nostro Gruppo parrocchiale di cultura – ha detto Ganis – sarà una mostra fotografica della zona sugli anni dal dopoguerra al 1970, per cui chi fosse interessato a fornire qualche immagine col suo recapito, per la restituzione, le consegni all’Osteria Fusâr, di Via Pradamano 25, oppure telefoni in parrocchia, oppure le spedisca all’indirizzo e-mail segnato sui volantini di sala”.
La parola a Giorgio Ganis, foto di Germano Vidussi

La parola è passata a Bruna Zuccolin, presidente dal 2017 del Comitato Provinciale di Udine dell’ANVGD, che ha collaborato alla manifestazione che godeva del patrocinio del Comune di Udine. Altri gruppi che si sono adoperati per la buona riuscita della serata sono l’Associazione Insieme con Noi, presieduta da Germano Vidussi e il Gruppo Alpini di Udine sud, col suo capogruppo Antonino Pascolo che ha curato, al termine dell’incontro pubblico, un gradevole brindisi accompagnato da stuzzichini.
Bruna Zuccolin e Elio Varutti. Foto di Leoleo Lulu

La Zuccolin ha salutato fraternamente il pubblico e ha ringraziato tutti gli organizzatori del lodevole incontro per la collaborazione iniziata con l’ANVGD quest’anno sul tema dell’esodo giuliano dalmata. Ha poi citato Simone Cristicchi, con il suo spettacolo “Magazzino 18”, in riferimento alle masserizie ammassate dai profughi d’Istria, Fiume e Dalmazia nel porto vecchio di Trieste. “Ci siamo impegnati a distribuire il libro di Cristicchi con lo stesso titolo del famoso recital – ha aggiunto la Zuccolin – negli istituti superiori di Udine, per far conoscere di più le vicende del confine orientale al mondo della scuola”.
In seguito il professor Elio Varutti, vice presidente dell’ANVGD di Udine, ha svolto una relazione con diapositive, per mostrare fotografie e documenti inediti sull’esodo giuliano dalmata, col titolo “Il Centro di smistamento profughi di Via Pradamano con cento mila esuli”.
Nel dibattito previsto con esuli presenti, è intervenuto l’ingegnere Sergio Satti, esule da Pola. “Dal 1947, anno dell’esodo della mia famiglia – ha raccontato Satti – fino al 1955 eravamo profughi a Laives, vicino a Bolzano, in certi casermoni, dove avevamo delle coperte per fare delle pareti, per un po’ di intimità, poi ricordo che a Pola andavo a scuola con nastrino tricolore e i compagni di classe di sentimenti croati mi dicevano di tirarlo via sennò te pestemo fin a morir; poi sono arrivato a Bolzano e a scuola mi davano del fascista, perché ero istriano, ecco la mia realtà di esule”.
Il pubblico in sala. Foto di E. Varutti

Ha detto alcune parole commoventi anche Rosalba Meneghini, figlia di esuli. “La mia mamma e i mie nonni erano di Rovigno – ha detto – e mi hanno raccontato così poco dell’esodo, per paura di essere trattati male dai connazionali qui a Udine, che adesso mi dispiace tanto”.
Tra gli interventi vari, ha parlato anche Ugo Falcone, storico ed archivista militare, per esprimere “vivo apprezzamento per l’originale serata culturale e per i documenti mostrati e commentati con le diapositive, alcuni dei quali erano persino a me sconosciuti”.
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Servizio giornalistico e di networking a cura di Sebastiano Pio Zucchiatti con E.V. e Gabriele Anelli Monti. Fotografie di E. Varutti, Leoleo Lulu e di Germano Vidussi.


Zuccolin e Varutti. Foto di Leoleo Lulu

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